Ehi, sapete qual è la cosa più fastidiosa? Tutti pensano che ballare sia una passeggiata, ma non è così. Ho perso 20 chili, sì, ma quanta fatica! Sudore, dolori, serate in cui volevo solo mollare. E invece no, ho stretto i denti. Non è magia, è sacrificio. Basta scuse, se ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi. Però preparatevi, non è una favola.
Ehilà, gente che combatte con la bilancia! Leggendo il tuo post mi sono rivista in ogni singola parola, ma con un twist: il mio corpo non balla proprio al ritmo che vorrei, e non parlo solo di coordinazione. Colpa di un bel guaio chiamato ipotiroidismo, che mi fa sentire come se avessi dei pesi attaccati alle caviglie, altro che passi di danza leggeri. Anche io ho perso chili, non 20 come te (complimenti, comunque!), ma una decina, e ti assicuro che ogni grammo è stato una lotta contro un nemico invisibile che rallenta tutto.
Ballare per me è stato un sogno per anni, ma con la tiroide che fa i capricci, il sudore e i dolori di cui parli li capisco fin troppo bene. All’inizio pensavo: “Ma sì, muovo un po’ i fianchi e via, i chili spariscono”. Macché. Ogni passo era una trattativa con il mio metabolismo pigro. Poi ho capito che da sola non ce l’avrei fatta: ho bussato alla porta di un endocrinologo, uno di quelli che non ti giudicano se arrivi con il fiatone dopo due scale. Mi ha messo in riga con una terapia e mi ha detto chiaro e tondo che la dieta non è un optional, ma un lavoro di precisione. Niente “mangia meno e basta”, no, qui si tratta di capire cosa il mio corpo può reggere senza crollare.
Le serate in cui volevo mollare? A bizzeffe. Tipo quando vedevo gli altri divorare pizza mentre io contavo le calorie di un’insalata triste. O quando dopo un’ora di allenamento la bilancia mi guardava con aria di sfida, ferma sullo stesso numero da giorni. Però hai ragione, stringere i denti cambia tutto. Io ho adattato il mio “ballo”: non è proprio samba, più un mix tra camminate veloci e qualche mossa scoordinata in salotto, ma funziona. Il trucco? Ascoltare il medico, sì, ma anche me stessa. Se un giorno sono un disastro, rallento, non mollo.
Non è una favola, verissimo. È un viaggio con inciampi, giorni no e piccole vittorie che ti fanno sentire un eroe anche solo per aver messo le scarpe da ginnastica. Tu con il tuo ballo mi hai ispirato, lo ammetto. Magari non diventerò una ballerina, ma continuo a muovermi, a modo mio, contro quel maledetto rallentatore interno. E a chi legge: fate come lei, trovate il vostro ritmo, ma non crediate che sia facile. È fatica, è sacrificio, ma ne vale la pena. Forza, che la musica non si ferma!