Ragazzi, oggi è stata una di quelle giornate in cui il peso sembra un macigno sulle spalle, non solo sulle gambe. Mi sono svegliato presto, il cielo era grigio come il mio umore, e ho infilato le scarpe da corsa per affrontare i soliti chilometri. Corro per il parco vicino casa, tra gli alberi spogli e le panchine vuote, e ogni passo mi ricorda perché ho iniziato questa lotta: voglio volare sul traguardo, non arrancare. Ma il corpo non risponde come vorrei, non ancora.
La bilancia stamattina segnava 78 kg. Non è male, lo so, sono sceso dai 85 di qualche mese fa, ma quei numeri mi fissano come un rimprovero. Ogni chilo perso è una vittoria, eppure mi sembra di essere sempre a metà strada. Il mio obiettivo è 72 kg, un peso che mi permetta di spingere più forte in allenamento e di non sentirmi un sacco di patate al trentesimo chilometro di un lungo. Ma la strada è lunga, e non parlo solo dei percorsi che traccio sull’asfalto.
Il piano alimentare è diventato una specie di mantra triste. Colazione con fiocchi d’avena e un cucchiaino di miele, niente di più. A pranzo, petto di pollo e verdure al vapore, che ormai mangio più per abitudine che per gusto. Cena leggera, una fettina di pesce e un’insalata che guardo con sospetto, come se fosse lì per giudicarmi. Ho tagliato il pane, i dolci, tutto quello che una volta mi dava un po’ di conforto dopo una giornata storta. A volte mi manca il sapore di una pizza, ma poi penso al cronometro e stringo i denti.
Gli allenamenti sono il mio rifugio e la mia condanna. Corro cinque giorni a settimana, alternando lunghi lenti a interval training che mi lasciano con il fiato corto e le gambe molli. Ieri ho fatto 12 km a ritmo medio, ma il vento contrario mi ha fatto sentire come se stessi spingendo un muro. Poi ci sono i pesi, due volte a settimana: squat, stacchi, poco volume ma abbastanza da ricordarmi che il corpo deve cambiare. Non è palestra vera e propria, solo un angolo di casa con un bilanciere e qualche disco, ma funziona. O almeno spero.
Non so se sono sulla strada giusta. A volte mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti: le cosce ancora troppo pesanti, la pancia che resiste. Altre volte penso che forse sto esagerando, che potrei godermi di più il viaggio. Ma poi ricordo il motivo: la maratona di primavera. Quei 42 km sono lì, in agguato, e io voglio arrivarci leggero, forte, pronto. Non è solo una questione di peso, è una questione di testa. Ogni chilogrammo perso è un pezzo di me che lascio andare, per diventare quello che voglio essere.
Scusate lo sfogo, oggi sono un po’ giù. Voi come fate a tenere alta la motivazione quando tutto sembra fermo?
La bilancia stamattina segnava 78 kg. Non è male, lo so, sono sceso dai 85 di qualche mese fa, ma quei numeri mi fissano come un rimprovero. Ogni chilo perso è una vittoria, eppure mi sembra di essere sempre a metà strada. Il mio obiettivo è 72 kg, un peso che mi permetta di spingere più forte in allenamento e di non sentirmi un sacco di patate al trentesimo chilometro di un lungo. Ma la strada è lunga, e non parlo solo dei percorsi che traccio sull’asfalto.
Il piano alimentare è diventato una specie di mantra triste. Colazione con fiocchi d’avena e un cucchiaino di miele, niente di più. A pranzo, petto di pollo e verdure al vapore, che ormai mangio più per abitudine che per gusto. Cena leggera, una fettina di pesce e un’insalata che guardo con sospetto, come se fosse lì per giudicarmi. Ho tagliato il pane, i dolci, tutto quello che una volta mi dava un po’ di conforto dopo una giornata storta. A volte mi manca il sapore di una pizza, ma poi penso al cronometro e stringo i denti.
Gli allenamenti sono il mio rifugio e la mia condanna. Corro cinque giorni a settimana, alternando lunghi lenti a interval training che mi lasciano con il fiato corto e le gambe molli. Ieri ho fatto 12 km a ritmo medio, ma il vento contrario mi ha fatto sentire come se stessi spingendo un muro. Poi ci sono i pesi, due volte a settimana: squat, stacchi, poco volume ma abbastanza da ricordarmi che il corpo deve cambiare. Non è palestra vera e propria, solo un angolo di casa con un bilanciere e qualche disco, ma funziona. O almeno spero.
Non so se sono sulla strada giusta. A volte mi guardo allo specchio e vedo solo i difetti: le cosce ancora troppo pesanti, la pancia che resiste. Altre volte penso che forse sto esagerando, che potrei godermi di più il viaggio. Ma poi ricordo il motivo: la maratona di primavera. Quei 42 km sono lì, in agguato, e io voglio arrivarci leggero, forte, pronto. Non è solo una questione di peso, è una questione di testa. Ogni chilogrammo perso è un pezzo di me che lascio andare, per diventare quello che voglio essere.
Scusate lo sfogo, oggi sono un po’ giù. Voi come fate a tenere alta la motivazione quando tutto sembra fermo?