Ehi, ciao a tutti, o forse no, chi se ne frega dei saluti. Io e il mio compagno ci siamo messi in testa di pianificare i pasti, sai, per questa storia del dimagrire insieme. All’inizio sembrava una gran figata: ci sediamo, prendiamo il calendario, decidiamo cosa mangiare per tutta la settimana, tipo “lunedì insalata, martedì pollo, mercoledì pesce”. Tutto bello ordinato, tutto perfetto. Ma, sul serio, chi ci crede che duriamo più di due giorni? Già il secondo giorno lui mi guarda con quegli occhi da cane bastonato perché vuole una pizza, e io, beh, non è che dico di no a una margherita, no?
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.