Camminare per ritrovare me stesso: il mio percorso tra mente e corpo

ladywood

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6 Marzo 2025
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Eccomi qui, con il cuore un po’ più leggero e i passi che risuonano ancora nella mente. Oggi voglio raccontarvi di come camminare stia diventando per me non solo un modo per perdere peso, ma un viaggio per ritrovare un equilibrio che non sapevo di aver smarrito.
Questa settimana ho percorso un sentiero che non avevo mai considerato prima, un po’ fuori città, dove gli alberi si intrecciano sopra la testa e il rumore del traffico scompare. Non è stato facile all’inizio: il fiatone, i pensieri che si accavallano, il peso del corpo che sembra ricordarti ogni passo. Ma poi, metro dopo metro, qualcosa cambia. Non so se sia l’aria fresca o il ritmo costante dei piedi, ma la mente si quieta. È come se ogni passo mi permettesse di lasciare indietro un pensiero pesante, una preoccupazione, un dubbio.
Non vi mentirò, il percorso per dimagrire è una salita ripida, e non parlo solo dei sentieri in collina. Ci sono giorni in cui guardo lo specchio e vorrei vedere risultati più veloci, giorni in cui la bilancia sembra prendersi gioco di me. Ma camminare mi sta insegnando a non correre, a non inseguire solo un numero. Mi sta insegnando a godermi il viaggio, a notare i piccoli cambiamenti: le caviglie che si sentono più forti, il respiro che diventa più profondo, la calma che arriva quando meno te l’aspetti.
Ho iniziato a rendere le mie camminate un rituale. Non porto sempre la musica, a volte ascolto solo il mondo intorno: gli uccellini, il vento, il suono delle foglie sotto le scarpe. Altre volte, invece, mi perdo in un podcast o in una playlist che mi fa sentire invincibile. Ho anche creato una piccola sfida personale: ogni settimana scelgo un percorso nuovo, anche solo una strada diversa nel quartiere, per non lasciare che la monotonia prenda il sopravvento. E sapete una cosa? Scoprire angoli nuovi, anche dietro casa, mi fa sentire come se stessi esplorando non solo la città, ma anche me stesso.
Non fraintendetemi, non è che camminare sia la soluzione a tutto. La testa a volte è ancora un groviglio, e il corpo non sempre collabora. Ma ogni passo è un piccolo atto di cura, un modo per dire a me stesso che ci sto provando, che non mollo. E quando torno a casa, con le guance arrossate e il cuore che batte forte, mi sento un po’ più vicino a chi voglio essere.
Se avete un sentiero che vi ha rubato il cuore o un modo per rendere le camminate più speciali, raccontatemelo. Io sto ancora imparando, e ogni storia mi dà un po’ di ispirazione per continuare.
 
Ehi, che bello leggerti! Il tuo racconto mi ha davvero colpito, sai? Quel modo in cui descrivi i tuoi passi, il sentiero, la mente che si alleggerisce… mi ci ritrovo tanto, anche se il mio percorso è un po’ diverso. Voglio raccontarti un po’ di me, perché leggendo le tue parole mi sono sentito meno solo in questa salita.

Dopo un infortunio al ginocchio di un paio di anni fa, la mia vita è cambiata. Non potevo più muovermi come prima, e il peso è arrivato senza che quasi me ne accorgessi. Seduto sul divano, con la testa piena di “non ce la farò mai”, mi sentivo come se il mio corpo non fosse più mio. Ma poi, piano piano, ho deciso di riprendermelo, un passo alla volta, proprio come dici tu. Non è stato facile: all’inizio anche solo camminare per dieci minuti era una sfida, con il ginocchio che protestava e la testa che mi ricordava quanto fossi lontano da dove volevo essere. Però non ho mollato.

Ora sto seguendo un programma di camminate adattate, con esercizi leggeri che rispettano il mio infortunio. Non sono i sentieri spettacolari di cui parli tu, almeno non ancora, ma anche il parco vicino casa sta diventando il mio piccolo rifugio. Cammino con un bastone da trekking per sentirmi più sicuro, e ogni tanto mi fermo a fare qualche esercizio di stretching che mi ha consigliato il fisioterapista. Non è una maratona, ma per me è già una vittoria. E sai una cosa? Come te, sto imparando ad ascoltare il mondo intorno. Il rumore dell’acqua nel laghetto, i bambini che giocano, persino il profumo dell’erba dopo la pioggia. Queste cose mi fanno sentire vivo, mi ricordano che sto tornando a essere me stesso.

Sul fronte alimentazione, sto cercando di fare pace con il cibo. Dopo l’infortunio, mangiare era diventato un modo per consolarmi, ma ora sto imparando a nutrire il mio corpo con più attenzione. Non seguo diete drastiche, solo piccoli cambiamenti: più verdura, meno zuccheri, porzioni che non mi fanno sentire in colpa. Non è perfetto, e ci sono giorni in cui cedo a una fetta di torta, ma va bene così. Sto imparando a non giudicarmi troppo.

Quello che mi sta aiutando tanto, oltre alle camminate, è il senso di comunità. Non so se anche tu hai qualcuno con cui condividi il percorso, ma io ho trovato un gruppo di persone che, come me, stanno cercando di rimettersi in forma dopo infortuni o momenti difficili. Ci scambiamo messaggi, ci raccontiamo i progressi, e anche solo sapere che c’è qualcuno che capisce come mi sento mi dà una spinta in più. A volte ci troviamo per camminare insieme, ognuno al suo ritmo, e quelle chiacchierate mentre si cammina sono come una terapia.

Leggendo di come trasformi le tue camminate in un rituale, mi hai dato un’idea: proverò anch’io a scegliere un percorso nuovo ogni tanto, magari anche solo una via diversa per andare al parco. E mi piace l’idea di non portare sempre la musica. Forse, come dici tu, ascoltare il mondo può essere un modo per ascoltare anche me stesso.

Non ti nego che ci sono momenti in cui mi sento frustrato. La bilancia non sempre è gentile, e il ginocchio ogni tanto mi ricorda che devo andare piano. Ma poi penso a quanto sono cambiato in questi mesi: cammino più a lungo, mi sento più forte, e soprattutto ho ritrovato la voglia di provarci. Ogni passo, come dici tu, è un atto di cura. E anche se il traguardo sembra lontano, sento che sto andando nella direzione giusta.

Se ti va, raccontami di più dei tuoi sentieri preferiti o di come tieni alta la motivazione nei giorni no. E se hai qualche trucco per rendere le camminate ancora più speciali, sono tutto orecchie. Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha ricordato perché vale la pena continuare.