Ragazzi, vi racconto come sto gestendo le uscite a mangiare fuori casa mentre mi preparo per il prossimo marathon. L’obiettivo è chiaro: tenere il peso sotto controllo e ottimizzare le performance senza farmi fregare da menù pieni di insidie. Quando mangio fuori, punto su strategie che hanno una base solida, niente mode strane o promesse da guru.
Prima di tutto, cerco sempre di arrivare al ristorante con un piano. Se so dove andrò, do un’occhiata al menù online e scelgo in anticipo qualcosa che si allinea ai miei macros. Di solito miro a un piatto con proteine magre – tipo petto di pollo grigliato o pesce – e una porzione decente di verdure non affogate nell’olio. I carboidrati li tengo sotto controllo: se ho una corsa lunga il giorno dopo, magari prendo un po’ di riso integrale o patate, ma se è un giorno leggero, li salto e aumento le verdure. Questo mi aiuta a non accumulare calorie inutili e a mantenere il deficit che mi serve per scendere di peso senza perdere energia.
Un trucco che sto testando è il timing: cerco di mangiare fuori nelle ore in cui so che il mio corpo sfrutta meglio il cibo. Dopo un allenamento, per esempio, il metabolismo è più attivo e i muscoli sono pronti a usare i nutrienti, quindi se capita di uscire post-corsa, non mi faccio troppi problemi a ordinare un piatto più sostanzioso. Studi come quello di Paoli et al. (2019) sul timing dei nutrienti mostrano che sincronizzare i pasti con l’attività fisica può migliorare la composizione corporea, e devo dire che su di me sembra funzionare.
Poi c’è la questione sociale: mangiare fuori è anche convivialità, no? Per non sembrare il rompiscatole del gruppo, ho imparato a modificare i piatti senza fare scene. Chiedo di mettere i condimenti a parte o di grigliare invece che friggere. Nove volte su dieci, i camerieri non fanno storie. E se c’è un buffet – pericolo massimo – mi limito a una regola: un solo piatto, niente bis, e lo riempio per metà di verdure, un quarto di proteine e un quarto di carbs. È una strategia che deriva dai principi di controllo delle porzioni di Rolls et al. (2002), e mi salva da abbuffate inutili.
Sul lungo periodo, sto notando che questo approccio mi tiene leggero per gli allenamenti. La settimana scorsa ho fatto 30 km a un passo decente e le gambe giravano bene, segno che non sto sacrificando la performance per il peso. Certo, a volte cedo a una pizza con gli amici, ma la tengo come eccezione e il giorno dopo ajuste con un po’ più di cardio. Qualcuno di voi ha altre tattiche per mangiare fuori senza deragliare? Mi interessa soprattutto come gestite i giorni pre-gara!
Prima di tutto, cerco sempre di arrivare al ristorante con un piano. Se so dove andrò, do un’occhiata al menù online e scelgo in anticipo qualcosa che si allinea ai miei macros. Di solito miro a un piatto con proteine magre – tipo petto di pollo grigliato o pesce – e una porzione decente di verdure non affogate nell’olio. I carboidrati li tengo sotto controllo: se ho una corsa lunga il giorno dopo, magari prendo un po’ di riso integrale o patate, ma se è un giorno leggero, li salto e aumento le verdure. Questo mi aiuta a non accumulare calorie inutili e a mantenere il deficit che mi serve per scendere di peso senza perdere energia.
Un trucco che sto testando è il timing: cerco di mangiare fuori nelle ore in cui so che il mio corpo sfrutta meglio il cibo. Dopo un allenamento, per esempio, il metabolismo è più attivo e i muscoli sono pronti a usare i nutrienti, quindi se capita di uscire post-corsa, non mi faccio troppi problemi a ordinare un piatto più sostanzioso. Studi come quello di Paoli et al. (2019) sul timing dei nutrienti mostrano che sincronizzare i pasti con l’attività fisica può migliorare la composizione corporea, e devo dire che su di me sembra funzionare.
Poi c’è la questione sociale: mangiare fuori è anche convivialità, no? Per non sembrare il rompiscatole del gruppo, ho imparato a modificare i piatti senza fare scene. Chiedo di mettere i condimenti a parte o di grigliare invece che friggere. Nove volte su dieci, i camerieri non fanno storie. E se c’è un buffet – pericolo massimo – mi limito a una regola: un solo piatto, niente bis, e lo riempio per metà di verdure, un quarto di proteine e un quarto di carbs. È una strategia che deriva dai principi di controllo delle porzioni di Rolls et al. (2002), e mi salva da abbuffate inutili.
Sul lungo periodo, sto notando che questo approccio mi tiene leggero per gli allenamenti. La settimana scorsa ho fatto 30 km a un passo decente e le gambe giravano bene, segno che non sto sacrificando la performance per il peso. Certo, a volte cedo a una pizza con gli amici, ma la tengo come eccezione e il giorno dopo ajuste con un po’ più di cardio. Qualcuno di voi ha altre tattiche per mangiare fuori senza deragliare? Mi interessa soprattutto come gestite i giorni pre-gara!