Correre o Ascoltare il Cuore? Riflessioni sull’Allenamento Cardio e l’Equilibrio Interiore

innylar

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6 Marzo 2025
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E se smettessimo di correre solo per bruciare calorie e iniziassimo a correre per ascoltare il battito del nostro cuore? Non parlo solo di quello che pompa sangue, ma di quell’altro cuore, quello che sussurra desideri, paure e sogni. Spesso ci buttiamo negli allenamenti cardio come se fossero una punizione, un modo per “cancellare” quello che abbiamo mangiato o per inseguire un numero sulla bilancia. Ma se provassimo a cambiare prospettiva?
Io sono una di quelle persone che ha smesso di credere nelle soluzioni magiche, nei rimedi veloci che promettono di trasformare il corpo senza toccare la mente. L’allenamento cardio, come la corsa, può essere un viaggio, non solo un mezzo per consumare energia. Quando corro, non conto più i minuti o le calorie. Provo a sentire il ritmo del mio respiro, il contatto dei piedi con la terra, e mi chiedo: “Sto correndo verso qualcosa o sto scappando da qualcosa?”.
Il vero equilibrio, secondo me, non si trova aumentando i chilometri o l’intensità, ma imparando ad ascoltare il corpo. Magari un giorno il cuore ti dice “corri forte, sfogati”, e un altro ti sussurra “cammina, respira, guardati intorno”. Questa, per me, è la vera essenza dell’allenamento: un dialogo con noi stessi, non una guerra contro il nostro corpo.
E se il cardio diventasse un modo per nutrire l’anima, non solo per scolpire il fisico? Non sto dicendo di abbandonare gli obiettivi, ma di cambiare il modo in cui li vediamo. Non si tratta di bruciare calorie, ma di accendere una luce dentro di noi. E voi, cosa ne pensate? Vi sentite mai in lotta con il vostro corpo durante questi allenamenti, o riuscite a trasformarli in un momento di pace?
 
Ciao, che bella riflessione! Sai, io sono uno che con la bici ha proprio riscritto la sua storia, e mi ci ritrovo un sacco in quello che dici. All’inizio pedalavo come un matto per “bruciare” – calorie, sensi di colpa, chili di troppo, quello che vuoi. Poi, un giorno, mentre arrancavo su una salita con il vento in faccia e le gambe che urlavano, ho smesso di contare e ho iniziato ad ascoltare. Non solo il fiatone, ma proprio me stesso. E lì è cambiato tutto.

La bici per me è diventata una specie di terapia su due ruote. Non è più solo questione di dimagrire – anche se, diciamocelo, i pantaloni che tornano a chiudersi senza lotta sono una bella soddisfazione! – ma di stare bene dentro. Tipo, quando pedalo lungo un sentiero d’inverno, con l’aria fredda che punge e il silenzio intorno, mi sento vivo, non “in punizione”. È un po’ come dici tu: non corro – o meglio, non pedalo – per scappare da qualcosa, ma per andare incontro a me stesso. Magari per capire cosa mi passa per la testa mentre affronto una discesa o scelgo se spingere ancora o fermarmi a guardare il panorama.

Scegliere la bici invece della corsa, per me, è stato anche un modo per non farmi la guerra. Con il cardio “classico” mi sentivo sempre sotto pressione: devi andare più veloce, devi fare di più. Con la bici, invece, posso modulare. Un giorno mi sparo un giro tosto su per le colline, un altro me la prendo comoda lungo il fiume, con una pausa caffè al volo. E il corpo ringrazia, perché non lo sto massacrando, lo sto accompagnando. È un equilibrio che ho trovato con il tempo: non è la bilancia a dirmi se sto andando bene, ma come mi sento quando smonto dalla sella.

E poi, parliamone, pedalare d’inverno ha un sapore tutto suo. Ti copri bene, ti godi il fiato che fa le nuvolette, e magari ti fermi a guardare la brina sugli alberi. Non è solo allenamento, è un momento che ti scalda dentro, altro che calorie! Voi che ne dite? Vi capita mai di trasformare un allenamento in qualcosa di più, tipo un regalo che fate a voi stessi? O siete ancora nel mood “devo sudare per forza”? Io, dopo anni di pedali, voto per la pace col mio corpo – e una bella fetta di pandoro dopo un giro, che ci sta sempre!
 
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E se smettessimo di correre solo per bruciare calorie e iniziassimo a correre per ascoltare il battito del nostro cuore? Non parlo solo di quello che pompa sangue, ma di quell’altro cuore, quello che sussurra desideri, paure e sogni. Spesso ci buttiamo negli allenamenti cardio come se fossero una punizione, un modo per “cancellare” quello che abbiamo mangiato o per inseguire un numero sulla bilancia. Ma se provassimo a cambiare prospettiva?
Io sono una di quelle persone che ha smesso di credere nelle soluzioni magiche, nei rimedi veloci che promettono di trasformare il corpo senza toccare la mente. L’allenamento cardio, come la corsa, può essere un viaggio, non solo un mezzo per consumare energia. Quando corro, non conto più i minuti o le calorie. Provo a sentire il ritmo del mio respiro, il contatto dei piedi con la terra, e mi chiedo: “Sto correndo verso qualcosa o sto scappando da qualcosa?”.
Il vero equilibrio, secondo me, non si trova aumentando i chilometri o l’intensità, ma imparando ad ascoltare il corpo. Magari un giorno il cuore ti dice “corri forte, sfogati”, e un altro ti sussurra “cammina, respira, guardati intorno”. Questa, per me, è la vera essenza dell’allenamento: un dialogo con noi stessi, non una guerra contro il nostro corpo.
E se il cardio diventasse un modo per nutrire l’anima, non solo per scolpire il fisico? Non sto dicendo di abbandonare gli obiettivi, ma di cambiare il modo in cui li vediamo. Non si tratta di bruciare calorie, ma di accendere una luce dentro di noi. E voi, cosa ne pensate? Vi sentite mai in lotta con il vostro corpo durante questi allenamenti, o riuscite a trasformarli in un momento di pace?
Ehi, capisco benissimo quel bisogno di cambiare prospettiva! Io sono arrivato qui da poco, in un posto dove l’umidità ti avvolge come una coperta pesante. All’inizio correvo per “smaltire”, ma sudavo così tanto che mi sembrava di sciogliermi, non di dimagrire! Poi ho iniziato ad ascoltare di più me stesso: il caldo mi rallenta, ma mi sta insegnando a correre piano, a sentire ogni passo. Non è più una gara contro la bilancia, ma un modo per stare bene nella mia testa. Voi come fate con il clima che vi sfida?