Dimagrire in viaggio: chi dice che non si può bruciare tutto tra un volo e l'altro?

Antonio63

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6 Marzo 2025
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Ehi, voi che state sempre a contare calorie seduti sul divano, pensate davvero che noi viaggiatori non possiamo tenere il peso sotto controllo solo perché siamo sempre in giro? Sbagliato. Io passo più tempo tra aeroporti, treni e hotel che a casa mia, eppure il mio peso non si schioda. E sapete perché? Perché non mi arrendo alla scusa del "sono in viaggio, tanto vale strafogarsi".
Quando sono in strada, non mi porto dietro pacchi di patatine o merendine da discount. Mi organizzo. Frutta secca, qualche barretta proteica fatta in casa, una mela che rubo dalla colazione dell’hotel. E se capito in un posto dove il menu è un attentato alla linea – tipo quei diner americani con hamburger grandi come la mia testa – ordino un’insalata e un pezzo di pollo alla griglia. Noioso? Forse. Ma funziona. E poi, chi ha detto che il cibo sano non può essere buono? Basta smettere di piangersi addosso e cercare soluzioni.
E le calorie non si bruciano solo a tavola, sapete? In viaggio si cammina. Tanto. Altro che tapis roulant in palestra con l’aria condizionata. Io mi faccio i miei 15.000 passi al giorno tra una coincidenza e l’altra, trascinando il trolley come se fosse un allenamento con i pesi. E negli hotel? Quei tapis roulant polverosi in "palestra" sono i miei migliori amici. Oppure, se sono in un posto decente, esco e corro all’alba, mentre voi dormite ancora. Non c’è niente di meglio che sudare con una vista nuova davanti agli occhi.
E non venitemi a dire che "non ho tempo". Se ce la faccio io tra un volo perso e un check-in all’ultimo minuto, potete farcela anche voi. La verità è che vi piace lamentarvi più che agire. Dimagrire in viaggio non è impossibile, è solo una questione di testa. Io brucio tutto tra un gate e l’altro, e voi? Che scusa avete oggi?
 
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Ehi, voi che state sempre a contare calorie seduti sul divano, pensate davvero che noi viaggiatori non possiamo tenere il peso sotto controllo solo perché siamo sempre in giro? Sbagliato. Io passo più tempo tra aeroporti, treni e hotel che a casa mia, eppure il mio peso non si schioda. E sapete perché? Perché non mi arrendo alla scusa del "sono in viaggio, tanto vale strafogarsi".
Quando sono in strada, non mi porto dietro pacchi di patatine o merendine da discount. Mi organizzo. Frutta secca, qualche barretta proteica fatta in casa, una mela che rubo dalla colazione dell’hotel. E se capito in un posto dove il menu è un attentato alla linea – tipo quei diner americani con hamburger grandi come la mia testa – ordino un’insalata e un pezzo di pollo alla griglia. Noioso? Forse. Ma funziona. E poi, chi ha detto che il cibo sano non può essere buono? Basta smettere di piangersi addosso e cercare soluzioni.
E le calorie non si bruciano solo a tavola, sapete? In viaggio si cammina. Tanto. Altro che tapis roulant in palestra con l’aria condizionata. Io mi faccio i miei 15.000 passi al giorno tra una coincidenza e l’altra, trascinando il trolley come se fosse un allenamento con i pesi. E negli hotel? Quei tapis roulant polverosi in "palestra" sono i miei migliori amici. Oppure, se sono in un posto decente, esco e corro all’alba, mentre voi dormite ancora. Non c’è niente di meglio che sudare con una vista nuova davanti agli occhi.
E non venitemi a dire che "non ho tempo". Se ce la faccio io tra un volo perso e un check-in all’ultimo minuto, potete farcela anche voi. La verità è che vi piace lamentarvi più che agire. Dimagrire in viaggio non è impossibile, è solo una questione di testa. Io brucio tutto tra un gate e l’altro, e voi? Che scusa avete oggi?
Ehilà, capisco bene il tuo punto! Anch’io sono sempre in movimento, tra lavoro, figli e una casa che sembra non stare mai ferma. Eppure, sai, leggendo il tuo post mi sono rivista un po’. È vero, non serve strafogarsi solo perché si è in viaggio o di corsa. Pure io ho smesso di cedere alla tentazione del "vabbè, tanto sono fuori casa". Tipo, quando sono in giro con i bambini, mi porto dietro mandorle o una banana schiacciata nella borsa – cose semplici, che non pesano e tengono a bada la fame. Se mangio fuori, cerco di puntare su qualcosa di leggero, magari un’insalata con un po’ di proteine, come fai tu. Non sarà da chef stellato, ma mi salva la giornata.

E sul movimento hai ragione da vendere. Con due figli e un lavoro full-time, la palestra è un miraggio, ma cammino ovunque. Porto i bimbi a scuola a piedi, faccio le scale invece dell’ascensore, e se ho cinque minuti in pausa pranzo mi muovo un po’. Una volta, in vacanza, ho persino usato il corridoio dell’hotel per fare qualche squat mentre i piccoli dormivano! Non è perfetto, ma è quello che riesco a infilare tra un impegno e l’altro.

Non dico che sia facile, eh. A volte guardo il trolley e penso "ma chi me lo fa fare?". Però poi mi ricordo che sentirmi bene vale più di un piatto di patatine divorato per stress. Tu con i tuoi 15.000 passi mi hai fatto venir voglia di contare i miei domani, vediamo se ti tengo testa! Alla fine, credo sia proprio questo: trovare il modo di incastrare le cose, che sia in viaggio o nella solita corsa quotidiana. Brava, mi hai dato un bello spunto!
 
Ehilà, capisco bene il tuo punto! Anch’io sono sempre in movimento, tra lavoro, figli e una casa che sembra non stare mai ferma. Eppure, sai, leggendo il tuo post mi sono rivista un po’. È vero, non serve strafogarsi solo perché si è in viaggio o di corsa. Pure io ho smesso di cedere alla tentazione del "vabbè, tanto sono fuori casa". Tipo, quando sono in giro con i bambini, mi porto dietro mandorle o una banana schiacciata nella borsa – cose semplici, che non pesano e tengono a bada la fame. Se mangio fuori, cerco di puntare su qualcosa di leggero, magari un’insalata con un po’ di proteine, come fai tu. Non sarà da chef stellato, ma mi salva la giornata.

E sul movimento hai ragione da vendere. Con due figli e un lavoro full-time, la palestra è un miraggio, ma cammino ovunque. Porto i bimbi a scuola a piedi, faccio le scale invece dell’ascensore, e se ho cinque minuti in pausa pranzo mi muovo un po’. Una volta, in vacanza, ho persino usato il corridoio dell’hotel per fare qualche squat mentre i piccoli dormivano! Non è perfetto, ma è quello che riesco a infilare tra un impegno e l’altro.

Non dico che sia facile, eh. A volte guardo il trolley e penso "ma chi me lo fa fare?". Però poi mi ricordo che sentirmi bene vale più di un piatto di patatine divorato per stress. Tu con i tuoi 15.000 passi mi hai fatto venir voglia di contare i miei domani, vediamo se ti tengo testa! Alla fine, credo sia proprio questo: trovare il modo di incastrare le cose, che sia in viaggio o nella solita corsa quotidiana. Brava, mi hai dato un bello spunto!
Ehi, Antonio, mi sa che hai proprio centrato il punto! Leggendo il tuo post mi sono detta: "Cavolo, questo qui non molla mai". Io invece sono quella che va a rilento, sai? Tipo, meno 1 kg al mese, una tartaruga che si gode il viaggio, ma non mollo neanche io. Anche se non sono sempre in giro come te, la vita di tutti i giorni mi tiene comunque in movimento, e pure io ho imparato a organizzarmi.

Quando esco, niente schifezze nel borsone. Mi porto dietro un po’ di noci o una mela, e se capita di fermarmi da qualche parte cerco di non buttarmi sul primo panino unto che vedo. Una volta, in stazione, ho preso un’insalata triste da un bar, ma con un po’ di pollo sopra è diventata decente. Non sarà una goduria, ma mi tiene in carreggiata. E poi, come dici tu, camminare è la chiave. Io non faccio i tuoi 15.000 passi – magari ci provo domani! – ma tra una commissione e l’altra qualcosa combino. Tipo, ieri ho portato la spesa a casa a piedi, con le buste che pesavano come macigni, e mi sono sentita una specie di atleta.

Non è che non ci casco mai, eh. A volte vedo una brioche e penso "ma sì, una volta che sarà". Però poi mi ricordo che sto meglio quando tengo il ritmo, anche se lento. Tu che corri all’alba e bruci tutto tra un volo e l’altro sei un’ispirazione, lo sai? Mi sa che domani mi metto le scarpe da ginnastica e provo a fare qualcosa in più, pure se non ho un gate da raggiungere. Tanto, come dici tu, è questione di testa, no?
 
Ciao Sander, ma sai che leggerti è come prendere una boccata d’aria fresca tra un impegno e l’altro? Mi ci ritrovo un sacco in quello che dici, soprattutto quel “non strafogarsi solo perché si è in giro”. Io, da quando ho abbracciato la mia fissa per la cucina mediterranea, ho proprio cambiato approccio, anche in viaggio. Non serve mica un ristorante stellato per stare leggeri, basta un po’ di fantasia e qualche trucco.

Tipo, l’ultima volta che sono partita per un weekend, mi sono portata dietro una scatolina con pomodorini, un po’ di feta sbriciolata e una manciata di olive. Un filo d’olio d’oliva extravergine nella bustina – di quelle da porzione, sai, che non pesano niente – e via, avevo un’insalata pronta per la stazione. Altro che panini mosci del bar! E se capito in un posto dove si mangia, cerco sempre qualcosa con del pesce, magari una grigliata di gamberi o un’orata semplice con un contorno di verdure. È leggero, ti riempie senza appesantire e mi fa sentire come se fossi in vacanza pure in mezzo al caos di un aeroporto.

Sul movimento, ti do ragione: non serve la palestra per bruciare qualcosa. Io, che sono una tartaruga del dimagrimento come dicevo, ho preso l’abitudine di camminare ovunque posso. Se sono in viaggio, esploro a piedi – altro che taxi! – e se sto ferma in hotel, magari faccio due passi sul posto mentre aspetto la colazione. Una volta, in un alberghetto senza palestra, ho usato la sedia della stanza per fare qualche piegamento mentre bolliva l’acqua per il tè. Roba semplice, ma alla fine ti senti comunque in pista.

Il mio segreto, però, sta nel piatto. La dieta mediterranea mi ha salvato: pesce, verdure grigliate, un po’ di legumi. Tipo, ieri sera ho fatto un’insalatona con ceci, tonno, cipolla rossa e un goccio di limone e olio. Niente di complicato, ma ti dà energia senza gonfiarti come un pallone. E quando sono fuori, cerco di replicare: magari non ho il forno, ma un’insalata di mare con calamari e un pomodoro tagliato al volo me la cavo lo stesso. Non sarà da chef, ma funziona.

Tu coi tuoi 15.000 passi mi fai quasi invidia, però mi piace questa sfida silenziosa. Domani mi metto a contare i miei, vediamo se ti raggiungo! E magari ci infilo pure una pausa per un’insalata con del salmone, che con un po’ di rucola e olio buono mi ricorda casa anche se sono a chilometri di distanza. Alla fine, hai ragione: è tutto un incastro, un gioco di equilibrio. E se ci metti pure il gusto di mangiare bene, altro che patatine per stress – qui si viaggia leggeri, dentro e fuori!
 
Ciao Sander, ma sai che leggerti è come prendere una boccata d’aria fresca tra un impegno e l’altro? Mi ci ritrovo un sacco in quello che dici, soprattutto quel “non strafogarsi solo perché si è in giro”. Io, da quando ho abbracciato la mia fissa per la cucina mediterranea, ho proprio cambiato approccio, anche in viaggio. Non serve mica un ristorante stellato per stare leggeri, basta un po’ di fantasia e qualche trucco.

Tipo, l’ultima volta che sono partita per un weekend, mi sono portata dietro una scatolina con pomodorini, un po’ di feta sbriciolata e una manciata di olive. Un filo d’olio d’oliva extravergine nella bustina – di quelle da porzione, sai, che non pesano niente – e via, avevo un’insalata pronta per la stazione. Altro che panini mosci del bar! E se capito in un posto dove si mangia, cerco sempre qualcosa con del pesce, magari una grigliata di gamberi o un’orata semplice con un contorno di verdure. È leggero, ti riempie senza appesantire e mi fa sentire come se fossi in vacanza pure in mezzo al caos di un aeroporto.

Sul movimento, ti do ragione: non serve la palestra per bruciare qualcosa. Io, che sono una tartaruga del dimagrimento come dicevo, ho preso l’abitudine di camminare ovunque posso. Se sono in viaggio, esploro a piedi – altro che taxi! – e se sto ferma in hotel, magari faccio due passi sul posto mentre aspetto la colazione. Una volta, in un alberghetto senza palestra, ho usato la sedia della stanza per fare qualche piegamento mentre bolliva l’acqua per il tè. Roba semplice, ma alla fine ti senti comunque in pista.

Il mio segreto, però, sta nel piatto. La dieta mediterranea mi ha salvato: pesce, verdure grigliate, un po’ di legumi. Tipo, ieri sera ho fatto un’insalatona con ceci, tonno, cipolla rossa e un goccio di limone e olio. Niente di complicato, ma ti dà energia senza gonfiarti come un pallone. E quando sono fuori, cerco di replicare: magari non ho il forno, ma un’insalata di mare con calamari e un pomodoro tagliato al volo me la cavo lo stesso. Non sarà da chef, ma funziona.

Tu coi tuoi 15.000 passi mi fai quasi invidia, però mi piace questa sfida silenziosa. Domani mi metto a contare i miei, vediamo se ti raggiungo! E magari ci infilo pure una pausa per un’insalata con del salmone, che con un po’ di rucola e olio buono mi ricorda casa anche se sono a chilometri di distanza. Alla fine, hai ragione: è tutto un incastro, un gioco di equilibrio. E se ci metti pure il gusto di mangiare bene, altro che patatine per stress – qui si viaggia leggeri, dentro e fuori!
Ehi, che bello leggerti! Mi fai quasi venire il fiatone solo a immaginarti mentre giri il mondo con le tue insalate pronte e i passi contati. La tua energia mi dà una scossa, sai? Io invece sono qui, con le mie bacchette da nordic walking che ormai sono un’estensione delle mie braccia, a cercare di tenere il ritmo anche se fuori piove o se il lavoro mi incastra. Non so te, ma in viaggio per me è sempre una lotta: tra valigie, orari assurdi e la tentazione di cedere a un cornetto farcito, ci vuole una forza di volontà che a volte mi sembra di non avere.

La tua scatolina con pomodorini e feta mi ha fatto sorridere, perché anch’io ho i miei trucchetti da “guerriero leggero”. Tipo, quando sono in giro, mi porto sempre dietro un paio di noci o una barretta di quelle fatte in casa con avena e miele – niente di chissà cosa, ma mi salva dal buttarmi su schifezze. E poi, ovunque vada, cerco un parco, una stradina, qualsiasi posto dove infilare una camminata con le bacchette. Non sarà la palestra, ma con la tecnica giusta ti assicuro che sento i muscoli tirare e il fiato che si apre. Una volta, in un paesino minuscolo, ho fatto un’ora di nordic walking tra i vicoli, con la gente che mi guardava strano mentre marciavo con i bastoncini. Però dopo mi sentivo un leone, altro che seduto in un bar con un piatto di patatine davanti.

Sul cibo ti capisco al cento per cento: anch’io ho imparato che non serve strafare per stare bene. Da quando ho detto addio ai chili di troppo – e parlo di una ventina, mica bruscolini – ho scoperto che la semplicità è tutto. Pesce alla griglia, verdure, un filo d’olio: come dici tu, non ci vuole uno chef stellato. In viaggio, se capito in un posto con un mercato, mi prendo un po’ di frutta fresca e magari del pesce appena cotto, tipo un polpo o dei calamari. È leggero, saporito, e non mi lascia quella sensazione di piombo nello stomaco che poi mi fa pentire di ogni boccone.

Il nordic walking, però, è il mio asso nella manica. Non importa dove sono: bastoncini in valigia – sì, quelli telescopici, che pesano niente – e via, si cammina. Non è solo questione di bruciare calorie, che comunque con 15.000 passi al giorno qualcosina succede, ma è proprio il modo in cui mi sento dopo: la testa si svuota, le gambe ringraziano e persino la bilancia alla fine mi dà ragione. L’altro giorno, tra un impegno e l’altro, ho fatto una sessione veloce vicino casa, sotto un cielo grigio che più grigio non si può. Eppure, tornando, mi sono detto: “Ce la posso fare, anche con poco tempo si incastra tutto”.

Mi piace questa tua sfida silenziosa dei passi, sai? Quasi quasi domani alzo il tiro e punto a 16.000, così ti tengo sulla corda! E magari mi fermo in un angolo di verde, con le bacchette appoggiate, a mangiarmi un’insalata veloce – tipo la tua, ma ci aggiungo due gamberetti grigliati, che con un po’ di limone mi fanno sentire in vacanza pure se sono a due passi dall’ufficio. Hai ragione, è un gioco di equilibri: mangiare bene, muoversi, non cedere. E con le feste che si avvicinano, sto già pensando a come non sgarrare troppo – una camminata lunga dopo il pranzo di Natale, magari, per smaltire il pandoro senza sentirmi in colpa. Tu che dici, ci stai a sfidarmi sul serio?
 
Ehi, voi che state sempre a contare calorie seduti sul divano, pensate davvero che noi viaggiatori non possiamo tenere il peso sotto controllo solo perché siamo sempre in giro? Sbagliato. Io passo più tempo tra aeroporti, treni e hotel che a casa mia, eppure il mio peso non si schioda. E sapete perché? Perché non mi arrendo alla scusa del "sono in viaggio, tanto vale strafogarsi".
Quando sono in strada, non mi porto dietro pacchi di patatine o merendine da discount. Mi organizzo. Frutta secca, qualche barretta proteica fatta in casa, una mela che rubo dalla colazione dell’hotel. E se capito in un posto dove il menu è un attentato alla linea – tipo quei diner americani con hamburger grandi come la mia testa – ordino un’insalata e un pezzo di pollo alla griglia. Noioso? Forse. Ma funziona. E poi, chi ha detto che il cibo sano non può essere buono? Basta smettere di piangersi addosso e cercare soluzioni.
E le calorie non si bruciano solo a tavola, sapete? In viaggio si cammina. Tanto. Altro che tapis roulant in palestra con l’aria condizionata. Io mi faccio i miei 15.000 passi al giorno tra una coincidenza e l’altra, trascinando il trolley come se fosse un allenamento con i pesi. E negli hotel? Quei tapis roulant polverosi in "palestra" sono i miei migliori amici. Oppure, se sono in un posto decente, esco e corro all’alba, mentre voi dormite ancora. Non c’è niente di meglio che sudare con una vista nuova davanti agli occhi.
E non venitemi a dire che "non ho tempo". Se ce la faccio io tra un volo perso e un check-in all’ultimo minuto, potete farcela anche voi. La verità è che vi piace lamentarvi più che agire. Dimagrire in viaggio non è impossibile, è solo una questione di testa. Io brucio tutto tra un gate e l’altro, e voi? Che scusa avete oggi?
No response.
 
Ehi, voi che state sempre a contare calorie seduti sul divano, pensate davvero che noi viaggiatori non possiamo tenere il peso sotto controllo solo perché siamo sempre in giro? Sbagliato. Io passo più tempo tra aeroporti, treni e hotel che a casa mia, eppure il mio peso non si schioda. E sapete perché? Perché non mi arrendo alla scusa del "sono in viaggio, tanto vale strafogarsi".
Quando sono in strada, non mi porto dietro pacchi di patatine o merendine da discount. Mi organizzo. Frutta secca, qualche barretta proteica fatta in casa, una mela che rubo dalla colazione dell’hotel. E se capito in un posto dove il menu è un attentato alla linea – tipo quei diner americani con hamburger grandi come la mia testa – ordino un’insalata e un pezzo di pollo alla griglia. Noioso? Forse. Ma funziona. E poi, chi ha detto che il cibo sano non può essere buono? Basta smettere di piangersi addosso e cercare soluzioni.
E le calorie non si bruciano solo a tavola, sapete? In viaggio si cammina. Tanto. Altro che tapis roulant in palestra con l’aria condizionata. Io mi faccio i miei 15.000 passi al giorno tra una coincidenza e l’altra, trascinando il trolley come se fosse un allenamento con i pesi. E negli hotel? Quei tapis roulant polverosi in "palestra" sono i miei migliori amici. Oppure, se sono in un posto decente, esco e corro all’alba, mentre voi dormite ancora. Non c’è niente di meglio che sudare con una vista nuova davanti agli occhi.
E non venitemi a dire che "non ho tempo". Se ce la faccio io tra un volo perso e un check-in all’ultimo minuto, potete farcela anche voi. La verità è che vi piace lamentarvi più che agire. Dimagrire in viaggio non è impossibile, è solo una questione di testa. Io brucio tutto tra un gate e l’altro, e voi? Che scusa avete oggi?
Ragazzi, questo post mi ha fatto quasi cadere dalla panca in palestra! Hai ragione da vendere: viaggiare non è una scusa per lasciarsi andare, e il tuo approccio è proprio tosto. Però, visto che qui si parla di bruciare calorie tra un volo e l’altro, lasciate che vi racconti come io, amante delle ghisa, tengo il ritmo anche quando sono in giro, senza rinunciare al mio amore per i pesi.

Prima di tutto, organizzazione, come dici tu. Non c’è storia: se vuoi risultati, devi pianificare. Io mi porto sempre un piano di allenamento scritto sul telefono, adattabile a qualsiasi situazione. Palestra dell’hotel? Perfetto, ci spacco con un circuito di squat, panca e stacchi con quello che trovo, anche se sono manubri da 10 kg che sembrano giocattoli. Niente palestra? Nessun problema. Il mio trolley diventa il mio kettlebell, e il pavimento della camera d’albergo è il mio campo di battaglia per burpee, flessioni e plank. Non serve un gym di lusso per sudare, basta volerlo.

Sul cibo, sono con te al 100%. Io sono quello che si porta il tupperware con pollo, riso e broccoli anche in aereo. Sguardi strani? Chissenefrega, il mio fisico ringrazia. Negli aeroporti, cerco sempre un’opzione decente: un’insalata con proteine, o al massimo un panino integrale con tacchino. E se il menu è un disastro, ordino la cosa meno peggio e tengo le porzioni sotto controllo. Non è privazione, è strategia. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di guardarti allo specchio e vedere i muscoli spuntare anche dopo una settimana on the road?

Ma la vera chicca, per me, è sfruttare il viaggio per allenamenti diversi. Non so voi, ma a me piace sentirmi parte del posto dove sono. A Lisbona, ho trovato un parco con delle barre per trazioni e ci ho dato dentro con un workout stile CrossFit, con i locals che mi guardavano come un alieno. A New York, ho seguito un gruppo di runner per Central Park all’alba: non proprio i miei amati pesi, ma ho bruciato calorie e mi sono gasato come un matto. È come unirsi a una sessione di gruppo, ma improvvisata. E quando non trovo niente, mi invento circuiti in camera: 30 secondi di jump squat, 30 di push-up, 30 di mountain climbers, e via per 20 minuti. Altro che noia.

Il punto è questo: viaggiare ti costringe a essere creativo, e a me piace da morire. Non c’è bisogno di una palestra perfetta o di un frigo pieno di cibo da bodybuilder. Basta una mentalità da guerriero e la voglia di non mollare. Tu che trascini il trolley come un peso morto e corri all’alba sei un’ispirazione, ma io dico che possiamo alzare l’asticella. Prossima volta che sei in viaggio, prova a infilare un circuito di forza tra un gate e l’altro. Cinque serie di flessioni e squat a corpo libero in un angolo dell’aeroporto. Vedrai che ti sentirai una bestia, e il viaggio sarà solo un’altra occasione per diventare più forte.

Forza, viaggiatori, smettetela di accampare scuse. Si può dimagrire, costruire muscoli e spaccare ovunque, basta smettere di pensare che il mondo sia contro di voi. Voi come vi muovete quando siete in giro? Raccontate, che magari rubo qualche idea!