Ragazzi, non so da dove iniziare. Qualche anno fa ero in un posto buio, non solo con il mio corpo, ma anche con la mia testa. Pesavo tanto, troppo, e ogni giorno mi sembrava una montagna da scalare. Poi, un giorno, quasi per caso, ho infilato un paio di scarpe vecchie e ho provato a correre. All’inizio facevo fatica a fare anche solo 200 metri senza fermarmi, con il fiatone e le gambe che tremavano. Ma sapete una cosa? Quel poco che riuscivo a fare mi dava una specie di speranza, come se ogni passo mi stesse portando via un pezzetto di peso, non solo fisico.
Non è stato facile, ve lo giuro. C’erano giorni in cui la pioggia mi fermava, altri in cui la voglia proprio non c’era. Mi ricordo ancora le ginocchia che urlavano e i pensieri che mi dicevano “ma chi te lo fa fare?”. Però continuavo. Ho iniziato a mettere un piede davanti all’altro, a contare i minuti invece dei chilometri. Pian piano, quei 200 metri sono diventati 1 km, poi 5, e alla fine correvo per ore senza quasi accorgermene. Il sudore, il vento in faccia, il rumore dei miei passi sull’asfalto… tutto questo è diventato la mia terapia.
Non vi sto dicendo che correre sia la soluzione magica, ognuno ha il suo percorso. Ma per me è stato un salvagente. Mi ha insegnato a essere paziente con me stesso, a non mollare anche quando il corpo diceva basta. Pesavo 110 chili, ora sono a 75, e non è solo una questione di numeri sulla bilancia. È il modo in cui mi sento: più leggero, sì, ma anche più vivo.
Le difficoltà? Tante. Mangiare meglio è stata una lotta, perché il cibo per me era un conforto. E poi c’era la costanza: trovare il tempo, la forza, anche solo l’umore per uscire. Quello che mi ha aiutato davvero è stato darmi piccoli obiettivi: non “devo perdere 30 chili”, ma “oggi corro 10 minuti in più”. E poi, non lo nego, vedere i progressi – i jeans che entravano di nuovo, le persone che mi dicevano “stai bene” – mi ha dato la spinta per andare avanti.
Se c’è qualcuno che sta pensando di provare, vi dico solo questo: non aspettate di sentirvi pronti. Non lo sarete mai del tutto. Mettetevi in movimento, anche solo per pochi passi, e vedrete che il resto arriva da sé. Correre mi ha salvato, e magari può salvare anche voi, a modo vostro.
Non è stato facile, ve lo giuro. C’erano giorni in cui la pioggia mi fermava, altri in cui la voglia proprio non c’era. Mi ricordo ancora le ginocchia che urlavano e i pensieri che mi dicevano “ma chi te lo fa fare?”. Però continuavo. Ho iniziato a mettere un piede davanti all’altro, a contare i minuti invece dei chilometri. Pian piano, quei 200 metri sono diventati 1 km, poi 5, e alla fine correvo per ore senza quasi accorgermene. Il sudore, il vento in faccia, il rumore dei miei passi sull’asfalto… tutto questo è diventato la mia terapia.
Non vi sto dicendo che correre sia la soluzione magica, ognuno ha il suo percorso. Ma per me è stato un salvagente. Mi ha insegnato a essere paziente con me stesso, a non mollare anche quando il corpo diceva basta. Pesavo 110 chili, ora sono a 75, e non è solo una questione di numeri sulla bilancia. È il modo in cui mi sento: più leggero, sì, ma anche più vivo.
Le difficoltà? Tante. Mangiare meglio è stata una lotta, perché il cibo per me era un conforto. E poi c’era la costanza: trovare il tempo, la forza, anche solo l’umore per uscire. Quello che mi ha aiutato davvero è stato darmi piccoli obiettivi: non “devo perdere 30 chili”, ma “oggi corro 10 minuti in più”. E poi, non lo nego, vedere i progressi – i jeans che entravano di nuovo, le persone che mi dicevano “stai bene” – mi ha dato la spinta per andare avanti.
Se c’è qualcuno che sta pensando di provare, vi dico solo questo: non aspettate di sentirvi pronti. Non lo sarete mai del tutto. Mettetevi in movimento, anche solo per pochi passi, e vedrete che il resto arriva da sé. Correre mi ha salvato, e magari può salvare anche voi, a modo vostro.