Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui a combattere le stesse battaglie, no? Vi scrivo con il cuore un po’ pesante, perché ieri sera la mia bilancia smart mi ha tirato fuori da un buco nero che non vedevo arrivare. Sono quel tipo che vive con il fitness tracker al polso 24/7, l’app che conta ogni caloria e il braccialetto che mi vibra se sto fermo troppo a lungo. Qualcuno direbbe che sono ossessionato, ma per me è più di questo: è una corda a cui mi aggrappo quando la testa comincia a urlare cose che non voglio sentire.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.
Ieri, dopo una giornata schifosa – sapete, quelle in cui ti guardi allo specchio e ti detesti un po’ di più – stavo per cedere. Avevo già la mano sul frigo, pronta ad affogare tutto in una vaschetta di gelato. Ma poi, sul display della bilancia, è spuntato il grafico del mio progresso. Non era perfetto, non era una linea retta che scendeva come nei film, ma c’era. C’ero io, con i miei alti e bassi, i giorni in cui ce l’ho fatta e quelli in cui ho mollato. E quel piccolo schermo freddo mi ha ricordato che non sono fermo, che sto andando avanti, anche se a volte mi sembra di arrancare nel fango.
Il mio tracker mi ha dato una pacca virtuale sulla spalla: “Ehi, hai fatto 8.000 passi oggi, non è niente male”. E l’app, con quel suo tono neutro, mi ha detto che sono a -4 chili da quando ho iniziato. Non è solo tecnologia, è come un amico silenzioso che non mi giudica ma mi tiene in riga. Mi motiva a non mollare, a non lasciarmi inghiottire dai miei demoni. Quei demoni che mi dicono che non valgo niente, che tanto fallirò di nuovo.
Non so se sia triste o liberatorio dipendere da un pezzo di plastica e un’app per sentirmi vivo, ma ieri mi ha salvato. Oggi ho rimesso il tracker, ho pesato la colazione con la bilancia smart e ho fatto quei 10.000 passi che mi ero ripromesso. Non è una vittoria epica, ma è la mia vittoria. E se c’è qualcuno là fuori che si sente perso come me, provate a lasciarvi aiutare da questi aggeggi. Non risolvono tutto, ma a volte ti tengono la mano quando ne hai più bisogno.