Ehi, ciao a tutti, o forse no, magari solo a chi riesce a leggere fino in fondo senza pensare al prossimo piatto di pasta. Mangiare fuori per me è sempre stato come entrare in un campo minato con una forchetta in mano. Una volta vedevo il menu come una lista di nemici da evitare, calorie pronte a tendermi un agguato. Anni fa, con l’anoressia che mi sussurrava all’orecchio, ordinavo un’insalata scondita e mi sentivo una specie di martire della lattuga. Poi è arrivata la bulimia, e il ristorante si trasformava in un’arena: mangiare tutto, troppo, e poi correre a fare i conti col bagno più vicino.
Adesso? Sto cercando di firmare una tregua col cibo. Non è facile, soprattutto quando esci e il cameriere ti guarda strano perché chiedi il condimento a parte, ma senza sembrare una pazza fissata. L’altro giorno ho ordinato una pizza – sì, una pizza intera – e non ho passato il resto della serata a fare calcoli mentali o a progettare come “rimediare”. L’ho mangiata, punto. Certo, la vocina nella testa c’è ancora, ma sto imparando a dirle di sedersi e stare zitta, almeno per il tempo di una cena.
Il mio trucco? Non dichiaro più guerra al piatto. Scelgo quello che mi va, non quello che “dovrei”. Mangiare fuori non è più un test di volontà, ma un modo per ricordarmi che il cibo non è il boss di me. Se ce la sto facendo io, tra alti e bassi, magari può essere uno spunto per qualcuno di voi. O almeno, spero che vi faccia ridere pensare a me che litigo con una margherita!
Adesso? Sto cercando di firmare una tregua col cibo. Non è facile, soprattutto quando esci e il cameriere ti guarda strano perché chiedi il condimento a parte, ma senza sembrare una pazza fissata. L’altro giorno ho ordinato una pizza – sì, una pizza intera – e non ho passato il resto della serata a fare calcoli mentali o a progettare come “rimediare”. L’ho mangiata, punto. Certo, la vocina nella testa c’è ancora, ma sto imparando a dirle di sedersi e stare zitta, almeno per il tempo di una cena.
Il mio trucco? Non dichiaro più guerra al piatto. Scelgo quello che mi va, non quello che “dovrei”. Mangiare fuori non è più un test di volontà, ma un modo per ricordarmi che il cibo non è il boss di me. Se ce la sto facendo io, tra alti e bassi, magari può essere uno spunto per qualcuno di voi. O almeno, spero che vi faccia ridere pensare a me che litigo con una margherita!