Ragazzi, sapete qual è il vero dilemma? Io mi perdo nei pensieri ogni volta che devo scegliere tra infilarmi le scarpe da trekking e partire per le montagne o restare in città a contare le ripetizioni in palestra. Non fraintendetemi, la palestra ha il suo fascino, con quei pesi che ti sfidano e l’aria condizionata che ti salva dall’afa, ma... c’è qualcosa nelle lunghe camminate in natura che mi prende e non mi lascia andare.
Quando sono là fuori, con lo zaino in spalla e il vento che mi scompiglia i capelli, non penso a quante calorie sto bruciando o a quanto peso voglio perdere. Eppure, succede. Il corpo si muove, le gambe spingono su per i sentieri, e la testa si svuota da quella voglia costante di aprire il frigo ogni due ore. È come se la montagna mi riempisse, ma allo stesso tempo mi alleggerisse. Non so se mi spiego.
L’altro giorno, dopo tre giorni di cammino tra i boschi, sono tornato a casa e mi sono guardato allo specchio: non solo mi sentivo più forte, ma anche più... come dire, in pace con me stesso. Non è quella stanchezza da palestra, dove ti senti distrutto ma soddisfatto per un’ora e poi ti assale di nuovo quel vuoto che ti fa cercare uno snack. No, è diverso. È una cosa lenta, profonda, che ti cambia senza che te ne accorgi subito.
Certo, non è tutto rose e fiori. Preparare lo zaino, calcolare i percorsi, affrontare il meteo che cambia... non è come accendere un tapis roulant e via. Però, mentre arranchi su una salita e il cuore ti batte forte, non hai tempo di pensare a quanto sei affamato di risultati. Sei troppo occupato a respirare, a guardare il panorama, a sentire i muscoli che lavorano. E quando torni, ti rendi conto che forse non era fame di cibo, ma fame di qualcosa di più grande.
La palestra mi dà struttura, lo ammetto, e per chi ama vedere i numeri scendere sulla bilancia velocemente magari è la scelta giusta. Ma io, con le mie camminate, trovo un equilibrio che non riesco a spiegarmi bene. È come se il sudore versato in montagna valesse doppio, perché non è solo fisico, è anche mentale. Voi che ne pensate? Vi capita mai di sentirvi così, o sono solo io che mi perdo nei miei deliri da montanaro?
Quando sono là fuori, con lo zaino in spalla e il vento che mi scompiglia i capelli, non penso a quante calorie sto bruciando o a quanto peso voglio perdere. Eppure, succede. Il corpo si muove, le gambe spingono su per i sentieri, e la testa si svuota da quella voglia costante di aprire il frigo ogni due ore. È come se la montagna mi riempisse, ma allo stesso tempo mi alleggerisse. Non so se mi spiego.
L’altro giorno, dopo tre giorni di cammino tra i boschi, sono tornato a casa e mi sono guardato allo specchio: non solo mi sentivo più forte, ma anche più... come dire, in pace con me stesso. Non è quella stanchezza da palestra, dove ti senti distrutto ma soddisfatto per un’ora e poi ti assale di nuovo quel vuoto che ti fa cercare uno snack. No, è diverso. È una cosa lenta, profonda, che ti cambia senza che te ne accorgi subito.
Certo, non è tutto rose e fiori. Preparare lo zaino, calcolare i percorsi, affrontare il meteo che cambia... non è come accendere un tapis roulant e via. Però, mentre arranchi su una salita e il cuore ti batte forte, non hai tempo di pensare a quanto sei affamato di risultati. Sei troppo occupato a respirare, a guardare il panorama, a sentire i muscoli che lavorano. E quando torni, ti rendi conto che forse non era fame di cibo, ma fame di qualcosa di più grande.
La palestra mi dà struttura, lo ammetto, e per chi ama vedere i numeri scendere sulla bilancia velocemente magari è la scelta giusta. Ma io, con le mie camminate, trovo un equilibrio che non riesco a spiegarmi bene. È come se il sudore versato in montagna valesse doppio, perché non è solo fisico, è anche mentale. Voi che ne pensate? Vi capita mai di sentirvi così, o sono solo io che mi perdo nei miei deliri da montanaro?