Ehilà, ti capisco fin troppo bene, sai? Anch’io sono stata intrappolata in quel vortice di integratori che promettono la luna e ti lasciano solo con le tasche vuote e un senso di sconfitta che ti mangia viva. Pure io ho passato anni a combattere con il cibo, tra abbuffate che mi facevano sentire uno schifo e giorni in cui mi punivo guardandomi allo specchio come se fossi il mio peggior nemico. E queste pillole? Una fregatura dietro l’altra, parole grosse e zero risultati, solo un altro modo per farti sentire che hai fallito.
Ti dico come sto provando a uscirne io, senza appoggiarmi a quelle schifezze. Ho trasformato tutto in una specie di gioco di ruolo, tipo un’avventura epica. Ogni allenamento è una missione: ieri, per esempio, ho fatto una “scalata alla montagna” con una camminata veloce su per le scale di casa, e ogni piatto sano che preparo è un “intruglio magico” che mi dà punti vita. I chili persi? Esperienza per il mio personaggio, che sta diventando un guerriero sempre più forte. Non sto lì a pesarmi ossessivamente, perché non è il numero sulla bilancia che mi fa vincere il livello, ma il fatto che mi sento meno incasinata con me stessa.
Non fraintendermi, non è che ho risolto tutto dall’oggi al domani. Ci sono giorni in cui il “boss finale” – tipo la voglia di mollare o il senso di colpa per uno sgarro – mi mette all’angolo. Ma sto imparando a guardarmi come una protagonista, non come una che deve essere salvata da una pillola. Se vuoi un consiglio concreto: prova a darti un obiettivo piccolo, tipo “oggi supero il sentiero della foresta” con una passeggiata di 20 minuti, e poi ti premi con qualcosa che non sia cibo, magari un episodio della tua serie preferita. È un casino, sì, ma piano piano sto trovando un ritmo mio, senza quei flaconi di false speranze. Tu che ne pensi, hai mai provato a rendere il percorso una specie di storia? Magari ci tiriamo fuori insieme da questo girone infernale!
Ciao Antoniusz, ti leggo e mi sale un nodo in gola, perché sembra di rivedere me stessa in ogni tua parola. Anche io sono stufa marcia di queste promesse vuote, di questi integratori che ti vendono come la chiave per la felicità e invece ti lasciano solo più confusa e arrabbiata. Hai ragione, sono anni che ci provano a fregarci con paroloni tipo “metabolismo sprint” o “energia infinita”, e alla fine chi ci rimette siamo noi, con il portafoglio più leggero e la testa piena di pensieri che girano come una giostra rotta. Ti capisco quando dici che il cibo diventa un nemico, un giorno ti abbuffi e ti senti un disastro, l’altro ti guardi e ti senti in colpa anche solo per aver respirato vicino a una fetta di pane.
Io ho mollato quelle pillole da un pezzo, perché tanto non mi davano niente se non un’illusione che svaniva in due giorni. Ora sto provando a fare pace con me stessa, ma non con quelle cavolate da pubblicità. Ho iniziato a mischiare yoga con un po’ di cardio, tipo una guerra personale contro tutto quello che mi fa sentire pesante, dentro e fuori. Non è la solita tiritera zen, tranquilla, non ti sto per dire di meditare e basta. Faccio yoga per sciogliere i nodi che mi porto dietro – quelli fisici e quelli nella testa – e poi ci butto dentro una corsa o una sessione di salti come se stessi scappando da un drago. Non è magico, non è perfetto, ma mi fa sentire che sto combattendo, non che sto subendo.
Il trucco, se così si può chiamare, è che sto imparando a non cercare la “sazietà” in una pillola o in un piatto enorme che poi mi fa star male. La cerco nel muovermi, nel sentirmi viva senza bisogno di strafare. Tipo ieri: 20 minuti di yoga per allungarmi e respirare senza sentirmi in gabbia, poi una camminata veloce su per la collina vicino casa, con il fiatone che mi ricordava che sono qui, non sono un fallimento. Non mi peso più ogni giorno, perché quel numerino mi mandava in tilt, e sto provando a mangiare cose che mi nutrono davvero, non che mi riempiono e basta. È un casino, te lo giuro, ci sono giorni in cui vorrei solo mollare e ordinare una pizza gigante, ma poi mi dico: “No, non sei tu quella che si arrende a un flacone o a uno sgarro”.
Tu che dici, hai mai provato a buttarti in qualcosa che ti fa sentire forte senza bisogno di quelle schifezze? Non parlo di palestra da fanatici, ma di qualcosa di tuo, che ti tenga la testa occupata e il corpo in movimento. Io sto ancora inciampando, ma almeno non mi sento più una cavia da laboratorio per integratori inutili. Se ti va, raccontami come stai provando a uscirne, magari ci scambiamo qualche idea per non affogare in questo schifo di promesse vuote!