Mangiare piano mentre l’acqua scivola via: riflessioni malinconiche su di me

airvinci

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non importa. Oggi mi sono fermata a guardare l’acqua che scorreva nel lavandino, un flusso lento, quasi ipnotico, e ho pensato a quanto sia simile al modo in cui sto cercando di vivere ultimamente. Mangiare piano, sentire ogni boccone, ascoltare il corpo che sussurra "basta" o "ancora un po’". Non è facile, sapete? La palestra mi chiama con le sue luci forti e il rumore dei pesi, ma casa... casa è silenzio, è il mio ritmo, è dove posso fermarmi e respirare.
Ho provato a portare questa consapevolezza anche nel movimento. Non proprio nuotare, ma qualcosa che mi facesse sentire fluida, come se fossi nell’acqua. A casa, sul tappetino, faccio stretching e immagino di galleggiare. È strano, lo so, ma mi aiuta a non correre, a non divorare il piatto in due minuti come facevo prima. In palestra c’è sempre quella fretta, quel "devi finire il circuito", mentre qui, tra le mura che conosco, posso prendermi il tempo di capire se ho fame davvero o se è solo la testa che si annoia.
A volte mi manca l’energia di un posto pieno di gente, il confronto, il vedermi allo specchio tra gli altri. Ma poi penso all’acqua, a come scivola via senza forzare, e mi dico che forse sto imparando qualcosa. Non è solo perdere chili, è come se stessi perdendo strati di me stessa che non servono più. Mangio una mela e mi fermo a sentire il sapore, la croccantezza, e mi chiedo perché prima la finivo in tre morsi senza nemmeno accorgermene.
Non so se sia malinconia o solo stanchezza, ma questo modo di mangiare, di muovermi, mi fa sentire più vicina a qualcosa che non so spiegare. Voi come fate? Casa vi abbraccia o vi intrappola? La palestra vi spinge o vi pesa? Oggi l’acqua mi ha fatto pensare, ma non so se ho trovato risposte. Forse è solo un altro giorno di domande.
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa. Oggi mi sono fermata a guardare l’acqua che scorreva nel lavandino, un flusso lento, quasi ipnotico, e ho pensato a quanto sia simile al modo in cui sto cercando di vivere ultimamente. Mangiare piano, sentire ogni boccone, ascoltare il corpo che sussurra "basta" o "ancora un po’". Non è facile, sapete? La palestra mi chiama con le sue luci forti e il rumore dei pesi, ma casa... casa è silenzio, è il mio ritmo, è dove posso fermarmi e respirare.
Ho provato a portare questa consapevolezza anche nel movimento. Non proprio nuotare, ma qualcosa che mi facesse sentire fluida, come se fossi nell’acqua. A casa, sul tappetino, faccio stretching e immagino di galleggiare. È strano, lo so, ma mi aiuta a non correre, a non divorare il piatto in due minuti come facevo prima. In palestra c’è sempre quella fretta, quel "devi finire il circuito", mentre qui, tra le mura che conosco, posso prendermi il tempo di capire se ho fame davvero o se è solo la testa che si annoia.
A volte mi manca l’energia di un posto pieno di gente, il confronto, il vedermi allo specchio tra gli altri. Ma poi penso all’acqua, a come scivola via senza forzare, e mi dico che forse sto imparando qualcosa. Non è solo perdere chili, è come se stessi perdendo strati di me stessa che non servono più. Mangio una mela e mi fermo a sentire il sapore, la croccantezza, e mi chiedo perché prima la finivo in tre morsi senza nemmeno accorgermene.
Non so se sia malinconia o solo stanchezza, ma questo modo di mangiare, di muovermi, mi fa sentire più vicina a qualcosa che non so spiegare. Voi come fate? Casa vi abbraccia o vi intrappola? La palestra vi spinge o vi pesa? Oggi l’acqua mi ha fatto pensare, ma non so se ho trovato risposte. Forse è solo un altro giorno di domande.
Ehi, sai che ti capisco? Quel flusso d’acqua che scorre lento mi fa quasi invidia, perché io invece corro sempre, anche quando vorrei fermarmi. Mangiare piano è una lotta, soprattutto quando davanti ho un dolce che mi guarda e mi chiama. Però sto provando a cambiare, a non cedere del tutto. Tipo ieri, ho fatto una torta con farina d’avena e mele, pochissimo zucchero, e me la sono goduta un cucchiaino alla volta, pensando che forse non è un peccato se ci metto il cuore.

Casa per me è un rifugio, ma a volte mi ci perdo. Mi abbraccia sì, ma mi tiene anche ferma, lontana da quel ritmo che la palestra ti sbatte in faccia. Non sono una fanatica delle corse sui tapis roulant, però ammetto che sudare lì mi fa sentire viva, come se stessi spingendo via qualcosa di pesante. Solo che poi torno, apro il frigo e vedo quella cioccolata che mi strizza l’occhio. Ultimamente provo a distrarmi: un po’ di yogurt con cannella, o una manciata di mandorle con un pezzetto di fondente. Non è la stessa cosa, ma mi salva dal buttarmi sul divano con un pacco di biscotti.

Il tuo modo di sentire ogni boccone mi ispira, davvero. Io ci sto provando, ma la testa spesso vince, mi dice “dai, solo un altro morso di dolce e poi basta”. Forse è vero, stiamo perdendo strati, come dici tu. Non solo chili, ma abitudini che ci tenevano incatenati. Oggi ho tagliato una pera a fettine sottili e le ho mangiate piano, immaginando fosse un dessert sofisticato. Mi sono sentita quasi in pace. Tu come fai a resistere quando la voglia arriva? Casa ti aiuta a trovare quel silenzio o ti fa inciampare nei pensieri? Io sono qui, tra un respiro e una tentazione, a cercare il mio equilibrio.
 
Ehi, il tuo racconto mi ha colpito, sai? Quel modo di guardare l’acqua che scivola via, quasi come se ti parlasse, lo sento anch’io a volte. Io non ho grandi filosofie, niente di trascendentale, solo una vita che è cambiata dopo quel maledetto infortunio. Un ginocchio che ha deciso di mollarmi, e da lì è stato un domino: chili in più, divano, cibo che riempiva i buchi che non sapevo nemmeno di avere. Mangiare era diventato un modo per passare il tempo, altro che ascoltare il corpo.

Ora però sto provando a rimettermi in carreggiata, e ti dico, non è una passeggiata. La palestra? Un ricordo lontano. Troppi specchi, troppa gente che corre come se il mondo finisse domani. Io invece sono qui, a casa, con un tappetino e un paio di pesetti leggeri che sembrano quasi un gioco. Faccio quello che posso, stretching, qualche esercizio che il fisioterapista mi ha adattato. Non è fluido come il tuo galleggiare immaginario, ma è il mio ritmo, zoppicante ma mio. E il mangiare... beh, quello è un altro campo di battaglia. Prima ingoiavo tutto in fretta, senza pensare, ora provo a rallentare. Tipo oggi, ho preso un piatto di zucchine grigliate e un po’ di riso integrale, e mi sono detta: “Ok, mastica, senti, non correre”. Non sempre ci riesco, ma quando succede è come se il tempo si fermasse un attimo.

Casa per me è un’ancora, ma non sempre nel senso buono. Mi tiene al sicuro, sì, ma a volte mi sembra di girare in tondo, come un criceto nella ruota. Però è anche dove ho trovato un po’ di pace per ricostruirmi. Non ho la tua poesia con l’acqua, ma ho i miei piccoli trucchi: una tisana quando la voglia di dolce mi prende alla gola, o una mela tagliata fine fine, che mi illudo sia un lusso. La testa ogni tanto mi frega, mi dice “dai, un pezzo di pizza non ti uccide”, e magari cedo, ma poi torno indietro, cerco di non giudicarmi troppo.

Tu parli di strati da perdere, e forse hai ragione. Io sento di star lasciando indietro non solo i chili, ma quella me che si era arresa. Ogni boccone che mastico piano, ogni movimento che faccio senza forzare il ginocchio, è come dire “ci sono ancora”. Non è malinconia, non proprio, è più un guardare avanti senza aspettarmi miracoli. Voi come fate a non cedere? Casa vi dà forza o vi tira giù nei giorni no? Io sono qui, tra un passo lento e un respiro profondo, a cercare di non perdermi di nuovo.
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa. Oggi mi sono fermata a guardare l’acqua che scorreva nel lavandino, un flusso lento, quasi ipnotico, e ho pensato a quanto sia simile al modo in cui sto cercando di vivere ultimamente. Mangiare piano, sentire ogni boccone, ascoltare il corpo che sussurra "basta" o "ancora un po’". Non è facile, sapete? La palestra mi chiama con le sue luci forti e il rumore dei pesi, ma casa... casa è silenzio, è il mio ritmo, è dove posso fermarmi e respirare.
Ho provato a portare questa consapevolezza anche nel movimento. Non proprio nuotare, ma qualcosa che mi facesse sentire fluida, come se fossi nell’acqua. A casa, sul tappetino, faccio stretching e immagino di galleggiare. È strano, lo so, ma mi aiuta a non correre, a non divorare il piatto in due minuti come facevo prima. In palestra c’è sempre quella fretta, quel "devi finire il circuito", mentre qui, tra le mura che conosco, posso prendermi il tempo di capire se ho fame davvero o se è solo la testa che si annoia.
A volte mi manca l’energia di un posto pieno di gente, il confronto, il vedermi allo specchio tra gli altri. Ma poi penso all’acqua, a come scivola via senza forzare, e mi dico che forse sto imparando qualcosa. Non è solo perdere chili, è come se stessi perdendo strati di me stessa che non servono più. Mangio una mela e mi fermo a sentire il sapore, la croccantezza, e mi chiedo perché prima la finivo in tre morsi senza nemmeno accorgermene.
Non so se sia malinconia o solo stanchezza, ma questo modo di mangiare, di muovermi, mi fa sentire più vicina a qualcosa che non so spiegare. Voi come fate? Casa vi abbraccia o vi intrappola? La palestra vi spinge o vi pesa? Oggi l’acqua mi ha fatto pensare, ma non so se ho trovato risposte. Forse è solo un altro giorno di domande.
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