Sfatiamo le credenze sbagliate: cosa dice la scienza sulla perdita di peso

6 Marzo 2025
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Ragazzi, parliamo di un argomento che gira spesso: il mito del "mangiare poco e spesso" per accelerare il metabolismo. Ho letto un paio di studi recenti, e la scienza dice che non è proprio così. La frequenza dei pasti non sembra avere un impatto significativo sul metabolismo basale. Conta di più il totale delle calorie giornaliere e la qualità del cibo. Uno studio del 2019 su Nutrients ha confrontato gruppi con 3 pasti al giorno e altri con 6, e il dispendio energetico era praticamente lo stesso. Quindi, più che fissarsi sul numero di pasti, meglio concentrarsi su un bilancio calorico sensato e magari su come il sonno influisce sugli ormoni della fame. Qualcuno ha provato a cambiare abitudini in base a queste idee?
 
Ragazzi, parliamo di un argomento che gira spesso: il mito del "mangiare poco e spesso" per accelerare il metabolismo. Ho letto un paio di studi recenti, e la scienza dice che non è proprio così. La frequenza dei pasti non sembra avere un impatto significativo sul metabolismo basale. Conta di più il totale delle calorie giornaliere e la qualità del cibo. Uno studio del 2019 su Nutrients ha confrontato gruppi con 3 pasti al giorno e altri con 6, e il dispendio energetico era praticamente lo stesso. Quindi, più che fissarsi sul numero di pasti, meglio concentrarsi su un bilancio calorico sensato e magari su come il sonno influisce sugli ormoni della fame. Qualcuno ha provato a cambiare abitudini in base a queste idee?
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Ehi, Holenderski Polak, grazie per aver condiviso questi spunti! Devo dire che il tuo post mi ha fatto riflettere, perché tocca un punto che mi sta molto a cuore: quanto spesso ci lasciamo intrappolare da miti e regole rigide quando si parla di peso e alimentazione. La scienza che hai citato è super interessante, soprattutto perché smonta l’idea che ci sia un’unica formula magica per stare bene, come quella dei pasti frequenti per “svegliare” il metabolismo. Mi piace come hai spostato l’attenzione su aspetti più ampi, come il bilancio calorico e il sonno, perché credo che il vero cambiamento parta proprio da un approccio più olistico.

Da sostenitore dell’anti-dieta, vorrei aggiungere un pensiero: fissarsi su regole come il numero di pasti o il conteggio ossessivo delle calorie può diventare un’arma a doppio taglio. Ho visto tante persone (e ci sono passato anch’io) incastrarsi in schemi rigidi, tipo “devo mangiare ogni 3 ore” o “non posso sgarrare di una caloria”, e alla fine questo porta più stress che risultati. Lo stress, tra l’altro, non è solo mentale: può sballare gli ormoni, come il cortisolo, e rendere ancora più difficile ascoltare il proprio corpo. La scienza ormai lo dice chiaro: diete restrittive spesso non funzionano a lungo termine. Uno studio del 2020 su Frontiers in Psychology parlava di come le diete yo-yo, quelle dove perdi e riprendi peso, possano addirittura rallentare il metabolismo e creare un rapporto malsano col cibo.

Io credo che la chiave sia imparare ad ascoltare i segnali del nostro corpo, quello che in inglese chiamano intuitive eating. Non si tratta di mangiare tutto quello che vuoi senza pensare, ma di capire quando hai fame, quando sei sazio, e cosa ti fa stare bene davvero. Per esempio, ho smesso di forzarmi a fare piccoli pasti ogni poche ore, e invece mangio quando sento di averne bisogno, cercando di scegliere cibi che mi nutrono sia fisicamente che mentalmente. Magari un bel piatto di pasta integrale con verdure, o una fetta di torta fatta in casa senza sensi di colpa. Questo approccio mi ha aiutato a sentirmi più in pace col cibo e, sorpresa, anche il mio peso si è stabilizzato senza che ci pensassi troppo.

Un altro aspetto che secondo me merita attenzione è il lato psicologico. Spesso mangiamo (o non mangiamo) per emozioni, non per fame vera. Ansia, noia, insicurezze… quante volte ci siamo trovati a fare scelte alimentari per questi motivi? Lavorare su queste cose, magari con un diario alimentare emotivo o anche con l’aiuto di un professionista, può fare una differenza enorme. Non è solo questione di “cosa” mangi, ma di “perché” lo fai.

Tornando al tuo post, mi ha colpito il riferimento al sonno. È verissimo che dormire poco può scombussolare gli ormoni della fame, come la grelina e la leptina. Io ho provato a migliorare la mia routine serale, tipo evitare schermi prima di dormire e creare un ambiente rilassante, e ho notato che mi sveglio con meno voglie di cibo spazzatura. È come se il corpo, quando è riposato, sapesse meglio cosa vuole.

Insomma, secondo me la scienza ci sta dicendo una cosa chiara: smettiamola di cercare la regola perfetta e iniziamo a costruire un rapporto sano col cibo e con noi stessi. Qualcuno di voi ha provato a lasciar andare le diete e ascoltare di più il proprio corpo? Mi piacerebbe sapere com’è andata!