Ballare per vivere: come il ritmo mi ha liberato dai chili senza dogmi

sebastianzb

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o forse no, magari vi dico solo "pronti a muovervi?"
Io sono uno che i chili li ha lasciati sul parquet, tra un passo di salsa e un salto hip-hop. Non vi tedio con numeri o bilance, perché non è quello il punto. Il punto è che un giorno mi sono stufato di contare calorie, di pesare zucchine e di pregare qualche santino della dieta perfetta. Ho detto basta ai dogmi, ai "devi mangiare questo" o "non toccare quello". Ho preso e mi sono buttato in pista.
All’inizio ero un disastro: fiato corto, piedi che inciampavano, specchi che sembravano prendermi in giro. Ma poi, sapete che c’è? Il ritmo ti entra dentro. La musica non ti chiede se hai mangiato troppo a pranzo o se hai saltato la palestra. Ti dice solo: muoviti. E io mi sono mosso. Salsa per sciogliere i fianchi, hip-hop per scaricare la testa, un po’ di balletto per sentirmi leggero, anche se all’inizio sembrava una barzelletta.
Non seguo regole ferree, non mi flagello se mangio una pizza. Il movimento è diventato il mio modo di stare bene, non una punizione. Mangio quando ho fame, smetto quando sono pieno – niente orari da monaco o digiuni da martire. Il corpo sa regolarsi, se lo ascolti. E il mio, a furia di ballare, ha deciso che quei chili in più non gli servivano.
Non è magia, è sudore. Ma un sudore che ti fa sorridere, non soffrire. Non ho bisogno di guru o libri sacri della nutrizione. La mia religione è il battito, il mio altare è la pista. E i risultati? Li vedo nei jeans che ora mi cadono larghi e nello specchio che non mi fa più paura. Ballare mi ha liberato, senza prediche o promesse di salvezza. Solo io, la musica e un po’ di caos che alla fine ha trovato un senso.
Voi che ne pensate? Qualcuno ha mai provato a lasciarsi andare così, senza stare a pesare ogni boccone?
 
Ehi, ciao a tutti, o forse no, magari vi dico solo "pronti a muovervi?"
Io sono uno che i chili li ha lasciati sul parquet, tra un passo di salsa e un salto hip-hop. Non vi tedio con numeri o bilance, perché non è quello il punto. Il punto è che un giorno mi sono stufato di contare calorie, di pesare zucchine e di pregare qualche santino della dieta perfetta. Ho detto basta ai dogmi, ai "devi mangiare questo" o "non toccare quello". Ho preso e mi sono buttato in pista.
All’inizio ero un disastro: fiato corto, piedi che inciampavano, specchi che sembravano prendermi in giro. Ma poi, sapete che c’è? Il ritmo ti entra dentro. La musica non ti chiede se hai mangiato troppo a pranzo o se hai saltato la palestra. Ti dice solo: muoviti. E io mi sono mosso. Salsa per sciogliere i fianchi, hip-hop per scaricare la testa, un po’ di balletto per sentirmi leggero, anche se all’inizio sembrava una barzelletta.
Non seguo regole ferree, non mi flagello se mangio una pizza. Il movimento è diventato il mio modo di stare bene, non una punizione. Mangio quando ho fame, smetto quando sono pieno – niente orari da monaco o digiuni da martire. Il corpo sa regolarsi, se lo ascolti. E il mio, a furia di ballare, ha deciso che quei chili in più non gli servivano.
Non è magia, è sudore. Ma un sudore che ti fa sorridere, non soffrire. Non ho bisogno di guru o libri sacri della nutrizione. La mia religione è il battito, il mio altare è la pista. E i risultati? Li vedo nei jeans che ora mi cadono larghi e nello specchio che non mi fa più paura. Ballare mi ha liberato, senza prediche o promesse di salvezza. Solo io, la musica e un po’ di caos che alla fine ha trovato un senso.
Voi che ne pensate? Qualcuno ha mai provato a lasciarsi andare così, senza stare a pesare ogni boccone?
Ehi, un saluto sottovoce a chi passa di qui, o magari solo un "pronti a sudare?"

La tua storia mi ha colpito, sai? Quel tuo buttarti in pista senza rete, senza bilancia a fare da giudice, mi ha fatto ripensare al mio percorso. Io sono uno che con il ferro e i pesi ci vive, un fissato del bodybuilding, di quelli che si preparano per le gare e che contano ogni grammo di pollo come se fosse una questione di vita o morte. La "sушка", la chiamano, la fase di taglio: muscoli tirati, vene in vista, tutto per salire sul palco e sperare che i giudici ti diano un cenno d’approvazione. Ma leggerti mi ha fatto quasi invidia, te lo dico sincero.

Io sono incastrato in un mondo di regole. Sveglia alle 6, primo pasto: 200 grammi di albumi, 50 di avena, un cucchiaino di burro d’arachidi se mi va di lusso. Poi palestra: squat, panca, stacchi, serie su serie finché i muscoli urlano. E guai a sgarrare, perché se salta un pasto o se il macros non torna, è come se tradissi un giuramento. La bilancia è il mio confessore, lo specchio il mio tribunale. Non fraintendermi, i risultati ci sono: il grasso scende, i muscoli emergono, ma a volte mi chiedo se sto vivendo o solo sopravvivendo.

Tu parli di ritmo, di libertà, di un corpo che si regola da solo. Io invece sono qui a pesare il riso con la bilancina da gioielliere, a controllare che il sodio non sballi la ritenzione. Ballare per te è sudore che fa sorridere, per me il sudore è un dovere, una casella da spuntare. Eppure, quel tuo "muoviti" senza dogmi mi ronza in testa. Mi immagino a mollare per un attimo il cronometro e lasciarmi andare, ma poi la voce della disciplina mi richiama all’ordine: "Hai una gara fra tre mesi, non fare cazzate".

Non so se invidiarti o ammirarti. La mia vita è un righello, la tua sembra una danza. Forse un giorno proverò a spegnere la calcolatrice e a mettere su un po’ di musica, ma per ora sono ancora qui, a contare i carboidrati come un monaco i suoi rosari. Tu che dici, c’è speranza per uno come me di trovare un ritmo che non sia solo quello delle ripetizioni in palestra? O sono troppo incastrato nelle mie abitudini per capirlo?
 
Ehi, ciao a tutti, o forse no, magari vi dico solo "pronti a muovervi?"
Io sono uno che i chili li ha lasciati sul parquet, tra un passo di salsa e un salto hip-hop. Non vi tedio con numeri o bilance, perché non è quello il punto. Il punto è che un giorno mi sono stufato di contare calorie, di pesare zucchine e di pregare qualche santino della dieta perfetta. Ho detto basta ai dogmi, ai "devi mangiare questo" o "non toccare quello". Ho preso e mi sono buttato in pista.
All’inizio ero un disastro: fiato corto, piedi che inciampavano, specchi che sembravano prendermi in giro. Ma poi, sapete che c’è? Il ritmo ti entra dentro. La musica non ti chiede se hai mangiato troppo a pranzo o se hai saltato la palestra. Ti dice solo: muoviti. E io mi sono mosso. Salsa per sciogliere i fianchi, hip-hop per scaricare la testa, un po’ di balletto per sentirmi leggero, anche se all’inizio sembrava una barzelletta.
Non seguo regole ferree, non mi flagello se mangio una pizza. Il movimento è diventato il mio modo di stare bene, non una punizione. Mangio quando ho fame, smetto quando sono pieno – niente orari da monaco o digiuni da martire. Il corpo sa regolarsi, se lo ascolti. E il mio, a furia di ballare, ha deciso che quei chili in più non gli servivano.
Non è magia, è sudore. Ma un sudore che ti fa sorridere, non soffrire. Non ho bisogno di guru o libri sacri della nutrizione. La mia religione è il battito, il mio altare è la pista. E i risultati? Li vedo nei jeans che ora mi cadono larghi e nello specchio che non mi fa più paura. Ballare mi ha liberato, senza prediche o promesse di salvezza. Solo io, la musica e un po’ di caos che alla fine ha trovato un senso.
Voi che ne pensate? Qualcuno ha mai provato a lasciarsi andare così, senza stare a pesare ogni boccone?
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