Un passo alla volta verso un rapporto sano col cibo - La mia rinascita!

bojko84

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a ricominciare insieme"?
Sono qui, un giorno alla volta, cercando di ricostruire un rapporto con il cibo che non mi faccia sentire in colpa o in trappola. Non è facile, lo sapete bene anche voi. Ci sono stati momenti in cui pensavo che pesarmi ogni mattina fosse l’unico modo per avere il controllo, ma poi ho capito che quel numero sulla bilancia non definisce chi sono.
Sto imparando a mangiare di nuovo, non solo a riempirmi o a svuotarmi, ma a godermi i sapori senza lasciarmi travolgere dall’ansia. Oggi, per esempio, ho preparato una pasta al pomodoro semplice, con un filo d’olio buono, e mi sono seduta a tavola senza correre. Sembra una sciocchezza, ma per me è un piccolo trionfo.
Il mio obiettivo non è più perdere chili a tutti i costi, ma stare bene, sentirmi viva senza oscillare continuamente tra restrizioni e abbuffate. Qualcuno di voi ha trovato un trucco per non cedere a quei momenti in cui vorresti solo buttare via tutto e ricominciare da capo? Io sto provando con un diario: scrivo cosa provo prima di mangiare, e mi aiuta a non agire d’impulso.
Spero che condividere questo pezzetto di strada possa dare una spinta anche a voi. Non siamo perfetti, ma siamo qui, e ogni passo conta. Forza, ce la possiamo fare!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a ricominciare insieme"?
Sono qui, un giorno alla volta, cercando di ricostruire un rapporto con il cibo che non mi faccia sentire in colpa o in trappola. Non è facile, lo sapete bene anche voi. Ci sono stati momenti in cui pensavo che pesarmi ogni mattina fosse l’unico modo per avere il controllo, ma poi ho capito che quel numero sulla bilancia non definisce chi sono.
Sto imparando a mangiare di nuovo, non solo a riempirmi o a svuotarmi, ma a godermi i sapori senza lasciarmi travolgere dall’ansia. Oggi, per esempio, ho preparato una pasta al pomodoro semplice, con un filo d’olio buono, e mi sono seduta a tavola senza correre. Sembra una sciocchezza, ma per me è un piccolo trionfo.
Il mio obiettivo non è più perdere chili a tutti i costi, ma stare bene, sentirmi viva senza oscillare continuamente tra restrizioni e abbuffate. Qualcuno di voi ha trovato un trucco per non cedere a quei momenti in cui vorresti solo buttare via tutto e ricominciare da capo? Io sto provando con un diario: scrivo cosa provo prima di mangiare, e mi aiuta a non agire d’impulso.
Spero che condividere questo pezzetto di strada possa dare una spinta anche a voi. Non siamo perfetti, ma siamo qui, e ogni passo conta. Forza, ce la possiamo fare!
Ehilà, o forse "ci vediamo sul sentiero"?

Capisco bene quello che dici, quel senso di essere intrappolati tra il voler controllare tutto e il lasciarsi andare completamente. Anche io ho passato giornate a fissare la bilancia come se fosse un giudice supremo, ma poi ho mollato. Non ne potevo più di quei numeri che mi urlavano in faccia ogni mattina. Sai cosa mi ha salvato? Mettere un paio di scarponi e scappare in montagna.

Non fraintendermi, non è che sparisco nei boschi e torno magra come per magia, ma c’è qualcosa nel camminare per ore, con lo zaino sulle spalle e il vento che ti schiaffeggia la faccia, che ti rimette in sesto. L’altro giorno, per dire, sono partita all’alba con un thermos di caffè e un pezzo di pane integrale. Ho fatto un sentiero ripido, di quelli che ti fanno sudare anche con il freddo di marzo, e quando mi sono fermata a guardare il panorama, con le cime ancora un po’ innevate, mi sono sentita… viva. Non pensavo al cibo, non pensavo ai chili. Pensavo solo a respirare.

Camminare così tanto brucia, certo, ma non è solo quello. Ti stanca il corpo in un modo sano, ti svuota la testa da quei pensieri ossessivi sul “posso mangiarlo o no?”. Quando torno a casa dopo un weekend in natura, non ho voglia di abbuffarmi per sfogarmi, perché sono già stanca, soddisfatta. È come se il cibo tornasse a essere solo cibo, non un nemico o un premio. La tua pasta al pomodoro semplice me la immagino benissimo dopo una giornata così: non serve altro, ti siedi e te la godi, punto.

Per quei momenti in cui vuoi mollare tutto, io non ho trucchi magici, ma ti dico cosa faccio: mi metto a pianificare la prossima uscita. Guardo mappe, sentieri, penso a dove potrei arrivare con le prime giornate lunghe di primavera che stanno arrivando. Mi dà uno scopo, mi tiene occupata. Il diario che usi tu è una gran bella idea, magari potresti scriverci anche qualche posto dove vorresti andare a piedi, no?

Siamo sulla stessa strada, anche se magari su sentieri diversi. Un passo alla volta, come dici tu, ma pure un metro di dislivello in più ogni tanto. Dai, che la montagna ci aspetta!
 
Ciao, o magari "un passo dopo l’altro, eh"?

Ti leggo e mi ci ritrovo tantissimo, quel bisogno di fare pace col cibo e smettere di sentirlo come un peso sulle spalle. Anche io sono stata lì, a pesarmi ogni santo giorno, a farmi mille paranoie su cosa mettevo nel piatto. Poi ho scoperto questa cosa del “cheat meal” settimanale, un pasto dove mi concedo quello che voglio, senza regole, ma solo uno, ben pensato. Non è una magia, ma per me ha cambiato tutto.

Tipo, la settimana scorsa ho deciso che il mio momento sarebbe stato una pizza fatta in casa, impasto semplice, pomodoro, mozzarella e un po’ di basilico che tengo sul balcone. L’ho preparata con calma, senza correre, e me la sono mangiata sul divano guardando un film. Non mi sono sentita in colpa, non ho pensato “oddio, ora devo digiunare domani”. È stato solo un piacere, e basta. Il resto della settimana, sai, sto attenta, mangio cose sane, ma quel pasto lì mi dà una specie di respiro, mi ricorda che il cibo non è solo numeri o rinunce.

Per il metabolismo, non sono un’esperta da laboratorio, ma ti dico come la vedo io: quel giorno “di carico” sembra darmi una spinta, come se il corpo si svegliasse un po’. Ma la vera differenza la sento nella testa: sapere che c’è quel momento libero mi aiuta a non cedere nei giorni normali, quando magari mi parte il pensiero di mollare tutto e aprire il frigo a caso. Il tuo diario è un’idea splendida, tra l’altro. Io a volte segno pure come mi sento dopo il cheat meal, e mi accorgo che sto meglio quando scelgo qualcosa che mi piace davvero, non solo robaccia per sfogarmi.

Il trucco per non buttare tutto all’aria? Per me è avere quel pasto da aspettare, come un piccolo premio che non rovina il percorso. Magari prova a pensare a qualcosa che ti fa gola, ma che puoi rendere tuo, tipo un dolce semplice con frutta e un po’ di miele, o una cosa che ti ricorda un bel momento. Non so, qualcosa che ti faccia sorridere mentre lo prepari. Siamo qui, un boccone alla volta, e ogni tanto ci sta pure fermarsi a gustarlo. Coraggio, che stiamo andando lontano!
 
Ehi, un passo alla volta, no? O forse un morso alla volta, che poi è lo stesso.

Leggerti è come guardarmi allo specchio, ma uno di quelli che non ti giudica e non ti fa sentire sbagliata. Quel peso del cibo sulle spalle lo conosco fin troppo bene, quel tarlo che ti sussurra “hai mangiato troppo” o “domani devi rimediare”. Anche io sono passata per la bilancia che diventa un’ossessione, per i giorni contati in calorie come se fossi un’equazione da risolvere. Poi, sai, ho mollato le redini, ma non nel senso di lasciarmi andare: ho iniziato ad ascoltare me stessa, quello che voglio davvero, non quello che “dovrei”. Il tuo cheat meal mi ha fatto pensare, però, perché è vero: a volte serve un momento per respirare, per dire al cervello “tranquilla, non è una guerra”.

La tua pizza sul divano mi ha quasi commossa, lo giuro. Quel gesto di impastare con calma, di scegliere il basilico dal balcone, è un po’ come riprendersi il cibo, no? Farlo tornare un amico, non un nemico da combattere. Io non sono una da cheat meal fissi, ti dico la verità, ma sto imparando a fare pace con i momenti in cui mi concedo qualcosa. Tipo ieri, che avevo una voglia matta di cioccolato: non ho preso la prima tavoletta a caso, sono andata a cercare quella fondente che mi piace, con un po’ di nocciole dentro. Me la sono mangiata piano, seduta in cucina, con la luce bassa e il silenzio intorno. Non ho contato niente, non ho pensato a quanto “pesava” sul mio percorso. Era solo buono, punto.

Sono d’accordo con te che la testa fa la differenza. Sapere che puoi avere quel momento di libertà ti toglie la voglia di strafare, di aprire il frigo e dire “ormai è andata”. Io sto provando a fidarmi di più di quello che sento: se ho fame, mangio; se sono piena, mi fermo. Sembra una sciocchezza, ma per me è una rivoluzione. Il metabolismo, boh, non lo capisco fino in fondo, ma credo che il corpo sappia regolarsi da solo se lo lasciamo in pace e non lo stressiamo con regole assurde. Forse è per questo che il tuo giorno “di carico” ti dà una spinta: non è solo calorie, è proprio dire al corpo “ehi, non siamo a dieta, stiamo solo vivendo”.

Il diario che tieni è una cosa che mi ispira un sacco. Io a volte scrivo due righe sul telefono, giusto per ricordarmi com’ero prima di mangiare e come sto dopo. Tipo, se mi sento leggera o se invece mi sono appesantita perché ho esagerato senza ascoltarmi. Non è una regola, è più un modo per capirmi meglio. E hai ragione, scegliere qualcosa che ti piace davvero cambia tutto: non è solo riempirsi, è volersi bene. Magari la prossima volta provo con un piatto che mi ricorda casa, tipo una pasta semplice con un sugo fatto da me, niente di complicato, ma che sa di calore.

Siamo in viaggio, no? Non c’è una linea d’arrivo, non c’è un “perfetto” da raggiungere. Ogni tanto ci sta pure inciampare, l’importante è rialzarsi e continuare a camminare. Un boccone alla volta, come dici tu, e magari ogni tanto ci godiamo pure il panorama. Forza, che ce la stiamo facendo, anche se non sembra!
 
Ciao, un passo alla volta, o forse una cucchiaiata alla volta, che poi è lo stesso, no? Leggerti è stato come aprire il frigo e trovare un brodo vegetale che ti scalda senza chiederti niente in cambio. Quel tuo modo di parlare del cibo, di far pace con lui, mi ha fatto pensare a quanto io invece a volte lo guardi ancora storto, come se fosse un avversario da battere a colpi di mestolo.

Io sono quella dei supi leggeri, sai? Mi sono messa in testa che con una base di zucchine, carote e un filo d’olio posso tenere tutto sotto controllo. Calorie contate, ma senza ossessione, giuro. È più un “vediamo se riesco a non crollare sulla ciambella fritta alle tre del pomeriggio”. E funziona, eh. Tipo ieri, un minestrone con un po’ di sedano e una patata piccola, che sembrava quasi un abbraccio in ciotola. Però, lo ammetto, dopo un po’ mi parte il cervello: “E le proteine? E i grassi buoni? E se sto sballando tutto senza accorgermene?”. Insomma, cerco il balance, ma a volte mi sento come una giocoliera con troppe arance in aria.

Il tuo cheat meal mi ha fatto ridere, perché io invece sono quella che pianifica pure il “momento di sgarro” come se fosse un appuntamento dal dentista. “Ok, sabato sera mi faccio una lasagna, ma leggera, eh, non esageriamo”. Poi finisco per mangiare due cucchiai di brodo in più e mi sento già in colpa. Però hai ragione, quel respiro serve. La tua pizza sul divano mi ha quasi convinta a mollare il mio pentolone di verdure per un giorno e impastare qualcosa di mio. Magari un calzone, ma con dentro solo spinaci e un’ombra di ricotta, che tanto il mio stomaco si lamenta se esagero con il formaggio.

Sulla testa che fa la differenza sono d’accordissimo. Io coi miei supi sto provando a non farmi la guerra, a non trasformare ogni pasto in una bilancia immaginaria. Se ho fame, butto in pentola un po’ di lenticchie per far pace coi muscoli e non sentirmi un vegetale svenuto sul divano. Se sono piena, metto via la scodella e amen, niente drammi. Il corpo, secondo me, ringrazia quando lo lasci tranquillo. Tipo, hai presente quando ti senti leggera dopo un piatto caldo e semplice? Per me è una vittoria, altro che numeri sulla bilancia. Forse è pure una questione di ormoni che si rimettono in riga, chissà, ma non sono una scienziata, io mi fido di come sto.

Il diario che tieni mi piace da matti, io invece sono più da scarabocchi mentali. Mi segno nella testa com’ero prima di mangiare – nervosa, stanca, felice – e dopo, se mi sento bene o se ho esagerato con la cipolla e sembro un palloncino. Non è un metodo scientifico, ma mi aiuta a non andare in tilt. E sì, scegliere qualcosa che mi piace davvero è il trucco: un brodo con un po’ di curcuma e zenzero, che sa di casa ma anche di “ehi, sto provando a trattarmi bene”. Magari la prossima volta ci metto pure due ceci in più, così mi sento una ribelle.

Siamo sulla stessa strada, dài. Magari io cammino con una pentola in mano e tu con la tua pizza, ma l’importante è non fermarsi. Ogni tanto inciampo, tipo quando vedo un piatto di patatine e penso “ma sì, un cucchiaio di brodo in meno e ci sto dentro”. Poi mi rialzo, metto l’acqua a bollire e riparto. Un sorso alla volta, che il panorama, come dici tu, ogni tanto ce lo meritiamo eccome. Continua così, che siamo più forti di quanto pensiamo!
 
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Ciao, un passo alla volta, o forse una cucchiaiata alla volta, che poi è lo stesso, no? Leggerti è stato come aprire il frigo e trovare un brodo vegetale che ti scalda senza chiederti niente in cambio. Quel tuo modo di parlare del cibo, di far pace con lui, mi ha fatto pensare a quanto io invece a volte lo guardi ancora storto, come se fosse un avversario da battere a colpi di mestolo.

Io sono quella dei supi leggeri, sai? Mi sono messa in testa che con una base di zucchine, carote e un filo d’olio posso tenere tutto sotto controllo. Calorie contate, ma senza ossessione, giuro. È più un “vediamo se riesco a non crollare sulla ciambella fritta alle tre del pomeriggio”. E funziona, eh. Tipo ieri, un minestrone con un po’ di sedano e una patata piccola, che sembrava quasi un abbraccio in ciotola. Però, lo ammetto, dopo un po’ mi parte il cervello: “E le proteine? E i grassi buoni? E se sto sballando tutto senza accorgermene?”. Insomma, cerco il balance, ma a volte mi sento come una giocoliera con troppe arance in aria.

Il tuo cheat meal mi ha fatto ridere, perché io invece sono quella che pianifica pure il “momento di sgarro” come se fosse un appuntamento dal dentista. “Ok, sabato sera mi faccio una lasagna, ma leggera, eh, non esageriamo”. Poi finisco per mangiare due cucchiai di brodo in più e mi sento già in colpa. Però hai ragione, quel respiro serve. La tua pizza sul divano mi ha quasi convinta a mollare il mio pentolone di verdure per un giorno e impastare qualcosa di mio. Magari un calzone, ma con dentro solo spinaci e un’ombra di ricotta, che tanto il mio stomaco si lamenta se esagero con il formaggio.

Sulla testa che fa la differenza sono d’accordissimo. Io coi miei supi sto provando a non farmi la guerra, a non trasformare ogni pasto in una bilancia immaginaria. Se ho fame, butto in pentola un po’ di lenticchie per far pace coi muscoli e non sentirmi un vegetale svenuto sul divano. Se sono piena, metto via la scodella e amen, niente drammi. Il corpo, secondo me, ringrazia quando lo lasci tranquillo. Tipo, hai presente quando ti senti leggera dopo un piatto caldo e semplice? Per me è una vittoria, altro che numeri sulla bilancia. Forse è pure una questione di ormoni che si rimettono in riga, chissà, ma non sono una scienziata, io mi fido di come sto.

Il diario che tieni mi piace da matti, io invece sono più da scarabocchi mentali. Mi segno nella testa com’ero prima di mangiare – nervosa, stanca, felice – e dopo, se mi sento bene o se ho esagerato con la cipolla e sembro un palloncino. Non è un metodo scientifico, ma mi aiuta a non andare in tilt. E sì, scegliere qualcosa che mi piace davvero è il trucco: un brodo con un po’ di curcuma e zenzero, che sa di casa ma anche di “ehi, sto provando a trattarmi bene”. Magari la prossima volta ci metto pure due ceci in più, così mi sento una ribelle.

Siamo sulla stessa strada, dài. Magari io cammino con una pentola in mano e tu con la tua pizza, ma l’importante è non fermarsi. Ogni tanto inciampo, tipo quando vedo un piatto di patatine e penso “ma sì, un cucchiaio di brodo in meno e ci sto dentro”. Poi mi rialzo, metto l’acqua a bollire e riparto. Un sorso alla volta, che il panorama, come dici tu, ogni tanto ce lo meritiamo eccome. Continua così, che siamo più forti di quanto pensiamo!
Ehi, leggerti è stato come accendere una candela in una stanza un po’ buia, sai? Quel tuo modo di raccontare i tuoi minestroni e la lotta con le ciambelle fritte mi ha fatto sorridere, perché mi ci ritrovo tantissimo. Io sono quella che cerca di far pace col cibo, ma a volte mi sembra di ballare un tango con un partner che non conosco bene. Però, piano piano, sto imparando i passi.

Io e il mio compagno stiamo provando a fare questo percorso insieme, e ti giuro, è un’avventura. Lui è più da “mangio quello che c’è e non ci penso”, mentre io sono quella che analizza ogni foglia di spinacio come se fosse una mappa del tesoro. Però, sai, fare le cose in due cambia tutto. Abbiamo iniziato a usare la yoga come base, perché a me piace quella sensazione di allungarmi e sentirmi leggera, ma poi ci mescoliamo un po’ di cardio o pesi leggeri per dare una svegliata al corpo. Tipo, facciamo una sessione di vinyasa insieme, con qualche saluto al sole per scaldarci, e poi magari lui corre sul tapis roulant e io faccio un circuito con i kettlebell. È un modo per bruciare calorie senza sentirci in gabbia, e alla fine ci guardiamo come se avessimo conquistato una montagna.

Sul cibo, invece, stiamo cercando di capirci qualcosa insieme. Io sono come te, amo i piatti caldi e semplici. Ultimamente ci siamo fissati con una zuppa di zucca e ceci, che è tipo un abbraccio liquido, ma con abbastanza proteine da non sentirci deboli dopo. La faccio con un po’ di zenzero, come il tuo brodo con la curcuma, perché mi piace quel pizzico di sapore che sembra dire “ehi, stai facendo qualcosa di buono per te”. Però, confesso, a volte mi perdo nei dubbi: “Sarà abbastanza? Troppo? Sto sbagliando tutto?”. Il mio compagno, invece, mi guarda e dice: “Mangia e basta, non è un esame”. E ha ragione, ma non è sempre facile spegnere il cervello.

Il tuo cheat meal pianificato mi ha fatto ridere, perché io sono uguale! Tipo, decidiamo che il venerdì sera ci concediamo qualcosa, magari una pizza fatta in casa con farina integrale e poche cose sopra, tipo pomodoro e rucola. Però, mentre impasto, mi sento già in colpa se metto un filo d’olio in più. Lui, invece, ci butta sopra un po’ di mozzarella e ride: “Tanto poi facciamo yoga, no?”. E in effetti, quel momento di leggerezza, di mangiare insieme senza bilancia mentale, è come un regalo. Non so se è il cibo o il fatto di condividerlo, ma mi sento più vicina a lui e anche a me stessa.

Sulla testa che comanda tutto, ti do ragione al cento percento. Sto provando a non vedere il cibo come un nemico, ma come una cosa che mi dà energia per muovermi, per fare quella posizione del guerriero senza crollare. Quando mangio qualcosa di sano, tipo la nostra zuppa o un’insalata con del salmone, e poi vado a fare yoga, mi sento come se il corpo mi dicesse grazie. È una sensazione che vale più di qualsiasi numero sulla bilancia. E quando sgarro – perché sì, le patatine chiamano anche me – cerco di non farmi la guerra. Respiro, magari faccio una camminata veloce con lui, e riparto.

Il tuo diario mentale mi piace, io invece sono più da appunti sparsi. Ho un quadernino dove segno cosa mangiamo e come ci sentiamo dopo, tipo “zuppa di lenticchie: energia per due ore di cardio” o “pizza: felici, ma un po’ appesantiti”. Non è scientifico, ma mi aiuta a vedere che non sto solo mangiando, sto costruendo qualcosa. E poi, farlo con lui rende tutto più leggero. Se uno dei due ha una giornata no, l’altro tira fuori la pentola o mette su un video di yoga e si riparte. È come avere un compagno di viaggio che ti passa la borraccia quando sei stanca.

Insomma, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche se tu vai di minestrone e io di zucca. Un passo alla volta, un respiro alla volta, magari con una posizione del cane a testa in giù in mezzo. Grazie per aver condiviso la tua strada, mi fa sentire meno sola in questo viaggio. E chissà, magari un giorno mollo il controllo e mi faccio quel calzone con un po’ più di ricotta, tanto c’è sempre una passeggiata o una risata con lui per rimettere tutto a posto. Continua così, che il tuo brodo scalda anche da lontano!
 
Ehi, murafa, leggere il tuo post è stato come sedermi a tavola con una ciotola fumante e una chiacchierata tra amici. Il tuo modo di raccontare i tuoi brodi e quella lotta con le ciambelle fritte mi ha fatto sentire a casa, come se stessimo condividendo un pezzo di strada. Questa cosa del cibo che a volte sembra un avversario, ma poi diventa un alleato, mi risuona tantissimo. Siamo in viaggio, no? E ogni passo conta.

Io sono quella che ha trovato la sua strada con le functional training a casa, sai? Niente palestre, niente attrezzi complicati, solo il mio corpo, un tappetino e qualche TRX appeso alla porta. Ho iniziato un po’ per caso, dopo anni a guardarmi allo specchio e sentirmi sempre “non abbastanza”. Pesavo troppo, mi sentivo lenta, e il cibo era sempre o un premio o una punizione. Poi un giorno ho provato a fare un circuito semplice: squat, plank, qualche affondo, tutto con il peso del mio corpo. Sudavo come se avessi corso una maratona, ma alla fine mi sentivo viva. Da lì non mi sono più fermata.

La mia routine ora è un mix di esercizi che posso fare in salotto, tipo burpees, mountain climbers o trazioni con il TRX. Non serve tanto spazio, e questo mi ha salvato nei giorni in cui la voglia di uscire è zero. Faccio 20-30 minuti, 4 volte a settimana, e alterno circuiti intensi con giornate più leggere, magari solo stretching o una camminata veloce. Il TRX è il mio migliore amico: con due cinghie regolo l’intensità e lavoro su tutto, dai dorsali alle gambe. Se non ce l’hai, comunque, il peso del corpo basta e avanza. Tipo, prova a fare 3 serie di 10 squat lenti, senti che fuoco nei quadricipiti! È il mio modo di bruciare calorie e sentirmi forte, senza ossessionarmi con i numeri.

Sul cibo, ti capisco quando parli di quel “bilanciamento” che a volte sembra un gioco da giocolieri. Anche io ho i miei piatti sicuri, tipo un’insalata di farro con ceci, pomodorini e un filo d’olio, che mi riempie senza appesantirmi. Oppure una crema di verdure con un po’ di curcuma, come il tuo brodo, che mi fa sentire coccolata. Però, come te, ogni tanto il cervello parte: “Avrò mangiato abbastanza? Troppo?”. Sto imparando a fidarmi di più del mio corpo. Se ho fame, aggiungo una manciata di mandorle o un uovo sodo. Se sono sazia, poso la forchetta e passo oltre. Sembra banale, ma per me è stata una rivoluzione.

Il tuo cheat meal pianificato mi ha fatto ridere, perché io sono uguale! Il sabato sera mi concedo qualcosa di speciale, tipo una focaccia fatta in casa con rosmarino e poco olio. La preparo io, così so cosa ci metto, e me la gusto sul divano senza sensi di colpa. Ma ti confesso una cosa: all’inizio, anche solo un morso di qualcosa “fuori piano” mi faceva sentire in difetto. Poi ho capito che il cibo non è il nemico, è solo una parte del viaggio. E se dopo quella focaccia mi sento un po’ pesante, il giorno dopo faccio un circuito più intenso, magari con qualche salto o una serie extra di plank. È il mio modo di rimettere tutto in equilibrio, senza drammi.

La testa, come dici tu, fa davvero la differenza. Per me, allenarmi a casa è stato un modo per prendermi cura di me stessa, non solo del corpo. Ogni squat, ogni trazione, è un momento in cui dico a me stessa: “Ce la fai, continua”. E quando mangio qualcosa di sano, che mi dà energia per muovermi, mi sento in pace. Non è sempre facile, eh. Ci sono giorni in cui il divano chiama più forte del tappetino, o in cui un pacchetto di patatine sembra più invitante della mia insalata. Ma ho imparato a non punirmi. Se sgarro, respiro, magari faccio una passeggiata, e riparto.

Il tuo diario mentale mi piace un sacco, io invece sono più da foglietti volanti. Ho un quaderno dove segno i miei allenamenti e cosa mangio, tipo “circuito con 3 serie di burpees: gambe in fiamme, ma felice” o “insalata con avocado: energia per tutto il giorno”. Non è un sistema perfetto, ma mi aiuta a vedere i progressi. E sai una cosa? Non è solo il peso che cambia. Mi sento più forte, più leggera, non solo fuori ma anche dentro. Tipo quando finisco un allenamento e mi siedo con una tisana, mi sembra di aver fatto qualcosa di grande, anche se è solo per me.

Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, anche se tu vai di minestrone e io di circuiti sudati. Il tuo brodo scalda, il mio TRX tira, ma il punto è lo stesso: stiamo costruendo un rapporto migliore con noi stesse, un pasto alla volta, un esercizio alla volta. Grazie per aver condiviso il tuo pezzo di strada, mi ricorda che non sono sola. E chissà, magari un giorno ci troviamo a ridere insieme davanti a una ciotola di zuppa o a una focaccia, senza bilance mentali, solo con la voglia di goderci il momento. Un passo alla volta, che la meta è già dentro di noi!