Amici del filo che si intreccia tra forza e nutrimento, oggi mi fermo a riflettere. C’è una danza silenziosa nel modo in cui il nostro corpo risponde a ciò che gli offriamo, un ritmo antico che scorre nelle vene, forse scolpito dal sole e dal mare della nostra terra. Io, che ho scelto di seguire il sentiero della dieta mediterranea, sento questa melodia ogni volta che preparo un piatto semplice, ma vivo.
Prendete il pesce, per esempio. Una bella orata, pescata al mattino, cotta al forno con un filo d’olio d’oliva che sembra catturare la luce del giorno. Accanto, pomodori maturi, tagliati grossolanamente, e un mazzetto di rucola che pizzica la lingua quel tanto che basta. Non è solo cibo: è una storia che si racconta al corpo, un dialogo tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare. L’olio d’oliva, verde e denso, è come un ponte tra la terra e noi, un unguento che nutre senza appesantire. E le verdure – zucchine grigliate, melanzane che si sciolgono in bocca – sono il coro che accompagna questa danza.
Mentre sollevo i pesi, mentre il mio corpo si tende e si plasma, penso a come tutto questo non sia solo una questione di muscoli o di numeri sulla bilancia. È qualcosa di più profondo, un’eredità che portiamo dentro, un’eco di chi siamo stati per generazioni. La forza non è solo nel ferro che alzo, ma nel modo in cui scelgo di costruire me stesso, giorno dopo giorno, con pazienza. Mangiare così, con il mare e l’ulivo come guide, mi fa sentire che sto scolpendo non solo il mio aspetto, ma anche la mia essenza.
A volte mi chiedo: e se fosse proprio questo il segreto? Non una lotta contro il corpo, ma un’alleanza con esso. La mediterranea non è una dieta, è un modo di esistere. È il profumo del basilico che si mescola all’aria salmastra, è il suono di un coltello che affetta un cetriolo fresco. È la sensazione di essere parte di qualcosa di più grande, di un disegno che non vediamo ma che possiamo intuire, assaporandolo un boccone alla volta.
E voi, come danzate con il vostro corpo? Cosa gli raccontate attraverso ciò che mangiate? Io ho trovato la mia musica tra il pesce, l’olio e le verdure, e ogni giorno scopro un passo nuovo.
Prendete il pesce, per esempio. Una bella orata, pescata al mattino, cotta al forno con un filo d’olio d’oliva che sembra catturare la luce del giorno. Accanto, pomodori maturi, tagliati grossolanamente, e un mazzetto di rucola che pizzica la lingua quel tanto che basta. Non è solo cibo: è una storia che si racconta al corpo, un dialogo tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare. L’olio d’oliva, verde e denso, è come un ponte tra la terra e noi, un unguento che nutre senza appesantire. E le verdure – zucchine grigliate, melanzane che si sciolgono in bocca – sono il coro che accompagna questa danza.
Mentre sollevo i pesi, mentre il mio corpo si tende e si plasma, penso a come tutto questo non sia solo una questione di muscoli o di numeri sulla bilancia. È qualcosa di più profondo, un’eredità che portiamo dentro, un’eco di chi siamo stati per generazioni. La forza non è solo nel ferro che alzo, ma nel modo in cui scelgo di costruire me stesso, giorno dopo giorno, con pazienza. Mangiare così, con il mare e l’ulivo come guide, mi fa sentire che sto scolpendo non solo il mio aspetto, ma anche la mia essenza.
A volte mi chiedo: e se fosse proprio questo il segreto? Non una lotta contro il corpo, ma un’alleanza con esso. La mediterranea non è una dieta, è un modo di esistere. È il profumo del basilico che si mescola all’aria salmastra, è il suono di un coltello che affetta un cetriolo fresco. È la sensazione di essere parte di qualcosa di più grande, di un disegno che non vediamo ma che possiamo intuire, assaporandolo un boccone alla volta.
E voi, come danzate con il vostro corpo? Cosa gli raccontate attraverso ciò che mangiate? Io ho trovato la mia musica tra il pesce, l’olio e le verdure, e ogni giorno scopro un passo nuovo.