Buonasera a tutti, o forse buon giorno, a seconda di quando leggete queste parole. Mi ritrovo qui, seduto con una tazza di tè caldo tra le mani, a riflettere su questo percorso che chiamiamo vita e su come, passo dopo passo, cerchiamo di renderla più leggera, più nostra. Correre sulle scale, sapete, non è solo un esercizio. È una specie di dialogo con il proprio corpo, un confronto con il respiro che si spezza e le gambe che urlano, ma anche con la mente che, a volte, vuole solo arrendersi.
Ho abbandonato il jogging sullo stadio qualche mese fa. Non che non mi piacesse, ma sentivo che mi mancava qualcosa, una scintilla. Poi ho scoperto le scale. Non parlo di un tapis roulant o di una palestra asettica, ma di quelle scale vere, magari un po’ consumate, che portano al parco vicino casa o al tetto di un palazzo. È lì che ho iniziato a costruire il mio ritmo: sprint veloci, dove ogni gradino sembra un ostacolo da conquistare, e poi passi lenti, quasi meditativi, per riprendere fiato. Ogni salita è una piccola vittoria, ogni discesa un momento per riflettere.
Le gambe, vi giuro, cambiano. Non solo si tonificano, ma diventano più forti, come se imparassero a portare non solo il peso del corpo, ma anche quello dei pensieri. E le cosce, i glutei... beh, diciamo che non si limitano a “sopravvivere” a queste sessioni, ma ne escono trasformati, scolpiti da questa danza tra sforzo e recupero. Eppure, non è solo una questione estetica. C’è qualcosa di più profondo. Quando salgo, sento il cuore che batte, il sangue che scorre, e mi ricordo che questo corpo è vivo, che sta combattendo, che vuole esserci.
Penso spesso a chi, come me, deve fare i conti con un corpo che richiede attenzioni particolari. Non è sempre facile bilanciare ciò che vogliamo con ciò che possiamo, ma le scale mi hanno insegnato una cosa: la libertà non è solo perdere chili, ma imparare ad ascoltare il proprio ritmo. Non seguo una dieta ferrea, cerco solo di mangiare in modo consapevole, di scegliere cibi che mi diano energia senza pesarmi. Le scale sono il mio spazio per bruciare non solo calorie, ma anche dubbi, insicurezze.
Non so se sia la filosofia di un pomeriggio d’autunno o solo la stanchezza che parla, ma credo che correre sulle scale sia un po’ come vivere: a volte devi spingere con tutto te stesso, a volte devi rallentare e respirare. L’importante è non fermarsi. Continuare a salire, anche quando il fiato manca. E voi, cosa ne pensate? Avete trovato il vostro “gradino” da conquistare?
Ho abbandonato il jogging sullo stadio qualche mese fa. Non che non mi piacesse, ma sentivo che mi mancava qualcosa, una scintilla. Poi ho scoperto le scale. Non parlo di un tapis roulant o di una palestra asettica, ma di quelle scale vere, magari un po’ consumate, che portano al parco vicino casa o al tetto di un palazzo. È lì che ho iniziato a costruire il mio ritmo: sprint veloci, dove ogni gradino sembra un ostacolo da conquistare, e poi passi lenti, quasi meditativi, per riprendere fiato. Ogni salita è una piccola vittoria, ogni discesa un momento per riflettere.
Le gambe, vi giuro, cambiano. Non solo si tonificano, ma diventano più forti, come se imparassero a portare non solo il peso del corpo, ma anche quello dei pensieri. E le cosce, i glutei... beh, diciamo che non si limitano a “sopravvivere” a queste sessioni, ma ne escono trasformati, scolpiti da questa danza tra sforzo e recupero. Eppure, non è solo una questione estetica. C’è qualcosa di più profondo. Quando salgo, sento il cuore che batte, il sangue che scorre, e mi ricordo che questo corpo è vivo, che sta combattendo, che vuole esserci.
Penso spesso a chi, come me, deve fare i conti con un corpo che richiede attenzioni particolari. Non è sempre facile bilanciare ciò che vogliamo con ciò che possiamo, ma le scale mi hanno insegnato una cosa: la libertà non è solo perdere chili, ma imparare ad ascoltare il proprio ritmo. Non seguo una dieta ferrea, cerco solo di mangiare in modo consapevole, di scegliere cibi che mi diano energia senza pesarmi. Le scale sono il mio spazio per bruciare non solo calorie, ma anche dubbi, insicurezze.
Non so se sia la filosofia di un pomeriggio d’autunno o solo la stanchezza che parla, ma credo che correre sulle scale sia un po’ come vivere: a volte devi spingere con tutto te stesso, a volte devi rallentare e respirare. L’importante è non fermarsi. Continuare a salire, anche quando il fiato manca. E voi, cosa ne pensate? Avete trovato il vostro “gradino” da conquistare?