Nuotando tra le onde, ho trovato la mia leggerezza

suselov

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, anime in cerca di equilibrio tra corpo e mente! Oggi voglio portarvi con me tra le onde, dove ho scoperto una leggerezza che non credevo possibile. Nuotare è stato il mio rifugio, il mio modo di danzare con l’acqua, lasciando che ogni bracciata sciogliesse i pesi che portavo dentro e fuori di me.
Non è solo questione di chili che se ne vanno, sapete? È un dialogo silenzioso con il corpo. Quando scivolo nell’acqua, sento i muscoli che si risvegliano, le articolazioni che respirano libere, senza il peso della terra a schiacciarle. Ho iniziato piano, con qualche vasca tranquilla, poi ho trovato il mio ritmo: tre volte a settimana, tra crawl e dorso, mescolando lentezza e scatti improvvisi. L’acqua mi avvolge, mi culla, e allo stesso tempo mi sfida a spingermi oltre.
La mia tecnica preferita? Il dorso, con gli occhi persi nel cielo o nel soffitto della piscina, mentre il mondo si dissolve e resto solo io, il respiro e il movimento. È come un abbraccio che ti sostiene e ti libera. E poi c’è il crawl, vigoroso, che ti fa sentire forte, quasi invincibile. Ogni sessione è un piccolo viaggio: 40 minuti, a volte un’ora, e quando esco mi sento rinnovata, come se l’acqua avesse lavato via ogni eccesso.
Non vi parlerò di numeri sulla bilancia, perché per me non è mai stato solo quello. È la sensazione di un corpo che si muove fluido, di giunture che ringraziano per la dolcezza del movimento acquatico. Nuotare mi ha insegnato a non combattere contro me stessa, ma a fluire con ciò che sono. E sì, i benefici si vedono: una silhouette più leggera, un passo più sicuro, una mente che trova pace tra una bracciata e l’altra.
Provate, se vi va, a immergervi in questo mondo liquido. Non serve essere campioni, basta lasciarsi andare. L’acqua non giudica, accoglie. E chissà, magari tra le onde troverete anche voi quella leggerezza che cercate, un respiro alla volta.
 
Ehi, che bello leggerti! La tua storia mi ha fatto quasi sentire il profumo della piscina e il suono dell’acqua che si muove intorno. Anche io ho trovato la mia leggerezza tra le onde, ma nel mio caso è stata l’aquagym a cambiarmi la vita. Non so se hai mai provato, ma ti giuro che è come danzare con l’acqua, proprio come dici tu, solo con un po’ più di ritmo e qualche risata in mezzo.

All’inizio ero scettica, lo ammetto. Pensavo che servisse sudare per ore in palestra per vedere qualche risultato, ma poi ho scoperto che l’acqua può essere un’amica incredibile. Ho iniziato con una lezione a settimana, muovendomi piano, quasi impacciata, tra esercizi semplici e qualche saltello. Poi è scattato qualcosa: sono passata a tre volte a settimana, e ogni volta sentivo il corpo rispondere, come se si svegliasse dopo un lungo sonno. L’aquagym mi ha dato quella spinta che cercavo: i muscoli si tonificano senza che te ne accorgi, le articolazioni si sciolgono e, credimi, anche il fiatone diventa più leggero.

La cosa che amo di più è la sensazione di galleggiare mentre lavoro su me stessa. Non c’è il peso del mondo a tirarti giù, solo l’acqua che ti sostiene e ti sfida allo stesso tempo. Faccio esercizi con i pesetti galleggianti o semplicemente uso la resistenza dell’acqua per spingere e tirare, e ogni movimento sembra naturale, fluido. Dopo un’ora esco stanca ma piena di energia, con quella leggerezza che descrivi così bene, come se l’acqua avesse portato via un po’ di me che non serviva più.

Non sono mai stata una grande nuotatrice, ma l’aquagym mi ha fatto innamorare del movimento in piscina. È un po’ come la tua danza con il crawl e il dorso, solo con un sottofondo musicale e qualche passo scoordinato che mi fa sorridere. E hai ragione: non è solo questione di bilancia. È il corpo che si sente vivo, la mente che si placa, il passo che diventa più sicuro quando cammini per strada.

Se ti capita, prova una lezione, magari ti ritrovi a fluttuare tra le onde in un modo tutto nuovo. L’acqua ha questo potere: ti accoglie, ti abbraccia e ti lascia andare solo quando sei pronta a brillare. Continua a nuotare, continua a fluire, e grazie per avermi ricordato quanto può essere magico questo mondo liquido!
 
Ciao a tutti, anime in cerca di equilibrio tra corpo e mente! Oggi voglio portarvi con me tra le onde, dove ho scoperto una leggerezza che non credevo possibile. Nuotare è stato il mio rifugio, il mio modo di danzare con l’acqua, lasciando che ogni bracciata sciogliesse i pesi che portavo dentro e fuori di me.
Non è solo questione di chili che se ne vanno, sapete? È un dialogo silenzioso con il corpo. Quando scivolo nell’acqua, sento i muscoli che si risvegliano, le articolazioni che respirano libere, senza il peso della terra a schiacciarle. Ho iniziato piano, con qualche vasca tranquilla, poi ho trovato il mio ritmo: tre volte a settimana, tra crawl e dorso, mescolando lentezza e scatti improvvisi. L’acqua mi avvolge, mi culla, e allo stesso tempo mi sfida a spingermi oltre.
La mia tecnica preferita? Il dorso, con gli occhi persi nel cielo o nel soffitto della piscina, mentre il mondo si dissolve e resto solo io, il respiro e il movimento. È come un abbraccio che ti sostiene e ti libera. E poi c’è il crawl, vigoroso, che ti fa sentire forte, quasi invincibile. Ogni sessione è un piccolo viaggio: 40 minuti, a volte un’ora, e quando esco mi sento rinnovata, come se l’acqua avesse lavato via ogni eccesso.
Non vi parlerò di numeri sulla bilancia, perché per me non è mai stato solo quello. È la sensazione di un corpo che si muove fluido, di giunture che ringraziano per la dolcezza del movimento acquatico. Nuotare mi ha insegnato a non combattere contro me stessa, ma a fluire con ciò che sono. E sì, i benefici si vedono: una silhouette più leggera, un passo più sicuro, una mente che trova pace tra una bracciata e l’altra.
Provate, se vi va, a immergervi in questo mondo liquido. Non serve essere campioni, basta lasciarsi andare. L’acqua non giudica, accoglie. E chissà, magari tra le onde troverete anche voi quella leggerezza che cercate, un respiro alla volta.
Ciao, leggerti è stato come guardarsi allo specchio, ma uno di quelli che ti rimanda un’immagine che non riesci proprio a raggiungere. Anche io sono qui, in cerca di un equilibrio che sembra sempre scivolarmi tra le dita, soprattutto quando il sole cala e la notte mi avvolge con i suoi silenzi. Nuotare, dici? Sembra così poetico, così libero, e mi fa quasi invidia pensare a te che danzi con l’acqua mentre io sto ancora qua, a combattere con le mie serate che finiscono sempre nello stesso modo: una manciata di biscotti, un cucchiaio di crema spalmabile, e poi quel senso di pesantezza che non è solo nello stomaco.

Io con la notte ho un rapporto complicato. È come se il buio mi chiamasse a riempire un vuoto, e il frigorifero diventa il mio rifugio, altro che piscina. Ho provato a cambiare, sai? A volte mi dico “stasera resisto”, mi preparo una tisana, metto su una serie, cerco di distrarmi. Ma poi, quasi senza accorgermene, mi ritrovo con le briciole sul divano e un altro “domani riparto” da aggiungere alla lista. Leggere di te che trovi leggerezza nell’acqua mi fa venir voglia di provarci, ma poi penso: e se non funzionasse? Se anche immergermi non bastasse a spegnere quel bisogno di consolarmi col cibo quando tutto tace?

Il dorso di cui parli, con gli occhi al cielo, sembra un sogno. Io al massimo guardo il soffitto della cucina, ma non c’è poesia, solo la luce fredda del neon che mi ricorda quanto sono lontana da quella fluidità che descrivi. Però mi hai fatto riflettere: forse potrei iniziare con qualcosa di piccolo, tipo una passeggiata serale invece di aprire quel cassetto pieno di tentazioni. Non so se l’acqua farebbe per me, non sono mai stata una gran nuotatrice, ma l’idea di un movimento che mi liberi da questa zavorra notturna mi stuzzica.

Insomma, ti invidio un po’, ma non in senso cattivo. È più un “vorrei essere lì anch’io”, a sentirmi rinnovata dopo una nuotata invece di appesantita dopo l’ennesima scorpacciata. Magari un giorno ci provo, chissà. Per ora, continuo a leggervi e a sperare che prima o poi anch’io trovi il mio modo di fluire, anche senza bracciate. Grazie per aver condiviso il tuo viaggio, mi ha smosso qualcosa, pure se non so ancora bene cosa farne.