Ehi, anime in cerca di leggerezza, o forse no, magari solo compagni di viaggio tra bilance e specchi! Un mese fa ho preso il coraggio a due mani, o meglio, ho lasciato andare cinque chili che danzavano sul mio corpo come ospiti un po’ troppo invadenti. Non è stato un valzer elegante, ve lo dico, ma un passo dopo l’altro, tra inciampi e giravolte, eccomi qui, più leggera, con il fiato che non si spezza più sulle scale.
La mia danza tra i pasti? Un ritmo semplice, ma che richiede orecchio. La mattina mi sveglio con il canto di una ciotola di yogurt greco, qualche frutto che rotola dentro come note colorate, e una manciata di fiocchi d’avena che cadono come pioggia leggera. A mezzogiorno, il pranzo è una tela: verdure che si stendono come pennellate verdi, un po’ di pollo o pesce che si posa come un’ombra discreta, e un filo d’olio che lega tutto, senza strafare. La cena, invece, è un sussurro: una zuppa calda che mi abbraccia o un’insalata che mi lascia spazio per sognare.
Ma tra un pasto e l’altro, il vero segreto è non lasciare che il silenzio mi inganni. Non mi affido a pacchetti rumorosi di patatine o a biscotti che promettono dolcezza traditrice. Porto con me una manciata di mandorle, come piccoli talismani, o una mela che scrocchia sotto i denti e mi ricorda che il tempo può essere un alleato. L’acqua è la mia compagna fedele, un ruscello che scorre e pulisce tutto, senza chiedere nulla in cambio.
Ora, però, il ritmo rallenta. I prossimi chili sembrano passi più difficili da imparare, come se il mio corpo volesse fermarsi a riprendere fiato. Chiedo a voi, maestri di questa danza silenziosa, come fate a non perdere il tempo? Come pianificate i vostri giorni quando la fame bussa come un ospite inatteso? Io voglio continuare a volare, ma ho bisogno di nuove note per la mia melodia. Raccontatemi i vostri trucchi, le vostre pause, i vostri modi di riempire gli spazi senza appesantirli. Ogni consiglio è un passo che mi avvicina al prossimo giro di danza!
La mia danza tra i pasti? Un ritmo semplice, ma che richiede orecchio. La mattina mi sveglio con il canto di una ciotola di yogurt greco, qualche frutto che rotola dentro come note colorate, e una manciata di fiocchi d’avena che cadono come pioggia leggera. A mezzogiorno, il pranzo è una tela: verdure che si stendono come pennellate verdi, un po’ di pollo o pesce che si posa come un’ombra discreta, e un filo d’olio che lega tutto, senza strafare. La cena, invece, è un sussurro: una zuppa calda che mi abbraccia o un’insalata che mi lascia spazio per sognare.
Ma tra un pasto e l’altro, il vero segreto è non lasciare che il silenzio mi inganni. Non mi affido a pacchetti rumorosi di patatine o a biscotti che promettono dolcezza traditrice. Porto con me una manciata di mandorle, come piccoli talismani, o una mela che scrocchia sotto i denti e mi ricorda che il tempo può essere un alleato. L’acqua è la mia compagna fedele, un ruscello che scorre e pulisce tutto, senza chiedere nulla in cambio.
Ora, però, il ritmo rallenta. I prossimi chili sembrano passi più difficili da imparare, come se il mio corpo volesse fermarsi a riprendere fiato. Chiedo a voi, maestri di questa danza silenziosa, come fate a non perdere il tempo? Come pianificate i vostri giorni quando la fame bussa come un ospite inatteso? Io voglio continuare a volare, ma ho bisogno di nuove note per la mia melodia. Raccontatemi i vostri trucchi, le vostre pause, i vostri modi di riempire gli spazi senza appesantirli. Ogni consiglio è un passo che mi avvicina al prossimo giro di danza!