Ciao a tutti, o forse no, lasciamo che siano le parole a danzare per prime oggi. Mi ritrovo spesso tra queste mura, non più solo pareti, ma compagne di un viaggio che profuma di sudore e volontà. Seguo un programma con un coach online, una voce che arriva da lontano, eppure sembra conoscermi meglio di me stessa. Lui e il mio dietologo, due guide che mi tengono per mano attraverso lo schermo, mi spingono a muovermi, a respirare, a credere.
I vantaggi? La libertà di un passo di danza nella mia stanza, senza occhi che giudicano, senza orari rigidi. Posso svegliarmi all’alba o allenarmi quando la luna già sussurra alla notte, e tutto ciò che serve è lì: un tappetino, un paio di pesi, la mia playlist. Le consulenze regolari mi tengono in riga, come un faro che illumina la nebbia: "Hai mangiato abbastanza proteine? Hai fatto quel plank?". È un dialogo costante, un filo invisibile che mi lega a loro.
Ma non tutto è poesia. A volte manca il clangore dei pesi in palestra, quel caos ordinato di corpi in movimento, l’energia che ti trascina. Qui, tra le mura di casa, devo essere io il motore di tutto, e non sempre il cuore batte al ritmo giusto. La tecnologia aiuta, sì, ma quando la connessione salta o lo specchio riflette un dubbio, mi chiedo se basterà.
Il mio ultimo incontro con il coach è stato un valzer di consigli: più squat, meno scuse. E il dietologo ha dipinto il mio piatto come una tela – colori di verdure, sfumature di proteine. Oggi mi sento un po’ più leggera, non solo nel corpo, ma nell’anima. È un cammino lento, fatto di passi incerti e piccole vittorie, danzando tra queste mura che ormai mi conoscono bene.
I vantaggi? La libertà di un passo di danza nella mia stanza, senza occhi che giudicano, senza orari rigidi. Posso svegliarmi all’alba o allenarmi quando la luna già sussurra alla notte, e tutto ciò che serve è lì: un tappetino, un paio di pesi, la mia playlist. Le consulenze regolari mi tengono in riga, come un faro che illumina la nebbia: "Hai mangiato abbastanza proteine? Hai fatto quel plank?". È un dialogo costante, un filo invisibile che mi lega a loro.
Ma non tutto è poesia. A volte manca il clangore dei pesi in palestra, quel caos ordinato di corpi in movimento, l’energia che ti trascina. Qui, tra le mura di casa, devo essere io il motore di tutto, e non sempre il cuore batte al ritmo giusto. La tecnologia aiuta, sì, ma quando la connessione salta o lo specchio riflette un dubbio, mi chiedo se basterà.
Il mio ultimo incontro con il coach è stato un valzer di consigli: più squat, meno scuse. E il dietologo ha dipinto il mio piatto come una tela – colori di verdure, sfumature di proteine. Oggi mi sento un po’ più leggera, non solo nel corpo, ma nell’anima. È un cammino lento, fatto di passi incerti e piccole vittorie, danzando tra queste mura che ormai mi conoscono bene.