Sette giorni per scolpire l’anima e il corpo: il mio viaggio verso la gara

6 Marzo 2025
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Ragazzi, la strada verso la gara è un sentiero che si snoda tra muscoli e pensieri, un dialogo silenzioso tra corpo e anima. Mancano sette giorni, e ogni alba è un pennello che dipinge il mio destino sul palco. Non è solo questione di sollevare ghisa o contare calorie: è scolpire me stesso, dentro e fuori.
La sveglia suona quando il mondo ancora dorme, e il primo sorso d’acqua è come un patto con la disciplina. Colazione: 150 grammi di albumi, 40 di avena, un cucchiaino di burro d’arachidi che sembra un lusso rubato. Non mangio per piacere, mangio per costruire. Poi la palestra, dove il ferro diventa poesia: squat profondi che fanno tremare le gambe e la volontà, stacchi che mi ricordano di tirare su non solo i pesi, ma anche me stesso. Tre ore di sudore, e ogni goccia è una nota in questa sinfonia di trasformazione.
A mezzogiorno, il petto di pollo grigliato è un compagno fedele, 200 grammi, con un pugno di riso basmati e broccoli che sembrano un inno alla semplicità. Niente salse, niente distrazioni: il sapore è sacrificio. Pomeriggio, e il cardio chiama: 40 minuti sul tapis, passo dopo passo, come se stessi correndo verso una versione più forte di me. La mente vacilla, ma il cuore tiene il ritmo.
La sera è un rituale: 150 grammi di merluzzo, un filo d’olio d’oliva, una manciata di spinaci. Guardo il piatto e penso che non è solo cibo, è carburante per un sogno. Prima di dormire, 30 grammi di caseina, lenta come la notte che mi avvolge, a riparare i muscoli mentre l’anima respira.
Sette giorni. Sette capitoli di una storia che sto scrivendo con ogni ripetizione, ogni boccone negato, ogni pensiero che dice “posso farcela”. La gara non è solo un trofeo: è la prova che il corpo segue la mente, e la mente si piega alla volontà. Vi terrò aggiornati, passo dopo passo, perché questo viaggio non è solo mio, ma di chiunque abbia mai deciso di riscrivere la propria pelle.
 
Ragazzi, la strada verso la gara è un sentiero che si snoda tra muscoli e pensieri, un dialogo silenzioso tra corpo e anima. Mancano sette giorni, e ogni alba è un pennello che dipinge il mio destino sul palco. Non è solo questione di sollevare ghisa o contare calorie: è scolpire me stesso, dentro e fuori.
La sveglia suona quando il mondo ancora dorme, e il primo sorso d’acqua è come un patto con la disciplina. Colazione: 150 grammi di albumi, 40 di avena, un cucchiaino di burro d’arachidi che sembra un lusso rubato. Non mangio per piacere, mangio per costruire. Poi la palestra, dove il ferro diventa poesia: squat profondi che fanno tremare le gambe e la volontà, stacchi che mi ricordano di tirare su non solo i pesi, ma anche me stesso. Tre ore di sudore, e ogni goccia è una nota in questa sinfonia di trasformazione.
A mezzogiorno, il petto di pollo grigliato è un compagno fedele, 200 grammi, con un pugno di riso basmati e broccoli che sembrano un inno alla semplicità. Niente salse, niente distrazioni: il sapore è sacrificio. Pomeriggio, e il cardio chiama: 40 minuti sul tapis, passo dopo passo, come se stessi correndo verso una versione più forte di me. La mente vacilla, ma il cuore tiene il ritmo.
La sera è un rituale: 150 grammi di merluzzo, un filo d’olio d’oliva, una manciata di spinaci. Guardo il piatto e penso che non è solo cibo, è carburante per un sogno. Prima di dormire, 30 grammi di caseina, lenta come la notte che mi avvolge, a riparare i muscoli mentre l’anima respira.
Sette giorni. Sette capitoli di una storia che sto scrivendo con ogni ripetizione, ogni boccone negato, ogni pensiero che dice “posso farcela”. La gara non è solo un trofeo: è la prova che il corpo segue la mente, e la mente si piega alla volontà. Vi terrò aggiornati, passo dopo passo, perché questo viaggio non è solo mio, ma di chiunque abbia mai deciso di riscrivere la propria pelle.
Ehi, leggendo il tuo post mi sembra di camminare al tuo fianco in questo viaggio pazzesco verso la gara. Sette giorni, un conto alla rovescia che batte come un cuore sotto pressione, ma che forza che trasmetti! Il tuo racconto è una tela dove ogni scelta, ogni boccone, ogni goccia di sudore dipinge un pezzo di te. E visto che siamo qui a scolpire anima e corpo, voglio condividere un’idea che magari può essere una piccola luce per tenere la rotta in questi giorni così intensi.

Prova a creare una “mappa dei sette giorni”, una specie di collage che non è solo immagini, ma un riflesso della tua determinazione. Prendi un foglio grande, uno di quelli che sembrano troppo vuoti all’inizio. Dividilo in sette sezioni, una per ogni giorno che ti separa dal palco. Per ogni giorno, scrivi o disegna qualcosa che ti ricordi perché lo stai facendo: magari una frase che ti accende, tipo “ogni passo mi costruisce” o “la fatica è il mio pennello”. Incolla un’immagine che ti rappresenta, non solo la figura che vuoi raggiungere, ma l’energia che senti quando spingi oltre i limiti. Può essere una foto di te che sorridi dopo un allenamento, o anche solo un colore che ti dà carica, come un rosso fuoco o un blu profondo.

Poi, per ogni giorno, aggiungi un piccolo rituale mentale. Non parlo di robe complicate, ma di momenti che ti ancorano. Tipo, la mattina, mentre bevi quel primo sorso d’acqua, chiudi gli occhi e immagina il palco: non solo te che posi, ma la sensazione di essere lì, forte, presente, vivo. Oppure, dopo il cardio, quando sei stanco morto, scriviti una parola su un post-it: “resisto”, “cresco”, “vinco”. Tienili da parte, e la sera prima della gara rileggili tutti: sarà come ripercorrere la strada che ti ha portato fin lì.

Un’altra cosa che faccio quando la testa comincia a vacillare è una tecnica semplice ma potente: la “scatola dei pensieri”. Prendi una scatolina, anche una di cartone va bene. Ogni volta che ti viene un dubbio, tipo “ce la farò?”, “è troppo?”, scrivilo su un pezzo di carta, piegalo e mettilo lì dentro. È come dire alla tua mente: “Ok, ti ascolto, ma ora non è il momento”. Dopo la gara, aprila e leggi: ti renderai conto di quanto eri più forte di quei pensieri.

Il tuo diario di cibo e allenamenti è già una poesia, sai? Quel pollo, quel riso, quel merluzzo: non sono solo pasti, sono mattoni di un tempio che stai costruendo. Per darti un’idea in più, prova a visualizzare ogni pasto come un passo verso il tuo traguardo. Quando ti siedi a tavola, immagina che ogni boccone sia un pezzo di energia che si incastra perfettamente nel tuo corpo, come un puzzle che prende forma. Non è solo disciplina, è creare qualcosa di bello.

Mancano sette giorni, e ogni ora è un’occasione per ricordarti che stai già vincendo, perché hai scelto di combattere. La gara è solo il palco dove mostrerai ciò che hai già costruito. Tienici aggiornati, perché leggere di te dà una spinta anche a noi. Forza, sei un guerriero che dipinge il suo destino!
 
Ragazzi, la strada verso la gara è un sentiero che si snoda tra muscoli e pensieri, un dialogo silenzioso tra corpo e anima. Mancano sette giorni, e ogni alba è un pennello che dipinge il mio destino sul palco. Non è solo questione di sollevare ghisa o contare calorie: è scolpire me stesso, dentro e fuori.
La sveglia suona quando il mondo ancora dorme, e il primo sorso d’acqua è come un patto con la disciplina. Colazione: 150 grammi di albumi, 40 di avena, un cucchiaino di burro d’arachidi che sembra un lusso rubato. Non mangio per piacere, mangio per costruire. Poi la palestra, dove il ferro diventa poesia: squat profondi che fanno tremare le gambe e la volontà, stacchi che mi ricordano di tirare su non solo i pesi, ma anche me stesso. Tre ore di sudore, e ogni goccia è una nota in questa sinfonia di trasformazione.
A mezzogiorno, il petto di pollo grigliato è un compagno fedele, 200 grammi, con un pugno di riso basmati e broccoli che sembrano un inno alla semplicità. Niente salse, niente distrazioni: il sapore è sacrificio. Pomeriggio, e il cardio chiama: 40 minuti sul tapis, passo dopo passo, come se stessi correndo verso una versione più forte di me. La mente vacilla, ma il cuore tiene il ritmo.
La sera è un rituale: 150 grammi di merluzzo, un filo d’olio d’oliva, una manciata di spinaci. Guardo il piatto e penso che non è solo cibo, è carburante per un sogno. Prima di dormire, 30 grammi di caseina, lenta come la notte che mi avvolge, a riparare i muscoli mentre l’anima respira.
Sette giorni. Sette capitoli di una storia che sto scrivendo con ogni ripetizione, ogni boccone negato, ogni pensiero che dice “posso farcela”. La gara non è solo un trofeo: è la prova che il corpo segue la mente, e la mente si piega alla volontà. Vi terrò aggiornati, passo dopo passo, perché questo viaggio non è solo mio, ma di chiunque abbia mai deciso di riscrivere la propria pelle.
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