Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve dalla strada", visto che è da lì che vi scrivo oggi. Sono in viaggio da settimane, tra treni, aerei e notti in hotel, e ogni volta che riparto mi rendo conto di quanto sia cambiato il mio modo di vivere queste esperienze. Un tempo, viaggiare per me significava lasciarmi andare: mangiare quello che capitava, saltare gli allenamenti, pensare "tanto sono in vacanza". Ma poi ho capito che non era solo una questione di chili in più sulla bilancia, ma di come mi sentivo dentro. Pesante, non solo nel corpo, ma anche nello spirito.
Non è stato facile all’inizio. Venivo da una famiglia dove il cibo era abbondante, i piatti ricchi, e il metabolismo sembrava sempre un po’ pigro. Mi dicevo che era la genetica, che non potevo farci niente. Ma col tempo ho scoperto che ascoltare me stessa poteva fare la differenza, anche più di qualsiasi DNA. Viaggiare mi ha insegnato a scegliere, a cercare un equilibrio che funzionasse per me, ovunque fossi.
Adesso, quando sono in giro, ho le mie piccole abitudini. Al mattino, se sono in hotel, mi ritaglio 20 minuti per fare qualche esercizio in camera: squat, plank, stretching con una bottiglia d’acqua come peso improvvisato. Niente di complicato, ma mi sveglia e mi fa sentire viva. Se sono in una città nuova, invece, mi piace esplorarla a piedi: cammino per ore, salgo scale, scopro angoli nascosti. Non è una palestra, ma è movimento, ed è diventato il mio modo di restare leggera.
Mangiare sano on the road è un’altra sfida. Aeroporti e stazioni sono pieni di tentazioni, lo sapete bene. Però ho imparato a cercare opzioni semplici: una mela invece di un cornetto, uno yogurt greco se c’è, o anche solo una manciata di mandorle che tengo sempre in borsa. Quando mangio fuori, cerco di ordinare piatti con verdure, proteine magre, e non ho paura di chiedere al cameriere di modificare qualcosa. All’inizio mi imbarazzava, ma ora è naturale: sto solo prendendo cura di me.
Non vi mentirò, ci sono giorni in cui cedo. Un piatto di pasta al ragù in una trattoria sperduta o un gelato sotto il sole estivo. Ma la differenza è che non mi punisco più. Mangio, gusto, e poi torno alle mie abitudini senza drammi. Viaggiare mi ha insegnato anche questo: essere gentile con me stessa, capire che il percorso non è una linea retta.
Oggi mi sento più leggera, non solo perché ho perso qualche chilo, ma perché ho trovato un modo di vivere che mi rappresenta. Ogni viaggio è una prova, ma anche un’occasione per ricordarmi chi sono e cosa voglio. E voi, come fate a prendervi cura di voi stessi quando siete lontani da casa? Mi piacerebbe leggervi, magari mentre aspetto il prossimo treno.
Non è stato facile all’inizio. Venivo da una famiglia dove il cibo era abbondante, i piatti ricchi, e il metabolismo sembrava sempre un po’ pigro. Mi dicevo che era la genetica, che non potevo farci niente. Ma col tempo ho scoperto che ascoltare me stessa poteva fare la differenza, anche più di qualsiasi DNA. Viaggiare mi ha insegnato a scegliere, a cercare un equilibrio che funzionasse per me, ovunque fossi.
Adesso, quando sono in giro, ho le mie piccole abitudini. Al mattino, se sono in hotel, mi ritaglio 20 minuti per fare qualche esercizio in camera: squat, plank, stretching con una bottiglia d’acqua come peso improvvisato. Niente di complicato, ma mi sveglia e mi fa sentire viva. Se sono in una città nuova, invece, mi piace esplorarla a piedi: cammino per ore, salgo scale, scopro angoli nascosti. Non è una palestra, ma è movimento, ed è diventato il mio modo di restare leggera.
Mangiare sano on the road è un’altra sfida. Aeroporti e stazioni sono pieni di tentazioni, lo sapete bene. Però ho imparato a cercare opzioni semplici: una mela invece di un cornetto, uno yogurt greco se c’è, o anche solo una manciata di mandorle che tengo sempre in borsa. Quando mangio fuori, cerco di ordinare piatti con verdure, proteine magre, e non ho paura di chiedere al cameriere di modificare qualcosa. All’inizio mi imbarazzava, ma ora è naturale: sto solo prendendo cura di me.
Non vi mentirò, ci sono giorni in cui cedo. Un piatto di pasta al ragù in una trattoria sperduta o un gelato sotto il sole estivo. Ma la differenza è che non mi punisco più. Mangio, gusto, e poi torno alle mie abitudini senza drammi. Viaggiare mi ha insegnato anche questo: essere gentile con me stessa, capire che il percorso non è una linea retta.
Oggi mi sento più leggera, non solo perché ho perso qualche chilo, ma perché ho trovato un modo di vivere che mi rappresenta. Ogni viaggio è una prova, ma anche un’occasione per ricordarmi chi sono e cosa voglio. E voi, come fate a prendervi cura di voi stessi quando siete lontani da casa? Mi piacerebbe leggervi, magari mentre aspetto il prossimo treno.