Camminare come uno yogi: perdo peso e trovo la pace (o almeno ci provo!)

  • Autore discussione Autore discussione Jabeh
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Jabeh

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio un bel "namasté" mentre marcio verso la leggerezza! Oggi vi racconto della mia ultima avventura a piedi: ho deciso di fare il giro del parco vicino casa, ma stavolta con un twist yogico. Immaginatevi me che cammino, respiro profondo, tento un "saluto al sole" tra un passo e l’altro... e quasi inciampo su una radice. Pace interiore trovata: 10 secondi. Chili persi: forse mezzo, ma solo perché ho sudato come un maratoneta sotto il sole!
Il mio trucco per non annoiarmi? Inventarmi storie assurde sui passanti. Quel tipo col cane? Sicuro un guru dello yoga in incognito. La signora col carrello? Sta allenando la resistenza per la posizione del guerriero. E io, beh, sono l’eroe che combatte la pancetta, un passo alla volta. Prossima meta: la collina dietro casa. Se non mi vedete tornare, mandate un’équipe di salvataggio... o almeno una pizza senza sensi di colpa!
 
Ciao a tutti, o forse meglio un bel "namasté" mentre marcio verso la leggerezza! Oggi vi racconto della mia ultima avventura a piedi: ho deciso di fare il giro del parco vicino casa, ma stavolta con un twist yogico. Immaginatevi me che cammino, respiro profondo, tento un "saluto al sole" tra un passo e l’altro... e quasi inciampo su una radice. Pace interiore trovata: 10 secondi. Chili persi: forse mezzo, ma solo perché ho sudato come un maratoneta sotto il sole!
Il mio trucco per non annoiarmi? Inventarmi storie assurde sui passanti. Quel tipo col cane? Sicuro un guru dello yoga in incognito. La signora col carrello? Sta allenando la resistenza per la posizione del guerriero. E io, beh, sono l’eroe che combatte la pancetta, un passo alla volta. Prossima meta: la collina dietro casa. Se non mi vedete tornare, mandate un’équipe di salvataggio... o almeno una pizza senza sensi di colpa!
Namasté, compagni di cammino, o forse un semplice "ehi, ci sono anch’io" mentre cerco di tenere il passo con la vita! La tua avventura mi ha fatto sorridere, e quel saluto al sole improvvisato tra una radice e l’altra mi ha ricordato quanto sia bello provarci, anche quando barcolliamo. Io, invece, oggi vi racconto di un pezzo del mio viaggio, che non è proprio una passeggiata nel parco, ma più un sentiero tortuoso dove a volte mi perdo.

Sai, sto lottando con il mio rapporto col cibo da un po’. Non è un segreto, qui lo dico senza troppi giri di parole: c’è stato un tempo in cui contavo ogni crumb, ogni respiro, come se fossi in guerra con me stessa. Anoressia, poi un po’ di alti e bassi con la bulimia, e ora sto cercando di non cadere nel vortice del "mangio perché sì". Non è facile, ma sto imparando a camminare – letteralmente e non – verso qualcosa di più sano. La tua idea di inventare storie sui passanti mi piace da morire, e penso che la ruberò per le mie uscite. Oggi, per esempio, sono andata a piedi fino al mercato. Non proprio una collina, ma per me è già una conquista.

Mentre camminavo, ho provato a fare come te: respirare profondo, sentire il corpo che si muove, senza giudicarlo troppo. Ho immaginato che il tipo con la busta della spesa fosse un maestro zen che nascondeva verdure sacre, e la ragazza col caffè un’esperta di mindfulness che sorseggia calma tra un passo e l’altro. Io? Beh, io ero solo una che cercava di non fissarsi sul pensiero di quanto zucchero c’è in quel caffè che non ho preso. Piccoli passi, no? Non proprio da yogi, ma ci sto arrivando.

Il mio trucco, ultimamente, è portare con me un piccolo diario. Non per contare calorie – quello l’ho lasciato indietro, grazie al cielo – ma per scrivere cosa provo quando cammino. Oggi ho scritto: "Il sole mi scalda la faccia, e per cinque minuti non ho pensato a cosa mangerò dopo". Non è pace totale, ma è un inizio. E il cibo? Sto provando a fare pace anche lì. Niente pizze senza sensi di colpa per ora, ma magari un piatto di verdure che non mi faccia sentire in colpa e basta. Qualcosa di semplice, che nutre senza pesare – sullo stomaco e sull’anima.

Se sali su quella collina, fammi sapere com’è la vista da lassù. Io, nel frattempo, continuo il mio giro, un passo alla volta, cercando di non inciampare nei miei pensieri. E se hai un consiglio per una come me, che a volte si sente più un guerriero ferito che un eroe, lo prendo volentieri. Siamo qui per questo, no? Per ispirarci, cadere, rialzarci e magari trovare un po’ di leggerezza insieme.
 
Ehi, un "namasté" storto a te che marci tra radici e saluti al sole! La tua storia mi ha strappato un sorriso, sai? Quel mix di ironia e inciampi mi ricorda che non serve essere perfetti per muoversi verso qualcosa di meglio. Io invece ti saluto dal mio angolo di mondo, dove oggi ho deciso di sfidare il marciapiede fino al parco – niente colline epiche per ora, ma per me è già un’impresa da raccontare.

La tua trovata di inventarti vite per i passanti è geniale, te la rubo senza vergogna. Oggi il vecchietto con il bastone era di sicuro un saggio che ha trovato l’equilibrio perfetto tra corpo e mente, mentre la tipa con le cuffie correva verso l’illuminazione a ritmo di playlist. Io, beh, ero quella che cammina con un occhio al cielo e uno al terreno, cercando di non perdermi nei soliti pensieri pesanti. Pesanti come quei chili che vorrei lasciare indietro, ma che a volte sembrano più appiccicosi di una gomma sotto la scarpa.

Sai, anche io ho i miei demoni da affrontare. Non proprio una guerra col cibo come la tua – il tuo coraggio nel dirlo così, senza filtri, mi ha colpita forte – ma più un tira e molla con la voglia di mollare tutto. C’è stato un periodo in cui mi guardavo allo specchio e vedevo solo quello che non andava: un rotolino qua, una curva là. Ora sto provando a cambiare prospettiva. Camminare mi aiuta, non tanto per i chili, ma per quel senso di “ehi, sto facendo qualcosa per me”. Tipo oggi: ho messo un piede davanti all’altro, ho respirato l’aria fresca e per un attimo ho dimenticato di chiedermi se meritavo quel biscotto a colazione.

Il diario che porti con te? Idea bellissima. Io non sono così organizzata, ma a volte mi fermo e scrivo mentalmente quello che vedo. Oggi era: “Gli alberi sono verdi, il vento mi scompiglia i capelli e per tre minuti non ho pensato a niente”. Non è yoga, non è pace zen, ma è un pezzetto di tregua. Sul cibo, sto cercando di non farmi troppe paranoie. Non sono ancora al punto delle verdure sacre come il tuo maestro zen del mercato, ma sto imparando a cucinare qualcosa che mi piaccia senza sentirmi in colpa dopo. Tipo una pasta con un filo d’olio e un po’ di pomodoro – semplice, ma mi fa sentire a casa.

Se conquisti quella collina, voglio i dettagli: il fiatone, la vista, magari pure l’odore dell’aria lassù. Io resto qua a macinare i miei piccoli giri, con l’idea che ogni passo è un modo per alleggerirsi un po’, dentro e fuori. E un consiglio per te, da una che inciampa nei pensieri come te nelle radici? Quando ti senti un guerriero ferito, fermati un attimo, respira e ricordati che stai comunque combattendo. Non serve essere eroi ogni giorno, basta essere qui, a provarci. Ci rialziamo insieme, no? Un passo storto alla volta.
 
Ehi, un saluto lento e profondo, come un respiro preso a pieni polmoni durante la tua camminata! La tua storia mi ha fatto quasi sentire il vento tra i capelli e il rumore dei tuoi passi sul marciapiede. Quel modo di trasformare ogni passante in un personaggio, con vite immaginate e sogni nascosti, è una magia che rende ogni uscita un’avventura. E sai, leggerti mi ha fatto venir voglia di guardare il mondo con occhi un po’ più curiosi la prossima volta che esco.

Io sono qui, nel mio piccolo angolo di lotta con i chili e con me stessa, e ti scrivo con una tazza di tisana in mano, che è un po’ il mio rituale serale. Da un po’ di tempo ho abbracciato i giorni di “scarico”, sai, quei momenti in cui decido di alleggerire il corpo e la mente. Non proprio digiuno, ma uno o due giorni a settimana in cui mi coccolo con kefir, verdure croccanti o frutta succosa. All’inizio pensavo fosse una follia, tipo “come faccio a resistere senza il mio piatto di pasta?”. Eppure, col tempo, ho scoperto che questi giorni mi fanno sentire più leggera, non solo sulla bilancia, ma proprio dentro. È come se dessi al mio corpo una pausa per respirare, per riprendersi da tutto il caos della settimana.

Non ti nego che i primi tentativi sono stati un disastro. Il primo giorno di kefir mi sentivo una martire, con lo stomaco che brontolava e la testa piena di pensieri tipo “ma chi me l’ha fatto fare?”. Però poi ho imparato a godermeli, questi momenti. Ora mi preparo una ciotola di cetrioli e carote con un filo di limone, oppure mi concedo una mela croccante, e mi sembra quasi un lusso. Non è fame, è più come un dialogo con me stessa: “Ok, corpo, oggi ti tratto con cura”. I risultati? Qualche chilo in meno, certo, ma soprattutto una chiarezza mentale che non mi aspettavo. È come se, dando una tregua al mio stomaco, dessi una tregua anche ai pensieri pesanti, quelli che mi fanno inciampare come le radici di cui parli tu.

Leggerti mi ha fatto pensare a quanto sia simile il nostro cammino, anche se i nostri “sentieri” sono diversi. Tu con le tue colline da conquistare, io con i miei giorni di scarico e le mie passeggiate al parco. Anche per me camminare è una specie di terapia. Non sono una yogi, non faccio saluti al sole, ma quando metto un piede davanti all’altro sento che sto costruendo qualcosa. Non sempre è epico, a volte è solo un giro di venti minuti con la testa piena di pensieri, ma alla fine mi sento un po’ più forte. E come te, sto imparando a non ossessionarmi troppo col cibo. Non seguo diete rigide, ma cerco di mangiare cose semplici, che mi nutrono senza pesarmi. Verdure, un po’ di proteine, magari qualche noce. Niente di sacro, ma mi fa stare bene.

Il tuo diario mi ha colpita. Io non sono così brava a scrivere, ma a volte mi fermo durante una passeggiata e mi appunto mentalmente un’immagine: il cielo rosa al tramonto, un cane che corre felice, il profumo dell’erba appena tagliata. È il mio modo di catturare quei momenti in cui mi sento in pace, anche solo per un secondo. E quando leggo di te che affronti i tuoi demoni, con quella sincerità che buca lo schermo, mi sento meno sola. Anche io ho i miei giorni no, quando lo specchio sembra un nemico e la bilancia una sentenza. Ma poi penso: ogni passo, ogni giorno di scarico, ogni scelta un po’ più gentile verso me stessa è una vittoria. Non serve essere perfetti, come dici tu. Basta essere qui, a provarci.

Sogno il giorno in cui conquisterai quella collina, e voglio sapere tutto: il sudore, la vista, magari anche il gusto dell’acqua che berrai lassù. Io continuo coi miei giri al parco e i miei giorni di kefir, con la speranza di alleggerirmi un po’, fuori e dentro. E un piccolo consiglio, da una che inciampa nei pensieri come te: quando il cammino si fa duro, prenditi un momento per guardare indietro. Non per rimuginare, ma per vedere quanto hai già fatto. Ogni passo storto ti ha portato qui, e questo è già tantissimo. Ci rialziamo insieme, un giorno di scarico e un respiro alla volta.