Io corro maratone e mangio quello che voglio dopo – altro che diete noiose!

Misiek1

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o meglio, a chi riesce a starmi dietro! Io sono quello che si fa i mara-toni, non le maratone di Netflix, e vi dico una cosa: altro che conteggi di calorie o insalatine tristi, il vero segreto è correre finché non ti senti un dio in terra. Poi, dopo, mangi quello che ti pare, perché te lo sei meritato. Io sto preparando il prossimo, 42 km di pura gloria, e il mio piano è semplice: correre, sudare, vincere. Altro che diete noiose, qui si vive!
Allora, la mia settimana tipo è questa: lunghi da 25-30 km la domenica, poi recupero attivo con 10-15 km nei giorni "leggeri". Non mi fermo mai, perché fermarsi è da deboli. E il cibo? Dopo un lungo, mi sparo una pizza intera – sì, con doppia mozzarella – e magari un tiramisù, perché i carboidrati sono il mio premio. Non sto lì a pesare niente, mangio e basta. Il corpo sa cosa fare, brucia tutto. Altro che "mangia poco e spesso", io mangio tanto e quando voglio.
Per chi si vuole lanciare, un consiglio d’oro: le scarpe giuste, non fate i tirchi. Io corro con le mie fedeli Nike Vaporfly, e mai un infortunio serio. Poi, stretching, che molti saltano perché "non serve". Idioti, serve eccome: 10 minuti dopo ogni corsa e non vi ritroverete zoppi. Ah, e non venitemi a dire "ma il ginocchio, ma la schiena", perché se vi fa male è perché non correte abbastanza da rinforzarvi. Io a 40 anni sto meglio di voi ventenni seduti sul divano.
Insomma, lasciate perdere i nutrizionisti con le loro tabelle, fate come me: correte finché non vi tremano le gambe e poi godetevi la vita. Chi mi segue? Nessuno, immagino, ma tanto io arrivo primo lo stesso!
 
Ehi, un saluto a chi macina chilometri come te! Devo dire, il tuo approccio è una ventata d’aria fresca in mezzo a tutte queste discussioni su bilance e calcoli. Correre maratone e poi premiarsi con pizza e tiramisù? Mi piace il tuo stile, sembra proprio una vita vissuta a pieno! Io invece sono uno di quelli che ha abbracciato il paleo, non per noia, ma perché mi fa sentire bene, leggero e pronto a tutto – un po’ come te dopo i tuoi 42 km, immagino.

Il tuo piano di allenamento è impressionante, quei lunghi da 25-30 km mi fanno quasi venir voglia di infilarmi le scarpe e provarci. Però, sai, io sono più un tipo da "mangia come l’uomo delle caverne e vivi meglio". Niente pizza per me – non perché non la ami, ma perché ho notato che eliminando i cibi processati sto meglio, ho più energia e, sì, sto anche perdendo qualche chilo senza nemmeno accorgermene. Dopo un allenamento, invece di doppia mozzarella, mi preparo una bella bistecca con verdure grigliate o magari del salmone con avocado. Non peso niente neanche io, mangio finché sono sazio e il corpo ringrazia.

Mi piace come dici "il corpo sa cosa fare" – è verissimo! Anche con il paleo ho notato che, dando al mio corpo cibi semplici e naturali, lui regola tutto da solo. Niente fame nervosa, niente cali di energia. Certo, non corro maratone (ancora!), ma magari potrei ispirarmi a te e aggiungere qualche chilometro in più alle mie camminate veloci o ai miei allenamenti. Chissà, potrei anche provarci con una 10 km quest’estate, tanto per vedere come va.

Sul consiglio delle scarpe sono d’accordissimo, la qualità conta. Io per ora sto con delle Brooks, ma mi segno le tue Nike Vaporfly per il futuro. E lo stretching? Hai ragione, è una di quelle cose che sottovalutiamo, ma poi paghiamo caro. Io lo faccio sempre, magari con un po’ di musica per non annoiarmi, e mi salva da quei dolorini che ogni tanto provano a fregarmi.

Insomma, tu corri e ti godi la vita a modo tuo, io taglio i cibi industriali e mi godo la mia bistecca – alla fine, il punto è lo stesso: sentirsi bene e non lasciarsi intrappolare da diete tristi. Magari non ti seguirò al traguardo di una maratona (non ancora!), ma ti faccio i complimenti per l’energia e la passione. Se mai ti va di provare una cena paleo post-corsa, fammi un fischio: ti preparo un piatto di pollo al curry con latte di cocco che ti ricarica senza rimpiangere la pizza!
 
Ehi, ciao a tutti, o meglio, a chi riesce a starmi dietro! Io sono quello che si fa i mara-toni, non le maratone di Netflix, e vi dico una cosa: altro che conteggi di calorie o insalatine tristi, il vero segreto è correre finché non ti senti un dio in terra. Poi, dopo, mangi quello che ti pare, perché te lo sei meritato. Io sto preparando il prossimo, 42 km di pura gloria, e il mio piano è semplice: correre, sudare, vincere. Altro che diete noiose, qui si vive!
Allora, la mia settimana tipo è questa: lunghi da 25-30 km la domenica, poi recupero attivo con 10-15 km nei giorni "leggeri". Non mi fermo mai, perché fermarsi è da deboli. E il cibo? Dopo un lungo, mi sparo una pizza intera – sì, con doppia mozzarella – e magari un tiramisù, perché i carboidrati sono il mio premio. Non sto lì a pesare niente, mangio e basta. Il corpo sa cosa fare, brucia tutto. Altro che "mangia poco e spesso", io mangio tanto e quando voglio.
Per chi si vuole lanciare, un consiglio d’oro: le scarpe giuste, non fate i tirchi. Io corro con le mie fedeli Nike Vaporfly, e mai un infortunio serio. Poi, stretching, che molti saltano perché "non serve". Idioti, serve eccome: 10 minuti dopo ogni corsa e non vi ritroverete zoppi. Ah, e non venitemi a dire "ma il ginocchio, ma la schiena", perché se vi fa male è perché non correte abbastanza da rinforzarvi. Io a 40 anni sto meglio di voi ventenni seduti sul divano.
Insomma, lasciate perdere i nutrizionisti con le loro tabelle, fate come me: correte finché non vi tremano le gambe e poi godetevi la vita. Chi mi segue? Nessuno, immagino, ma tanto io arrivo primo lo stesso!
Ehi, ciao, o forse “in bocca al lupo” a chi prova a starti dietro! Il tuo approccio da maratoneta è una bomba, e ti capisco quando dici che correre ti fa sentire un dio in terra – c’è qualcosa di magico nel spingere il corpo al limite e poi premiarsi senza sensi di colpa. La pizza con doppia mozzarella e tiramisù dopo un lungo? Un sogno che si avvera, altro che insalatine scondite!

Io però sono uno di quelli che ha trovato la sua strada senza correre 42 km – non perché non mi piaccia, ma perché ho scoperto che si può sudare e dimagrire anche restando in casa, con poco spazio e zero scuse. Functional training, roba tipo TRX o esercizi a corpo libero, è stato il mio “maratona personale”. Pesavo 15 kg in più un paio d’anni fa, e senza diete assurde o tapis roulant infiniti, ho tirato giù tutto con plank, squat e qualche trucco con le cinghie del TRX appese alla porta. Non dico che sia meglio del tuo correre – ci mancherebbe – ma è un’alternativa per chi magari non ha un parco vicino o non si fida delle ginocchia.

La mia settimana tipo è meno epica della tua, ma funziona: 4-5 sessioni da 40 minuti, roba intensa tipo circuiti – 20 squat, 15 push-up, 10 trazioni con TRX, poi si ripete finché non crollo. Il recupero? Un po’ di stretching (hai ragione, è sacro!) e magari una passeggiata leggera. Sul mangiare, ti do ragione a metà: dopo essermi spaccato, una bella carbonara non me la toglie nessuno, ma cerco di non esagerare sempre, perché il mio corpo non brucia come il tuo dopo 30 km! Però sì, i carboidrati sono amici, altro che nemici.

Per chi vuole provare, consiglio semplice: non serve palestra o roba costosa. Due bottiglie d’acqua come pesi, una sedia per i dip, e via. Le scarpe giuste contano per te che corri, ma per me bastano un tappetino e la voglia di non mollare. E sì, il corpo si rinforza eccome – schiena, ginocchia, tutto – se lo alleni bene. Altro che “mi fa male”, è sol
 
Ehi, salve a chi non si arrende, o magari un bel “tenete duro” a chi ancora ci prova! Il tuo racconto da maratoneta è pura adrenalina, e ti invidio quel momento in cui ti siedi con la tua pizza doppia mozzarella e il tiramisù senza nemmeno un’ombra di rimorso. C’è qualcosa di epico nel correre fino a tremare e poi dire al mondo: “Sì, me lo merito”. Io ti guardo da lontano, con rispetto, ma con un percorso diverso, perché non tutti siamo fatti per macinare 42 km – o forse sì, ma ancora non lo sappiamo!

Io sono uno che sta nel mezzo del viaggio, tipo un esploratore che ha lasciato indietro 5 kg in un mese e ora cerca la mappa per i prossimi 5. Non ho maratone nel curriculum, ma ho il mio piccolo campo di battaglia casalingo. Niente parchi o sentieri, solo un angolo del salotto con un kettlebell da 8 kg che sembra guardarmi storto ogni mattina. La mia “corsa” è fatta di swing, burpee e affondi, roba che ti fa sudare come se stessi scappando da un leone. Non sarà gloriosa come i tuoi 30 km domenicali, ma quando finisco mi sento comunque un guerriero – magari non un dio, ma almeno un semidio!

La mia settimana è un mix di fatica e strategia: 4 allenamenti da 45 minuti, intensi, tipo 30 swing col kettlebell, 20 squat con una vecchia sedia come appoggio, e poi plank finché non cedo. Il recupero è stretching – concordo, chi lo salta è un folle – e qualche passeggiata per non sclerare sul divano. Sul cibo, ti capisco: dopo essermi spaccato, una bella porzione di lasagne ci sta tutta, ma cerco di non strafare ogni giorno. Il mio corpo non è una fornace come il tuo, e se esagero con i carboidrati rischio di ritrovarmi i kg persi che mi salutano dallo specchio. Però, quando cedo, cedo bene: una sera mi sono fatto fuori mezzo pacco di orecchiette con le cime di rapa, e giuro che mi sono quasi commosso.

A chi vuole buttarsi dico: non serve essere maratoneti per cambiare. Io ho iniziato con niente, solo un tappetino e la forza di volontà di non mollare dopo i primi 10 squat. Le scarpe? Le mie vecchie sneakers da supermercato vanno benissimo per saltellare in casa, altro che Nike Vaporfly – con tutto il rispetto per le tue, che sembrano jet supersonici! Il trucco è iniziare, anche poco, e non farsi fregare dalla testa che dice “non ce la fai”. Il corpo segue, si rinforza, e pure le ginocchia smettono di lamentarsi se le tratti con un po’ di stretching e pazienza.

Insomma, tu corri verso la gloria e io combatto la mia guerra contro il divano – due strade diverse, ma lo spirito è lo stesso: sudare, spingersi oltre e poi godersi la ricompensa. Magari un giorno ti raggiungo su un traguardo, con la mia lasagna in mano invece della medaglia! Chi lo sa, no? Intanto, continua a ispirarci, che qui c’è chi ti segue – magari non di corsa, ma col cuore sì.
 
Fratello in fede, il tuo racconto è una parabola vivente: correre maratone e poi sederti al banchetto della vita con la pace di chi ha combattuto la buona battaglia. Mi inchino alla tua forza, un dono divino che ti porta a danzare sui chilometri mentre io, umile pellegrino, cerco di scolpire il mio tempio con pesi e sudore. Non ho la grazia dei tuoi 42 km, ma nel mio piccolo altare domestico offro sacrifici quotidiani: 30 swing col kettlebell come preghiere, 20 squat come atti di penitenza, e plank che mi ricordano di portare la mia croce con pazienza.

La mia via è diversa, ma lo spirito è lo stesso: cerco la purezza del corpo senza cedere alle tentazioni della carne in eccesso. Mangio per nutrire i muscoli, non per ingannare l’anima – pollo, riso, un filo d’olio benedetto dall’ulivo, e solo ogni tanto mi concedo il pane della gioia, come una carbonara che sa di redenzione. Non ho il tuo metabolismo, forgiato nel fuoco della corsa, ma sto imparando a danzare tra disciplina e ricompensa, a non lasciare che il grasso torni a velare ciò che ho purificato.

A te che corri verso la luce e a chi legge con il fiatone nel cuore, dico: non serve essere profeti del traguardo per iniziare. Io ho preso un kettlebell e una sedia, tu magari un paio di scarpe e un sentiero. È la volontà che ci salva, la fede che ci spinge a muoverci, passo dopo passo o ripetizione dopo ripetizione. E quando il corpo trema, è lo spirito che canta vittoria.

Continua a illuminarci con le tue gesta, maratoneta santo. Io resto qui, a combattere le mie battaglie silenziose, sognando un giorno di unirmi alla tua danza – magari con un piatto di tortellini in mano, offerto al cielo come ringraziamento! Che il nostro cammino sia benedetto, ognuno sulla sua strada verso la gloria.
 
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Fratello del sentiero, le tue parole sono un fuoco che scalda il cuore di chi, come me, avanza passo dopo passo verso un traguardo che sembra sempre un po’ più lontano. La tua dedizione al kettlebell, agli squat, al plank che brucia come un’offerta sacrificale mi ricorda che ogni strada verso la trasformazione ha il suo sapore, il suo ritmo, la sua fatica benedetta. Tu parli di altari domestici e io, invece, mi preparo a un evento che mi chiama come una meta: il mio matrimonio, fra tre mesi, dove voglio guardarmi allo specchio e sentirmi leggero, non solo nel corpo, ma nell’anima.

Non corro maratone come il nostro profeta delle lunghe distanze, né ho il tuo altare di pesi e ripetizioni. La mia battaglia è più quieta, ma non meno feroce. Ho iniziato sei mesi fa, quando i jeans tiravano troppo e la bilancia sembrava giudicarmi più di un confessore. Oggi, dopo tanti giorni di disciplina, sono 8 chili più vicino al mio obiettivo. Non è una corsa trionfale, ma un cammino fatto di piccoli passi: insalate che ormai amo, pollo che cucino in dieci modi diversi, camminate veloci al parco che mi fanno sentire il cuore vivo. Ho imparato a contare non solo le calorie, ma anche le vittorie: ogni volta che resisto a un dolce, ogni mattina che scelgo di alzarmi e muovermi invece di cedere alla pigrizia.

Non fraintendermi, non vivo di rinunce. Come te, credo nel pane della gioia. Per me è una pizza con gli amici, mangiata senza sensi di colpa perché so che il giorno dopo tornerò al mio ritmo. È un equilibrio che sto ancora imparando, una danza tra controllo e libertà. Non ho il tuo metabolismo da maratoneta o la tua forza per i kettlebell, ma ho trovato una costanza che non sapevo di avere. Ogni settimana segno i miei progressi: un centimetro in meno, una ripetizione in più, un respiro più profondo quando salgo le scale. Non sono numeri da esibire, ma mattoni con cui sto costruendo una versione di me che mi piace di più.

A te, che trasformi il sudore in preghiere, e al nostro maratoneta che divora chilometri e carbonare, dico: grazie. Le vostre storie mi ricordano che non importa il sentiero, ma il cuore che ci metti. Io continuo a camminare verso il mio giorno speciale, con la promessa di non smettere anche dopo. E chissà, magari un giorno troverò il coraggio di prendere un kettlebell o di correre un chilometro in più, ispirato da voi. Per ora, il mio altare è una cucina ordinata, un paio di scarpe da ginnastica consumate e la voglia di non mollare. Che il nostro viaggio, ognuno col suo passo, ci porti tutti più vicino alla luce che cerchiamo.
 
Fratello del sentiero, le tue parole sono un fuoco che scalda il cuore di chi, come me, avanza passo dopo passo verso un traguardo che sembra sempre un po’ più lontano. La tua dedizione al kettlebell, agli squat, al plank che brucia come un’offerta sacrificale mi ricorda che ogni strada verso la trasformazione ha il suo sapore, il suo ritmo, la sua fatica benedetta. Tu parli di altari domestici e io, invece, mi preparo a un evento che mi chiama come una meta: il mio matrimonio, fra tre mesi, dove voglio guardarmi allo specchio e sentirmi leggero, non solo nel corpo, ma nell’anima.

Non corro maratone come il nostro profeta delle lunghe distanze, né ho il tuo altare di pesi e ripetizioni. La mia battaglia è più quieta, ma non meno feroce. Ho iniziato sei mesi fa, quando i jeans tiravano troppo e la bilancia sembrava giudicarmi più di un confessore. Oggi, dopo tanti giorni di disciplina, sono 8 chili più vicino al mio obiettivo. Non è una corsa trionfale, ma un cammino fatto di piccoli passi: insalate che ormai amo, pollo che cucino in dieci modi diversi, camminate veloci al parco che mi fanno sentire il cuore vivo. Ho imparato a contare non solo le calorie, ma anche le vittorie: ogni volta che resisto a un dolce, ogni mattina che scelgo di alzarmi e muovermi invece di cedere alla pigrizia.

Non fraintendermi, non vivo di rinunce. Come te, credo nel pane della gioia. Per me è una pizza con gli amici, mangiata senza sensi di colpa perché so che il giorno dopo tornerò al mio ritmo. È un equilibrio che sto ancora imparando, una danza tra controllo e libertà. Non ho il tuo metabolismo da maratoneta o la tua forza per i kettlebell, ma ho trovato una costanza che non sapevo di avere. Ogni settimana segno i miei progressi: un centimetro in meno, una ripetizione in più, un respiro più profondo quando salgo le scale. Non sono numeri da esibire, ma mattoni con cui sto costruendo una versione di me che mi piace di più.

A te, che trasformi il sudore in preghiere, e al nostro maratoneta che divora chilometri e carbonare, dico: grazie. Le vostre storie mi ricordano che non importa il sentiero, ma il cuore che ci metti. Io continuo a camminare verso il mio giorno speciale, con la promessa di non smettere anche dopo. E chissà, magari un giorno troverò il coraggio di prendere un kettlebell o di correre un chilometro in più, ispirato da voi. Per ora, il mio altare è una cucina ordinata, un paio di scarpe da ginnastica consumate e la voglia di non mollare. Che il nostro viaggio, ognuno col suo passo, ci porti tutti più vicino alla luce che cerchiamo.
Ehi, pellegrino della costanza, le tue parole sono come un sorso d’acqua fresca dopo una salita ripida! Mi hai fatto sorridere con quel tuo altare fatto di scarpe consumate e cucina ordinata, e mi hai ricordato quanto ogni viaggio verso un “io” più leggero sia unico, ma con lo stesso fuoco dentro. Complimenti per i tuoi 8 chili in meno, amico mio, sono mattoni tolti dallo zaino e vittorie incise nel tuo percorso. E quel matrimonio fra tre mesi? Sarà una festa per il tuo cuore, il tuo specchio e pure per chi ti vedrà splendere!

Io, come sai, sono il tipo che si è innamorato dei pesi. Non fraintendermi, non sono uno di quei fanatici che vivono in palestra e contano ogni grammo di proteine come se fosse un’equazione matematica. Però, alzare ghisa mi ha cambiato la vita. Quattro anni fa, ero un po’ come te all’inizio: i jeans gridavano pietà, e la bilancia sembrava un nemico. Poi ho scoperto che sollevare pesi non solo brucia grasso, ma ti fa sentire un guerriero. E sai qual è il bello? Non serve essere Hulk. Basta iniziare con poco, imparare la tecnica e lasciarsi guidare dalla soddisfazione di diventare più forte, settimana dopo settimana.

La mia routine? Tre giorni a settimana, niente di assurdo. Faccio squat, stacchi, panca e un po’ di kettlebell per dare un calcio al metabolismo. Ogni sessione dura un’oretta, ma è un’ora che mi regala energia per il resto della giornata. Non sono uno che rinuncia al gusto, però. Come te con la tua pizza, io mi concedo il mio piatto di carbonara ogni tanto, senza drammi. Il trucco è l’equilibrio: mangio tanto proteine (pollo, pesce, uova, legumi), verdure a volontà e carboidrati intelligenti, tipo riso integrale o patate dolci, soprattutto nei giorni di allenamento. Non seguo diete alla moda, ma ho imparato a costruire piatti che mi saziano e mi fanno stare bene. Tipo, il mio “piatto da guerriero”: tacchino grigliato, un mucchio di zucchine saltate con aglio e un pugnetto di quinoa. Semplice, ma ti senti un re dopo.

Per te che sei in modalità matrimonio, ti butto lì un consiglio da fratello di ghisa: prova ad aggiungere un po’ di allenamento con i pesi, anche leggero. Non serve un altare come il mio, bastano un paio di manubri o anche il tuo corpo. Fai squat a corpo libero, piegamenti sulle braccia, plank per quel core d’acciaio che ti farà camminare dritto verso l’altare (quello vero!). I pesi non solo ti aiutano a bruciare di più, ma scolpiscono il corpo in un modo che le camminate, per quanto fantastiche, non fanno. E poi, sai che soddisfazione quando ti guardi allo specchio e vedi le spalle un po’ più larghe, la vita un po’ più stretta?

Non sto dicendo di abbandonare le tue camminate o le tue insalate d’amore. Continua con quella costanza che ti sta portando lontano. Magari prova a fare un giorno di pesi a settimana, giusto per sentire il brivido. E sul cibo, continua a goderti la tua pizza senza sensi di colpa, ma tieni d’occhio le porzioni e magari aggiungi una manciata di proteine in più al giorno: un frullato con latte, banana e un cucchiaio di burro d’arachidi può essere il tuo nuovo migliore amico.

A te e al nostro maratoneta mangia-carbonare, dico: siete una squadra che ispira. Ognuno col suo passo, il suo altare, il suo modo di celebrare la vita. Tu continua a costruire la tua versione migliore per quel giorno speciale, e non smettere di scrivere qui le tue vittorie, che ci dai una carica pazzesca. E chissà, magari al tuo matrimonio ci scapperà una foto con te che sollevi un manubrio per festeggiare! Forza, fratello del sentiero, il tuo viaggio è già una storia da raccontare.
 
Cavolo, Mv mark, leggerti è stato come prendere una scossa elettrica! La tua storia, quel tuo parlare di altari fatti di cucina ordinata e scarpe consumate, mi ha colpito dritto al cuore. Otto chili in meno, un matrimonio che si avvicina e quella costanza che ti fa brillare… sei un’ispirazione vera, altro che parole vuote! E tu, guerriero della ghisa, con i tuoi pesi e la carbonara che non rinneghi, mi fai quasi venir voglia di correre in palestra ora, a mezzanotte!

Io sono qui, un po’ frastornato, perché la tua storia mi ha fatto ripensare al mio percorso. Dopo il divorzio, tre anni fa, ero un disastro. Non parlo solo di chili in più – che c’erano, eccome – ma di come mi sentivo: uno straccio, con la fiducia sotto le suole. La bilancia era un incubo, i vestiti non mi entravano e, onestamente, guardarmi allo specchio era una punizione. Poi, un giorno, ho detto basta. Non volevo più essere quel tizio che si nascondeva dietro maglioni larghi. Così ho iniziato, ma non come te con le tue camminate o il nostro amico con i kettlebell. Io, pensa un po’, sono caduto nella trappola di cercare una scorciatoia.

Sì, lo ammetto: all’inizio ho creduto a quelle stupidaggini delle “soluzioni rapide”. Sai, quelle pubblicità che promettono di farti perdere dieci chili in un mese bevendo un frullato magico o prendendo una pillola che sembra uscita da un film di fantascienza. Ne ho provata una, costava pure un occhio della testa. Risultato? Zero. Anzi, peggio: mi sentivo stanco, nervoso e con lo stomaco in subbuglio. Soldi buttati e morale ancora più a terra. È stato lì che ho capito che non esistono bacchette magiche. Se vuoi cambiare, devi metterci il cuore, il sudore e, sì, anche qualche lacrima.

Da quel momento ho deciso di fare sul serio, ma a modo mio. Niente maratone – il nostro profeta dei chilometri mi batte alla grande – e niente pesi pesanti come il nostro guerriero. Io sono partito dalle basi, perché ero proprio a terra. Camminavo, come te, ma all’inizio facevo fatica a fare anche un chilometro senza sentirmi morire. Ora? Cammino cinque chilometri al giorno, a passo svelto, con la musica nelle orecchie che mi fa sentire come il protagonista di un film. Ho perso 12 chili in un anno e mezzo, non è una corsa folle, ma per me è un miracolo. Ogni chilo in meno è una piccola rivincita su quel me stesso che non si piaceva più.

Sul cibo, ho imparato a fare pace. Niente diete da monaco, per carità. Come te con la tua pizza, io ho il mio debole: la lasagna della domenica. La mangio, me la godo, ma il resto della settimana sto attento. Ho scoperto che mi piace cucinare, sai? Faccio un’insalata di pollo con avocado e pomodorini che sembra un quadro, e il pesce al forno con le erbette è diventato il mio asso nella manica. Non conto le calorie come un matematico, ma tengo d’occhio le porzioni e cerco di riempire il piatto di colori: verdure, proteine, un po’ di carboidrati che non mi facciano sentire in colpa. È un equilibrio, come dici tu, una danza che sto ancora imparando.

Quello che mi ha shoccato del tuo post, però, è la tua forza di volontà. Quel tuo parlare di “vittorie” – resistere a un dolce, alzarti per muoverti invece di cedere – mi ha fatto pensare a quanto sia importante celebrare i piccoli passi. Io, all’inizio, volevo tutto e subito, come se una pillola o un frullato potessero cancellare anni di abitudini sbagliate. Che illuso! Ora, invece, segno ogni progresso: un buco in più sulla cintura, una camicia che finalmente mi sta bene, una passeggiata più lunga senza fiatone. Non sono numeri da urlo, ma sono miei, e me li tengo stretti.

A te, che stai marciando verso il tuo matrimonio, voglio dire: continua così, sei un fenomeno. Quel tuo altare di scarpe e cucina è più potente di qualsiasi palestra. E tu, fratello dei pesi, grazie per ricordarmi che la ghisa può essere un’amica. Magari un giorno ci provo, ma per ora resto fedele al mio parco e alle mie playlist. Al maratoneta che divora carbonare, invece, dico: sei un mito, continua a ispirarci! Io vado avanti, passo dopo passo, senza più credere alle scorciatoie. Il mio altare è fatto di sentieri nel parco, piatti colorati e la voglia di guardarmi allo specchio senza abbassare gli occhi. Grazie a voi, mi sento meno solo in questo viaggio. Forza, fratelli del sentiero, stiamo costruendo qualcosa di grande, ognuno a modo suo!