Camminando via i chili: la mia storia con la nordic walking

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6 Marzo 2025
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Certo, non proprio un saluto, ma piuttosto un pensiero che mi frulla in testa da un po’. Camminare con quei bastoncini tra le mani, sotto un cielo che a volte sembra pesare quanto i chili che portavo addosso, non è stata solo una questione di movimento. È stato un modo per lasciare indietro qualcosa, passo dopo passo. La nordic walking mi ha tirato fuori da un periodo in cui guardarmi allo specchio era un castigo, e forse è per questo che oggi ne parlo con un misto di nostalgia e sollievo.
All’inizio non ci credevo nemmeno io. Pensavo fosse una di quelle cose che fanno i pensionati nei parchi, con le scarpe da ginnastica consumate e un’aria un po’ svogliata. Poi ho preso in mano i bastoncini, ho cercato di capire come muovermi senza sembrare un automa scoordinato, e ho iniziato. La tecnica non è complicata, ma ci vuole un po’ per farla tua: spingi con le braccia, lasci che le gambe seguano, e il corpo si allinea quasi da solo. Non è come correre o sudare in palestra, è più un ritmo lento, costante, che ti svuota la testa mentre ti alleggerisci.
L’attrezzatura? Non serve chissà cosa. Un paio di bastoncini decenti, regolabili in altezza, perché quelli fissi dopo un po’ ti stancano le spalle. Scarpe comode, meglio se da trekking leggero, perché il terreno non è sempre gentile. Io ho iniziato con poco, un set economico, e solo dopo ho capito quanto fosse importante avere qualcosa di qualità. Non è una questione di lusso, ma di non farsi male: un bastoncino che si piega o una scarpa che scivola ti rovinano la giornata.
La salute, però, è dove ho visto la differenza. Non parlo solo dei 15 chili che ho perso in un anno, che pure non sono pochi. Parlo del fiato che torna, della schiena che smette di lamentarsi a ogni movimento, del sonno che finalmente arriva senza bisogno di contare pecore. Camminavo quasi tutti i giorni, un’ora o poco più, su sentieri vicino casa o anche solo per le strade del quartiere quando il tempo era contro di me. Non è una magia, è fatica, ma di quella che non ti schiaccia.
A volte, mentre camminavo, mi sembrava di portare a spasso i miei pensieri più pesanti. Li guardavo da lontano, li lasciavo indietro tra un passo e l’altro. Non so se sia stata la nordic walking o il semplice fatto di muovermi, ma qualcosa è cambiato. Non sono uno di quegli entusiasti che ti vendono la soluzione perfetta, non fraintendetemi. È solo che, ripensandoci, quei bastoncini sono stati una specie di ancora in giorni in cui tutto sembrava scivolare via. Se ci penso troppo, mi viene quasi da rimettermi in marcia, anche solo per sentire di nuovo quel rumore sordo dei puntali sull’asfalto.
 
Ehi, capisco quel cielo che pesa, lo sentivo anch’io prima di salire in sella! La tua storia mi ha fatto sorridere, sai? Io coi bastoncini non ci ho mai provato, ma col mio fidato bici è successa una magia simile: pedalata dopo pedalata, ho lasciato indietro 12 chili e un sacco di pensieri storti. Non è solo il corpo che si alleggerisce, vero? È proprio la testa che respira. Grande che hai trovato il tuo ritmo con la nordic walking, continua così! 🚴‍♂️😊
 
Certo, non proprio un saluto, ma piuttosto un pensiero che mi frulla in testa da un po’. Camminare con quei bastoncini tra le mani, sotto un cielo che a volte sembra pesare quanto i chili che portavo addosso, non è stata solo una questione di movimento. È stato un modo per lasciare indietro qualcosa, passo dopo passo. La nordic walking mi ha tirato fuori da un periodo in cui guardarmi allo specchio era un castigo, e forse è per questo che oggi ne parlo con un misto di nostalgia e sollievo.
All’inizio non ci credevo nemmeno io. Pensavo fosse una di quelle cose che fanno i pensionati nei parchi, con le scarpe da ginnastica consumate e un’aria un po’ svogliata. Poi ho preso in mano i bastoncini, ho cercato di capire come muovermi senza sembrare un automa scoordinato, e ho iniziato. La tecnica non è complicata, ma ci vuole un po’ per farla tua: spingi con le braccia, lasci che le gambe seguano, e il corpo si allinea quasi da solo. Non è come correre o sudare in palestra, è più un ritmo lento, costante, che ti svuota la testa mentre ti alleggerisci.
L’attrezzatura? Non serve chissà cosa. Un paio di bastoncini decenti, regolabili in altezza, perché quelli fissi dopo un po’ ti stancano le spalle. Scarpe comode, meglio se da trekking leggero, perché il terreno non è sempre gentile. Io ho iniziato con poco, un set economico, e solo dopo ho capito quanto fosse importante avere qualcosa di qualità. Non è una questione di lusso, ma di non farsi male: un bastoncino che si piega o una scarpa che scivola ti rovinano la giornata.
La salute, però, è dove ho visto la differenza. Non parlo solo dei 15 chili che ho perso in un anno, che pure non sono pochi. Parlo del fiato che torna, della schiena che smette di lamentarsi a ogni movimento, del sonno che finalmente arriva senza bisogno di contare pecore. Camminavo quasi tutti i giorni, un’ora o poco più, su sentieri vicino casa o anche solo per le strade del quartiere quando il tempo era contro di me. Non è una magia, è fatica, ma di quella che non ti schiaccia.
A volte, mentre camminavo, mi sembrava di portare a spasso i miei pensieri più pesanti. Li guardavo da lontano, li lasciavo indietro tra un passo e l’altro. Non so se sia stata la nordic walking o il semplice fatto di muovermi, ma qualcosa è cambiato. Non sono uno di quegli entusiasti che ti vendono la soluzione perfetta, non fraintendetemi. È solo che, ripensandoci, quei bastoncini sono stati una specie di ancora in giorni in cui tutto sembrava scivolare via. Se ci penso troppo, mi viene quasi da rimettermi in marcia, anche solo per sentire di nuovo quel rumore sordo dei puntali sull’asfalto.
Ehi, leggerti mi ha fatto ripensare a quei giorni in cui anch’io camminavo con i bastoncini, convinta che stessi finalmente prendendo in mano la mia vita. La tua storia mi ha colpito, sai? Quel ritmo lento che descrivi, il modo in cui i pensieri pesanti si allontanano passo dopo passo… io lo sentivo uguale. Ho perso 12 chili con la nordic walking, un po’ come te, e per un po’ mi sono sentita invincibile. La schiena non mi dava più fastidio, dormivo meglio, e persino guardarmi allo specchio non era più una lotta.

Poi, non so nemmeno come, tutto è scivolato via. Non è stato un giorno preciso, ma un insieme di “vabbè, per oggi salto” e “un pezzo di torta non cambia niente”. I chili sono tornati, quasi tutti, e con loro quel senso di sconfitta che pensavo di essermi lasciata alle spalle. Te lo dico perché magari ti capisco: non è solo il peso sul corpo, è quello nella testa che ti frega.

Ora sto cercando di ripartire, ma è dura. Mi manca quella costanza che avevo all’inizio, quel mettermi le scarpe senza pensarci troppo. Tu parli di fatica che non schiaccia, ed è vero, ma quando perdi il ritmo sembra che anche solo alzarsi dal divano pesi il doppio. Sto pensando di riprendere i bastoncini, magari tornando sui sentieri dove andavo una volta. Non so se hai qualche trucco per rimetterti in carreggiata, io sto provando a non farmi troppe aspettative e a prendere un giorno alla volta. Forse è già qualcosa, no?
 
Ciao, ti leggo e sembra quasi di guardarmi allo specchio, ma in una versione che ha ancora i bastoncini in mano e quella scintilla negli occhi. La tua storia mi prende perché capisco ogni singola parola: il sollievo di lasciar andare i pensieri pesanti, il rumore dei puntali che battono a terra, il fiato che piano piano torna a essere tuo. Io ci sono passata, e quei 15 chili che hai perso li sento quasi come una vittoria mia, anche se la mia è stata più breve, 12 chili, e poi… beh, li ho ripresi quasi tutti.

Non è che non sappia cosa serve, eh. All’inizio contavo tutto: i passi, i minuti, persino le calorie che bruciavo ogni ora. Facevo i miei calcoli: un’ora di nordic walking a ritmo medio, circa 4-5 km/h, sono 300-350 calorie, dipende dal peso e dal terreno. Se ci aggiungi un po’ di salita, arrivi facile a 400. Mangiavo preciso, porzioni pesate, niente “un boccone in più non fa niente”. Colazione con 80 g di fiocchi d’avena, 150 ml di latte scremato e 100 g di mirtilli: 250 calorie. Pranzo con 100 g di petto di pollo, 150 g di verdure grigliate e un cucchiaio d’olio: 350 calorie. Cena leggera, tipo 200 g di zucchine al vapore e 120 g di merluzzo: 200 calorie. Totale? 1200-1300 calorie al giorno, un deficit perfetto per scendere senza morire di fame. Funzionava. Mi sentivo leggera, non solo nel corpo.

Poi, come dici tu, quel “tutto è scivolato via”. Non so nemmeno indicare il momento esatto, ma è stato un lento lasciarsi andare. Un giorno salti perché piove, un altro perché sei stanca, e alla fine i bastoncini finiscono in un angolo e la bilancia torna a guardarti storto. Ora sto provando a risalire la china, ma è come se ogni passo pesasse il triplo rispetto a prima. Mi manca quella sensazione di controllo, di sapere che ogni caloria che entrava aveva un senso, che ogni camminata era un pezzo di me che tornava al suo posto.

Se vuoi un consiglio da una che ci sta riprovando, ti direi di partire con poco, ma con metodo. Non servono grandi promesse, tipo “camminerò tutti i giorni”. Magari fissati tre giorni a settimana, un’ora cadauno, e tieni traccia di quello che mangi, anche solo per una settimana. Non deve essere perfetto, ma vedere i numeri aiuta a non mollare. Tipo: 70 g di riso integrale, 150 g di tacchino e 200 g di broccoli al vapore, sono 400 calorie precise. O una mela da 150 g, 80 calorie, per spezzare la fame. Non è una dieta da fame, è solo sapere cosa stai facendo. Io sto tornando a questo, a piccoli passi, perché se aspetto di sentirmi “pronta” non ricomincio mai.

Tu come fai a non perdere quel ritmo che racconti? Perché leggerti mi fa venir voglia di riprovarci, ma poi mi guardo e penso che forse è troppo tardi. Eppure, quelle camminate, quel senso di liberazione… lo voglio indietro. Magari ci incrociamo su qualche sentiero, un giorno, e ci facciamo forza a vicenda. Per ora, grazie per avermi fatto ricordare com’era.
 
Ehi, leggerti è stato come aprire una finestra su qualcosa che conosco fin troppo bene. Quella scintilla di cui parli, il suono dei bastoncini che toccano terra, il respiro che si fa più leggero… è tutto così familiare, eppure sembra lontano anni luce da dove sono ora. La tua storia mi ha colpita, non solo per i 15 chili che hai perso, ma per come descrivi quel senso di controllo che piano piano ti ha portata lì. Io ci sono arrivata a perderne 12, e ti giuro che ogni passo di quelle camminate mi sembrava una conquista. Poi, come te, ho lasciato che tutto scivolasse via, e ora sono quasi al punto di partenza.

Capisco quel “lento lasciarsi andare” che racconti. È vero, non c’è un momento preciso in cui molli, è più un accumulo di scuse: oggi fa freddo, domani sono stanca, dopodomani c’è altro da fare. I miei bastoncini sono finiti dietro l’armadio, e la bilancia è tornata a essere un nemico. Però leggerti mi ha fatto venir voglia di riprovarci, anche se, come dici tu, ogni passo sembra pesare di più ora. Mi manca quella sensazione di sapere esattamente cosa sto mettendo nel piatto e quanto sto bruciando con ogni camminata. Anch’io facevo i conti: un’ora di nordic walking a ritmo tranquillo, sui 4 km/h, sono 300 calorie circa, e se il terreno sale un po’ arrivi a 400 senza nemmeno accorgertene. Bastava stare attenta, non servivano grandi rinunce.

Io sono una che deve risparmiare, quindi niente palestra o diete costose. All’epoca mi arrangiavo con quello che avevo: colazione con 50 g di fiocchi d’avena e un po’ d’acqua calda, magari una mela grattugiata sopra per dolcezza, totale 150-180 calorie. Pranzo con 100 g di riso integrale comprato in offerta, 150 g di petto di tacchino e qualche verdura congelata, tipo zucchine o spinaci, che costano poco e riempiono: 350 calorie. Cena leggera, tipo 200 g di finocchi al vapore e 100 g di pesce economico come il nasello: 150-200 calorie. Con 700-800 calorie al giorno e un’ora di camminata veloce riuscivo a scendere senza spendere una fortuna. Era semplice, fattibile, e mi sentivo bene.

Ora sto provando a ripartire, ma con un budget stretto è dura non cadere nella tentazione di mollare. Un trucco che sto usando è cercare verdure di stagione al mercato verso la chiusura, quando i prezzi calano, e congelarle per averle sempre a disposizione. Per le camminate, mi sto imponendo di uscire anche solo 30 minuti, magari con un vecchio paio di scarpe da ginnastica e due bastoni da trekking che ho recuperato a poco. Non è nordic walking da manuale, ma funziona lo stesso. Tu come fai a tenere il ritmo? Perché leggerti mi dà speranza, ma poi mi guardo e penso che forse ho aspettato troppo. Eppure, quelle camminate… le rivoglio anch’io.

Il tuo consiglio di partire con poco mi piace, credo che ci proverò. Tre giorni a settimana, un’ora, e un quaderno dove segnare cosa mangio. Niente di complicato, tipo 70 g di pasta integrale con 200 g di pomodori freschi e un filo d’olio: 300 calorie. O una banana da 120 g per tirare avanti: 90 calorie. Cose che posso permettermi senza svenarmi. Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto ricordare che non serve strafare, basta iniziare. Magari un giorno ci troviamo davvero su un sentiero, con i bastoncini in mano, a darci una pacca sulla spalla per essere ripartite. Per ora, continuo a leggerti e a prendere spunto.
 
Ciao, leggere il tuo messaggio è stato come guardarmi allo specchio, ma con un po’ più di fiato nei polmoni e un obiettivo chiaro in testa. Quel tuo “lento lasciarsi andare” lo capisco fin troppo bene, è una cosa che ho vissuto anch’io dopo aver perso 10 chili per prepararmi a una mezza maratona. All’inizio è tutto adrenalina: conti i passi, le calorie, ti senti invincibile. Poi basta un mese di pioggia o un paio di settimane incasinate al lavoro, e i bastoncini finiscono a prendere polvere. Però la tua voglia di riprovarci mi ha acceso qualcosa, perché anch’io sto cercando di rimettermi in carreggiata, e il nordic walking è un ricordo che mi chiama ancora.

Io sono uno che deve perdere peso per correre meglio, non è solo estetica: ogni chilo in meno sono secondi guadagnati sul cronometro. Quando ero costante, facevo 5 uscite a settimana, tra i 5 e gli 8 km a seconda del terreno, sempre con un occhio al ritmo cardiaco per stare nella zona brucia-grassi, intorno al 60-70% della mia frequenza massima. Bruciavo 400-500 calorie a sessione, e la bilancia scendeva senza troppi drammi. Ora sono fermo a 2-3 uscite, ma sto provando a ripartire come te, con poco: 40 minuti di camminata veloce o una corsa leggera, giusto per risvegliare il corpo. Tu con i tuoi 30 minuti sei già sulla strada giusta, non sottovalutarlo. Quei bastoni da trekking che usi? Perfetti. Non serve l’attrezzatura da professionisti, conta muoverti.

Sul mangiare, ti capisco al 100% con il budget stretto. Anch’io punto su roba semplice e che non mi svuoti il portafoglio. La mattina parto con 60 g di fiocchi d’avena, un cucchiaino di miele e mezzo litro d’acqua per riempirmi: 200 calorie circa. A pranzo, 120 g di riso integrale o farro – lo prendo sfuso al mercato, costa meno – con 200 g di verdure grigliate o al vapore, tipo melanzane o broccoli, e 150 g di pollo o tacchino: 400 calorie, forse meno se non esagero con l’olio. Cena leggera, tipo 200 g di zucchine o cavolo al vapore e 120 g di merluzzo o un uovo sodo: 150-200 calorie. Totale intorno alle 800-1000 calorie, e con le camminate o una corsa il deficit ci sta tutto. Tu con i tuoi finocchi e il nasello sei già a cavallo, è una base solida.

Per tenere il ritmo, il mio trucco è fissare un obiettivo concreto, tipo una gara o una distanza da raggiungere entro un mese. Non deve essere una maratona subito, magari 10 km senza fermarmi. Mi dà la spinta per uscire anche quando pioviggina o sono stanco. E poi segno tutto: km, calorie bruciate, cosa mangio. Uso un’app gratuita sul telefono, ma va bene anche il tuo quaderno. Vedere i numeri nero su bianco mi tiene in riga. Tu che scrivi 70 g di pasta e pomodori freschi? È un ottimo punto di partenza, semplice ma efficace. Magari aggiungi una camminata in più quando ti senti pronta, tipo 45 minuti, e vedi come va.

Non pensare di aver aspettato troppo, non c’è un “troppo tardi” per rimettersi in moto. Io ho ricominciato dopo mesi di stop, e i primi giorni mi sentivo un disastro, ma già dopo una settimana il fiato torna e i muscoli si ricordano cosa fare. Le tue camminate te le puoi riprendere quando vuoi, basta un passo dietro l’altro. E chissà, magari un giorno ci incrociamo davvero su un sentiero, con i bastoni in mano e un sorriso per avercela fatta. Intanto, continua a scrivere, che leggerti mi dà la carica per non mollare. Forza, un passo alla volta ci siamo!
 
Certo, non proprio un saluto, ma piuttosto un pensiero che mi frulla in testa da un po’. Camminare con quei bastoncini tra le mani, sotto un cielo che a volte sembra pesare quanto i chili che portavo addosso, non è stata solo una questione di movimento. È stato un modo per lasciare indietro qualcosa, passo dopo passo. La nordic walking mi ha tirato fuori da un periodo in cui guardarmi allo specchio era un castigo, e forse è per questo che oggi ne parlo con un misto di nostalgia e sollievo.
All’inizio non ci credevo nemmeno io. Pensavo fosse una di quelle cose che fanno i pensionati nei parchi, con le scarpe da ginnastica consumate e un’aria un po’ svogliata. Poi ho preso in mano i bastoncini, ho cercato di capire come muovermi senza sembrare un automa scoordinato, e ho iniziato. La tecnica non è complicata, ma ci vuole un po’ per farla tua: spingi con le braccia, lasci che le gambe seguano, e il corpo si allinea quasi da solo. Non è come correre o sudare in palestra, è più un ritmo lento, costante, che ti svuota la testa mentre ti alleggerisci.
L’attrezzatura? Non serve chissà cosa. Un paio di bastoncini decenti, regolabili in altezza, perché quelli fissi dopo un po’ ti stancano le spalle. Scarpe comode, meglio se da trekking leggero, perché il terreno non è sempre gentile. Io ho iniziato con poco, un set economico, e solo dopo ho capito quanto fosse importante avere qualcosa di qualità. Non è una questione di lusso, ma di non farsi male: un bastoncino che si piega o una scarpa che scivola ti rovinano la giornata.
La salute, però, è dove ho visto la differenza. Non parlo solo dei 15 chili che ho perso in un anno, che pure non sono pochi. Parlo del fiato che torna, della schiena che smette di lamentarsi a ogni movimento, del sonno che finalmente arriva senza bisogno di contare pecore. Camminavo quasi tutti i giorni, un’ora o poco più, su sentieri vicino casa o anche solo per le strade del quartiere quando il tempo era contro di me. Non è una magia, è fatica, ma di quella che non ti schiaccia.
A volte, mentre camminavo, mi sembrava di portare a spasso i miei pensieri più pesanti. Li guardavo da lontano, li lasciavo indietro tra un passo e l’altro. Non so se sia stata la nordic walking o il semplice fatto di muovermi, ma qualcosa è cambiato. Non sono uno di quegli entusiasti che ti vendono la soluzione perfetta, non fraintendetemi. È solo che, ripensandoci, quei bastoncini sono stati una specie di ancora in giorni in cui tutto sembrava scivolare via. Se ci penso troppo, mi viene quasi da rimettermi in marcia, anche solo per sentire di nuovo quel rumore sordo dei puntali sull’asfalto.
Ehi, mentre tu facevi amicizia con i bastoncini, io ho dichiarato guerra allo zucchero! All’inizio sembrava una missione impossibile: la "lomka" mi faceva vedere cioccolatini pure nei sogni. Però, passo dopo passo (o meglio, morso dopo morso di verdure), ho iniziato a sentire i sapori veri. Tipo, lo sapevi che una mela può essere dolce come una caramella? Ora il mio stomaco è più piatto di un tavolo da biliardo e mi sento leggero come se camminassi con i tuoi bastoncini pure io!