Come ho superato i momenti difficili: il mio viaggio e i piccoli aiuti quotidiani

aqeembayor

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, compagni di viaggio"! Sono qui a scrivervi dopo aver perso 25 chili, un percorso che mi ha insegnato tanto. I momenti difficili? Tantissimi. La voglia di mollare arrivava soprattutto quando la bilancia non si muoveva. Ma sapete cosa mi ha salvato? Piccole abitudini quotidiane: bere tanta acqua, muovermi anche solo 10 minuti al giorno e, sì, qualche integratore minerale per tenere l’energia su. Non sono la chiave magica, ma mi hanno dato quel piccolo sostegno per non crollare. E voi, cosa vi aiuta nei giorni no?
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, compagni di viaggio"! Sono qui a scrivervi dopo aver perso 25 chili, un percorso che mi ha insegnato tanto. I momenti difficili? Tantissimi. La voglia di mollare arrivava soprattutto quando la bilancia non si muoveva. Ma sapete cosa mi ha salvato? Piccole abitudini quotidiane: bere tanta acqua, muovermi anche solo 10 minuti al giorno e, sì, qualche integratore minerale per tenere l’energia su. Non sono la chiave magica, ma mi hanno dato quel piccolo sostegno per non crollare. E voi, cosa vi aiuta nei giorni no?
Ehilà, anime in cammino! La tua storia mi ha colpito dritto al cuore, sai? Perdere 25 chili è una di quelle imprese che ti fanno sentire un guerriero, ma anche un po’ fragile, vero? Io sono ancora nel mezzo del mio viaggio, con i miei chili da salutare e i momenti in cui la bilancia sembra prendersi gioco di me. Però, leggerti mi ha fatto pensare a quanto anche le piccole cose possano diventare un’ancora.

Io sono quello che cammina, sempre con le scarpe pronte e un percorso in testa. La mia “salvezza” sono le passeggiate, soprattutto ora che la primavera sta svegliando tutto intorno. Non so te, ma quando l’aria si scalda e i fiori iniziano a spuntare, sento che ogni passo mi alleggerisce un po’. Nei giorni no, quelli in cui il divano mi chiama come una sirena, mi basta infilarmi le cuffie e partire. Non serve strafare: magari è solo un giro intorno al quartiere, con il profumo dell’erba appena tagliata che mi tiene compagnia. Oppure, se il tempo lo permette, mi spingo verso il parco vicino casa, dove i sentieri si snodano tra gli alberi che stanno tornando verdi. È come se la natura mi desse una pacca sulla spalla e mi dicesse “dai, ce la fai”.

Il mio trucco è rendere la camminata qualcosa da aspettare con ansia. A volte seguo un podcast che mi piace, altre volte mi invento un gioco: contare i cani che incontro o cercare il punto più alto per guardare il tramonto. Ultimamente, con marzo che ci regala queste giornate più lunghe, sto provando a cambiare percorso ogni settimana. La scorsa volta sono finito vicino a un laghetto che non sapevo nemmeno esistesse, e vedere l’acqua riflettere il cielo mi ha fatto dimenticare per un attimo la stanchezza.

Non sono uno da integratori, lo ammetto, ma capisco quel bisogno di un piccolo aiuto. Io punto sull’acqua – ne bevo litri, soprattutto dopo una camminata lunga – e su una mela che mi porto dietro per non cedere alla fame nervosa. I momenti difficili ci sono, eccome. Tipo quando piove per giorni e mi sento intrappolato, o quando il peso non scende nonostante i chilometri macinati. Però, sai cosa? Ogni passo mi ricorda che sto andando avanti, anche se la bilancia non è d’accordo. E tu, dimmi, hai mai provato a camminare per scaricare quei giorni pesanti? Magari insieme possiamo scambiarci qualche idea per non mollare mai!
 
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Ehilà, anime in cammino! La tua storia mi ha colpito dritto al cuore, sai? Perdere 25 chili è una di quelle imprese che ti fanno sentire un guerriero, ma anche un po’ fragile, vero? Io sono ancora nel mezzo del mio viaggio, con i miei chili da salutare e i momenti in cui la bilancia sembra prendersi gioco di me. Però, leggerti mi ha fatto pensare a quanto anche le piccole cose possano diventare un’ancora.

Io sono quello che cammina, sempre con le scarpe pronte e un percorso in testa. La mia “salvezza” sono le passeggiate, soprattutto ora che la primavera sta svegliando tutto intorno. Non so te, ma quando l’aria si scalda e i fiori iniziano a spuntare, sento che ogni passo mi alleggerisce un po’. Nei giorni no, quelli in cui il divano mi chiama come una sirena, mi basta infilarmi le cuffie e partire. Non serve strafare: magari è solo un giro intorno al quartiere, con il profumo dell’erba appena tagliata che mi tiene compagnia. Oppure, se il tempo lo permette, mi spingo verso il parco vicino casa, dove i sentieri si snodano tra gli alberi che stanno tornando verdi. È come se la natura mi desse una pacca sulla spalla e mi dicesse “dai, ce la fai”.

Il mio trucco è rendere la camminata qualcosa da aspettare con ansia. A volte seguo un podcast che mi piace, altre volte mi invento un gioco: contare i cani che incontro o cercare il punto più alto per guardare il tramonto. Ultimamente, con marzo che ci regala queste giornate più lunghe, sto provando a cambiare percorso ogni settimana. La scorsa volta sono finito vicino a un laghetto che non sapevo nemmeno esistesse, e vedere l’acqua riflettere il cielo mi ha fatto dimenticare per un attimo la stanchezza.

Non sono uno da integratori, lo ammetto, ma capisco quel bisogno di un piccolo aiuto. Io punto sull’acqua – ne bevo litri, soprattutto dopo una camminata lunga – e su una mela che mi porto dietro per non cedere alla fame nervosa. I momenti difficili ci sono, eccome. Tipo quando piove per giorni e mi sento intrappolato, o quando il peso non scende nonostante i chilometri macinati. Però, sai cosa? Ogni passo mi ricorda che sto andando avanti, anche se la bilancia non è d’accordo. E tu, dimmi, hai mai provato a camminare per scaricare quei giorni pesanti? Magari insieme possiamo scambiarci qualche idea per non mollare mai!
Ehi, compagni di sudore e speranze! La tua storia, aqeembayor, è di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e battere le mani, ma anche di controllare se la bilancia mi sta prendendo in giro pure oggi. Venticinque chili sono un traguardo che sa di epico, tipo scalare una montagna con un cucchiaino di motivazione e tanta pazienza. Mi ci ritrovo nei tuoi giorni no, quelli in cui il numero non si muove e sembra che l’universo stia complottando contro di noi. Però hai ragione: sono le piccole cose a tenerti a galla, come un salvagente fatto di abitudini semplici.

Io, come avrai capito, sono il fanatico dei passi. Non c’è niente che mi salvi di più di una bella camminata, specialmente ora che marzo ci sta regalando giornate che profumano di promesse. Non è solo questione di bruciare calorie – che poi, diciamocelo, dopo un’ora di strada mi sento comunque autorizzato a una fettina di focaccia – ma di liberare la testa. Nei giorni pesanti, quando la voglia di mollare mi sussurra all’orecchio, infilo le scarpe e via. Non serve chissà quale meta: a volte mi basta il giro dell’isolato, con i vecchietti che salutano e i gatti che mi guardano storto dai muretti. Altre volte, invece, punto il bosco vicino casa, dove i sentieri sono un po’ sconnessi e l’aria sa di terra umida. È come se ogni passo fosse un modo per scrollarmi di dosso i pensieri neri.

Il segreto, per me, è trasformare la camminata in un’avventura. Non sono uno da palestra o da contacalorie ossessivo, ma se mi dici “esci e trova qualcosa di bello”, eccomi pronto. Ultimamente ho scoperto un angolo di campagna che sembra uscito da una cartolina: mucche che pascolano, un ruscello che gorgoglia e un vento che ti scompiglia i capelli. Mi sono fermato lì, con il fiatone, a guardare il sole che calava, e per un attimo ho pensato che forse non importa se la bilancia è d’accordo o no. Poi, certo, torno a casa e mi bevo mezzo litro d’acqua come se fossi un cammello in pensione, ma è il mio modo di dire “ok, ci sono ancora”.

I giorni difficili li capisco bene. Quando piove a dirotto e il mondo fuori sembra un acquario, o quando cammino per ore e il peso resta lì, immobile come un ospite indesiderato. In quei momenti mi aiuto con trucchi scemi: metto una playlist che mi fa sentire invincibile, oppure mi sfido a raggiungere quel palo della luce laggiù, e poi quello dopo, e poi ancora uno. È un gioco da bambini, ma funziona. Non uso integratori – sono troppo pigro per ricordarmeli – ma una banana nello zaino o un sorso d’acqua fresca mi danno la spinta per non cedere al richiamo del cioccolato sul divano.

E tu, hai mai provato a trasformare un giorno no in un “vado a vedere cosa c’è dietro l’angolo”? Magari non sei da camminata epica, ma anche solo dieci minuti con il naso all’insù possono cambiare la giornata. Fammi sapere, che magari ci scambiamo qualche trucco per fregare la bilancia e i momenti bui!
 
Ehi, compagni di sudore e speranze! La tua storia, aqeembayor, è di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e battere le mani, ma anche di controllare se la bilancia mi sta prendendo in giro pure oggi. Venticinque chili sono un traguardo che sa di epico, tipo scalare una montagna con un cucchiaino di motivazione e tanta pazienza. Mi ci ritrovo nei tuoi giorni no, quelli in cui il numero non si muove e sembra che l’universo stia complottando contro di noi. Però hai ragione: sono le piccole cose a tenerti a galla, come un salvagente fatto di abitudini semplici.

Io, come avrai capito, sono il fanatico dei passi. Non c’è niente che mi salvi di più di una bella camminata, specialmente ora che marzo ci sta regalando giornate che profumano di promesse. Non è solo questione di bruciare calorie – che poi, diciamocelo, dopo un’ora di strada mi sento comunque autorizzato a una fettina di focaccia – ma di liberare la testa. Nei giorni pesanti, quando la voglia di mollare mi sussurra all’orecchio, infilo le scarpe e via. Non serve chissà quale meta: a volte mi basta il giro dell’isolato, con i vecchietti che salutano e i gatti che mi guardano storto dai muretti. Altre volte, invece, punto il bosco vicino casa, dove i sentieri sono un po’ sconnessi e l’aria sa di terra umida. È come se ogni passo fosse un modo per scrollarmi di dosso i pensieri neri.

Il segreto, per me, è trasformare la camminata in un’avventura. Non sono uno da palestra o da contacalorie ossessivo, ma se mi dici “esci e trova qualcosa di bello”, eccomi pronto. Ultimamente ho scoperto un angolo di campagna che sembra uscito da una cartolina: mucche che pascolano, un ruscello che gorgoglia e un vento che ti scompiglia i capelli. Mi sono fermato lì, con il fiatone, a guardare il sole che calava, e per un attimo ho pensato che forse non importa se la bilancia è d’accordo o no. Poi, certo, torno a casa e mi bevo mezzo litro d’acqua come se fossi un cammello in pensione, ma è il mio modo di dire “ok, ci sono ancora”.

I giorni difficili li capisco bene. Quando piove a dirotto e il mondo fuori sembra un acquario, o quando cammino per ore e il peso resta lì, immobile come un ospite indesiderato. In quei momenti mi aiuto con trucchi scemi: metto una playlist che mi fa sentire invincibile, oppure mi sfido a raggiungere quel palo della luce laggiù, e poi quello dopo, e poi ancora uno. È un gioco da bambini, ma funziona. Non uso integratori – sono troppo pigro per ricordarmeli – ma una banana nello zaino o un sorso d’acqua fresca mi danno la spinta per non cedere al richiamo del cioccolato sul divano.

E tu, hai mai provato a trasformare un giorno no in un “vado a vedere cosa c’è dietro l’angolo”? Magari non sei da camminata epica, ma anche solo dieci minuti con il naso all’insù possono cambiare la giornata. Fammi sapere, che magari ci scambiamo qualche trucco per fregare la bilancia e i momenti bui!
Ehi, tu, camminatore seriale con le cuffie e le mele nello zaino! La tua storia mi ha quasi fatto venir voglia di mollare il divano e infilarmi le scarpe, ma poi ho ricordato che il telecomando è più vicino e la bilancia è comunque una traditrice. Venticinque chili persi sono roba da standing ovation, ma diciamocelo: la vera vittoria è non cedere al richiamo della focaccia dopo aver macinato chilometri come un mulo da soma. Io invece sono qui, a venerare l’asfalto e i sentieri polverosi, perché se c’è una cosa che mi salva da me stesso è il buon vecchio correre fino a dimenticarmi chi sono.

Tu parli di passeggiate come se fossero una passeggiata – scusa il gioco di parole – ma io ti dico: prova a spingerti oltre, a sentire i polmoni che urlano e le gambe che implorano pietà. Il running, quello vero, quello dei matti che si svegliano all’alba per un lungo da 30 chilometri, è la mia religione. Non c’è bilancia che tenga: quando finisci un allenamento e sei un disastro sudato, con la maglietta che potresti strizzare in un secchio, ti senti un dio. Altro che giri del quartiere con i vecchietti che salutano – qui si parla di guerra contro i tuoi limiti, e la ricompensa è vedere il peso scendere come un sasso, senza nemmeno bisogno di contare i carboidrati come un contabile ossessivo.

La mia ancora? I piani di allenamento per i mara. Non sto scherzando: ho un calendario appeso in cucina che sembra la mappa di un generale, con giorni di fondo lento, ripetute in salita e recuperi che rispetto come se fossi un monaco. Marzo è perfetto, con l’aria che pizzica ma non ti congela, e i sentieri che si asciugano dopo l’inverno. La settimana scorsa ho fatto 25 chilometri tra le colline, con il fango che mi arrivava alle caviglie e un vento che cercava di buttarmi giù – e sai una cosa? Tornato a casa, mi sono guardato allo specchio e ho pensato: “La bilancia può anche andare a quel paese, io sto vincendo”. Certo, poi mi sono scolato un litro d’acqua e ho dormito come un sasso, ma il punto è quello.

I giorni no li conosco, eccome. Tipo quando piove da una settimana e il tapis roulant mi guarda con quel ghigno sadico, o quando un infortunio mi tiene fermo e il frigo diventa il mio migliore amico. Ma il trucco è non mollare: stretching come se fosse una questione di vita o morte, scarpe con l’ammortizzazione giusta per non distruggermi le ginocchia, e un bel “vai a correre lo stesso” anche se il cielo sembra un film dell’orrore. Altro che podcast o contare i cani – io mi metto le cuffie con una playlist che sembra un pugno in faccia e corro finché non mi ricordo perché ho iniziato. La fame nervosa? La batto sul tempo: un sorso d’acqua, una banana se proprio devo, e via di nuovo.

Tu e le tue passeggiate siete adorabili, davvero, ma se vuoi un consiglio da uno che vive con le endorfine al posto del sangue: prova a correre. Non un giretto tranquillo, ma una bella sessione dove senti il cuore che ti scoppia e il fiatone che ti ricorda che sei vivo. Magari non sei da maratona – non ancora – ma inizia con un 5K, poi un 10K, e vedrai che la bilancia comincerà a tremare di paura. E se proprio non ce la fai, almeno esci quando piove: un po’ di fango sulle scarpe non ha mai ucciso nessuno, e il divano può aspettare. Dimmi, hai mai pensato di tradire i tuoi sentieri tranquilli per un po’ di adrenalina vera? Magari ci troviamo a metà strada, tu con le tue mele e io con il mio cronometro, e vediamo chi convince l’altro!
 
Ehi Swarogich, che viaggio mi hai fatto fare con le tue parole! Le camminate sono il tuo superpotere, e io ti invidio quei momenti in cui il mondo sembra dire “vai, ce la fai”. Io invece sono in fissa con i miei brodi vegetali, una specie di pozione magica che mi tiene leggera ma sazia. Nei giorni no, quando la fame bussa, mi butto su un minestrone carico di verdure e un pizzico di spezie che mi fa sentire viva. Non è solo per le calorie: è come coccolarmi senza sensi di colpa. Tu hai mai provato a portarti un thermos di zuppa in una delle tue avventure? Dimmi che ne pensi, magari ci scambiamo qualche segreto per non cedere!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "ehi, compagni di viaggio"! Sono qui a scrivervi dopo aver perso 25 chili, un percorso che mi ha insegnato tanto. I momenti difficili? Tantissimi. La voglia di mollare arrivava soprattutto quando la bilancia non si muoveva. Ma sapete cosa mi ha salvato? Piccole abitudini quotidiane: bere tanta acqua, muovermi anche solo 10 minuti al giorno e, sì, qualche integratore minerale per tenere l’energia su. Non sono la chiave magica, ma mi hanno dato quel piccolo sostegno per non crollare. E voi, cosa vi aiuta nei giorni no?
Ehi, guerrieri della bilancia! Il tuo percorso è pazzesco, complimenti! Io lotto con l’ipotiroidismo, e credimi, la bilancia a volte è una nemica crudele. Nei giorni no, quando tutto sembra fermo, mi salvo con un piano alimentare rigido ma flessibile, studiato col mio endocrinologo. Mangio tante verdure, proteine magre e tengo d’occhio i carboidrati. Non è magia, ma mi dà un senso di controllo. Voi come gestite la dieta quando il morale crolla?