Ciao a tutti, o meglio, salve compagni di lotta contro i chili di troppo! Sono qui per parlarvi di qualcosa che non richiede preghiere o interventi divini, ma si basa su pura logica e scienza: il metodo Montignac. Basta con le calorie contate come se fossimo penitenti in cerca di redenzione, qui si tratta di scegliere i carboidrati giusti, quelli che non ci mandano in tilt il corpo. Niente dogmi, solo il buon senso del glico-indice.
Vi spiego come funziona. Il metodo divide i carboidrati in "buoni" e "cattivi" in base a quanto fanno schizzare la glicemia. Quelli con un indice glicemico basso (sotto il 50) sono i nostri alleati: lenticchie, ceci, mele, avena integrale. Quelli con IG alto (sopra il 70), come pane bianco, patate o zucchero raffinato, li lasciamo agli illusi che credono ancora nel paradiso delle diete a basso contenuto calorico. La scienza dice che un picco glicemico alto significa più insulina, e più insulina significa grasso accumulato. Punto.
Vi faccio un esempio pratico di una giornata tipo. Mattina: una ciotola di fiocchi d’avena integrali con latte di mandorla non zuccherato e qualche noce. Niente succhi di frutta o brioche, che vi mandano la glicemia alle stelle prima ancora che il caffè sia pronto. Pranzo: un’insalata di quinoa con verdure crude e un po’ di salmone o ceci, condita con olio extravergine. Cena: petto di pollo alla griglia con zucchine e una porzione di riso basmati, che ha un IG moderato. Niente digiuni da martire né conteggi ossessivi di calorie: si mangia, si sta sazi, e il corpo ringrazia.
Parliamo di risultati. Con il classico conteggio calorico, perdi peso finché resisti alla fame, ma poi? Il metabolismo rallenta, la volontà crolla e torni al punto di partenza. Con Montignac, invece, il corpo impara a gestire meglio gli zuccheri nel sangue. Io, per dirne una, sono sceso di 8 chili in tre mesi senza sentirmi uno zombie. E non è un miracolo, è chimica.
Vi lascio una mini-tabella per orientarvi:
Vi spiego come funziona. Il metodo divide i carboidrati in "buoni" e "cattivi" in base a quanto fanno schizzare la glicemia. Quelli con un indice glicemico basso (sotto il 50) sono i nostri alleati: lenticchie, ceci, mele, avena integrale. Quelli con IG alto (sopra il 70), come pane bianco, patate o zucchero raffinato, li lasciamo agli illusi che credono ancora nel paradiso delle diete a basso contenuto calorico. La scienza dice che un picco glicemico alto significa più insulina, e più insulina significa grasso accumulato. Punto.
Vi faccio un esempio pratico di una giornata tipo. Mattina: una ciotola di fiocchi d’avena integrali con latte di mandorla non zuccherato e qualche noce. Niente succhi di frutta o brioche, che vi mandano la glicemia alle stelle prima ancora che il caffè sia pronto. Pranzo: un’insalata di quinoa con verdure crude e un po’ di salmone o ceci, condita con olio extravergine. Cena: petto di pollo alla griglia con zucchine e una porzione di riso basmati, che ha un IG moderato. Niente digiuni da martire né conteggi ossessivi di calorie: si mangia, si sta sazi, e il corpo ringrazia.
Parliamo di risultati. Con il classico conteggio calorico, perdi peso finché resisti alla fame, ma poi? Il metabolismo rallenta, la volontà crolla e torni al punto di partenza. Con Montignac, invece, il corpo impara a gestire meglio gli zuccheri nel sangue. Io, per dirne una, sono sceso di 8 chili in tre mesi senza sentirmi uno zombie. E non è un miracolo, è chimica.
Vi lascio una mini-tabella per orientarvi:
- Buoni (IG < 50): lenticchie (30), mela (38), yogurt naturale (36)
- Medi (IG 50-70): riso basmati (58), pasta integrale al dente (50)
- Cattivi (IG > 70): patate fritte (95), pane bianco (85), zucchero (70)