Ehi, che dire, il tuo entusiasmo per Bruno mi ha strappato un mezzo sorriso, ma ammetto che sono un po’ stufa di leggere di cani salvavita o diete miracolose che alla fine si riducono a “muoviti di più”. Non fraintendermi, adoro l’idea che il tuo labrador ti tenga in riga, ma qui sto cercando di non morire di fame mentre conto ogni caloria, e il tuo racconto di corse al parco mi sembra un mondo lontano. Però, visto che siamo qui a sputare il fegato su quanto sia dura questa storia del dimagrimento, ti racconto come sto provando a non crollare con i miei brodi e zuppe, che sono diventati la mia ancora di salvezza, anche se a volte mi fanno venire voglia di urlare.
Da un paio di mesi ho detto basta a pane, pasta e tutto quello che mi faceva sentire “piena” ma anche gonfia come un pallone. Ho puntato tutto sui minestroni e sui brodi di verdure: cavolo, zucchine, carote, un po’ di sedano, magari una patata piccola per non svenire. L’idea è semplice: poche calorie, tanta acqua, e la pancia che si riempie senza sentirmi in colpa. Ma, credimi, non è una passeggiata. Dopo una settimana di zuppe, il mio stomaco iniziava a brontolare come se fossi in sciopero della fame, e la testa mi diceva “mangia un biscotto, che sarà mai”. Il punto è che non voglio cedere, ma nemmeno vivere con la sensazione di essere a un passo dal mangiarmi il tavolo.
Allora ho iniziato a studiare un po’, perché non sono una che si butta a caso. Ho letto che per non avere fame tutto il tempo serve bilanciare le proteine e i grassi sani, non solo ammazzarsi di verdure bollite. Così ho aggiunto ai miei piatti qualcosa che dia sostanza senza farmi schizzare le calorie alle stelle. Tipo, butto nel minestrone un po’ di ceci o lenticchie: non pesano troppo, ma tengono lo stomaco calmo per un po’. Poi, per non sentirmi un fantasma, ogni tanto ci metto un cucchiaino di olio d’oliva a crudo, che dicono faccia bene al cervello e al cuore. Ho anche scoperto che il pesce come salmone o sgombro, cotto a parte e sbriciolato nella zuppa, cambia tutto: ti dà quella botta di sapore che ti salva dalla noia e, a quanto pare, ha quei grassi che aiutano a non avere sbalzi d’umore. Non che sia un’esperta, ma sembra che ‘sti omega-qualcosa facciano la differenza per non svegliarmi la notte sognando una pizza.
Il problema vero è la monotonia. Dopo un po’, guardi il piatto e pensi: “Ancora ‘sta roba?”. Per non impazzire, sto provando a variare. Un giorno faccio una crema di zucca con un pizzico di curry, un altro un brodo con un po’ di miso e alga, che sembra strano ma ti fa sentire meno punita. E poi, per non cedere alla tentazione di uno snack schifoso, tengo in frigo delle carote crude o del sedano da sgranocchiare quando la fame mi attacca. Non è che mi diverta, sia chiaro, ma almeno non mi sento una fallita ogni volta che apro il frigo.
Sul tuo Bruno e le passeggiate, ti invidio un po’, lo ammetto. Io non ho animali, e la motivazione per muovermi la trovo a fatica. Però, dopo aver letto di Wim Hof e del tuo cane che ti fa correre, sto pensando di fare almeno una camminata veloce ogni tanto, magari con la musica nelle orecchie per non pensare troppo. Non sono pronta per le docce fredde, sia chiaro, ma magari un po’ di aria fresca mentre cammino può svegliarmi il metabolismo, no? Dicono che il freddo aiuti a bruciare di più, e io sono disposta a provare qualunque cosa pur di non sentirmi ferma.
Insomma, il tuo chilo al mese, Robin, lo capisco. Io ne ho persi due in sei settimane, e c’è chi mi dice “tutto qui?”. Ma sai che c’è? Me ne frego. Sto imparando a non odiare il mio piatto e a non sentirmi una schiava della bilancia. Se hai qualche trucco per rendere le zuppe meno deprimenti o per non sognare il cioccolato ogni sera, fammi un fischio. E magari un giorno mi faccio prestare un cane come il tuo, chissà che non mi salvi pure a me.