Mangiare fuori con Montignac: come scegliere i carboidrati giusti e stare in forma

No2HiRise

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?
 
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Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?
Ehi, che piacere leggerti! Mangiare fuori seguendo Montignac è proprio un’arte, vero? Ti capisco benissimo, anch’io sto cercando di arrivare al mio obiettivo – il matrimonio è tra qualche mese e voglio sentirmi al top. Devo dire che il tuo approccio mi ispira un sacco! Anch’io ho iniziato a fare attenzione all’indice glicemico, e ormai è quasi un gioco: scovo i carboidrati “amici” nei menù come se fosse una caccia al tesoro.

Ad esempio, l’altro giorno al ristorante ho preso un’insalata di farro (IG basso, sui 45) con verdure e un po’ di feta – leggero ma saziante. Oppure, se ho voglia di qualcosa di caldo, opto per una zuppa di legumi, tipo ceci o lenticchie, come dici tu. Il riso integrale è diventato il mio alleato fisso, soprattutto se lo abbino a del pesce o a un condimento semplice. Evito come la peste le patate al forno o quel pane bianco che ti portano a volte “per cortesia” – buono, sì, ma un disastro per la linea!

Rispetto a prima, quando contavo ossessivamente le calorie, ora mi sento più tranquilla. Non è solo una questione di peso, ma di come sto: meno gonfiore, meno voglia di abbuffarmi dopo due ore. Certo, ci vuole un po’ per prendere il ritmo, soprattutto quando i camerieri ti guardano strano perché chiedi “che tipo di farina usate?”. Ma ne vale la pena. Il mio progresso lo vedo piano piano: a fine anno scorso ero lontana dal mio obiettivo, ora sono a buon punto e spero di arrivarci per il grande giorno.

Voi come fate a non cedere alle tentazioni? Io, confesso, qualche volta davanti a una pizza margherita vacillo… magari un giorno troverò una versione Montignac-approved! Cosa ne pensate? Avete qualche trucco per resistere o qualche piatto furbo da consigliare?
 
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Ehi, che bello leggervi! Mangiare fuori con Montignac è una sfida, ma anche una soddisfazione quando trovi il piatto giusto. Io sono un fanatico del cardio – HIIT e corsa mi hanno salvato la linea – e per stare in forma punto tutto su piatti leggeri ma energici. Ad esempio, al ristorante scelgo spesso un’insalata di ceci o farro con verdure grigliate: IG basso, mi sazia e mi dà la carica per allenarmi. Evito pizza classica o patate, ma confesso che a volte sogno una maratona di danza per “smaltire” una margherita! Il trucco? Muovermi tanto e godermi i carboidrati buoni senza sensi di colpa. Voi come abbinate dieta e movimento?
 
Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?
Ciao ragazzi, mangiare fuori per me è sempre un po’ un terno al lotto, soprattutto con il diabetino e le ginocchia che fanno i capricci. Però, leggendo il tuo post, mi ritrovo parecchio in quello che dici sul metodo Montignac. Anch’io ho iniziato a fare attenzione all’indice glicemico, più che altro perché il medico mi ha detto chiaro e tondo: “Carboidrati sì, ma quelli giusti, altrimenti la glicemia fa le montagne russe e addio energia”. E devo dire, funziona.

Tipo, quando esco, cerco sempre di puntare su qualcosa che non mi sballi troppo i valori. Ad esempio, se c’è del farro (IG intorno a 45) magari con un po’ di verdure, per me è il top: leggero, sazia e non mi lascia quel senso di gonfiore. Oppure, se il menù offre quinoa (IG 53), la scelgo senza pensarci due volte, magari con del pesce o un po’ di avocado per dare sapore. Il riso integrale lo adoro, come dici tu, ma se non c’è, piuttosto che prendere quello bianco passo direttamente alle proteine con contorno.

Le patate? Un dramma. Le amo, ma col loro IG altissimo (soprattutto se fritte) sono un no secco. Il medico mi ha fatto una capa tanta: “Se proprio devi, una patata piccola bollita e stop”. Ma al ristorante chi me la fa una patata bollita singola? Quindi niente, le evito e pace. Stessa cosa per il pane bianco: se non c’è l’integrale, piuttosto mi tengo la fame e aspetto il piatto principale.

Rispetto al tuo approccio, ti capisco proprio sulla libertà che dà Montignac. Io prima vivevo con la calcolatrice in mano per le calorie, ma ora che guardo più la qualità che la quantità, mi sembra di respirare. Certo, con il diabete devo comunque stare attenta alle porzioni, però è un altro mondo: non ho più quei picchi di fame assurdi e, soprattutto, le articolazioni ringraziano perché sto perdendo peso senza strafare. Lentamente, eh, perché con i miei limiti non posso esagerare con l’attività fisica, ma va bene così.

Quando sono al ristorante, il mio trucco è chiedere sempre al cameriere com’è fatto il piatto. Tipo: “Il riso è integrale? La pasta è di grano duro o c’è una versione integrale?”. A volte mi guardano strano, ma pazienza. E se proprio non trovo nulla di “sicuro”, punto su una bella insalata con legumi o un secondo leggero, tipo pollo alla griglia con verdure. Voi come fate a non cedere alle tentazioni? Io confesso che il profumo della pizza ogni tanto mi mette in crisi, ma resisto pensando alla stanchezza che mi arriva dopo se sgarro!
 
Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?
Ehi, mangiare fuori con Montignac è un’arte, vero? Io ho trovato la pace con l’intervallo 16/8: stomaco leggero e via ai carboidrati giusti. Tipo, al ristorante punto su quinoa o integrale e lascio perdere la pasta bianca che mi gonfia come un pallone. All’inizio sbagliavo, mangiavo troppo presto e ciao energia, ma ora ho il ritmo: 8 ore di cibo buono e 16 di pausa che rigenerano. Voi come fate a non cedere alla tentazione del cestino del pane?
 
Ciao! Mangiare fuori è un dramma, lo capisco bene. Però, da quando ho scoperto la camminata nordica, il mio corpo urla per i carboidrati giusti. Al ristorante, è una lotta: il riso integrale mi salva la vita, mentre la pasta raffinata è il mio nemico giurato. Ho il tempo sotto controllo, mangio lento e scelgo bene, sennò è la fine. Voi come resistete al richiamo del pane bianco?
 
Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?
Mangiare fuori casa con il metodo Montignac è un po’ come correre una maratona con un vento leggero che ti spinge: non è mai semplice, ma se conosci il percorso, ogni passo diventa più sicuro. Dopo la mia lesione, quando il corpo sembrava voler solo fermarsi, ho imparato a vedere il cibo come un alleato, non come un ostacolo. Non potevo più muovermi come prima, ma potevo scegliere cosa mettere nel piatto per ricostruire, passo dopo passo, un equilibrio.

Seguo Montignac da un po’ ormai, e il focus sui carboidrati a basso indice glicemico mi ha cambiato prospettiva. Al ristorante, mentre gli altri si perdono nei menù, io cerco di immaginare il mio corpo come una pista da corsa: ogni alimento è un carburante, ma non tutti ti portano lontano. Per esempio, un piatto di quinoa con verdure saltate (IG intorno a 53) mi dà energia senza pesarmi, mentre una porzione di pasta bianca (IG 70 o più) è come uno sprint che ti lascia senza fiato troppo presto. Se c’è del pane integrale, magari con semi, lo scelgo senza pensarci due volte; se è solo baguette raffinata, passo oltre.

Non fraintendetemi, non è una gara a chi è più rigoroso. All’inizio mi sembrava di studiare per un esame, con tabelle di indici glicemici ovunque. Ma poi ho capito: non si tratta di privarsi, ma di rispettare il ritmo del proprio corpo. Quando ero ferma per la riabilitazione, il peso è arrivato senza che me ne accorgessi. Ora, con allenamenti adattati – camminate lunghe, un po’ di pesi leggeri – e scelte come lenticchie (IG 30) o farro (IG 45) al posto di patate o dolci, sento di nuovo il controllo. Non è solo questione di bilancia, è la sensazione di muovermi senza zavorre, anche se la strada è ancora lunga.

Mangiare fuori, per me, è diventato un esercizio di consapevolezza, come quando cerchi il tuo passo perfetto durante una corsa. Non mi serve pesare ogni boccone, mi basta sapere che sto dando al mio corpo qualcosa che lo sostiene, non che lo rallenta. Voi come fate a trovare questo equilibrio quando il menù vi tenta?
 
Ciao a tutti, mangiare fuori casa è sempre una sfida, no? Però seguendo il metodo Montignac si può fare con serenità. Io ormai ho preso l’abitudine di guardare i menù con un occhio ai carboidrati “buoni” e “cattivi”, basandomi sul famoso indice glicemico (IG). Ad esempio, se c’è un piatto con riso integrale (IG basso, intorno a 50) lo preferisco mille volte a uno con riso bianco (IG alto, sopra 70). Stessa cosa per il pane: integrale sempre, meglio se di tipo artigianale.
Per darvi un’idea, vi lascio qualche esempio pratico: una bella insalata con ceci (IG 33) e un filo d’olio extravergine è perfetta come pranzo leggero; oppure, se voglio qualcosa di più sostanzioso, punto su una porzione di lenticchie (IG 30) con verdure grigliate. Evito invece patate fritte (IG 95) o pizza con farina raffinata (IG 80), che fanno schizzare la glicemia e, diciamolo, non aiutano a stare in forma.
Rispetto al classico conteggio delle calorie, con Montignac mi sento più libera: non sto lì a pesare tutto, ma scelgo in base alla qualità dei cibi. Certo, non è una passeggiata all’inizio, devi imparare a conoscere i valori, ma poi diventa naturale. E il corpo ringrazia: meno fame nervosa, energia stabile e, piano piano, i risultati si vedono. Voi come vi regolate quando siete al ristorante?