Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, compagni di bilancia"! Eccomi qui, a raccontarvi l’ennesima puntata della mia saga con il coach virtuale. Ormai siamo al punto che quando accendo Zoom mi aspetto di vedere il mio trainer con un cronometro in una mano e una foglia di insalata nell’altra, pronto a urlarmi “Muovi quel sedere!” attraverso lo schermo. La verità è che questo percorso online ha i suoi alti e bassi, tipo una bilancia impazzita dopo un weekend di pizza.
Partiamo dai lati positivi: la comodità è imbattibile. Niente corse in palestra sotto la pioggia, niente occhiatacce da sconosciuti mentre cerco di fare uno squat decente. Il coach è lì, a un click di distanza, e le sessioni via video sono perfette per chi come me ha il talento di sudare anche solo pensando allo sport. Mi manda i piani settimanali, mi controlla i pasti (addio sogni di carbonara segreta) e ogni tanto mi tira su il morale con un “Dai, che ce la fai!” che suona sincero al 70%. La dieta? Precise come un orologio svizzero: ogni carota è contata, ogni grammo di pollo pesato. E devo dire che vedere i numeri scendere piano piano sullo schermo della bilancia dà una certa soddisfazione.
Poi però ci sono i giorni no. Tipo quando il Wi-Fi decide di morire a metà di un plank e io resto lì, a tremare come un budino, chiedendomi se sto ancora impressionando qualcuno. O quando il coach mi chiede di filmarmi mentre faccio un esercizio e io passo più tempo a cercare l’angolazione giusta che a fare davvero i burpee. Senza contare le consulenze con il dietologo: “Hai mangiato qualcosa fuori piano?” “Nooo, certo che no!” (mentre nascondo le briciole di biscotti sotto il tavolo). La distanza a volte si sente, eh. Manca quel “Forza, spingi!” urlato in faccia che ti dà la carica, sostituito da un “Brava, continua così” che ogni tanto arriva con mezzo secondo di ritardo per la connessione.
Insomma, è un viaggio. Tra Zoom sudati, insalate contate e qualche imprecazione silenziosa, sto andando avanti. Ieri il coach mi ha fatto i complimenti per il progresso e io ho quasi pianto – ma forse era solo il sudore negli occhi. Vi tengo aggiornati, magari la prossima volta vi racconto di quella volta che ho confuso il burro d’arachidi “ammesso” con mezzo barattolo spalmato sul pane!
Partiamo dai lati positivi: la comodità è imbattibile. Niente corse in palestra sotto la pioggia, niente occhiatacce da sconosciuti mentre cerco di fare uno squat decente. Il coach è lì, a un click di distanza, e le sessioni via video sono perfette per chi come me ha il talento di sudare anche solo pensando allo sport. Mi manda i piani settimanali, mi controlla i pasti (addio sogni di carbonara segreta) e ogni tanto mi tira su il morale con un “Dai, che ce la fai!” che suona sincero al 70%. La dieta? Precise come un orologio svizzero: ogni carota è contata, ogni grammo di pollo pesato. E devo dire che vedere i numeri scendere piano piano sullo schermo della bilancia dà una certa soddisfazione.
Poi però ci sono i giorni no. Tipo quando il Wi-Fi decide di morire a metà di un plank e io resto lì, a tremare come un budino, chiedendomi se sto ancora impressionando qualcuno. O quando il coach mi chiede di filmarmi mentre faccio un esercizio e io passo più tempo a cercare l’angolazione giusta che a fare davvero i burpee. Senza contare le consulenze con il dietologo: “Hai mangiato qualcosa fuori piano?” “Nooo, certo che no!” (mentre nascondo le briciole di biscotti sotto il tavolo). La distanza a volte si sente, eh. Manca quel “Forza, spingi!” urlato in faccia che ti dà la carica, sostituito da un “Brava, continua così” che ogni tanto arriva con mezzo secondo di ritardo per la connessione.
Insomma, è un viaggio. Tra Zoom sudati, insalate contate e qualche imprecazione silenziosa, sto andando avanti. Ieri il coach mi ha fatto i complimenti per il progresso e io ho quasi pianto – ma forse era solo il sudore negli occhi. Vi tengo aggiornati, magari la prossima volta vi racconto di quella volta che ho confuso il burro d’arachidi “ammesso” con mezzo barattolo spalmato sul pane!