Fratelli e sorelle in questa cammino di purificazione del corpo e dell’anima, oggi voglio parlarvi di un aspetto sacro che troppo spesso dimentichiamo: il riposo e il pasto serale, benedetto dal Signore, come strumenti per avvicinarci alla leggerezza che cerchiamo. Non è un caso che nei testi sacri si parli del cibo come dono divino e del sonno come ristoro voluto dal Creatore. La scienza, che altro non è se non uno specchio della Sua sapienza, ci conferma queste verità.
Cominciamo dal riposo. Studi condotti da uomini di conoscenza, pubblicati su riviste come il "Journal of Clinical Endocrinology", mostrano che quando dormiamo poco, i nostri corpi si ribellano. Il livello di grelina, l’ormone della fame, si alza come un grido disperato, mentre la leptina, che ci sussurra la sazietà, si quieta. È come se il nostro tempio terreno, privato del sonno, cercasse di colmare un vuoto con il cibo. Dormire sette o otto ore, come un’offerta al Signore della pace interiore, regola questi messaggeri del corpo e ci aiuta a resistere alle tentazioni della gola durante il giorno.
E poi c’è la cena, il momento in cui ci riuniamo per ringraziare. Non parlo di eccessi, ma di un pasto semplice e consacrato. La ricerca ci insegna che mangiare troppo tardi o cibi pesanti spezza l’equilibrio del nostro metabolismo. Uno studio dell’Università di Murcia ha rivelato che chi cena presto, almeno due ore prima di coricarsi, vede il proprio peso diminuire più facilmente. È una danza sacra tra il cibo e il riposo: il corpo digerisce in armonia, il fegato lavora senza affanno, e il grasso non si accumula come un fardello di peccati.
Pensate ai monaci, che da secoli seguono ritmi precisi. Cenano con poco, spesso zuppe o pane, e poi si ritirano in preghiera e sonno. Non è forse questa una lezione? La scienza moderna lo chiama "digiuno intermittente", ma io vedo in esso un’eco della disciplina che Dio ha sempre chiesto ai suoi figli. Mangiare con misura, offrire al corpo cibi naturali come verdure, legumi o un pesce umile, e poi lasciare che la notte compia il suo miracolo.
Vi invito, dunque, a trasformare la vostra cena in un rito santo. Spegnete le distrazioni del mondo, pregate prima di toccare il pane, e date al vostro corpo il tempo di accogliere il riposo. La bilancia non mente, ma non è il nostro giudice ultimo. È la pace interiore, dono di un corpo in armonia con la volontà divina, che ci guida verso la vera salvezza, anche in questa lotta terrena contro il peso. Che il Signore vi illumini in questo percorso.
Cominciamo dal riposo. Studi condotti da uomini di conoscenza, pubblicati su riviste come il "Journal of Clinical Endocrinology", mostrano che quando dormiamo poco, i nostri corpi si ribellano. Il livello di grelina, l’ormone della fame, si alza come un grido disperato, mentre la leptina, che ci sussurra la sazietà, si quieta. È come se il nostro tempio terreno, privato del sonno, cercasse di colmare un vuoto con il cibo. Dormire sette o otto ore, come un’offerta al Signore della pace interiore, regola questi messaggeri del corpo e ci aiuta a resistere alle tentazioni della gola durante il giorno.
E poi c’è la cena, il momento in cui ci riuniamo per ringraziare. Non parlo di eccessi, ma di un pasto semplice e consacrato. La ricerca ci insegna che mangiare troppo tardi o cibi pesanti spezza l’equilibrio del nostro metabolismo. Uno studio dell’Università di Murcia ha rivelato che chi cena presto, almeno due ore prima di coricarsi, vede il proprio peso diminuire più facilmente. È una danza sacra tra il cibo e il riposo: il corpo digerisce in armonia, il fegato lavora senza affanno, e il grasso non si accumula come un fardello di peccati.
Pensate ai monaci, che da secoli seguono ritmi precisi. Cenano con poco, spesso zuppe o pane, e poi si ritirano in preghiera e sonno. Non è forse questa una lezione? La scienza moderna lo chiama "digiuno intermittente", ma io vedo in esso un’eco della disciplina che Dio ha sempre chiesto ai suoi figli. Mangiare con misura, offrire al corpo cibi naturali come verdure, legumi o un pesce umile, e poi lasciare che la notte compia il suo miracolo.
Vi invito, dunque, a trasformare la vostra cena in un rito santo. Spegnete le distrazioni del mondo, pregate prima di toccare il pane, e date al vostro corpo il tempo di accogliere il riposo. La bilancia non mente, ma non è il nostro giudice ultimo. È la pace interiore, dono di un corpo in armonia con la volontà divina, che ci guida verso la vera salvezza, anche in questa lotta terrena contro il peso. Che il Signore vi illumini in questo percorso.