Camminare in montagna: la mia via per dimagrire senza dèi né palestre

Stubla

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, sapete qual è il bello di camminare in montagna? Non c’è bisogno di inchinarsi a qualche divinità o di chiudersi in una palestra puzzolente per sentirsi vivi e perdere qualche chilo. Io prendo lo zaino, un paio di scarponi e me ne vado per giorni tra i sentieri. Altro che yoga o mantra, qui si suda davvero e si torna a casa con le gambe che tremano ma il cuore pieno.
Non è solo una questione di bruciare calorie, anche se vi assicuro che dopo ore di salite e discese il corpo lo sente eccome. È che stai lì, da solo con te stesso, senza specchi o bilance a giudicarti, e capisci che il peso non è solo quello che segna l’ago. È mentale, è fatica che ti porti dietro e che lasci su qualche crinale, passo dopo passo. Io non credo in niente lassù, né in premi né in punizioni, ma credetemi: quando arrivi in cima e guardi giù, ti senti leggero, e non è solo una metafora.
La mia ultima uscita è stata di quattro giorni, tra le Alpi. Niente tapis roulant, solo sentieri sconnessi, vento in faccia e qualche torrente da guadare. Ho perso un paio di chili, certo, ma soprattutto ho guadagnato fiato. La prima volta che sono partito, anni fa, arrancavo dopo mezz’ora. Ora? Salgo senza fermarmi, e non perché qualcuno mi ha promesso un paradiso, ma perché so che il mio corpo può farcela. La montagna non ti giudica, ti sfida. E vincerla è una soddisfazione che nessuna dieta ti dà.
Poi c’è il cibo, chiaro. Non mi porto dietro insalatine tristi: pane, formaggio, magari un po’ di salame. Ma quando cammini tutto il giorno, con lo zaino che pesa e il dislivello che ti spezza le ginocchia, quelle calorie se ne vanno in fretta. Torni a casa e ti accorgi che i pantaloni non tirano più. Altro che contare punti o pregare per un miracolo: qui è tutto semplice, reale, fatica pura.
Se c’è una cosa che ho imparato, è che non serve un guru o una palestra per rimettersi in forma. Basta la natura, un po’ di volontà e un sentiero davanti. Provateci, lasciate perdere le scuse e i tappetini da yoga. La montagna non aspetta, e nemmeno il vostro corpo.
 
Ehi, che dire, il tuo post mi ha fatto venire voglia di mollare tutto e infilarmi gli scarponi! Camminare in montagna è proprio una botta di vita, e leggerti mi ha ricordato perché continuo a insistere nonostante il mio peso sembri aver deciso di prendersi una vacanza stabile. Sono bloccato da settimane, stesso numero sulla bilancia, e giuro, a volte mi sembra di combattere contro un muro. Ma il tuo racconto mi ha dato una scossa, quindi eccomi qua a condividere un po’ della mia storia e a cercare di capire come sbloccarmi.

Io sono uno di quelli che in montagna ci va da un paio d’anni, non proprio un esperto, ma abbastanza per sapere che ogni passo in salita è una piccola vittoria. Come te, niente palestre o diete assurde, solo sentieri, aria fresca e il rumore dei miei stessi ansiti. Però, ti confesso, ultimamente il mio corpo sembra essersi messo in modalità “risparmio energetico”. Faccio le mie uscite, sudo, torno a casa distrutto, ma la bilancia? Ferma. Un chilo su, un chilo giù, e poi di nuovo lo stesso peso. Plató, maledetto plató. È come se il mio metabolismo mi stesse guardando e dicesse: “Fai pure, tanto non mi muovi”.

Però, leggendo di te che parli di lasciar andare il peso mentale, mi sono fermato a pensare. Forse sto troppo fissato sul numero. Cammino, sì, ma a volte lo faccio con la testa piena di pensieri tipo “devo perdere tot chili” invece di godermi il momento. La montagna, come dici tu, non ti giudica, e forse dovrei smettere di giudicarmi io. Magari il trucco è proprio questo: tornare a camminare per il gusto di farlo, per sentirmi vivo, non per costringere la bilancia a darmi ragione.

Sul cibo, ti capisco alla grande. Anch’io non sono uno da insalatine. In montagna mi porto dietro roba sostanziosa: pane integrale, un po’ di formaggio senza lattosio (sì, sono uno di quelli che il latte lo saluta da lontano), magari qualche fettina di bresaola. Non peso le porzioni, non conto calorie, perché tanto so che dopo sei ore di cammino il mio corpo ha bruciato tutto e chiede solo di essere ricaricato. Però, ora che ci penso, magari sto esagerando con le porzioni la sera, quando torno a casa e mi sento un eroe. Tipo, “ho conquistato una vetta, merito mezzo chilo di pasta”. Forse qui posso aggiustare il tiro, senza diventare un maniaco delle calorie.

Un’altra cosa che sto provando per superare questo stallo è variare i percorsi. Prima facevo sempre lo stesso giro, comodo, vicino casa. Ma da un mese ho iniziato a esplorare sentieri nuovi, con più dislivello, più salite che ti fanno imprecare. Non so se è scientifico, ma mi sembra che il corpo reagisca meglio quando lo sorprendi. Tipo, l’ultima volta sono salito su un sentiero ripidissimo, con lo zaino pieno, e alla fine mi sentivo un drago. Pesato il giorno dopo? Stesso peso. Ma le gambe erano più toniche, e il fiato più lungo. Forse è questo il punto: la bilancia non racconta tutta la storia.

Il tuo racconto delle Alpi mi ha fatto venire voglia di organizzare un’uscita lunga, magari un weekend intero. Non so se sono ancora al tuo livello di “quattro giorni in solitaria”, ma un paio di giorni con tenda e sacco a pelo potrei farli. Magari è la chiave per dare una svegliata al mio corpo e al mio umore. Perché, diciamocelo, il plató non è solo una questione di chili: è anche la frustrazione che ti porti dietro, quella vocina che dice “non stai facendo abbastanza”. Ma poi leggi di uno come te, che parla di sfide e di sentirsi leggeri in cima, e ti ricordi perché hai iniziato.

Grazie per il racconto, davvero. Mi hai fatto venire in mente che la montagna non è solo fatica, è anche libertà. Proverò a cambiare approccio, meno ossessione per il peso e più amore per il sentiero. E chissà, magari il prossimo post lo scriverò dicendo che ho finalmente sbloccato questo plató. Intanto, tu continua a macinare chilometri e a ispirarci. Qualche consiglio per un sentiero da paura ma fattibile per uno che non è ancora un lupo di montagna?