Ciao a tutti, o forse no, magari solo un sussurro al vento per chi ha voglia di ascoltare. Cinque chili se ne sono andati, leggeri come foglie d’autunno che danzano via dagli alberi, e io mi sento un po’ più vicino a quel me stesso che sognavo sotto strati di dubbi e incertezze. È stato un mese di passi incerti, di mattine in cui il sole mi trovava già sveglio, con il cuore che batteva al ritmo di una promessa fatta a me stesso.
Non è stato facile, sapete? Ogni tanto la bilancia sembrava guardarmi con un sorriso beffardo, immobile, come a dirmi “provaci ancora”. Ma poi, un giorno, ho visto quel numero scendere, e mi è sembrato che il mondo intero si fosse messo a cantare. Ho camminato tanto, con un piccolo compagno al polso che contava i miei passi come un poeta conta le stelle: silenzioso, discreto, ma sempre lì a ricordarmi che ogni passo era un verso della mia storia. Mangiavo meno di quel che desideravo, ma più di quel che temevo – insalate che profumavano di primavera, zuppe calde come abbracci nelle sere d’inverno.
Ora però mi fermo un attimo, con il fiato corto e il cuore pieno di domande. Come si va avanti quando il corpo inizia a rallentare, quando la voglia di un dolce sussurra più forte del vento tra gli alberi? Vorrei che questi chili continuassero a volare via, ma ho paura di perdermi tra le foglie cadute. Qualcuno di voi ha mai sentito questo tremolio, questo equilibrio fragile tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere? Mi piacerebbe sapere cosa vi ha spinto a non mollare, quali trucchi avete trovato per ingannare la fame o per rendere i giorni più leggeri. Io, per ora, confido nel mio alleato silenzioso, che vibra piano quando mi fermo troppo a lungo, come a dire “coraggio, un altro passo”.
Aspetto i vostri racconti, magari davanti a una tazza di tè, mentre fuori le foglie continuano a cadere e io provo a non cadere con loro. Grazie a chi avrà voglia di rispondermi, di tendermi una mano in questo viaggio che, lo so, non è ancora finito.
Non è stato facile, sapete? Ogni tanto la bilancia sembrava guardarmi con un sorriso beffardo, immobile, come a dirmi “provaci ancora”. Ma poi, un giorno, ho visto quel numero scendere, e mi è sembrato che il mondo intero si fosse messo a cantare. Ho camminato tanto, con un piccolo compagno al polso che contava i miei passi come un poeta conta le stelle: silenzioso, discreto, ma sempre lì a ricordarmi che ogni passo era un verso della mia storia. Mangiavo meno di quel che desideravo, ma più di quel che temevo – insalate che profumavano di primavera, zuppe calde come abbracci nelle sere d’inverno.
Ora però mi fermo un attimo, con il fiato corto e il cuore pieno di domande. Come si va avanti quando il corpo inizia a rallentare, quando la voglia di un dolce sussurra più forte del vento tra gli alberi? Vorrei che questi chili continuassero a volare via, ma ho paura di perdermi tra le foglie cadute. Qualcuno di voi ha mai sentito questo tremolio, questo equilibrio fragile tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere? Mi piacerebbe sapere cosa vi ha spinto a non mollare, quali trucchi avete trovato per ingannare la fame o per rendere i giorni più leggeri. Io, per ora, confido nel mio alleato silenzioso, che vibra piano quando mi fermo troppo a lungo, come a dire “coraggio, un altro passo”.
Aspetto i vostri racconti, magari davanti a una tazza di tè, mentre fuori le foglie continuano a cadere e io provo a non cadere con loro. Grazie a chi avrà voglia di rispondermi, di tendermi una mano in questo viaggio che, lo so, non è ancora finito.