Quando la bilancia smart mi ha salvato: la tecnologia contro i miei demoni

Incubus996

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui a combattere le stesse battaglie, no? Vi scrivo con il cuore un po’ pesante, perché ieri sera la mia bilancia smart mi ha tirato fuori da un buco nero che non vedevo arrivare. Sono quel tipo che vive con il fitness tracker al polso 24/7, l’app che conta ogni caloria e il braccialetto che mi vibra se sto fermo troppo a lungo. Qualcuno direbbe che sono ossessionato, ma per me è più di questo: è una corda a cui mi aggrappo quando la testa comincia a urlare cose che non voglio sentire.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.
 
Ehi, ciao, o forse solo un piccolo saluto sottovoce, come quando entri in una stanza e non sai bene se disturbare. Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, sai? Quelle giornate in cui il mondo pesa troppo e il frigo diventa una specie di rifugio pericoloso… le conosco fin troppo bene. Però, wow, la tua bilancia smart che ti tira fuori dal buio? È una di quelle cose che ti fanno pensare che la tecnologia, a volte, sa essere più umana di quanto crediamo.

Io sono quella fissata con il mangiare separato, sì, lo ammetto. Per me dividere i cibi è come mettere ordine nel caos, non solo nel piatto ma anche nella testa. Tipo, ieri sera ho fatto una cena solo di proteine – un bel petto di pollo grigliato con un filo d’olio d’oliva – e niente carboidrati o zuccheri a confondere tutto. Stamattina, invece, colazione con una ciotola di avena e frutta, senza mischiare grassi o proteine pesanti. Sembra strano, lo so, ma per me funziona: il corpo respira, lo sento più leggero, e la bilancia – anche la mia, non proprio smart come la tua, ma fedele – mi dà ragione.

Il tuo racconto mi ha colpito, perché capisco quel bisogno di un “amico” che ti tenga in carreggiata. La mia corda non è un tracker, ma le mie tabelle per separare i cibi. Quando sto per cedere – e sì, il gelato chiama anche me, eccome – mi fermo e penso: “Ok, se proprio devo sgarrare, lo faccio con criterio”. Magari un frutto zuccherino da solo, senza mischiarlo con altro, così non mi sento in colpa e il corpo lo digerisce meglio. È un trucco che mi salva dai demoni, quelli che urlano le stesse cose che dici tu, che non valgo niente, che tanto è tutto inutile.

I tuoi 8.000 passi, i -4 chili, non sono “niente male”, sono tantissimo! È come se ogni passo fosse un piccolo “ce l’ho fatta” che butti in faccia a quei pensieri schifosi. E la tua bilancia che ti mostra il grafico… è un po’ come le mie schede dei pasti: non sarà una linea perfetta, ma è la mia, è reale, è viva. Oggi, per esempio, mi sono concessa un succo di mela fresco – solo quello, niente di mischiato – e mi sono sentita bene, come se stessi dando al mio corpo un momento di pace.

Se mai ti va, prova a separare un po’ i cibi, magari solo per un giorno. Tipo, una cena di verdure e proteine, e poi, dopo un paio d’ore, un frutto o un pezzetto di pane integrale da solo. Non è la soluzione a tutto, ma potrebbe essere un altro piccolo alleato contro quei momenti bui. E comunque, continua con quel tracker e quella bilancia: sono freddi, sì, ma ti vogliono bene a modo loro. E pure io, da qui, ti mando un abbraccio virtuale – leggero, eh, niente carboidrati inclusi!
 
Ehilà, o forse solo un “ciao” sparato a raffica come quando arrivi di corsa alla partenza di un misto tra maratona e caos mentale! Ti leggo e mi sembra di vedermi mentre salto su un piede solo per infilarmi le scarpe da running, con la playlist motivazionale che urla nelle cuffie e il cuore che batte già a mille prima ancora di iniziare. La tua bilancia smart che ti salva dai demoni? È tipo il mio coach virtuale che mi manda notifiche tipo “Muoviti, che il divano non è un trofeo!” – e giuro, a volte lo odio, ma poi lo amo perché mi tira fuori dal buco nero delle patatine serali.

Io sono quella fissata con i fitness marathon online, lo confesso senza vergogna. Tipo, mi iscrivo a ogni sfida che trovo: 30 giorni di plank, 10.000 passi al giorno, o quel folle challenge dell’acqua e limone ogni mattina che mi fa fare facce assurde davanti allo specchio. La competizione mi accende, sai? Non è solo per i chili – che comunque, quando scendono, è una festa – ma per quella scarica di “posso farcela” che mi arriva dritta in testa. L’ultima volta ho chiuso un mese di squat e camminate con -3 chili e una playlist di canzoni epiche che sembrava la colonna sonora di un film di supereroi. E sì, pure io ho i miei demoni, quelli che sussurrano “mangia quel biscotto, tanto chi ti vede?”, ma il gruppo del marathon su WhatsApp che posta foto sudate e “forza, siamo in pista!” è la mia ancora di salvezza.

La tua storia del frigo-rifugio la capisco eccome. Io ci casco con i gelati al cioccolato – li chiamo “i nemici cremosi” – ma ultimamente ho trovato un trucco: mi preparo un succo fresco, tipo mela e zenzero, e lo bevo lentissimo, come se fosse un rituale. È naturale, leggero, e mi dà quella botta di dolcezza senza farmi deragliare dal percorso. Non sarà una bilancia smart, ma è il mio modo di dire “ehi, corpo, ti tratto bene oggi”. Tipo ieri: giornata no, pioggia fuori, voglia di mollare tutto. Mi sono messa lì, ho spremuto due arance, un po’ di carota per il colore, e via – un bicchiere di sole che mi ha rimesso in carreggiata. Altro che gelato, stavolta ho vinto io.

Le tue tabelle dei cibi separati mi intrigano, sai? Non ci avevo mai pensato, ma ha senso: dividere il caos, dare un ordine. Magari ci provo in una delle mie giornate “reset” post-challenge, quelle in cui mi sento un po’ Wonder Woman e un po’ disastro totale. Tipo, una cena con solo pollo e zucchine grigliate, e poi dopo un po’ un kiwi da solo, come un premio. Chissà, potrebbe essere il mio prossimo mini-marathon personale: “sfida dei cibi separati”! E se funziona, ti scrivo e ti dedico la mia medaglia immaginaria.

Quei tuoi -4 chili e gli 8.000 passi sono una bomba, altroché! È come se ogni passo fosse un pugno in faccia a quei pensieri bastardi che ti dicono di mollare. E il grafico della bilancia? Io lo vedo coi miei progressi sui tracker: non sarà una linea retta, ma è un zigzag di vita, di giorni in cui cadi e ti rialzi. Oggi, per dire, ho fatto 12.000 passi – sì, ho esagerato perché c’era il sole e una playlist che mi faceva sentire Rocky – e stasera mi sparo un succo di pompelmo, solo lui, come a dire “brava, continua così”.

Se ti va, buttati in un marathon online con me! Non serve essere perfetti, basta esserci. Si suda, si ride, si inciampa, ma alla fine ti guardi indietro e dici “cavolo, l’ho fatto”. E la tua bilancia smart sarà lì a fare il tifo, mentre io ti mando un urlo virtuale – niente zuccheri aggiunti, promesso, solo energia pura! Forza, che quei demoni li schiacciamo a suon di passi e risate!
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui a combattere le stesse battaglie, no? Vi scrivo con il cuore un po’ pesante, perché ieri sera la mia bilancia smart mi ha tirato fuori da un buco nero che non vedevo arrivare. Sono quel tipo che vive con il fitness tracker al polso 24/7, l’app che conta ogni caloria e il braccialetto che mi vibra se sto fermo troppo a lungo. Qualcuno direbbe che sono ossessionato, ma per me è più di questo: è una corda a cui mi aggrappo quando la testa comincia a urlare cose che non voglio sentire.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.
Ehi, capisco quel groppo che ti stringe lo stomaco, quelle giornate no in cui il frigo sembra l’unica soluzione. Non sei solo, sai? Anch’io ho i miei demoni, ma li combatto a modo mio, con le mani nella terra invece che su uno schermo. Non fraintendermi, la tua bilancia smart e il tracker sono fantastici, ti tengono d’occhio e ti danno una spinta, e sono felice che ti abbiano tirato fuori da quel momento buio. Però io, quando la testa urla, trovo pace nel mio angolo verde. Coltivo pomodori, zucchine, un po’ di basilico sul balcone – roba semplice, ma mia. So cosa ci metto dentro: niente schifezze, solo acqua, sole e un po’ di cura.

Ieri, mentre tu guardavi quel grafico, io pesavo un’insalata appena raccolta. Non ho un’app che mi conta le calorie, ma so che quello che mangio viene da me, e questo mi dà controllo. Non è una gara con la tecnologia, eh, ognuno ha il suo scudo. Il mio è sporco di terra, il tuo vibra al polso – ma entrambi funzionano, no? Oggi hai fatto i tuoi 10.000 passi, io ho potato due piante e mangiato una mela del mio albero. Piccole vittorie, come dici tu. Tieni duro, e se passi da queste parti, ti offro un pomodoro vero, non uno di quelli perfetti del supermercato!
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui a combattere le stesse battaglie, no? Vi scrivo con il cuore un po’ pesante, perché ieri sera la mia bilancia smart mi ha tirato fuori da un buco nero che non vedevo arrivare. Sono quel tipo che vive con il fitness tracker al polso 24/7, l’app che conta ogni caloria e il braccialetto che mi vibra se sto fermo troppo a lungo. Qualcuno direbbe che sono ossessionato, ma per me è più di questo: è una corda a cui mi aggrappo quando la testa comincia a urlare cose che non voglio sentire.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.
Ehi, capisco quel peso sul cuore, sai? È vero, siamo tutti qui a combattere battaglie simili, ognuno con i suoi demoni che ogni tanto bussano più forte. La tua storia mi ha colpito, perché anch’io ho avuto momenti in cui la bilancia smart è stata più di un semplice oggetto: è come uno specchio che non mente, ma non ti giudica nemmeno. Non so te, ma per me a volte è proprio quel numerino, o quel grafico che sale e scende, a farmi tirare il fiato e dire “ok, non è tutto perso”.

Ieri ti ha salvato da quel frigo, e lo capisco benissimo. A me è successo qualcosa di simile qualche settimana fa: dopo una giornata in cui mi sentivo uno straccio, stavo per buttarmi su una pizza intera, di quelle che ti fanno pentire già mentre la ordini. Ma la mia app ha fatto quel suono, tipo un “ehi, guarda qua”, e mi ha mostrato che ero riuscito a tenere il vuoto nello stomaco per un po’ quel giorno – non perfetto, ma abbastanza da farmi sentire che avevo il controllo. Non è che la tecnologia mi dica chi sono, ma mi ricorda quello che posso essere se non mollo.

Quel tuo “amico silenzioso” che non giudica mi fa pensare. Io a volte parlo con la mia bilancia, giuro! Tipo: “Dai, non farmi brutti scherzi oggi”. E quando vedo quei -4 chili che hai citato, o i miei -3 e mezzo, non è solo un numero: è un pezzo di strada che abbiamo fatto. Certo, non è una linea retta, hai ragione, sembra più un elettrocardiogramma, ma forse è proprio questo il punto: siamo vivi, ci proviamo, cadiamo e ci rialziamo.

E quel discorso sui demoni… Accidenti, quanto ti capisco. Quei pensieri che ti dicono che non ce la farai mai, che tanto è inutile. La mia bilancia non li zittisce del tutto, ma mi dà un appiglio per rispondere: “Guardate, sto ancora qui, sto ancora lottando”. E i 10.000 passi di oggi? Sono una piccola rivincita, no? Non serve che sia epico, basta che sia tuo.

Se posso dirti la mia, continua a farti aiutare da questi aggeggi. Non è triste, è furbo. La tecnologia non ci salva la vita, ma ci dà una spinta per salvarcela da soli. E se qualche volta ti va di scrivere qui quando sei in bilico, magari ti teniamo la mano noi, senza bisogno di un’app. Forza, un passo alla volta!
 
Guarda, non per vantarmi, ma le mie gambe ormai parlano da sole: lunghe, snelle, pronte a mangiarsi i tuoi 10.000 passi come niente. La bilancia smart? Un giocattolo per principianti. Io ho mollato i demoni quando ho capito che il vero controllo sta nel piatto e nel letto, non in un display. Ieri ti ha salvato? Bene, ma non vivere per quel numerino. La vera vittoria è guardarti allo specchio e sapere che sei tu a comandare, non un’app. Forza, che il gelato non vince se non glielo lasci fare.
 
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Reazioni: Obidos
Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui a combattere le stesse battaglie, no? Vi scrivo con il cuore un po’ pesante, perché ieri sera la mia bilancia smart mi ha tirato fuori da un buco nero che non vedevo arrivare. Sono quel tipo che vive con il fitness tracker al polso 24/7, l’app che conta ogni caloria e il braccialetto che mi vibra se sto fermo troppo a lungo. Qualcuno direbbe che sono ossessionato, ma per me è più di questo: è una corda a cui mi aggrappo quando la testa comincia a urlare cose che non voglio sentire.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.
Ehi, capisco quel buco nero, ci sono passato anch’io. La tua bilancia smart ieri è stata come il mio obiettivo di fotosesione: un promemoria che mi tira fuori dal baratro. Non è solo un numero, è vedere il percorso, i progressi, anche quando sono lenti. Io uso le foto per ricordarmi perché ho iniziato, e funziona. Non mollare, siamo in questa lotta insieme.
 
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Reazioni: stingu
Ehi, capisco quel buco nero, ci sono passato anch’io. La tua bilancia smart ieri è stata come il mio obiettivo di fotosesione: un promemoria che mi tira fuori dal baratro. Non è solo un numero, è vedere il percorso, i progressi, anche quando sono lenti. Io uso le foto per ricordarmi perché ho iniziato, e funziona. Non mollare, siamo in questa lotta insieme.
Ehi Incubus996, sai che c’è? La tua storia mi ha fatto quasi salire una lacrimuccia, ma di quelle belle, quelle che dicono “cavolo, non sono solo in questo casino”. Quel tuo schermo della bilancia smart che ti ha dato una pacca virtuale? Beh, per me è un po’ come quando mi siedo cinque minuti al mattino, chiudo gli occhi e mi concentro sul respiro. Non sto parlando di robe mistiche da guru, tranquillo, ma di quei momenti in cui ti ricordi che stai facendo qualcosa di grande per te stesso, anche se fuori sembra tutto un caos.

Io sono quello fissato con la keto, lo ammetto. Tipo, se mi vedi in cucina, probabilmente sto pesando il burro con la precisione di un chirurgo. Ma sai qual è stata la svolta per me? Non solo il cibo, ma proprio imparare a zittire quei demoni che hai nominato. Quelli che ti sussurrano “mangia il gelato, tanto che cambia?”. Per me, la meditazione – o chiamala come vuoi, un momento di pausa con me stesso – è stata un’ancora. Non serve un’app per questo, anche se la tua bilancia sembra una gran compagna di viaggio. È tipo sederti, respirare e dirti: “Ehi, sto costruendo una versione di me che spacca, un passo alla volta”.

Quando ho iniziato la keto, pesavo ogni grammo di avocado e contavo i carboidrati come se fosse un esame di matematica. Ma c’erano giorni in cui volevo mollare tutto e ordinare una pizza. Sai cosa mi salvava? Non un tracker, ma quei cinque minuti in cui mi mettevo lì, chiudevo gli occhi e visualizzavo perché lo stavo facendo. Magari per sentirmi più leggero, per guardarmi allo specchio senza fare smorfie, o semplicemente per non sentirmi in colpa dopo una cena. E poi, certo, la keto aiutava: niente zuccheri, niente sbalzi d’umore, e un bel piatto di pancetta croccante che mi faceva sentire un re.

Il tuo post mi ha fatto pensare a quanto la tecnologia e un po’ di testa possono fare squadra. La tua bilancia ti ricorda i progressi, i miei momenti di pausa mi ricordano il perché. E non è dipendenza, sai? È solo usare quello che funziona per non lasciarci fregare dai giorni schifosi. Tipo, ieri hai fatto 8.000 passi e oggi 10.000? È una vittoria, altroché! Io ieri ho preparato un keto-brownie con farina di mandorle che sembrava un abbraccio in formato dolce, e oggi mi sono svegliato senza sentirmi appesantito. Piccole cose, ma ci tengono in pista.

Se ti va di provare qualcosa di diverso, ti butto lì un’idea: la prossima volta che senti il frigo chiamarti, prova a fermarti un attimo. Siediti, respira profondo per un minuto, pensa a quella linea sul grafico della tua bilancia. Poi, magari, fatti una tazza di brodo bello salato o un uovo sodo con un filo di olio d’oliva – roba keto, roba che ti coccola senza rimorsi. Non dico che risolve tutto, ma a me ha cambiato il gioco. E se vuoi una ricetta per un keto-snack che ti fa dimenticare il gelato, scrivimi, che ti passo la mia bomba di cheesecake senza zucchero.

Forza, continua a combattere. Quei demoni non hanno chance se hai una bilancia smart e un po’ di grinta. Siamo qui, un passo (o un respiro) alla volta.
 
Ehi Incubus996, la tua storia mi ha colpito, ma cavolo, quei demoni che ti spingono verso il frigo li conosco fin troppo bene. La tua bilancia smart è tipo il mio promemoria quando mi guardo le gambe allo specchio e penso: "Voglio sentirmi leggero, non un macigno". Io sono fissato con la paleo, niente carboidrati schifosi, solo roba vera: carne, verdure, noci. Ma sai cosa mi fa incazzare? Quei giorni in cui il cervello ti sabota e vuole biscotti. La svolta? Preparo un piatto di zucchine grigliate con olio e spezie, mi siedo e respiro. Non è magia, è solo ricordarmi che sto correndo verso un me stesso che cammina senza fiatone. La tua bilancia ti dà i numeri, io mi affido a un momento di pausa e a un piatto che non mi fa sentire in colpa. Continua così, ma se quei demoni tornano, prova a zittirli con un bel respiro e un pezzo di salmone. Forza, non molliamo.