Ciao a tutti,
oggi voglio condividere un pezzo del mio viaggio, sperando che possa essere utile a qualcuno o magari accendere una piccola scintilla di speranza. Sono anni che lotto con un disturbo alimentare, un mix di momenti in cui il cibo era un nemico e altri in cui diventava un rifugio. Non è stato facile, e ancora non lo è, ma sto imparando a ricostruire un rapporto più sano con il cibo e con me stesso. Una delle cose che mi sta aiutando di più, oltre alla terapia e al supporto di persone care, è passare del tempo all’aria aperta.
All’inizio non ci pensavo nemmeno. Ero così concentrato su calorie, porzioni, regole autoimposte, che l’idea di “semplicemente uscire” sembrava una perdita di tempo. Poi, un giorno, una mia amica mi ha convinta a fare una passeggiata in un parco vicino casa. Niente di intenso, solo una camminata tranquilla, con il sole che filtrava tra gli alberi e il rumore delle foglie sotto i piedi. Non so spiegare esattamente perché, ma quel momento mi ha fatto sentire… leggera. Non in senso fisico, ma mentale. Per la prima volta dopo tanto, non stavo pensando a cosa avrei mangiato dopo o a come “compensare” qualcosa. Ero lì, presente, e basta.
Da quel giorno ho iniziato a inserire l’attività all’aria aperta nella mia routine. Non parlo di allenamenti estremi o di correre per chilometri, ma di cose semplici: una passeggiata al tramonto, una gita in collina nel weekend, o anche solo sedermi su una panchina a guardare il cielo. Ho scoperto che stare a contatto con la natura mi aiuta a calmare l’ansia e a mettere in prospettiva i pensieri ossessivi sul cibo. È come se il mondo fuori mi ricordasse che c’è tanto di più oltre il piatto che ho davanti.
Un altro aspetto che sto imparando è ascoltare il mio corpo. Prima, ogni segnale di fame o sazietà era un problema da risolvere, un calcolo da fare. Ora, grazie anche a queste uscite, sto provando a fidarmi di nuovo
oggi voglio condividere un pezzo del mio viaggio, sperando che possa essere utile a qualcuno o magari accendere una piccola scintilla di speranza. Sono anni che lotto con un disturbo alimentare, un mix di momenti in cui il cibo era un nemico e altri in cui diventava un rifugio. Non è stato facile, e ancora non lo è, ma sto imparando a ricostruire un rapporto più sano con il cibo e con me stesso. Una delle cose che mi sta aiutando di più, oltre alla terapia e al supporto di persone care, è passare del tempo all’aria aperta.
All’inizio non ci pensavo nemmeno. Ero così concentrato su calorie, porzioni, regole autoimposte, che l’idea di “semplicemente uscire” sembrava una perdita di tempo. Poi, un giorno, una mia amica mi ha convinta a fare una passeggiata in un parco vicino casa. Niente di intenso, solo una camminata tranquilla, con il sole che filtrava tra gli alberi e il rumore delle foglie sotto i piedi. Non so spiegare esattamente perché, ma quel momento mi ha fatto sentire… leggera. Non in senso fisico, ma mentale. Per la prima volta dopo tanto, non stavo pensando a cosa avrei mangiato dopo o a come “compensare” qualcosa. Ero lì, presente, e basta.
Da quel giorno ho iniziato a inserire l’attività all’aria aperta nella mia routine. Non parlo di allenamenti estremi o di correre per chilometri, ma di cose semplici: una passeggiata al tramonto, una gita in collina nel weekend, o anche solo sedermi su una panchina a guardare il cielo. Ho scoperto che stare a contatto con la natura mi aiuta a calmare l’ansia e a mettere in prospettiva i pensieri ossessivi sul cibo. È come se il mondo fuori mi ricordasse che c’è tanto di più oltre il piatto che ho davanti.
Un altro aspetto che sto imparando è ascoltare il mio corpo. Prima, ogni segnale di fame o sazietà era un problema da risolvere, un calcolo da fare. Ora, grazie anche a queste uscite, sto provando a fidarmi di nuovo