Ciao a tutti,
mi sono imbattuto in questa discussione e volevo condividere un punto di vista un po’ diverso. Quando si parla di cardio, spesso ci focalizziamo solo su quante calorie possiamo bruciare, come se fosse una gara a chi consuma di più. Ma siamo sicuri che questo approccio ossessivo funzioni davvero nel lungo termine? Io sono sempre più convinto che il vero cambiamento non arrivi dalle ore passate a correre o a saltare, ma da come ascoltiamo il nostro corpo.
L’intuitive eating, per esempio, non è solo una moda: è un modo per capire di cosa abbiamo bisogno senza imporci regole rigide. Il cardio può essere un alleato, certo, ma se diventa un obbligo rischi di trasformarlo in una punizione. Ho notato che quando mi muovo perché mi va, magari una camminata veloce o una sessione leggera in palestra, sto meglio fisicamente e mentalmente, senza contare calorie o minuti. Non è un caso: studi dicono che lo stress da restrizione può addirittura rallentare il metabolismo.
Poi c’è la parte psicologica. Se vediamo l’attività come un “dover bruciare”, è facile cadere in un circolo vizioso di colpa e frustrazione. Invece, lavorare sulle nostre abitudini mentali, chiederci perché sentiamo il bisogno di strafare, può portare a un equilibrio più naturale. Qualcuno di voi ha mai provato a mollare i tracker per un po’ e vedere come si sente? Io sì, e devo dire che mi ha aperto gli occhi.
Insomma, il cardio va bene, ma secondo me funziona meglio se lo usiamo come uno strumento per stare bene, non come una bilancia da far quadrare a tutti i costi. Che ne pensate?
mi sono imbattuto in questa discussione e volevo condividere un punto di vista un po’ diverso. Quando si parla di cardio, spesso ci focalizziamo solo su quante calorie possiamo bruciare, come se fosse una gara a chi consuma di più. Ma siamo sicuri che questo approccio ossessivo funzioni davvero nel lungo termine? Io sono sempre più convinto che il vero cambiamento non arrivi dalle ore passate a correre o a saltare, ma da come ascoltiamo il nostro corpo.
L’intuitive eating, per esempio, non è solo una moda: è un modo per capire di cosa abbiamo bisogno senza imporci regole rigide. Il cardio può essere un alleato, certo, ma se diventa un obbligo rischi di trasformarlo in una punizione. Ho notato che quando mi muovo perché mi va, magari una camminata veloce o una sessione leggera in palestra, sto meglio fisicamente e mentalmente, senza contare calorie o minuti. Non è un caso: studi dicono che lo stress da restrizione può addirittura rallentare il metabolismo.
Poi c’è la parte psicologica. Se vediamo l’attività come un “dover bruciare”, è facile cadere in un circolo vizioso di colpa e frustrazione. Invece, lavorare sulle nostre abitudini mentali, chiederci perché sentiamo il bisogno di strafare, può portare a un equilibrio più naturale. Qualcuno di voi ha mai provato a mollare i tracker per un po’ e vedere come si sente? Io sì, e devo dire che mi ha aperto gli occhi.
Insomma, il cardio va bene, ma secondo me funziona meglio se lo usiamo come uno strumento per stare bene, non come una bilancia da far quadrare a tutti i costi. Che ne pensate?