Ciao a tutti, o forse dovrei dire "Hello world!", visto che questo viaggio mi ha portato ben oltre i confini di Milano. Quando ho iniziato, pesavo più di quanto mi piace ammettere, e l’idea di rinunciare a un buon piatto di lasagne sembrava un ostacolo insormontabile. Ma sapete una cosa? Non è stato il sacrificio a portarmi fino a New York, con 30 chili in meno e una valigia piena di energia: è stata la scoperta che un piatto di verdure può essere un alleato, non un nemico.
All’inizio non è stato facile. Milano è una città che ti tenta a ogni angolo: il profumo del risotto allo zafferano, le vetrine con i cannoli siciliani. La mia sfida più grande? La testa. Convincermi che non stavo "rinunciando", ma scegliendo qualcosa di meglio. Ho dovuto imparare a vedere le verdure non come una punizione, ma come una tela bianca. Da lì è iniziato tutto: zucchine grigliate con un filo d’olio extravergine, cavolo nero saltato con aglio e peperoncino, melanzane che sembravano quasi una parmigiana, ma senza sensi di colpa.
Gli ostacoli? Tanti. Le cene con gli amici, dove tutti ordinavano pizza e io arrivavo con il mio contenitore di quinoa e ceci. Le giornate fredde in cui sognavo una cioccolata calda e invece mi preparavo una zuppa di lenticchie. Ma il trucco è stato trovare il mio ritmo: non ho mai voluto essere "quello strano" del gruppo, quindi ho portato i miei piatti alle feste, condividendo insalate di farro e hummus fatto in casa. Sapete cosa? Alla fine, anche i più scettici hanno iniziato a chiedermi le ricette.
New York è stata la mia prova del nove. Camminare tra i food truck di Manhattan, con l’odore di hamburger e patatine nell’aria, e scegliere un’insalata di kale con tahina non è stata una passeggiata. Ma lì ho capito che non si trattava di forza di volontà: era abitudine, era il mio nuovo normale. Ogni ostacolo superato – la fame emotiva, le tentazioni, il tempo per cucinare – mi ha reso più leggero, non solo nel corpo.
Non vi dirò che è stato semplice, perché non lo è. Ci sono stati giorni in cui ho fissato un piatto di broccoli come fosse un avversario. Ma il segreto è stato rendere tutto mio: un po’ di musica jazz in cucina, un mercato di verdure a Brooklyn o una passeggiata sui Navigli per ricordarmi perché lo facevo. Oggi, da Milano a New York, posso dire che non ho solo perso peso: ho guadagnato una vita che non scambierei con nessun dolce al pistacchio. E voi, quali ostacoli state affrontando? Un piatto di verdure potrebbe essere il primo passo per superarli.
All’inizio non è stato facile. Milano è una città che ti tenta a ogni angolo: il profumo del risotto allo zafferano, le vetrine con i cannoli siciliani. La mia sfida più grande? La testa. Convincermi che non stavo "rinunciando", ma scegliendo qualcosa di meglio. Ho dovuto imparare a vedere le verdure non come una punizione, ma come una tela bianca. Da lì è iniziato tutto: zucchine grigliate con un filo d’olio extravergine, cavolo nero saltato con aglio e peperoncino, melanzane che sembravano quasi una parmigiana, ma senza sensi di colpa.
Gli ostacoli? Tanti. Le cene con gli amici, dove tutti ordinavano pizza e io arrivavo con il mio contenitore di quinoa e ceci. Le giornate fredde in cui sognavo una cioccolata calda e invece mi preparavo una zuppa di lenticchie. Ma il trucco è stato trovare il mio ritmo: non ho mai voluto essere "quello strano" del gruppo, quindi ho portato i miei piatti alle feste, condividendo insalate di farro e hummus fatto in casa. Sapete cosa? Alla fine, anche i più scettici hanno iniziato a chiedermi le ricette.
New York è stata la mia prova del nove. Camminare tra i food truck di Manhattan, con l’odore di hamburger e patatine nell’aria, e scegliere un’insalata di kale con tahina non è stata una passeggiata. Ma lì ho capito che non si trattava di forza di volontà: era abitudine, era il mio nuovo normale. Ogni ostacolo superato – la fame emotiva, le tentazioni, il tempo per cucinare – mi ha reso più leggero, non solo nel corpo.
Non vi dirò che è stato semplice, perché non lo è. Ci sono stati giorni in cui ho fissato un piatto di broccoli come fosse un avversario. Ma il segreto è stato rendere tutto mio: un po’ di musica jazz in cucina, un mercato di verdure a Brooklyn o una passeggiata sui Navigli per ricordarmi perché lo facevo. Oggi, da Milano a New York, posso dire che non ho solo perso peso: ho guadagnato una vita che non scambierei con nessun dolce al pistacchio. E voi, quali ostacoli state affrontando? Un piatto di verdure potrebbe essere il primo passo per superarli.