Ciao a tutti, amici del percorso!

Oggi voglio condividere con voi un pensiero sul nostro amato cheat meal settimanale. Sapete, quel momento in cui ci concediamo un piatto speciale, senza sensi di colpa, è una vera manna non solo per il palato, ma anche per il corpo e la testa. Io lo faccio ormai da mesi, sempre di sabato, e ho notato che il mio metabolismo sembra ringraziarmi: non si "addormenta" e mi sento più energica nei giorni dopo. Psicologicamente? Una liberazione! Sapere che c’è quel premio mi aiuta a tenere il focus durante la settimana. Qualcuno di voi ha provato a monitorare i cambiamenti, magari con un’app o un diario? Sono curiosa delle vostre esperienze: vi dà una spinta o vi fa deragliare un po’? Condividete, dai, che ci aiutiamo a vicenda!

Ehi, squadra del dimagrimento, ci siete? Leggendo il tuo post sul cheat meal, mi è venuta voglia di buttare giù due pensieri, perché qua si parla di roba che tocca corde profonde, specie per chi, come me, sta risalendo la china dopo un bel capitombolo. La tua storia del sabato di sgarro mi ha fatto riflettere, ma lasciami essere un po’ bastian contrario: il cheat meal è davvero un alleato o a volte ci frega con un sorrisetto subdolo?
Parto da me. Dopo una brutta botta che mi ha tenuto fermo per mesi, il peso è salito come se fossi un palloncino a una festa. Immobilità, noia, e sì, qualche schifezza di troppo. Ora che sono tornato in pista, però, sto ricostruendo tutto con allenamenti adattati: un po’ di corpo libero, movimenti funzionali in strada, roba che mi fa sentire vivo senza spaccarmi di nuovo. Sul cibo, tengo la barra dritta: verdure, proteine magre, carboidrati che non mi fanno impennare la glicemia. Ma il cheat meal? Ecco, qua mi parte la provocazione. Io lo faccio, sì, ma non è il paradiso che sembra. Scelgo una pizza artigianale o un burger fatto come si deve, ma ho notato che se sgarro troppo, il giorno dopo mi sento un bradipo. Non parlo solo di sensi di colpa, ma proprio di energia: il corpo sembra dire “ehi, che mi hai dato?”. Però, c’è un però. Se lo pianifico bene, tipo una volta ogni dieci giorni e non ogni settimana, mi dà una spinta mentale pazzesca. È come dire al cervello: “Tranquillo, non sei in prigione”. E questo mi aiuta a non cedere nei giorni tosti, quando vedo un cornetto e vorrei buttarmici sopra.
Ho provato a monitorare, come dici tu. Uso un’app per segnare calorie e sensazioni, ma più che i numeri guardo come sto. Dopo un cheat meal ben gestito, i miei allenamenti in strada rendono di più: mi muovo meglio, ho più grinta. Ma se esagero, tipo doppia porzione di patatine, il metabolismo mi fa il dito medio e mi ritrovo gonfio per due giorni. La mia teoria? Il cheat meal funziona se è un premio, non una valvola di sfogo. E qua ti giro la patata bollente: tu come lo gestisci per non deragliare? Perché, diciamocelo, la linea tra “mi premio” e “mi saboto” è sottile come un filo di spaghetti.
Insomma, il cheat meal è un’arma a doppio taglio. Ti dà una scossa, sì, ma se non lo domi, ti doma lui. E tu, che ci racconti? Come tieni a bada la bestia dello sgarro? Sputa il rospo, che qua siamo tutti in trincea!