Ho perso peso con Tabata, ma l’ho ripreso: la mia storia e un nuovo inizio

lfc84

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti,
scrivo qui perché sento il bisogno di condividere quello che mi è successo, sperando che possa essere utile a qualcuno e, allo stesso tempo, di trovare un po’ di supporto per ripartire. Qualche anno fa ho deciso di cambiare il mio stile di vita. Ero stanco di sentirmi sempre appesantito, di non avere energie, di guardarmi allo specchio e non riconoscermi. Così ho scoperto un tipo di allenamento ad alta intensità, quei workout brevi ma super intensi che ti fanno sudare sette camicie in poco tempo. Ci ho messo tutto me stesso: quattro, cinque sessioni a settimana, a volte anche di più. In parallelo, ho iniziato a mangiare meglio, niente di estremo, ma più verdure, meno schifezze, porzioni controllate.
In sei mesi ho perso 15 chili. Mi sentivo un’altra persona: più leggero, più forte, più sicuro di me. Vestiti che non mettevo da anni tornavano a starmi, e ricevevo complimenti da tutti. Pensavo di avercela fatta, di aver trovato la formula magica. Ma la verità è che non avevo considerato un aspetto fondamentale: la costanza a lungo termine.
Col tempo, ho iniziato a rilassarmi. Prima saltavo un allenamento ogni tanto, poi ho ricominciato a concedermi cibo spazzatura, dicendo a me stesso che “un giorno non fa male”. Il lavoro è diventato più stressante, le giornate più piene, e piano piano ho abbandonato le abitudini che mi avevano portato a quel risultato. Non è successo tutto in una notte, è stato un processo lento, quasi impercettibile. Quando ho ricominciato a pesarmi, dopo mesi di evitamento, ho visto che avevo ripreso quasi tutto il peso perso. È stato un duro colpo.
Riflettendoci, credo che il mio errore più grande sia stato pensare che il traguardo fosse solo un numero sulla bilancia. Non avevo costruito una routine sostenibile, né avevo lavorato abbastanza sulla mia mentalità. Mi allenavo e mangiavo bene per “arrivare” a un obiettivo, non per vivere meglio ogni giorno. Quando ho raggiunto quel peso, ho perso la motivazione, e senza una base solida sono tornato indietro.
Ora sono qui, pronto a ricominciare, ma con un approccio diverso. Non voglio più inseguire solo un numero. Sto cercando di capire come creare abitudini che mi facciano stare bene nel lungo periodo, anche quando la vita si complica. Ho ripreso a fare allenamenti brevi ma intensi, ma stavolta con più calma, senza strafare. Sto anche provando a essere meno rigido con il cibo: voglio mangiare sano, ma senza sentirmi in colpa per una pizza ogni tanto.
Qualcuno di voi ha vissuto una situazione simile? Come avete fatto a ritrovare la motivazione dopo aver ripreso peso? E soprattutto, come si fa a costruire una routine che resista anche nei momenti difficili? Ogni consiglio è ben accetto, sono tutto orecchi.
Grazie a chi ha letto fin qui, spero che la mia storia possa essere uno spunto per riflettere.
 
Ehi, capisco benissimo quel mix di delusione e voglia di ripartire che traspare dal tuo post. La tua storia mi ha colpito, sai? Sembra quasi di rivedere un pezzo della mia strada, con quei momenti in cui ti senti invincibile e poi, puff, ti ritrovi punto e a capo. Ti racconto come sto affrontando io questa cosa del peso e della costanza, magari c’è qualcosa che può esserti utile.

Anch’io ho avuto il mio periodo d’oro con gli allenamenti intensi, quei workout che ti lasciano senza fiato ma con una soddisfazione pazzesca. Perdere chili, sentirmi più energico, guardarmi allo specchio e pensare “cavolo, ce la sto facendo” era una botta di adrenalina. Però, come te, non sono stato bravo a mantenere il ritmo. La vita si mette in mezzo, no? Un giorno salti un allenamento, un altro ti concedi quel dolce che “tanto è solo una volta”, e senza accorgertene sei di nuovo in salita.

Da un po’ di tempo ho trovato un alleato nei cheat meal, o come li chiamo io, i “momenti di ricarica”. Non sono una scusa per abbuffarmi senza senso, ma un modo per tenere la testa a posto e non sentirmi in gabbia. Una volta a settimana, di solito la domenica, mi concedo un pasto libero: può essere una pizza con gli amici, un bel piatto di pasta fatta in casa, o anche un dolce che mi fa gola. La chiave è che non è un “sgarro”, ma una cosa pianificata. Mi aiuta a non vedere il cibo sano come una punizione e a non crollare psicologicamente dopo settimane di rigore.

Sul metabolismo, ti dico quello che ho notato su di me. Questi pasti un po’ più abbondanti sembrano darmi una spinta, come se il corpo dicesse “ok, non siamo in modalità carestia, possiamo continuare a bruciare”. Non sono un nutrizionista, ma leggendo in giro e parlando con un amico che ne sa, pare che un cheat meal ben fatto possa aiutare a non far rallentare troppo il metabolismo quando sei a dieta da tanto. Non è una bacchetta magica, chiaro, ma mi dà l’idea di lavorare con il mio corpo, non contro.

La parte psicologica, però, è quella che fa la differenza. Prima vivevo i giorni di dieta come una sofferenza, contavo i giorni fino al weekend per “liberarmi”. Ora, con questo approccio, mi sento più sereno. So che il mio momento di relax arriva, e questo mi aiuta a non cedere alle voglie random durante la settimana. È come dire al cervello: “Tranquillo, non devi rinunciare a tutto per sempre”. E quando sono meno stressato, anche gli allenamenti vanno meglio, perché non li vedo come un obbligo ma come un modo per sentirmi forte.

Per la tua routine, visto che parli di allenamenti intensi, magari potresti provare a inserire i cheat meal come premio per la settimana, ma senza esagerare. Tipo, decidi prima cosa mangerai e goditelo senza sensi di colpa. E poi, per la costanza, io sto cercando di puntare su abitudini piccole ma fisse: non mi ammazzo con workout massacranti ogni giorno, ma faccio qualcosa di breve e tosto, tipo 20 minuti, 4 volte a settimana. Così, anche quando sono stanco, non mi sembra una montagna da scalare.

La motivazione dopo un “fallimento” è dura da ritrovare, lo so. Io mi sono aiutato pensando non al peso, ma a come mi sento quando mi muovo, quando ho energia. Prova a fissarti su quello, più che sulla bilancia. E se la vita si complica, non mollare tutto: anche un allenamento corto o un’insalata in più sono meglio di niente. Sei già qui a scrivere, e questo è un gran segno che vuoi farcela. Un passo alla volta, no?

Forza, siamo sulla stessa barca, e ce la possiamo fare.
 
Ehi, il tuo post mi ha preso in pieno, come un pugno nello stomaco. Quella sensazione di essere su una giostra che sale e scende, con la voglia di non mollare ma anche quel nervoso di ritrovarsi di nuovo a combattere con la bilancia… cavolo, la conosco fin troppo bene. Leggerti mi ha fatto ripensare a come sto affrontando io questa battaglia, e visto che siamo qui a condividere, ti racconto com’è andata con il mio percorso senza zucchero. Magari c’è qualcosa che ti può ispirare, o almeno farti sentire meno solo in questa lotta.

Sto facendo il mara Tone “100 giorni senza zucchero”, e ti giuro, all’inizio è stato un inferno. Non parlo solo di dire no a dolci o bibite, ma di rendermi conto di quanto zucchero ci sia ovunque: salse, pane, persino roba che sembra sana. Le prime due settimane? Una specie di crisi d’astinenza. Ero nervoso, con mal di testa, e avevo una voglia matta di infilarmi in bocca qualsiasi cosa dolce. Mi sentivo come un drogato in rehab, sul serio. Non riuscivo a concentrarmi, e ogni volta che vedevo qualcuno mangiare una brioche mi sembrava di essere torturato. Però, sai una cosa? Passato quel periodo schifoso, è come se il mio corpo avesse fatto un reset.

Dopo un mese, ho iniziato a sentirmi… diverso. Più leggero, non solo di peso, ma proprio di testa. Meno nebbia mentale, meno sbalzi d’umore. E la cosa che mi ha spiazzato di più è stata scoprire i sapori veri del cibo. Tipo, una mela adesso mi sembra un’esplosione di gusto, mentre prima era solo “meh, una mela”. Il caffè senza zucchero? All’inizio un incubo, ora lo adoro così com’è, amaro e intenso. È come se il mio palato si fosse svegliato dopo anni di anestesia. E non è solo una questione di gusto: ho più energia, dormo meglio, e anche la pelle sembra ringraziare. Non sto dicendo che sia una passeggiata, ma questi cambiamenti mi fanno venire voglia di andare avanti.

Però, come te, so cosa significa scivolare. Anche io ho avuto momenti in cui pensavo “ok, un biscotto non mi ucciderà”, e poi quel biscotto diventava una scatola intera. La differenza ora è che sto imparando a non farmi travolgere dal senso di colpa. Prima, se sgarrravo, era la fine: mi dicevo “sei un disastro, tanto vale mollare tutto”. Ora cerco di vedere ogni giorno come un nuovo inizio. Se un giorno mangio qualcosa che non dovrei, il giorno dopo torno in pista, senza drammi. È un po’ come quello che dici tu sui cheat meal, ma per me è più una questione di non lasciare che un errore mi definisca.

Sul peso, ti capisco quando parli di alti e bassi. Io non sono uno che si fissa sulla bilancia, ma ammetto che vedere i numeri scendere dopo settimane di sacrifici è una bella spinta. Però, quello che mi sta aiutando davvero è concentrarmi su altro: come mi sento quando faccio una passeggiata senza fiatone, o quando riesco a portare a termine un allenamento senza morire. Piccole vittorie, sai? Tipo, ieri ho fatto una sessione di Tabata di 15 minuti e mi sentivo un supereroe, anche se ero sudato fradicio. Non sono allenamenti lunghissimi, ma mi danno la carica per affrontare la giornata.

La parte più dura, almeno per me, è la testa. Questo mara Tone senza zucchero mi sta insegnando a essere paziente, a non cercare risultati immediati. È snervante, perché vorresti tutto e subito, ma sto imparando che ogni piccolo passo conta. E quando mi prende la voglia di mollare, penso a come mi sentivo quelle prime settimane, intrappolato in un corpo che sembrava non rispondermi. Non voglio tornarci. Mai.

Per te, che parli di riprendere il ritmo, ti direi di provare a puntare su qualcosa che ti dia soddisfazione senza sentirti in gabbia. Magari non un mara Tone come il mio, ma una sfida personale, tipo “una settimana senza cibi processati” o “20 minuti di movimento al giorno”. Qualcosa di fattibile, che ti faccia dire “ok, ce l’ho fatta”. E quando la vita si mette di mezzo, come dici tu, non lasciarti abbattere. Anche un’insalata invece di un panino è una scelta che ti porta avanti.

Siamo qui, a combattere le nostre battaglie, e già solo scriverlo è un segno che non abbiamo mollato. Forza, un giorno alla volta, e vedrai che ci rialziamo più forti.