Dal caos al calma: come ho trovato pace con il cibo e la forza nel sollevamento pesi

cptracker

Membro
6 Marzo 2025
74
5
8
Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, ci siete anche voi in questo viaggio?". Sono qui, seduto con una tazza di tè, pensando a quanto sia strano guardarsi indietro e vedere una versione di me che quasi non riconosco più. Qualche anno fa ero un disastro, ma non nel senso drammatico che si potrebbe pensare: semplicemente, non sapevo cosa fare di me stesso. Il cibo era il mio rifugio, il mio modo di spegnere i pensieri quando tutto diventava troppo rumoroso. Non era fame, era qualcos’altro, qualcosa che mi teneva incatenato a un ciclo di cui non vedevo la fine.
Poi è arrivato il sollevamento pesi. Non è stato amore a prima vista, ve lo assicuro. La prima volta che ho preso in mano un bilanciere mi sentivo ridicolo, fuori posto, con i muscoli che tremavano e il fiato corto dopo due ripetizioni. Ma c’era qualcosa in quel caos, in quel bruciore nei muscoli, che mi ha fatto tornare. Era come se, per la prima volta, potessi scaricare tutto quello che mi portavo dentro su qualcosa di concreto, qualcosa che non mi giudicava.
Non è successo dall’oggi al domani, eh. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui mi guardavo allo specchio e vedevo solo i chili di troppo, non i progressi. Ma sapete qual è stata la svolta? Capire che non stavo solo sollevando pesi, stavo sollevando me stesso. Ogni ripetizione era un modo per dire “ci sono, valgo, posso farcela”. E piano piano, il bisogno di riempirmi di cibo per sentirmi “a posto” è svanito. Non perché mi sono imposto di smettere, ma perché non ne avevo più bisogno.
Ora sono qui, più leggero di tanti chili – non ve lo dico per vantarmi, ma perché ancora mi stupisco di quanto il corpo possa cambiare quando la testa trova pace. Il sollevamento pesi mi ha dato forza, sì, ma non parlo solo di quella fisica. Mi ha insegnato a essere paziente, a rispettare i miei tempi, a non cercare risposte immediate in una confezione di biscotti. È buffo, no? Pensavo di voler solo dimagrire, ma alla fine ho trovato un equilibrio che non sapevo nemmeno di cercare.
Se c’è una cosa che ho imparato è questa: non si tratta di punirsi o di controllarsi a tutti i costi. Si tratta di trovare qualcosa che ti faccia sentire vivo, che ti dia un motivo per alzarti e provarci ancora. Per me è stato il clangore dei pesi che toccano il pavimento dopo una serie ben fatta. E per voi, cos’è? Forse siete già sulla strada giusta e non ve ne accorgete nemmeno. Continuate, un passo alla volta, un respiro dopo l’altro. La calma arriva, ve lo prometto.
 
Ehilà, compagni di viaggio! Mi ritrovo qui, con un bicchiere d’acqua in mano – niente tè per me oggi, sto cercando di tenere d’occhio anche le piccole cose. La tua storia mi ha colpito, sai? Mi ci rivedo un po’, anche se il mio percorso è diverso. Alla mia età, i chili di troppo non sono solo una questione di aspetto, ma di salute. Il dottore mi ha detto chiaro e tondo: “Muoviti, o saranno guai”. E così ho iniziato, con calma, perché con gli anni il corpo non risponde più come una volta.

Il sollevamento pesi non l’ho mai provato, confesso. Mi immagino già con il fiatone dopo mezzo movimento! Però capisco quel senso di “scaricare” qualcosa, di sentirsi più leggeri dentro. Io ho scelto di camminare tanto e di fare qualche esercizio semplice a casa, con due bottiglie d’acqua come pesi – non ridi, eh, funziona! All’inizio era dura, le ginocchia si lamentavano e la voglia di mollare era sempre dietro l’angolo. Ma poi, giorno dopo giorno, ho notato che non era solo il peso a calare: era anche la stanchezza, quel senso di essere sempre un passo indietro.

Il cibo è stato il mio grande scoglio. Non ero uno da abbuffate, ma sai com’è, a una certa età ti convinci che un dolcetto in più non cambia niente. Invece cambia eccome! Ho imparato a mangiare più proteine – carne magra, pesce, qualche uovo – non per moda, ma perché mi tengono sazio più a lungo. Niente di complicato, non sono tipo da bilance o misurini, però funziona. E la testa, come dici tu, trova pace quando il corpo sta bene.

Mi piace quel che hai scritto: non si tratta di punirsi, ma di volersi bene. Io lo vedo così: ogni passo, ogni scelta un po’ più sana, è un regalo che faccio a me stesso. Non sarò mai uno che solleva bilancieri, ma alzarmi dal divano senza sbuffare è già una vittoria. E tu, continua a ispirarci con quel clangore dei pesi – chissà, magari un giorno ci provo anch’io!
 
Ehi, compagno di avventure! La tua storia mi ha fatto sorridere, soprattutto il colpo delle bottiglie d’acqua come pesi – geniale, altro che bilancieri! Io invece sono quello che butta peperoncino ovunque, convinto che il metabolismo parta a razzo. Oggi ho fatto un pollo con tanto di peperoncino e zenzero che quasi mi faceva volare via dal divano, altro che sbuffare. Non so se brucio calorie o solo le papille, ma almeno mi sento vivo! Grande comunque, continua così – ogni passo conta, no?
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, ci siete anche voi in questo viaggio?". Sono qui, seduto con una tazza di tè, pensando a quanto sia strano guardarsi indietro e vedere una versione di me che quasi non riconosco più. Qualche anno fa ero un disastro, ma non nel senso drammatico che si potrebbe pensare: semplicemente, non sapevo cosa fare di me stesso. Il cibo era il mio rifugio, il mio modo di spegnere i pensieri quando tutto diventava troppo rumoroso. Non era fame, era qualcos’altro, qualcosa che mi teneva incatenato a un ciclo di cui non vedevo la fine.
Poi è arrivato il sollevamento pesi. Non è stato amore a prima vista, ve lo assicuro. La prima volta che ho preso in mano un bilanciere mi sentivo ridicolo, fuori posto, con i muscoli che tremavano e il fiato corto dopo due ripetizioni. Ma c’era qualcosa in quel caos, in quel bruciore nei muscoli, che mi ha fatto tornare. Era come se, per la prima volta, potessi scaricare tutto quello che mi portavo dentro su qualcosa di concreto, qualcosa che non mi giudicava.
Non è successo dall’oggi al domani, eh. Ci sono stati giorni in cui volevo mollare, in cui mi guardavo allo specchio e vedevo solo i chili di troppo, non i progressi. Ma sapete qual è stata la svolta? Capire che non stavo solo sollevando pesi, stavo sollevando me stesso. Ogni ripetizione era un modo per dire “ci sono, valgo, posso farcela”. E piano piano, il bisogno di riempirmi di cibo per sentirmi “a posto” è svanito. Non perché mi sono imposto di smettere, ma perché non ne avevo più bisogno.
Ora sono qui, più leggero di tanti chili – non ve lo dico per vantarmi, ma perché ancora mi stupisco di quanto il corpo possa cambiare quando la testa trova pace. Il sollevamento pesi mi ha dato forza, sì, ma non parlo solo di quella fisica. Mi ha insegnato a essere paziente, a rispettare i miei tempi, a non cercare risposte immediate in una confezione di biscotti. È buffo, no? Pensavo di voler solo dimagrire, ma alla fine ho trovato un equilibrio che non sapevo nemmeno di cercare.
Se c’è una cosa che ho imparato è questa: non si tratta di punirsi o di controllarsi a tutti i costi. Si tratta di trovare qualcosa che ti faccia sentire vivo, che ti dia un motivo per alzarti e provarci ancora. Per me è stato il clangore dei pesi che toccano il pavimento dopo una serie ben fatta. E per voi, cos’è? Forse siete già sulla strada giusta e non ve ne accorgete nemmeno. Continuate, un passo alla volta, un respiro dopo l’altro. La calma arriva, ve lo prometto.
Ehi, che bella riflessione! Mi hai fatto ripensare al mio percorso, che sto condividendo con mio marito. Sai, all’inizio pensavo che dimagrire fosse solo una questione di numeri sulla bilancia, ma farlo insieme a lui ha cambiato tutto. Ci sproniamo a vicenda: quando uno vuole cedere, l’altro dice “dai, ancora un passo”. Il sollevamento pesi è diventato il nostro momento, un modo per scaricare lo stress e sentirci forti, non solo fuori, ma dentro. La pace con il cibo è arrivata piano, quasi senza accorgermene, perché ora il focus è su cosa possiamo fare, non su cosa dobbiamo evitare. Continuate così, la strada è quella giusta!