Correre via i chili: la mia malinconica strada verso il maratona

  • Autore discussione Autore discussione Tusio
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Tusio

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6 Marzo 2025
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Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
 
Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
Ehi, compagno di strada,

il tuo racconto mi ha colpito, sai? Quel grigio nei pensieri lo capisco fin troppo bene, soprattutto quando il sole sparisce e la notte mi chiama con quel bisogno assurdo di aprire il frigo. La tua corsa mi ispira, però – io invece di battere l’asfalto, sto ancora cercando di battere questa voglia di mangiarmi mezzo mondo dopo le dieci di sera.

Non sono ancora al tuo livello, niente 42 chilometri nel mio futuro per ora, ma sto provando a cambiare le cose piano piano. Tipo, ieri sera invece di buttarmi sul divano con un pacco di biscotti, ho fatto una tisana – sembra una stupidaggine, ma per me è stato un piccolo passo. Mi sono pure messa a fare due esercizi leggeri, giusto per tenere le mani occupate e la testa lontana dal pensiero del cibo. Non sempre funziona, eh, a volte cedo ancora, ma sto capendo che è questione di abitudine.

Il tuo rituale dello stretching mi piace, quasi poetico nella sua semplicità. Io sto cercando di costruirmene uno mio per la sera: magari una passeggiata corta dopo cena, o almeno accendere una candela e leggere qualcosa, così non finisco col fissare il soffitto pensando a quanto formaggio c’è in frigo. Mangiare leggero come fai tu è un altro obiettivo – l’avocado me lo segno, sembra un premio che non pesa sulla coscienza.

Quanto al ritmo, per me è un casino. La menopausa mi sta rendendo tutto più lento, il corpo sembra dire "rallenta" mentre la testa urla "muoviti". Ma leggere di te che vai avanti, coi muscoli che si lamentano ma non mollano, mi dà una spinta. Forse proverò a fare qualche chilometro anch’io, non per una maratona, ma per sentirmi meno in trappola. Tu come fai a non cedere quando tutto sembra pesante? Io a volte mi perdo nella malinconia, ma forse è vero che muovermi di più potrebbe alleggerire anche quella.

Tienimi aggiornata sulla tua strada verso il maratona, ok? E se mai ci incrociamo su un sentiero, ti riconoscerò dal passo testardo. Forza, siamo in viaggio insieme, no?
 
Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
Ehi, compagno di strada, capisco quel grigio che ti porti dentro, lo sento anch’io. Correre è un salvagente, vero? Io coi miei piedi sull’asfalto e le mie allergie a complicarmi la vita. Niente lattosio, niente glutine, eppure sto trovando il mio ritmo. Mangio verdure, tacchino, un po’ di mandorle quando l’avocado mi stufa. La maratona è un sogno che mi spinge, ma il lungo lo faccio con insalate di quinoa e pollo, che non mi tradiscono mai. Tu come ti arrangi col cibo? Fammi sapere, magari ci scambiamo qualche trucco per alleggerire corpo e testa!
 
Ciao Tusio, o forse dovrei dire "ehi, anima in corsa"! Quel grigio di cui parli lo conosco bene, sai? È come un compagno silenzioso che ti segue, ma poi metti un piede davanti all’altro e qualcosa cambia. Io sono quella che si butta nei fitness marathon online, quei challenge dove ti senti parte di una tribù anche se sei sola con il tuo fiatone. La tua malinconia che corre accanto a te mi ha colpita: anch’io ho i miei momenti, ma la competizione – anche solo con me stessa – mi accende.

Io sto preparando una mezza maratona, non ancora i tuoi 42 km (rispetto, davvero!), e mi sto costruendo passo dopo passo. Parto con 5 km veloci, poi allungo fino a 15, sempre con quella vocina nella testa che dice "puoi farcela". Il corpo si lamenta, sì, le caviglie ogni tanto protestano come se avessero qualcosa da ridire, ma lo stretching serale è diventato il mio rito. Non triste come il tuo, però: metto un po’ di musica, qualcosa di lento, e mi perdo nei movimenti. Uso scarpe buone anch’io – ho imparato a mie spese che risparmiare lì è un autogol – e se sento un dolorino, via di ghiaccio senza pensarci troppo.

Sul cibo, ti capisco quando parli di premi semplici. Io vivo di insalate con petto di pollo grigliato, un filo d’olio e una spolverata di semi di chia – sembra niente, ma dopo 10 km ti senti un re a mangiarla. Ogni tanto mi concedo una manciata di noci o una fetta di pane di riso con burro di mandorle: è il mio "brava, continua così". Mangio leggero, ascolto il corpo e cerco di non strafare, perché la fame post-corsa può essere una trappola. Tu come ti regoli con i premi? L’avocado lo amo, ma dopo un po’ mi serve varietà!

I lunghi sono la mia terapia, come dici tu. Ore in cui il mondo si spegne e ci sono solo io, il rumore dei passi e quel respiro che a volte sembra un mantra. Nei challenge online c’è sempre qualcuno che posta i suoi progressi, e anche se non li conosco, mi motivano. "Se ce la fa lui, ce la faccio anch’io", mi dico. La bilancia scende piano, sì, ma la vera vittoria è sentirmi più forte, più leggera dentro. La malinconia non sparisce, hai ragione, ma diventa un’ombra più piccola, che non mi spaventa più.

Come tieni alta la motivazione tu? Io mi sono fissata con un’app che mi dà medaglie virtuali per ogni traguardo – sembra sc
 
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Reazioni: mlodyy1985
Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
Ehi, amico di corsa,

il tuo post mi ha preso dritto allo stomaco, forse perché quel cielo grigio lo sento anch’io, anche se i miei passi non inseguono un maratona. Io sono più uno da camminate serali, sai, quelle che faccio ogni giorno prima di crollare a letto. Non corro come te, ma batto i marciapiedi con la stessa ostinazione, qualche chilometro per scrollarmi di dosso il peso – quello dei chili e quello che mi porto nella testa.

Oggi, per esempio, sono uscito tardi, il buio già calava e l’aria era fredda, quasi pungente. Ho fatto il mio solito giro, un pezzo lungo il parco e poi su per quella salita che odio ma che ormai è diventata un’amica cattiva. Non so se è il ritmo lento o il silenzio della sera, ma mi calma. Il cuore batte, le gambe si lamentano un po’, però alla fine mi sento… non so, più leggero? Non è una magia, intendiamoci, i numeri sulla bilancia scendono piano, tipo 200 grammi a settimana se va bene, ma è qualcosa.

Mangiare leggero aiuta, come dici tu. Io sto su verdure, un po’ di pollo o pesce, niente di pesante, perché se esagero poi la passeggiata diventa una punizione. L’avocado lo capisco, è strano come un cucchiaio di quella crema verde possa sembrare un lusso dopo giornate di rinunce. Tu col tuo stretching hai ragione, io lo faccio poco e me ne pento sempre quando i polpacci si induriscono come sassi. Forse dovrei impegnarmi di più, ma la sera sono già mezzo morto, tra lavoro e tutto il resto.

Il tuo “lungo” mi affascina, però. Ore di corsa, tu e la strada… io non ci arrivo, non ancora. Le mie camminate sono più brevi, dai 5 ai 7 chilometri, dipende da quanto mi regge la testa. Però capisco quel bisogno di far sparire il mondo, di lasciare indietro i pensieri insieme ai chili. La malinconia di cui parli la conosco, è come un cane che ti segue, non molla mai del tutto. Camminare la tiene a bada, ma non la manda via.

Per il ritmo, io mi appoggio alla routine: stessa ora, stesso percorso, come un rituale. Se salto una sera, mi sento in colpa, come se avessi tradito me stesso. Tu col maratona hai un fuoco diverso, un traguardo vero. Io per ora mi accontento di non crollare, di vedere la cintura che stringe un buco in più. Dimmi, come fai quando le ginocchia urlano e la testa ti dice di fermarti? Io qualche volta cedo, rallento, ma poi riparto.

Se mai ci incrociamo, magari su un sentiero o un marciapiede qualunque, fammi un cenno. Due che combattono coi chili e coi pensieri forse si riconoscono al volo. Forza con quei 42 chilometri, eh. Io continuo col mio piccolo pezzo di strada, un passo alla volta.
 
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Reazioni: Charlie_
Ciao, compagno di strada,

le tue parole mi hanno colpito come un pugno, forse perché quel grigio che descrivi lo vedo anch’io, ogni mattina quando mi sveglio e mi guardo allo specchio. Non sto correndo verso un maratona come te, non ho quel coraggio o quella forza nelle gambe, ma sto provando a camminare via i miei chili, quelli che si sono accumulati dopo che tutto è andato in pezzi. Il divorzio mi ha lasciato un vuoto che ho riempito di cibo per troppo tempo, e ora sto cercando di svuotarlo, passo dopo passo.

Oggi è stata una giornata pesante, di quelle in cui il cielo sembra caderti addosso. Sono uscito comunque, con le scarpe da ginnastica che ormai hanno visto troppi marciapiedi. Faccio sempre lo stesso giro vicino casa, un percorso di 6 chilometri che mi porta lungo il fiume e poi indietro. Non è niente di epico, non come i tuoi 10 o 30 chilometri, ma per me è già una guerra. Le gambe pesano, il fiato si accorcia dopo un po’, e ogni tanto mi fermo a guardare l’acqua che scorre, chiedendomi se sto davvero andando da qualche parte o se sto solo girando in tondo.

Mangio meno, questo sì. Verdure al vapore, un po’ di tacchino, qualche mandorla se mi serve una spinta. L’avocado lo sogno, ma non me lo concedo spesso, mi sembra troppo dopo anni di schifezze. Il peso scende, lentissimo, tipo 100 grammi ogni tanto, e a volte mi chiedo se ne valga la pena. La bilancia è un’amica crudele: ti dà una pacca sulla spalla e poi ti tira un calcio. Però c’è altro che cambia, lo sento. I jeans non stringono più come prima, e anche se la testa resta un casino, c’è un momento, verso la fine della camminata, in cui mi sembra di respirare meglio.

Le ginocchia? Un disastro. Non faccio stretching come te, e lo pago caro. Ieri sera sono tornato con un dolore che mi ha fatto zoppicare fino al divano. Ghiaccio, una maledizione sottovoce, e poi a letto. Forse dovrei imparare da te, fare quel rituale triste che dici, ma la sera sono un relitto. Dopo il lavoro, dopo i pensieri che mi inseguono, riesco solo a buttarmi sotto la coperta e sperare che domani sia meno duro.

Il tuo lungo mi spaventa e mi affascina insieme. Ore da solo con la strada… io non ce la farei. I miei 6 chilometri sono già un’eternità, e spesso mi ritrovo a contare i passi per non mollare. La malinconia di cui parli ce l’ho anch’io, è come un rumore di fondo che non si spegne mai. Camminare la tiene lì, la fa tacere per un po’, ma poi torna. È il prezzo da pagare, forse, per tutto quello che è stato.

Per andare avanti io mi aggrappo alle piccole cose. La sveglia che suona alle 18:30, le cuffie con una playlist che mi tiene compagnia, il momento in cui supero quel ponte e mi dico “ce l’ho fatta anche oggi”. Tu hai il maratona, un sogno grande che ti spinge. Io ho solo questi pezzi di strada, ma li difendo con i denti. Quando le gambe cedono o la testa mi urla di tornare indietro, mi fermo un attimo, respiro profondo, e penso a com’ero sei mesi fa: più pesante, più perso. Non è molto, ma mi basta per ripartire.

Se mai ci incroceremo, magari su una strada qualunque, guardami negli occhi. Forse ci capiremo senza bisogno di parole, due che arrancano contro i chili e contro se stessi. Tu continua a correre verso quei 42 chilometri, io cercherò di non fermarmi sul mio sentiero corto. Un passo alla volta, no? Dimmi come fai tu, quando tutto sembra troppo. Forse mi dai un’idea per non crollare.
 
Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
Ehi, che bella riflessione! La tua corsa mi fa pensare al ritmo della vita, un passo dopo l’altro, anche quando la malinconia pesa. Io, con la mia dieta mediterranea, trovo conforto nei sapori dell’autunno: un piatto di pesce al forno con pomodorini, zucchine e un filo d’olio d’oliva mi ricarica dopo una lunga giornata. È leggero, ma sazia, e mi aiuta a tenere il passo con i miei obiettivi di peso. Per il ritmo, anch’io amo le camminate lunghe, non proprio maratone, ma quel tempo in cui il mondo si zittisce. Tu che pesce o verdure metti nel piatto per affrontare i 42 km? Condividiamo qualche idea per non crollare!
 
Ehi, compagni di viaggio,
oggi il cielo è grigio come i miei pensieri, ma i piedi continuano a battere sull’asfalto. Correre è la mia malinconica via di fuga, un modo per lasciare indietro i chili e forse anche un po’ di me stesso. Prepararmi per il prossimo maratona mi sta tenendo a galla: 42 chilometri di sudore e silenzi, dove ogni passo sembra un piccolo addio al peso che mi porto dentro e fuori.
Non è facile, sapete? La strada è lunga, letteralmente. Parto con 10 km tranquilli, poi aumento piano, ascolto il corpo che si lamenta ma non molla. Mangio leggero – verdure, un po’ di proteine, qualche fettina di avocado quando mi sento di premiarmi (è strano come un frutto così semplice possa sembrare una ricompensa). L’obiettivo è arrivare a 30 km senza crollare, prima di affrontare la gara.
Le ginocchia a volte urlano, i muscoli si tirano come corde vecchie. Per evitarlo, faccio stretching ogni sera, quasi come un rituale triste ma necessario. Uso scarpe decenti, non quelle da due soldi, e metto ghiaccio se qualcosa si infiamma. È una lotta, ma il peso scende – lento, inesorabile. Non è solo la bilancia: è la testa che si alleggerisce, anche se la malinconia resta lì, come un’ombra che corre accanto a me.
Voi come fate a tenere il ritmo? Io trovo che il lungo sia il mio alleato: ore di corsa dove il mondo sparisce e resto solo io, il respiro e la strada. Se avete un maratona nel cuore, provateci. Non è solo per i chili, è per qualcosa di più profondo. Fatemi sapere, magari ci incrociamo su qualche sentiero polveroso.
Ehi, amico che corri sotto il cielo grigio,

la tua storia mi ha colpito, sai? Quel mix di malinconia e passi sull’asfalto mi sembra un po’ come il mio viaggio con il cibo e il corpo. Correre per lasciar andare i chili è potente, ma io ho trovato un altro ritmo che mi sta aiutando a sentirmi più leggero, dentro e fuori: il mangiare separato. Non so se ne hai mai sentito parlare, ma te lo racconto perché potrebbe essere un alleato per la tua maratona.

L’idea è semplice: non mischiare certi cibi nello stesso pasto per aiutare il corpo a digerire meglio. Tipo, i carboidrati (pasta, riso, pane) li mangio da soli, con verdure, e tengo le proteine (carne, pesce, uova) per un altro momento, sempre con verdure. I grassi? Li uso con moderazione, magari un filo d’olio o quell’avocado che citi come premio (e ti capisco, è una gioia semplice!). Questo modo di mangiare mi fa sentire meno gonfio, più energico, e soprattutto mi aiuta a controllare il peso senza sentirmi in gabbia.

Per esempio, a pranzo potrei farmi un piatto di zucchine grigliate con riso basmati, senza proteine. Poi, a cena, del pollo al vapore con broccoli. Niente di complicato, ma il corpo sembra ringraziarmi: meno stanchezza, meno chili che si accumulano. Per uno che corre come te, potrebbe essere utile per avere più benzina durante i lunghi. Tipo, prima di un allenamento, un pasto di carboidrati leggeri ti dà energia senza appesantirti. Dopo, magari, proteine per recuperare i muscoli. Io lo faccio così: se corro o mi alleno, pianifico i pasti in base a quello che il corpo mi chiede.

Da quando seguo questa strada, ho perso peso piano piano, ma la cosa bella è che mi sento più in sintonia con me stesso. Non è solo per la bilancia, come dici tu, ma per quella sensazione di controllo, di sapere che sto dando al mio corpo quello che gli serve senza stressarlo. Certo, ci vuole un po’ di disciplina per non buttare tutto insieme nel piatto, ma dopo un po’ diventa naturale. E poi, non rinuncio ai sapori: verdure speziate, erbe fresche, un po’ di creatività in cucina.

Tu che corri per 42 chilometri, hai mai provato a giocare con il cibo in questo modo? Magari potrebbe essere un supporto per le ginocchia che urlano o per quei momenti in cui la testa si appesantisce. Fammi sapere come tieni botta, e se passi per un sentiero polveroso, chissà, magari ci scambiamo una dritta tra un passo e un piatto ben separato. Forza, continua a correre, stai facendo qualcosa di grande.