Ciao, un passo alla volta, o forse una cucchiaiata alla volta, che poi è lo stesso, no? Leggerti è stato come aprire il frigo e trovare un brodo vegetale che ti scalda senza chiederti niente in cambio. Quel tuo modo di parlare del cibo, di far pace con lui, mi ha fatto pensare a quanto io invece a volte lo guardi ancora storto, come se fosse un avversario da battere a colpi di mestolo.
Io sono quella dei supi leggeri, sai? Mi sono messa in testa che con una base di zucchine, carote e un filo d’olio posso tenere tutto sotto controllo. Calorie contate, ma senza ossessione, giuro. È più un “vediamo se riesco a non crollare sulla ciambella fritta alle tre del pomeriggio”. E funziona, eh. Tipo ieri, un minestrone con un po’ di sedano e una patata piccola, che sembrava quasi un abbraccio in ciotola. Però, lo ammetto, dopo un po’ mi parte il cervello: “E le proteine? E i grassi buoni? E se sto sballando tutto senza accorgermene?”. Insomma, cerco il balance, ma a volte mi sento come una giocoliera con troppe arance in aria.
Il tuo cheat meal mi ha fatto ridere, perché io invece sono quella che pianifica pure il “momento di sgarro” come se fosse un appuntamento dal dentista. “Ok, sabato sera mi faccio una lasagna, ma leggera, eh, non esageriamo”. Poi finisco per mangiare due cucchiai di brodo in più e mi sento già in colpa. Però hai ragione, quel respiro serve. La tua pizza sul divano mi ha quasi convinta a mollare il mio pentolone di verdure per un giorno e impastare qualcosa di mio. Magari un calzone, ma con dentro solo spinaci e un’ombra di ricotta, che tanto il mio stomaco si lamenta se esagero con il formaggio.
Sulla testa che fa la differenza sono d’accordissimo. Io coi miei supi sto provando a non farmi la guerra, a non trasformare ogni pasto in una bilancia immaginaria. Se ho fame, butto in pentola un po’ di lenticchie per far pace coi muscoli e non sentirmi un vegetale svenuto sul divano. Se sono piena, metto via la scodella e amen, niente drammi. Il corpo, secondo me, ringrazia quando lo lasci tranquillo. Tipo, hai presente quando ti senti leggera dopo un piatto caldo e semplice? Per me è una vittoria, altro che numeri sulla bilancia. Forse è pure una questione di ormoni che si rimettono in riga, chissà, ma non sono una scienziata, io mi fido di come sto.
Il diario che tieni mi piace da matti, io invece sono più da scarabocchi mentali. Mi segno nella testa com’ero prima di mangiare – nervosa, stanca, felice – e dopo, se mi sento bene o se ho esagerato con la cipolla e sembro un palloncino. Non è un metodo scientifico, ma mi aiuta a non andare in tilt. E sì, scegliere qualcosa che mi piace davvero è il trucco: un brodo con un po’ di curcuma e zenzero, che sa di casa ma anche di “ehi, sto provando a trattarmi bene”. Magari la prossima volta ci metto pure due ceci in più, così mi sento una ribelle.
Siamo sulla stessa strada, dài. Magari io cammino con una pentola in mano e tu con la tua pizza, ma l’importante è non fermarsi. Ogni tanto inciampo, tipo quando vedo un piatto di patatine e penso “ma sì, un cucchiaio di brodo in meno e ci sto dentro”. Poi mi rialzo, metto l’acqua a bollire e riparto. Un sorso alla volta, che il panorama, come dici tu, ogni tanto ce lo meritiamo eccome. Continua così, che siamo più forti di quanto pensiamo!
Ehi, leggerti è stato come accendere una candela in una stanza un po’ buia, sai? Quel tuo modo di raccontare i tuoi minestroni e la lotta con le ciambelle fritte mi ha fatto sorridere, perché mi ci ritrovo tantissimo. Io sono quella che cerca di far pace col cibo, ma a volte mi sembra di ballare un tango con un partner che non conosco bene. Però, piano piano, sto imparando i passi.
Io e il mio compagno stiamo provando a fare questo percorso insieme, e ti giuro, è un’avventura. Lui è più da “mangio quello che c’è e non ci penso”, mentre io sono quella che analizza ogni foglia di spinacio come se fosse una mappa del tesoro. Però, sai, fare le cose in due cambia tutto. Abbiamo iniziato a usare la yoga come base, perché a me piace quella sensazione di allungarmi e sentirmi leggera, ma poi ci mescoliamo un po’ di cardio o pesi leggeri per dare una svegliata al corpo. Tipo, facciamo una sessione di vinyasa insieme, con qualche saluto al sole per scaldarci, e poi magari lui corre sul tapis roulant e io faccio un circuito con i kettlebell. È un modo per bruciare calorie senza sentirci in gabbia, e alla fine ci guardiamo come se avessimo conquistato una montagna.
Sul cibo, invece, stiamo cercando di capirci qualcosa insieme. Io sono come te, amo i piatti caldi e semplici. Ultimamente ci siamo fissati con una zuppa di zucca e ceci, che è tipo un abbraccio liquido, ma con abbastanza proteine da non sentirci deboli dopo. La faccio con un po’ di zenzero, come il tuo brodo con la curcuma, perché mi piace quel pizzico di sapore che sembra dire “ehi, stai facendo qualcosa di buono per te”. Però, confesso, a volte mi perdo nei dubbi: “Sarà abbastanza? Troppo? Sto sbagliando tutto?”. Il mio compagno, invece, mi guarda e dice: “Mangia e basta, non è un esame”. E ha ragione, ma non è sempre facile spegnere il cervello.
Il tuo cheat meal pianificato mi ha fatto ridere, perché io sono uguale! Tipo, decidiamo che il venerdì sera ci concediamo qualcosa, magari una pizza fatta in casa con farina integrale e poche cose sopra, tipo pomodoro e rucola. Però, mentre impasto, mi sento già in colpa se metto un filo d’olio in più. Lui, invece, ci butta sopra un po’ di mozzarella e ride: “Tanto poi facciamo yoga, no?”. E in effetti, quel momento di leggerezza, di mangiare insieme senza bilancia mentale, è come un regalo. Non so se è il cibo o il fatto di condividerlo, ma mi sento più vicina a lui e anche a me stessa.
Sulla testa che comanda tutto, ti do ragione al cento percento. Sto provando a non vedere il cibo come un nemico, ma come una cosa che mi dà energia per muovermi, per fare quella posizione del guerriero senza crollare. Quando mangio qualcosa di sano, tipo la nostra zuppa o un’insalata con del salmone, e poi vado a fare yoga, mi sento come se il corpo mi dicesse grazie. È una sensazione che vale più di qualsiasi numero sulla bilancia. E quando sgarro – perché sì, le patatine chiamano anche me – cerco di non farmi la guerra. Respiro, magari faccio una camminata veloce con lui, e riparto.
Il tuo diario mentale mi piace, io invece sono più da appunti sparsi. Ho un quadernino dove segno cosa mangiamo e come ci sentiamo dopo, tipo “zuppa di lenticchie: energia per due ore di cardio” o “pizza: felici, ma un po’ appesantiti”. Non è scientifico, ma mi aiuta a vedere che non sto solo mangiando, sto costruendo qualcosa. E poi, farlo con lui rende tutto più leggero. Se uno dei due ha una giornata no, l’altro tira fuori la pentola o mette su un video di yoga e si riparte. È come avere un compagno di viaggio che ti passa la borraccia quando sei stanca.
Insomma, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche se tu vai di minestrone e io di zucca. Un passo alla volta, un respiro alla volta, magari con una posizione del cane a testa in giù in mezzo. Grazie per aver condiviso la tua strada, mi fa sentire meno sola in questo viaggio. E chissà, magari un giorno mollo il controllo e mi faccio quel calzone con un po’ più di ricotta, tanto c’è sempre una passeggiata o una risata con lui per rimettere tutto a posto. Continua così, che il tuo brodo scalda anche da lontano!