Ehi, compagni di sudore e speranze! La tua storia, aqeembayor, è di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e battere le mani, ma anche di controllare se la bilancia mi sta prendendo in giro pure oggi. Venticinque chili sono un traguardo che sa di epico, tipo scalare una montagna con un cucchiaino di motivazione e tanta pazienza. Mi ci ritrovo nei tuoi giorni no, quelli in cui il numero non si muove e sembra che l’universo stia complottando contro di noi. Però hai ragione: sono le piccole cose a tenerti a galla, come un salvagente fatto di abitudini semplici.
Io, come avrai capito, sono il fanatico dei passi. Non c’è niente che mi salvi di più di una bella camminata, specialmente ora che marzo ci sta regalando giornate che profumano di promesse. Non è solo questione di bruciare calorie – che poi, diciamocelo, dopo un’ora di strada mi sento comunque autorizzato a una fettina di focaccia – ma di liberare la testa. Nei giorni pesanti, quando la voglia di mollare mi sussurra all’orecchio, infilo le scarpe e via. Non serve chissà quale meta: a volte mi basta il giro dell’isolato, con i vecchietti che salutano e i gatti che mi guardano storto dai muretti. Altre volte, invece, punto il bosco vicino casa, dove i sentieri sono un po’ sconnessi e l’aria sa di terra umida. È come se ogni passo fosse un modo per scrollarmi di dosso i pensieri neri.
Il segreto, per me, è trasformare la camminata in un’avventura. Non sono uno da palestra o da contacalorie ossessivo, ma se mi dici “esci e trova qualcosa di bello”, eccomi pronto. Ultimamente ho scoperto un angolo di campagna che sembra uscito da una cartolina: mucche che pascolano, un ruscello che gorgoglia e un vento che ti scompiglia i capelli. Mi sono fermato lì, con il fiatone, a guardare il sole che calava, e per un attimo ho pensato che forse non importa se la bilancia è d’accordo o no. Poi, certo, torno a casa e mi bevo mezzo litro d’acqua come se fossi un cammello in pensione, ma è il mio modo di dire “ok, ci sono ancora”.
I giorni difficili li capisco bene. Quando piove a dirotto e il mondo fuori sembra un acquario, o quando cammino per ore e il peso resta lì, immobile come un ospite indesiderato. In quei momenti mi aiuto con trucchi scemi: metto una playlist che mi fa sentire invincibile, oppure mi sfido a raggiungere quel palo della luce laggiù, e poi quello dopo, e poi ancora uno. È un gioco da bambini, ma funziona. Non uso integratori – sono troppo pigro per ricordarmeli – ma una banana nello zaino o un sorso d’acqua fresca mi danno la spinta per non cedere al richiamo del cioccolato sul divano.
E tu, hai mai provato a trasformare un giorno no in un “vado a vedere cosa c’è dietro l’angolo”? Magari non sei da camminata epica, ma anche solo dieci minuti con il naso all’insù possono cambiare la giornata. Fammi sapere, che magari ci scambiamo qualche trucco per fregare la bilancia e i momenti bui!