Mangiare sano con pochi soldi: possibile o solo una presa in giro?

karoko

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, sono stanco di sentire sempre le stesse scuse: "Mangiare sano costa troppo", "Non ho tempo per cucinare", "In dormitorio è impossibile". Basta! Io sono uno studente come tanti, con due lire in tasca e un’agenda che sembra un campo di battaglia, eppure sto cercando di farcela. Non è facile, lo so, ma possibile sì, altroché. Mi sono rotto di vedere i miei coinquilini buttare soldi in schifezze preconfezionate mentre io provo a tirare avanti con qualcosa di decente.
Tipo, ieri ho preso una scatola di ceci da 80 centesimi al discount, un po’ di pomodoro in brick che costa niente e una cipolla che ho fregato dalla cucina comune – sì, lo so, non si fa, ma disperazione chiama disperazione. Ho buttato tutto in una padella con un filo d’olio e in 15 minuti avevo un piatto che non solo mi ha riempito, ma non mi ha fatto sentire un rifiuto umano. E poi, vogliamo parlare delle patate? Le compro a chili, le cuocio al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho rubato dal vaso della vicina di stanza, e ho un contorno per giorni. Non sarà alta cucina, ma almeno non mi intaso le arterie con patatine fritte del bar.
E per muovermi? Non ho soldi per la palestra, chiaro, ma corro sul campus come un disperato o faccio flessioni in stanza finché non mi tremano le braccia. Il tempo lo trovo, anche se devo studiare fino a mezzanotte. È una questione di priorità, no? Sono sceso di 3 chili in un mese, ma mi sento sempre a un passo dal mollare tutto per una pizza surgelata. La sfida vera non è il budget, è la testa che ti rema contro. Voi come fate a non crollare? Perché io sto iniziando a dubitare che ne valga la pena, con ‘sti prezzi e ‘sta vita da squattrinato. Possibile che mangiare sano debba essere sempre una lotta?
 
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Ragazzi, sono stanco di sentire sempre le stesse scuse: "Mangiare sano costa troppo", "Non ho tempo per cucinare", "In dormitorio è impossibile". Basta! Io sono uno studente come tanti, con due lire in tasca e un’agenda che sembra un campo di battaglia, eppure sto cercando di farcela. Non è facile, lo so, ma possibile sì, altroché. Mi sono rotto di vedere i miei coinquilini buttare soldi in schifezze preconfezionate mentre io provo a tirare avanti con qualcosa di decente.
Tipo, ieri ho preso una scatola di ceci da 80 centesimi al discount, un po’ di pomodoro in brick che costa niente e una cipolla che ho fregato dalla cucina comune – sì, lo so, non si fa, ma disperazione chiama disperazione. Ho buttato tutto in una padella con un filo d’olio e in 15 minuti avevo un piatto che non solo mi ha riempito, ma non mi ha fatto sentire un rifiuto umano. E poi, vogliamo parlare delle patate? Le compro a chili, le cuocio al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho rubato dal vaso della vicina di stanza, e ho un contorno per giorni. Non sarà alta cucina, ma almeno non mi intaso le arterie con patatine fritte del bar.
E per muovermi? Non ho soldi per la palestra, chiaro, ma corro sul campus come un disperato o faccio flessioni in stanza finché non mi tremano le braccia. Il tempo lo trovo, anche se devo studiare fino a mezzanotte. È una questione di priorità, no? Sono sceso di 3 chili in un mese, ma mi sento sempre a un passo dal mollare tutto per una pizza surgelata. La sfida vera non è il budget, è la testa che ti rema contro. Voi come fate a non crollare? Perché io sto iniziando a dubitare che ne valga la pena, con ‘sti prezzi e ‘sta vita da squattrinato. Possibile che mangiare sano debba essere sempre una lotta?
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Ciao karoko, ti capisco benissimo, sai? Anche io sono nella tua stessa barca, studente squattrinato con un budget che piange e una voglia di pizza surgelata che ogni tanto mi urla nelle orecchie. Però, da un po’ di mesi, sto provando a mangiare sano seguendo un programma di coaching online, e devo dire che qualcosa sta cambiando, anche se non è tutto rose e fiori.

Il mio coach e il dietologo che mi seguono a distanza mi hanno fatto vedere che si può fare tanto anche con poco. Tipo, pure io uso i ceci come te – li adoro perché costano niente e li puoi buttare in mille piatti diversi. A volte ci aggiungo un po’ di spezie che ho rimediato a casa di mia madre l’ultima volta che sono tornato, e mi sembra quasi di mangiare qualcosa di “ricco”. Il pomodoro in brick è un altro salvavita, e quando riesco a mettere le mani su un po’ di verdura tipo zucchine o carote al mercato (quelle un po’ ammaccate che costano meno), mi sento un re con la mia padella sgangherata.

Il bello del coaching online è che mi danno idee pratiche e mi tengono d’occhio. Ogni settimana faccio una videochiamata veloce, gli racconto come è andata, e loro mi aggiustano il tiro. Mi hanno insegnato a fare porzioni furbe, così non spreco niente, e a usare robe semplici come il riso integrale o le lenticchie, che costano poco e riempiono un sacco. Mi hanno pure suggerito di provare tisane fai-da-te con quello che trovo – tipo, ho scoperto che con un po’ di menta presa dal balcone di un’amica e acqua calda mi passa la voglia di sgranocchiare schifezze la sera. Non è proprio una cena, ma mi salva quando la testa inizia a dirmi “vai al distributore automatico”.

Il lato negativo? Ci vuole disciplina, e non sempre ce l’ho. A volte mi perdo a guardare ricette che non posso permettermi o mi scoccio di lavare l’ennesima pentola. E poi, il coach non è lì a guardarmi in faccia, quindi se sgarro devo essere io a confessarlo – e non sempre ho voglia di fare la spia di me stesso. Però, quando vedo che i jeans tirano meno o che ho più energia per correre dietro al bus, penso che forse ne vale la pena.

Tu dici che la sfida è nella testa, e hai ragione. Il coaching mi aiuta proprio lì: mi danno un piano, mi spronano, e mi fanno sentire meno solo in questa lotta contro i prezzi assurdi e la tentazione di mollare. Non è perfetto, intendiamoci – ieri ho fissato un pacco di patatine per dieci minuti buoni prima di decidermi a non comprarlo – ma piano piano sto imparando a non crollare. Magari potresti provare a chiedere un consiglio al volo a qualcuno online, anche solo per un’idea nuova. Tu come tieni duro? Perché, credimi, capisco quel senso di “ma chi me lo fa fare” che ti prende ogni tanto.
 
Ciao karoko, ti capisco benissimo, sai? Anche io sono nella tua stessa barca, studente squattrinato con un budget che piange e una voglia di pizza surgelata che ogni tanto mi urla nelle orecchie. Però, da un po’ di mesi, sto provando a mangiare sano seguendo un programma di coaching online, e devo dire che qualcosa sta cambiando, anche se non è tutto rose e fiori.

Il mio coach e il dietologo che mi seguono a distanza mi hanno fatto vedere che si può fare tanto anche con poco. Tipo, pure io uso i ceci come te – li adoro perché costano niente e li puoi buttare in mille piatti diversi. A volte ci aggiungo un po’ di spezie che ho rimediato a casa di mia madre l’ultima volta che sono tornato, e mi sembra quasi di mangiare qualcosa di “ricco”. Il pomodoro in brick è un altro salvavita, e quando riesco a mettere le mani su un po’ di verdura tipo zucchine o carote al mercato (quelle un po’ ammaccate che costano meno), mi sento un re con la mia padella sgangherata.

Il bello del coaching online è che mi danno idee pratiche e mi tengono d’occhio. Ogni settimana faccio una videochiamata veloce, gli racconto come è andata, e loro mi aggiustano il tiro. Mi hanno insegnato a fare porzioni furbe, così non spreco niente, e a usare robe semplici come il riso integrale o le lenticchie, che costano poco e riempiono un sacco. Mi hanno pure suggerito di provare tisane fai-da-te con quello che trovo – tipo, ho scoperto che con un po’ di menta presa dal balcone di un’amica e acqua calda mi passa la voglia di sgranocchiare schifezze la sera. Non è proprio una cena, ma mi salva quando la testa inizia a dirmi “vai al distributore automatico”.

Il lato negativo? Ci vuole disciplina, e non sempre ce l’ho. A volte mi perdo a guardare ricette che non posso permettermi o mi scoccio di lavare l’ennesima pentola. E poi, il coach non è lì a guardarmi in faccia, quindi se sgarro devo essere io a confessarlo – e non sempre ho voglia di fare la spia di me stesso. Però, quando vedo che i jeans tirano meno o che ho più energia per correre dietro al bus, penso che forse ne vale la pena.

Tu dici che la sfida è nella testa, e hai ragione. Il coaching mi aiuta proprio lì: mi danno un piano, mi spronano, e mi fanno sentire meno solo in questa lotta contro i prezzi assurdi e la tentazione di mollare. Non è perfetto, intendiamoci – ieri ho fissato un pacco di patatine per dieci minuti buoni prima di decidermi a non comprarlo – ma piano piano sto imparando a non crollare. Magari potresti provare a chiedere un consiglio al volo a qualcuno online, anche solo per un’idea nuova. Tu come tieni duro? Perché, credimi, capisco quel senso di “ma chi me lo fa fare” che ti prende ogni tanto.
Ehi, che bella riflessione hai fatto! Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, soprattutto quando parli di quel senso di “ma chi me lo fa fare” che ogni tanto bussa alla porta. Anch’io sto cercando di mangiare meglio senza spendere una fortuna, e devo dire che le tue idee sui ceci e il pomodoro in brick mi hanno fatto venire in mente un po’ di cosine che faccio pure io per tirare avanti.

Da un po’ di tempo ho preso l’abitudine di fare lunghe passeggiate serali, e ti giuro che per me sono una specie di ancora di salvezza. Ogni sera, dopo cena, esco e mi faccio almeno 4-5 chilometri, a volte anche di più se la testa è piena di pensieri. Non è solo per bruciare qualche caloria, ma proprio per sentirmi bene, per staccare. Camminare mi aiuta a non cedere alla tentazione di aprire il frigo per noia o di buttarmi su qualcosa di veloce e poco sano. Tipo, ieri sera ho fatto un giro vicino al parco, con l’aria fresca che mi pizzicava la faccia, e per un’ora buona non ho pensato né al cibo né alle bollette da pagare.

Per quanto riguarda il mangiare, anch’io punto su cose semplici che non mi svuotino il portafoglio. Le lenticchie sono diventate le mie migliori amiche: costano poco, le trovi ovunque, e con un po’ di cipolla e spezie diventano una roba che sa di casa. A volte le mescolo con del riso integrale, altre ci faccio una zuppa che mi dura due giorni. Poi, quando riesco, prendo delle uova al mercato: con quelle puoi fare di tutto, no? Una frittata con un po’ di verdura avanzata o anche solo strapazzate con un pizzico di pepe, e mi sento sazio senza aver speso chissà cosa. La verdura è un po’ il mio tallone d’Achille, perché spesso costa più di quello che vorrei, ma cerco di prendere quello che è di stagione o, come dici tu, quelle zucchine un po’ ammaccate che al mercato ti tirano dietro.

Il tuo discorso sul coaching online mi ha incuriosito. Io per ora non seguo niente di strutturato, ma mi sono fatto una specie di “piano mentale”. Tipo, cerco di bilanciare i piatti in modo che ci sia sempre qualcosa che mi riempie senza appesantirmi, e le passeggiate serali mi danno quella spinta in più per non mollare. Certo, non è tutto perfetto: ci sono sere in cui torno a casa stanco morto e l’idea di mettermi a cucinare mi fa venire voglia di ordinare una pizza. Però poi penso a come mi sento dopo aver camminato, con la testa più leggera e il corpo che ringrazia, e mi dico che vale la pena resistere.

Tu come fai a non cedere quando la voglia di patatine ti fissa dallo scaffale? Io, oltre alle passeggiate, sto provando a bere più acqua durante il giorno, che sembra una stupidaggine ma a volte mi salva dalla fame nervosa. E poi, non so te, ma quando riesco a prepararmi qualcosa di buono con due spicci, tipo un piatto di ceci speziati o una frittatina con quello che c’è in frigo, mi sento quasi un mago della cucina. Magari un giorno ci scambiamo qualche ricetta furba, che dici?
 
Ehi Dilluklm, sai che leggendoti mi è quasi venuta voglia di fare un balletto in cucina con i miei ceci? Quasi, eh, perché poi mi ricordo che il ritmo ce l’ho scarso e il budget pure. Però, dico, complimenti per la tenacia: tu col tuo coaching online e io col mio sistema Montignac stiamo qui a combattere la buona battaglia contro il portafoglio vuoto e le voglie di schifezze.

Guarda, io sono uno che divide il mondo in due: carboidrati che fanno la ola nel sangue e quelli che se ne stanno buoni senza fare casino. Tipo, il riso integrale che nomini? Amico fidato, glico basso, non ti tradisce. La pizza surgelata che ti urla nelle orecchie? Quella è una diva che ti fa ballare per due minuti e poi ti lascia steso. Io mi sono armato di tabelle – roba da nerd, lo so – e ogni volta che faccio la spesa è come coreografare un passo a due con quello che posso permettermi. Lenticchie, ceci, verdure di stagione un po’ stropicciate: costano poco e non fanno impennare la glicemia. Con un po’ di spezie, poi, sembra pure di mangiare qualcosa che non sa di sacrificio.

Il tuo coaching mi incuriosisce, ma io per ora ballo da solo con le mie regole. Funziona, eh: meno pancia, più energia, e i jeans non fanno più la lotta quando li chiudo. Certo, ogni tanto mi perdo a fissare un pacco di patatine come se fosse il gran finale di un musical, ma poi penso al glico che schizza e torno in carreggiata. Rispetto al conteggio calorico puro, ti dico, Montignac è un altro sport: non conti numeri, scegli soci di ballo migliori. Tipo, ieri: zuppa di lenticchie e carote, due euro spesi, e mi sentivo Fred Astaire in versione discount.

Tu come fai a non sgarrare quando il distributore automatico ti fa l’occhiolino? Io mi salvo con un trucco: tengo una mela in borsa. Sembra una roba da maestrina, ma quando la fame mi fa venire voglia di improvvisare un assolo con le schifezze, mordo quella e passa tutto. Dai, buttami un’idea delle tue, magari ci ispiriamo a vicenda per il prossimo piatto da standing ovation.
 
Ehi Dilluklm, sai che leggendoti mi è quasi venuta voglia di fare un balletto in cucina con i miei ceci? Quasi, eh, perché poi mi ricordo che il ritmo ce l’ho scarso e il budget pure. Però, dico, complimenti per la tenacia: tu col tuo coaching online e io col mio sistema Montignac stiamo qui a combattere la buona battaglia contro il portafoglio vuoto e le voglie di schifezze.

Guarda, io sono uno che divide il mondo in due: carboidrati che fanno la ola nel sangue e quelli che se ne stanno buoni senza fare casino. Tipo, il riso integrale che nomini? Amico fidato, glico basso, non ti tradisce. La pizza surgelata che ti urla nelle orecchie? Quella è una diva che ti fa ballare per due minuti e poi ti lascia steso. Io mi sono armato di tabelle – roba da nerd, lo so – e ogni volta che faccio la spesa è come coreografare un passo a due con quello che posso permettermi. Lenticchie, ceci, verdure di stagione un po’ stropicciate: costano poco e non fanno impennare la glicemia. Con un po’ di spezie, poi, sembra pure di mangiare qualcosa che non sa di sacrificio.

Il tuo coaching mi incuriosisce, ma io per ora ballo da solo con le mie regole. Funziona, eh: meno pancia, più energia, e i jeans non fanno più la lotta quando li chiudo. Certo, ogni tanto mi perdo a fissare un pacco di patatine come se fosse il gran finale di un musical, ma poi penso al glico che schizza e torno in carreggiata. Rispetto al conteggio calorico puro, ti dico, Montignac è un altro sport: non conti numeri, scegli soci di ballo migliori. Tipo, ieri: zuppa di lenticchie e carote, due euro spesi, e mi sentivo Fred Astaire in versione discount.

Tu come fai a non sgarrare quando il distributore automatico ti fa l’occhiolino? Io mi salvo con un trucco: tengo una mela in borsa. Sembra una roba da maestrina, ma quando la fame mi fa venire voglia di improvvisare un assolo con le schifezze, mordo quella e passa tutto. Dai, buttami un’idea delle tue, magari ci ispiriamo a vicenda per il prossimo piatto da standing ovation.
Ehi, che dire, leggerti è come aprire il frigo e scoprire che c’è ancora speranza tra un cavolo un po’ triste e una scatola di ceci! La tua energia mi ha fatto quasi venir voglia di mettermi a cucinare qualcosa di epico stasera, ma poi ho guardato il mio budget e ho deciso di restare fedele al mio piano da “spettacolo a basso costo”. Complimenti per il tuo viaggio con Montignac, sembra proprio che hai trovato il ritmo giusto per ballare con il tuo corpo e il portafoglio!

Io sono in modalità “matrimonio all’orizzonte”, quindi sto cercando di perdere qualche chilo per entrare nel vestito dei miei sogni senza sembrare un cotechino sottovuoto. Il mio evento è fra tre mesi, e ti giuro, ogni tanto mi sembra di essere in una commedia romantica dove il protagonista deve affrontare il villain peggiore: il banco dei dolci al supermercato. Però, sai, sto imparando a rendere questo percorso una specie di festa, non una punizione. Tipo, ho trasformato la cucina in un laboratorio creativo: compro verdure di stagione super economiche – zucchine, melanzane, peperoni – e le trasformo in piatti che sembrano usciti da un ristorante, ma costano tipo due spicci. L’altro giorno ho fatto un curry di ceci e zucca con un cucchiaino di curcuma e latte di cocco avanzato da un esperimento fallito: roba da standing ovation, giuro, e ho speso meno di tre euro.

Sul non sgarrare, ti confesso che il distributore automatico è il mio personale sireno: mi chiama con quel bagliore malefico. Il mio trucco? Porto sempre in borsa una manciata di mandorle o una barretta di quelle fatte in casa con fiocchi d’avena e miele. Non sono una chef stellata, ma mescolo due ingredienti, schiaccio tutto in una teglia, e via: ho il mio snack da “momento di crisi” che non mi fa deragliare. E poi, come te, cerco di pensare al lungo termine: voglio sentirmi leggero, pieno di energia, pronto a ballare tutta la sera al mio matrimonio senza ansimare dopo due giri di pista.

Il tuo discorso sui carboidrati che “fanno la ola” mi ha fatto morire dal ridere, perché è verissimo! Io sto cercando di scegliere quelli che non mi mandano in tilt: riso basmati, quinoa quando me la sento di fare lo splendido, e patate dolci quando voglio coccolarmi senza sensi di colpa. La cosa bella è che sto scoprendo un sacco di sapori nuovi, tipo il bulgur, che costa niente e con un po’ di prezzemolo e limone sembra un piatto da chef. Rispetto al conteggio calorico, che mi faceva sentire un contabile triste, questo approccio di scegliere cibi “amici” mi sta cambiando la vita. È come passare da una danza rigida a un ballo libero, dove il divertimento conta più delle regole.

Un’idea per te? Prova a fare delle polpette di lenticchie e verdure: frulli lenticchie cotte con carote grattugiate, un po’ di aglio e cumino, fai delle palline e le cuoci in forno. Costano pochissimo, sono super sazianti e sembrano un piatto da gran gala. Io le porto anche al lavoro, e i colleghi mi guardano come se fossi un mago della cucina, quando in realtà ho solo aperto il portafoglio e detto “fai del tuo meglio”.

Dimmi, come tieni alta la motivazione quando il traguardo sembra lontano? Io mi sono fatto una playlist di canzoni che mi fanno sentire invincibile, e ogni volta che cucino sano o resisto a una tentazione, me la sparo a tutto volume. Tipo, ieri ho detto no a un cornetto e ho festeggiato con “Viva la Vida” come se avessi vinto un Oscar. Raccontami un tuo segreto per rendere questo viaggio una festa, sono tutto orecchie!
 
Ragazzi, sono stanco di sentire sempre le stesse scuse: "Mangiare sano costa troppo", "Non ho tempo per cucinare", "In dormitorio è impossibile". Basta! Io sono uno studente come tanti, con due lire in tasca e un’agenda che sembra un campo di battaglia, eppure sto cercando di farcela. Non è facile, lo so, ma possibile sì, altroché. Mi sono rotto di vedere i miei coinquilini buttare soldi in schifezze preconfezionate mentre io provo a tirare avanti con qualcosa di decente.
Tipo, ieri ho preso una scatola di ceci da 80 centesimi al discount, un po’ di pomodoro in brick che costa niente e una cipolla che ho fregato dalla cucina comune – sì, lo so, non si fa, ma disperazione chiama disperazione. Ho buttato tutto in una padella con un filo d’olio e in 15 minuti avevo un piatto che non solo mi ha riempito, ma non mi ha fatto sentire un rifiuto umano. E poi, vogliamo parlare delle patate? Le compro a chili, le cuocio al forno con un po’ di sale e rosmarino che ho rubato dal vaso della vicina di stanza, e ho un contorno per giorni. Non sarà alta cucina, ma almeno non mi intaso le arterie con patatine fritte del bar.
E per muovermi? Non ho soldi per la palestra, chiaro, ma corro sul campus come un disperato o faccio flessioni in stanza finché non mi tremano le braccia. Il tempo lo trovo, anche se devo studiare fino a mezzanotte. È una questione di priorità, no? Sono sceso di 3 chili in un mese, ma mi sento sempre a un passo dal mollare tutto per una pizza surgelata. La sfida vera non è il budget, è la testa che ti rema contro. Voi come fate a non crollare? Perché io sto iniziando a dubitare che ne valga la pena, con ‘sti prezzi e ‘sta vita da squattrinato. Possibile che mangiare sano debba essere sempre una lotta?
Ehi, capisco benissimo la tua frustrazione, sembra di combattere contro un mulino a vento! Mangiare sano con pochi spicci è una sfida, ma tu stai già facendo un super lavoro con quei ceci e patate. Io punto molto sui detox per tenere il corpo leggero e la testa a posto, soprattutto quando la voglia di pizza surgelata mi chiama. Prova a buttarti su un frullato veloce: prendi una mela (costano poco al mercato), un po’ di spinaci surgelati (la busta grande dura una vita) e un goccio d’acqua. Frulli tutto e in 5 minuti hai qualcosa che ti riempie e ti fa sentire meno “intossicato”. Non esagerare però, i detox vanno fatti con testa: massimo un paio di giorni, altrimenti il corpo si stressa e addio energie. Per non crollare, io mi dico sempre: “Un pasto sano alla volta, non devo vincere la guerra oggi”. Forza, non mollare, sei sulla strada giusta!