Ehi, eccomi qui, a scrivere di nuovo in questo angolo di mondo virtuale. Sono passati mesi da quando ho messo piede in palestra per l’ultima volta prima dell’infortunio. Un ginocchio messo male, un crack che ancora mi rimbomba in testa, e puff, la vita è cambiata. Da allora, ho accumulato chili come se fossi in gara per il titolo di “divano più occupato d’Italia”. Ma ora? Ora sto riprendendo le redini, e vi racconto com’è andata finora.
Dopo l’incidente, muovermi era un incubo. Ogni passo sembrava una battaglia, e il pensiero di fare qualsiasi cosa che somigliasse a un allenamento mi faceva ridere (o piangere, dipende dal giorno). Il medico mi ha detto chiaro e tondo: “Niente sforzi, ma devi muoverti piano piano”. E io, testarda come sono, ho deciso che non mi sarei arresa a una vita di pigrizia. Ho iniziato con la fisioterapia, che all’inizio sembrava una tortura medievale. Però, sapete, il corpo si adatta. Lentamente, ho sentito che potevo fare di più. Non parlo di maratone, eh, ma di riuscire a camminare senza sembrare un robot arrugginito.
La svolta vera è arrivata quando ho trovato un trainer specializzato in recupero post-infortunio. Mi ha fatto scoprire che potevo allenarmi senza distruggermi. Ho iniziato con esercizi a corpo libero, adattati per non stressare il ginocchio: squat con supporto, movimenti lenti, stretching che sembrano yoga ma senza la parte spirituale che non fa per me. La cosa che mi ha davvero preso è stato inserire movimenti fluidi, quasi come se stessi ballando senza dirlo ad alta voce. Tipo, immaginatevi me che faccio piccoli passi ritmati mentre alzo le braccia, con una playlist che mi gasa in sottofondo. Non è Zumba, non fraintendetemi, ma è qualcosa che mi fa sentire viva, come se il mio corpo si ricordasse di quando non era solo un peso da trascinare.
Sul cibo, beh, ho dovuto fare pace con la bilancia. Prima dell’infortunio mangiavo quello che volevo, tanto bruciavo tutto. Poi, con l’immobilità, ho capito che ogni pizzetta di troppo si piazzava direttamente sui fianchi. Ho iniziato a cucinare di più, a pesare le porzioni, a leggere etichette come se fossi Sherlock Holmes. Non seguo diete assurde, solo un po’ di controllo: più verdure, proteine magre, carboidrati che non mi fanno schizzare la glicemia. Non vi mentirò, ogni tanto mi concedo un tiramisù, ma ora è un premio, non un’abitudine.
I numeri? In tre mesi ho perso 6 chili. Non è una gara, lo so, ma vedere la bilancia scendere mi dà una soddisfazione che non vi spiego. Il ginocchio ancora si lamenta se esagero, quindi sto attenta, ma non mi fermo. Mi sento più leggera, non solo di peso, ma proprio di testa. È come se stessi tornando a essere me stessa, quella che si muoveva senza paura. Certo, ci sono giorni in cui vorrei solo Netflix e patatine, ma poi mi ricordo perché ho iniziato.
Non sto qui a dire che è facile, perché non lo è. Ogni passo avanti è una conquista, e ogni scivolone (tipo quella sera che ho mangiato mezza torta) è una lezione. Ma sto trovando il mio ritmo, e non è male. Qualcuno di voi ha avuto un infortunio e si è rimesso in pista? Come avete fatto a non mollare? Io sono tutta orecchie, ma vi avverto: ora sono concentrata su di me, quindi non aspettatevi che vi faccia da cheerleader.
Dopo l’incidente, muovermi era un incubo. Ogni passo sembrava una battaglia, e il pensiero di fare qualsiasi cosa che somigliasse a un allenamento mi faceva ridere (o piangere, dipende dal giorno). Il medico mi ha detto chiaro e tondo: “Niente sforzi, ma devi muoverti piano piano”. E io, testarda come sono, ho deciso che non mi sarei arresa a una vita di pigrizia. Ho iniziato con la fisioterapia, che all’inizio sembrava una tortura medievale. Però, sapete, il corpo si adatta. Lentamente, ho sentito che potevo fare di più. Non parlo di maratone, eh, ma di riuscire a camminare senza sembrare un robot arrugginito.
La svolta vera è arrivata quando ho trovato un trainer specializzato in recupero post-infortunio. Mi ha fatto scoprire che potevo allenarmi senza distruggermi. Ho iniziato con esercizi a corpo libero, adattati per non stressare il ginocchio: squat con supporto, movimenti lenti, stretching che sembrano yoga ma senza la parte spirituale che non fa per me. La cosa che mi ha davvero preso è stato inserire movimenti fluidi, quasi come se stessi ballando senza dirlo ad alta voce. Tipo, immaginatevi me che faccio piccoli passi ritmati mentre alzo le braccia, con una playlist che mi gasa in sottofondo. Non è Zumba, non fraintendetemi, ma è qualcosa che mi fa sentire viva, come se il mio corpo si ricordasse di quando non era solo un peso da trascinare.
Sul cibo, beh, ho dovuto fare pace con la bilancia. Prima dell’infortunio mangiavo quello che volevo, tanto bruciavo tutto. Poi, con l’immobilità, ho capito che ogni pizzetta di troppo si piazzava direttamente sui fianchi. Ho iniziato a cucinare di più, a pesare le porzioni, a leggere etichette come se fossi Sherlock Holmes. Non seguo diete assurde, solo un po’ di controllo: più verdure, proteine magre, carboidrati che non mi fanno schizzare la glicemia. Non vi mentirò, ogni tanto mi concedo un tiramisù, ma ora è un premio, non un’abitudine.
I numeri? In tre mesi ho perso 6 chili. Non è una gara, lo so, ma vedere la bilancia scendere mi dà una soddisfazione che non vi spiego. Il ginocchio ancora si lamenta se esagero, quindi sto attenta, ma non mi fermo. Mi sento più leggera, non solo di peso, ma proprio di testa. È come se stessi tornando a essere me stessa, quella che si muoveva senza paura. Certo, ci sono giorni in cui vorrei solo Netflix e patatine, ma poi mi ricordo perché ho iniziato.
Non sto qui a dire che è facile, perché non lo è. Ogni passo avanti è una conquista, e ogni scivolone (tipo quella sera che ho mangiato mezza torta) è una lezione. Ma sto trovando il mio ritmo, e non è male. Qualcuno di voi ha avuto un infortunio e si è rimesso in pista? Come avete fatto a non mollare? Io sono tutta orecchie, ma vi avverto: ora sono concentrata su di me, quindi non aspettatevi che vi faccia da cheerleader.