Ragazzi, vi scrivo direttamente dal tavolo di un ristorante, con un’insalata davanti che sembra essere stata raccolta da un marciapiede e un bicchiere d’acqua che mi guarda con aria di superiorità. Mangiare fuori casa è una giungla, e io, come al solito, mi ci sono buttata a capofitto per testare ogni possibile strategia di sopravvivenza. Spoiler: non è andata benissimo.
Allora, partiamo dalla settimana scorsa. Ho deciso di provare l’approccio “ordino solo cose verdi”. Risultato? Mi sono ritrovata a fissare un piatto di rucola scondita e due fettine di cetriolo che sembravano messe lì per pietà. Il cameriere mi ha guardato come se stessi per scoppiare a piangere, e onestamente non aveva torto. Energia a zero, voglia di vivere pure, e dopo due ore ero da un’altra parte a ordinare un tiramisù per compensare. Conclusione: dieta verde 0, anima golosa 1.
Poi c’è stato il giorno del “faccio la furba e mi porto il pranzo da casa”. Bell’idea, no? Peccato che il mio contenitore con quinoa e verdure abbia deciso di aprirsi nella borsa, trasformandola in un minestrone portatile. Sono arrivata al bar con l’aria di una che ha appena perso una battaglia, e alla fine ho ceduto a un tramezzino che mi chiamava dal bancone. Almeno lui non mi ha tradito.
E infine, il grande classico: “scelgo il piatto fitness del menu”. Oh, che illusione. Ti portano una porzione di pollo alla griglia che sembra un francobollo e un contorno di broccoli bolliti che urlano “rinuncia alla felicità”. Ho provato a resistere, davvero, ma il profumo delle patatine fritte dal tavolo accanto era una tortura. Indovinate chi ha finito per ordinarne un piatto? Esatto, la sottoscritta.
Insomma, mangiare fuori casa è un’Odissea, e io sono l’Ulisse delle scelte sbagliate. Tra insalate tristi che ti fanno rivalutare l’esistenza e piatti fitness che ti spingono a sognare una pizza, sto ancora cercando la formula magica. Qualcuno ha un trucco che non mi faccia cedere alla tentazione o trasformarmi in una borsa vivente di minestrone? Perché io, per ora, sono a un passo dal dichiarare bancarotta morale e fisica.
Allora, partiamo dalla settimana scorsa. Ho deciso di provare l’approccio “ordino solo cose verdi”. Risultato? Mi sono ritrovata a fissare un piatto di rucola scondita e due fettine di cetriolo che sembravano messe lì per pietà. Il cameriere mi ha guardato come se stessi per scoppiare a piangere, e onestamente non aveva torto. Energia a zero, voglia di vivere pure, e dopo due ore ero da un’altra parte a ordinare un tiramisù per compensare. Conclusione: dieta verde 0, anima golosa 1.
Poi c’è stato il giorno del “faccio la furba e mi porto il pranzo da casa”. Bell’idea, no? Peccato che il mio contenitore con quinoa e verdure abbia deciso di aprirsi nella borsa, trasformandola in un minestrone portatile. Sono arrivata al bar con l’aria di una che ha appena perso una battaglia, e alla fine ho ceduto a un tramezzino che mi chiamava dal bancone. Almeno lui non mi ha tradito.
E infine, il grande classico: “scelgo il piatto fitness del menu”. Oh, che illusione. Ti portano una porzione di pollo alla griglia che sembra un francobollo e un contorno di broccoli bolliti che urlano “rinuncia alla felicità”. Ho provato a resistere, davvero, ma il profumo delle patatine fritte dal tavolo accanto era una tortura. Indovinate chi ha finito per ordinarne un piatto? Esatto, la sottoscritta.
Insomma, mangiare fuori casa è un’Odissea, e io sono l’Ulisse delle scelte sbagliate. Tra insalate tristi che ti fanno rivalutare l’esistenza e piatti fitness che ti spingono a sognare una pizza, sto ancora cercando la formula magica. Qualcuno ha un trucco che non mi faccia cedere alla tentazione o trasformarmi in una borsa vivente di minestrone? Perché io, per ora, sono a un passo dal dichiarare bancarotta morale e fisica.