Ciao a tutti, o forse no, non lo so. Oggi è stata una di quelle giornate grigie, sapete, quando ti svegli e il cielo sembra riflettere quello che hai dentro. Mi sono messa in cucina comunque, quasi per abitudine, con il mio piatto vuoto davanti. È strano come un oggetto così semplice possa diventare una specie di guida, un promemoria di quello che sto cercando di fare per me stessa.
Ho iniziato con le verdure, come sempre. Metà piatto pieno di zucchine grigliate e un po’ di cavolo nero saltato in padella. Niente di speciale, solo colori spenti che si mescolano al mio umore. Le guardo e penso a quanto siano diventate una costante, quasi un conforto, anche se all’inizio le trovavo insipide, un sacrificio. Ora invece le taglio, le cuocio, le dispongo con una cura che non so nemmeno spiegarmi. Forse è il tempo che passa, forse è il corpo che si abitua.
Poi c’è il quarto di proteine. Oggi ho scelto del pollo, cotto semplicemente con un filo d’olio e un po’ di pepe. Lo metto lì, in quel piccolo spazio, e mi sembra quasi troppo poco. All’inizio mi mancava quel senso di pienezza che dà un piatto abbondante, sapete? Ma ora capisco che non è poco, è giusto. È strano dover imparare a non strafare, a non riempirsi per forza.
E infine i carboidrati, l’altra quarta parte. Un po’ di riso integrale, cotto stamattina presto quando ancora non sapevo che giornata sarebbe stata. Lo guardo e mi ricordo di quando pensavo che i carboidrati fossero il nemico, qualcosa da evitare. Ora invece li misuro, li peso, li accetto. Sono lì, una parte piccola ma necessaria, come un compromesso con me stessa.
Il piatto finito è davanti a me, e sì, è bilanciato, è sano, è quello che il “metodo della taрелка” promette. Ma oggi, mentre lo mangio, non riesco a non pensare a quanto sia meccanico tutto questo. Tagliare, dividere, porzionare. È diventato parte della mia giornata, un ritmo che mi tiene in piedi anche quando vorrei solo sdraiarmi e lasciar passare il tempo. Non è sempre facile, sapete? C’è una malinconia che si attacca a queste abitudini, come se ogni morso mi ricordasse che sto cercando di cambiare qualcosa che forse non capisco del tutto.
Comunque, eccolo qui, il mio piatto di oggi. Verdure che occupano il loro spazio, proteine che tengono il passo, carboidrati che non fanno più paura. È un equilibrio fragile, come me in questo momento. Ma forse è proprio questo il punto: andare avanti, un pasto alla volta, anche quando il cielo è grigio e la testa pure.
Ho iniziato con le verdure, come sempre. Metà piatto pieno di zucchine grigliate e un po’ di cavolo nero saltato in padella. Niente di speciale, solo colori spenti che si mescolano al mio umore. Le guardo e penso a quanto siano diventate una costante, quasi un conforto, anche se all’inizio le trovavo insipide, un sacrificio. Ora invece le taglio, le cuocio, le dispongo con una cura che non so nemmeno spiegarmi. Forse è il tempo che passa, forse è il corpo che si abitua.
Poi c’è il quarto di proteine. Oggi ho scelto del pollo, cotto semplicemente con un filo d’olio e un po’ di pepe. Lo metto lì, in quel piccolo spazio, e mi sembra quasi troppo poco. All’inizio mi mancava quel senso di pienezza che dà un piatto abbondante, sapete? Ma ora capisco che non è poco, è giusto. È strano dover imparare a non strafare, a non riempirsi per forza.
E infine i carboidrati, l’altra quarta parte. Un po’ di riso integrale, cotto stamattina presto quando ancora non sapevo che giornata sarebbe stata. Lo guardo e mi ricordo di quando pensavo che i carboidrati fossero il nemico, qualcosa da evitare. Ora invece li misuro, li peso, li accetto. Sono lì, una parte piccola ma necessaria, come un compromesso con me stessa.
Il piatto finito è davanti a me, e sì, è bilanciato, è sano, è quello che il “metodo della taрелка” promette. Ma oggi, mentre lo mangio, non riesco a non pensare a quanto sia meccanico tutto questo. Tagliare, dividere, porzionare. È diventato parte della mia giornata, un ritmo che mi tiene in piedi anche quando vorrei solo sdraiarmi e lasciar passare il tempo. Non è sempre facile, sapete? C’è una malinconia che si attacca a queste abitudini, come se ogni morso mi ricordasse che sto cercando di cambiare qualcosa che forse non capisco del tutto.
Comunque, eccolo qui, il mio piatto di oggi. Verdure che occupano il loro spazio, proteine che tengono il passo, carboidrati che non fanno più paura. È un equilibrio fragile, come me in questo momento. Ma forse è proprio questo il punto: andare avanti, un pasto alla volta, anche quando il cielo è grigio e la testa pure.