Dall’adipe al sorriso: come ho trasformato il fiatone in risate con allenamenti sprint!

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, ex compagni di fiatone"! Eccomi qua, uno che è passato dai rotoli di ciccia a rotolare giù per le scale… ma con stile! Vi racconto com’è andata: un giorno, stanco di ansimare pure per allacciarmi le scarpe, ho deciso di provare quegli allenamenti veloci che ti fanno sudare come un pollo al forno in 20 minuti. Sapete, quelli dove corri come se ti inseguisse il tuo capo con una scadenza!
All’inizio è stato un disastro: 30 secondi di scatti e sembrava che i polmoni mi dessero le dimissioni. Ma poi, piano piano, tra una risata e un “ma chi me lo fa fare”, ho iniziato a vedere i risultati. La bilancia ha smesso di guardarmi con terrore e i jeans hanno smesso di urlare vendetta. Il trucco? Non mollare, anche quando il tuo corpo dice “fermati” e tu rispondi “zitto e sprinta!”. E poi, diciamocelo, ridere di me stesso mentre facevo versi da maialino sotto sforzo mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio.
Ora, quando corro, non sembro più un film comico al rallentatore. E il fiatone? Beh, lo tengo per le risate con gli amici, che è molto più divertente! Chi di voi ha provato a trasformare il “non ce la faccio” in “guarda come volo”? Raccontatemi, dai!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, ex compagni di fiatone"! Eccomi qua, uno che è passato dai rotoli di ciccia a rotolare giù per le scale… ma con stile! Vi racconto com’è andata: un giorno, stanco di ansimare pure per allacciarmi le scarpe, ho deciso di provare quegli allenamenti veloci che ti fanno sudare come un pollo al forno in 20 minuti. Sapete, quelli dove corri come se ti inseguisse il tuo capo con una scadenza!
All’inizio è stato un disastro: 30 secondi di scatti e sembrava che i polmoni mi dessero le dimissioni. Ma poi, piano piano, tra una risata e un “ma chi me lo fa fare”, ho iniziato a vedere i risultati. La bilancia ha smesso di guardarmi con terrore e i jeans hanno smesso di urlare vendetta. Il trucco? Non mollare, anche quando il tuo corpo dice “fermati” e tu rispondi “zitto e sprinta!”. E poi, diciamocelo, ridere di me stesso mentre facevo versi da maialino sotto sforzo mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio.
Ora, quando corro, non sembro più un film comico al rallentatore. E il fiatone? Beh, lo tengo per le risate con gli amici, che è molto più divertente! Chi di voi ha provato a trasformare il “non ce la faccio” in “guarda come volo”? Raccontatemi, dai!
Ehi, ciao a te, ex compagno di ansimi e ora maestro degli sprint! Mi hai fatto morire dal ridere con la tua storia, specie quella parte del pollo al forno – mi ci rivedo troppo! Io sono in pista da un paio di mesi e, senti questa, ho buttato giù 5 kg in un mese! Non male, no? Ti racconto com’è andata: all’inizio ero tipo “ok, muovo il culo dal divano o tra un po’ ci fondo sopra”. Ho iniziato con camminate veloci – sai, quelle che sembrano una corsa ma senza il coraggio di dirlo – e poi ho aggiunto un po’ di scatti, tipo quelli che descrivi tu, dove sembri inseguito da un’orda di zombie affamati.

Il primo giorno? Un disastro totale: 20 secondi e già pregavo per un teletrasporto sul letto. Però, tra un “ma perché?!” e un sorso d’acqua, ho tenuto duro. Ora sto provando a mixare questi allenamenti con qualcosa di più tranquillo, tipo yoga, per non sentirmi sempre un motore surriscaldato. La bilancia mi sorride – o almeno non mi insulta più – e i miei amici dicono che sembro meno “tondo”. Non so se è un complimento, ma lo prendo!

Tu che dici, maestro degli sprint, come faccio a non perdere la spinta? A volte mi parte la voglia di mollare tutto per una pizza formato famiglia. Hai qualche trucco per tenere alta la motivazione (e magari il fiatone solo per le risate)? Racconta, che qui si vola insieme!
 
Ehi, fenomeno degli sprint, ben ritrovato tra noi comuni mortali che provano a non affogare nel loro stesso fiatone! La tua storia mi ha tirato su di morale, davvero, soprattutto quel “pollo al forno” – mi ci sono rivisto al 100%, solo che io magari ero più un tacchino farcito, viste le proporzioni iniziali! Ti racconto un po’ della mia avventura, visto che mi hai chiesto come si trasforma il “non ce la faccio” in “guarda come filo”: io sono uno che si è buttato nello sport quasi per disperazione, tipo “o mi muovo o divento parte dell’arredamento”. Corro, pedalo e ogni tanto mi tuffo in piscina come se fossi un delfino... un delfino con qualche chilo di troppo, ecco!

All’inizio facevo allenamenti brevi ma intensi, un po’ come i tuoi sprint: 30 secondi a tutta e poi 5 minuti a chiedermi chi me lo stesse facendo fare. Sembravo un motore grippato, altro che macchina da corsa! Però ho deciso di mischiare le carte: un giorno scatti in salita – che poi era più un “rotola giù se cadi” – e un altro giorno giri in bici come se fossi al Tour de France (ma senza il fisico da ciclista, sia chiaro). La bilancia ha iniziato a darmi tregua, tipo 4 kg in meno in un mese e mezzo, e i pantaloni non mi guardano più come se fossi il loro peggior nemico. Il fiatone c’è ancora, ma ora lo gestisco: lo tengo per le risate con gli amici o per quando mi racconto da solo quanto sono stato eroico a non crollare.

La motivazione, però, è un osso duro, lo ammetto. Ci sono giorni che sogno un piatto di carbonara più grande di me e vorrei mandare tutto all’aria. Il mio trucco? Mi sono messo degli obiettivi piccoli: tipo “questa settimana finisco i miei scatti senza imprecare” o “oggi pedalo fino al bar senza fermarmi a comprare un cornetto”. Funziona, ma non sempre! Tu che sei il guru degli sprint, dimmi: come fai a non cedere quando la pizza chiama? Hai qualche rituale per tenere il fuoco acceso? E magari un consiglio per non sentirmi un relitto dopo allenamenti tosti – perché, diciamocelo, a volte sembro uno che è stato travolto da un camion di risate e sudore! Dai, condividi i tuoi segreti, che qui si vuole volare alto... o almeno non strisciare!
 
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Ehi, fenomeno degli sprint, ben ritrovato tra noi comuni mortali che provano a non affogare nel loro stesso fiatone! La tua storia mi ha tirato su di morale, davvero, soprattutto quel “pollo al forno” – mi ci sono rivisto al 100%, solo che io magari ero più un tacchino farcito, viste le proporzioni iniziali! Ti racconto un po’ della mia avventura, visto che mi hai chiesto come si trasforma il “non ce la faccio” in “guarda come filo”: io sono uno che si è buttato nello sport quasi per disperazione, tipo “o mi muovo o divento parte dell’arredamento”. Corro, pedalo e ogni tanto mi tuffo in piscina come se fossi un delfino... un delfino con qualche chilo di troppo, ecco!

All’inizio facevo allenamenti brevi ma intensi, un po’ come i tuoi sprint: 30 secondi a tutta e poi 5 minuti a chiedermi chi me lo stesse facendo fare. Sembravo un motore grippato, altro che macchina da corsa! Però ho deciso di mischiare le carte: un giorno scatti in salita – che poi era più un “rotola giù se cadi” – e un altro giorno giri in bici come se fossi al Tour de France (ma senza il fisico da ciclista, sia chiaro). La bilancia ha iniziato a darmi tregua, tipo 4 kg in meno in un mese e mezzo, e i pantaloni non mi guardano più come se fossi il loro peggior nemico. Il fiatone c’è ancora, ma ora lo gestisco: lo tengo per le risate con gli amici o per quando mi racconto da solo quanto sono stato eroico a non crollare.

La motivazione, però, è un osso duro, lo ammetto. Ci sono giorni che sogno un piatto di carbonara più grande di me e vorrei mandare tutto all’aria. Il mio trucco? Mi sono messo degli obiettivi piccoli: tipo “questa settimana finisco i miei scatti senza imprecare” o “oggi pedalo fino al bar senza fermarmi a comprare un cornetto”. Funziona, ma non sempre! Tu che sei il guru degli sprint, dimmi: come fai a non cedere quando la pizza chiama? Hai qualche rituale per tenere il fuoco acceso? E magari un consiglio per non sentirmi un relitto dopo allenamenti tosti – perché, diciamocelo, a volte sembro uno che è stato travolto da un camion di risate e sudore! Dai, condividi i tuoi segreti, che qui si vuole volare alto... o almeno non strisciare!
Ehi, compagno di fiatone trasformato, che bello leggerti! Mi hai fatto morire dal ridere col tuo “delfino con qualche chilo di troppo” – ti giuro, mi sono immaginato la scena e quasi mi strozzo col caffè! Grande, davvero, il tuo mix di corsa, bici e piscina è una bomba, e quei 4 kg in meno sono una vittoria che merita un applauso… o almeno una pedalata trionfale fino al bar (senza cornetto, eh!).

Io coi miei WOD in palestra vivo di adrenalina pura: ieri, per dirtene una, ho chiuso un complex con burpees, kettlebell swing e squat a corpo libero in 12 minuti – sembravo un trattore sotto il sole, ma dopo mi sentivo un dio! La forza che mi ritrovo ora nelle braccia e nelle gambe è assurda, e la bilancia ormai è mia amica: meno 6 kg da quando ho iniziato, e il pollo al forno non è più un sogno lontano, ma una ricompensa meritata. Però, capisco il richiamo della pizza, oh se lo capisco! Il mio segreto? Mi dico: “Se mollo ora, domani mi tocca rifare tutto da capo”. E poi, dopo ogni WOD, mi sparo una playlist che mi gasa – tipo Rocky che sale le scale – e mi immagino di spaccare il mondo. Funziona, fidati!

Per il post-allenamento, quando sembri un relitto – e ti capisco, ci passo anch’io – prova a fare due minuti di stretching leggero e respira profondo: ti giura che il camion di sudore diventa solo un ricordo. E un trucco per la motivazione: trovati un compagno di sfiga in palestra o un gruppo, che so, su WhatsApp. Io coi miei “crossfitter” ci insultiamo a vicenda se qualcuno salta un giorno – è una spinta che vale oro.

Dai, continua a filare col tuo stile, che tra scatti e risate stai costruendo un corpo che canta! Tu piuttosto, dimmi: qual è stato il momento in cui hai detto “cavolo, ce la sto facendo sul serio”?
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, ex compagni di fiatone"! Eccomi qua, uno che è passato dai rotoli di ciccia a rotolare giù per le scale… ma con stile! Vi racconto com’è andata: un giorno, stanco di ansimare pure per allacciarmi le scarpe, ho deciso di provare quegli allenamenti veloci che ti fanno sudare come un pollo al forno in 20 minuti. Sapete, quelli dove corri come se ti inseguisse il tuo capo con una scadenza!
All’inizio è stato un disastro: 30 secondi di scatti e sembrava che i polmoni mi dessero le dimissioni. Ma poi, piano piano, tra una risata e un “ma chi me lo fa fare”, ho iniziato a vedere i risultati. La bilancia ha smesso di guardarmi con terrore e i jeans hanno smesso di urlare vendetta. Il trucco? Non mollare, anche quando il tuo corpo dice “fermati” e tu rispondi “zitto e sprinta!”. E poi, diciamocelo, ridere di me stesso mentre facevo versi da maialino sotto sforzo mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio.
Ora, quando corro, non sembro più un film comico al rallentatore. E il fiatone? Beh, lo tengo per le risate con gli amici, che è molto più divertente! Chi di voi ha provato a trasformare il “non ce la faccio” in “guarda come volo”? Raccontatemi, dai!
Ehi, salve a tutti, o forse dovrei dire "ciao a chi capisce il mio ansimare"… mi presento con un po’ di imbarazzo, perché leggendo il tuo post mi sono sentito un po’ chiamato in causa, ma in modo diverso. Io sono quello con il diabete e i problemi alle ginocchia, quindi gli sprint per me sono più un sogno che una realtà. Però, cavolo, il tuo racconto mi ha fatto sorridere e pure riflettere! Scusa se mi intrometto con il mio tono un po’ mogio, ma volevo condividere come sto provando a muovermi – letteralmente – nonostante i miei limiti.

Il fiatone lo conosco bene, ma nel mio caso arriva già salendo le scale di casa, altro che correre come se mi inseguisse qualcuno! Il medico mi ha detto chiaro e tondo: “Muoviti, ma senza strafare, perché le tue ginocchia non sono d’accordo e il diabete non perdona”. All’inizio mi sono scoraggiato, lo ammetto. Pensavo: “E io come faccio a perdere questi chili se non posso nemmeno saltellare?”. Poi ho scoperto che anche camminare veloce, tipo quando perdi l’autobus e ti tocca inseguirlo, può fare qualcosa. Non è sprint, ok, ma sudo lo stesso e il cuore batte forte – forse troppo, a volte mi fermo e chiedo scusa al mio corpo!

La bilancia non si è ancora innamorata di me, ma qualche etto l’ho mandato via, e i jeans… beh, diciamo che non mi guardano più come se fossi un nemico pubblico. Il mio trucco è andare piano, ma non fermarmi mai del tutto. Il dottore mi ha consigliato di puntare su cose semplici: camminate, un po’ di pesi leggeri per non stressare le articolazioni, e controllare il diabete con la dieta – che, scusate il lamento, è una lotta quotidiana contro la voglia di pizza. Rido anch’io di me stesso, sai? Tipo quando faccio due passi veloci e sembro un pinguino con l’affanno… ma almeno ci provo.

Leggendoti mi è venuta voglia di osare un po’ di più, magari provando qualche scatto breve, tipo da un lampione all’altro, sempre con l’ok del medico. Scusa se il mio tono è meno allegro del tuo, ma il tuo “zitto e sprinta” mi ha fatto pensare che forse posso dire al mio “non ce la faccio” un bel “stai zitto e cammina!”. Qualcuno di voi con problemi simili ha trovato un modo per sentirsi meno fermo senza rischiare di crollare? Mi piacerebbe saperlo, davvero!
 
Ehi, ma sul serio? Tu parli di sprint e risate, e io sono qui che combatto con ‘sta dipendenza dallo zucchero che mi sta distruggendo! Io sono al giorno 47 del mio “100 giorni senza zucchero”, e all’inizio è stato un inferno: mal di testa, nervi a pezzi, e il caffè amaro che mi guardava come un nemico. Ora va meglio, sento i sapori veri, tipo il pane che sa di pane e non di dolce mascherato. Però leggerti mi fa quasi invidia: tu corri, io al massimo zoppico dietro al diabete. Altro che fiatone per ridere, il mio è per sopravvivere!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, ex compagni di fiatone"! Eccomi qua, uno che è passato dai rotoli di ciccia a rotolare giù per le scale… ma con stile! Vi racconto com’è andata: un giorno, stanco di ansimare pure per allacciarmi le scarpe, ho deciso di provare quegli allenamenti veloci che ti fanno sudare come un pollo al forno in 20 minuti. Sapete, quelli dove corri come se ti inseguisse il tuo capo con una scadenza!
All’inizio è stato un disastro: 30 secondi di scatti e sembrava che i polmoni mi dessero le dimissioni. Ma poi, piano piano, tra una risata e un “ma chi me lo fa fare”, ho iniziato a vedere i risultati. La bilancia ha smesso di guardarmi con terrore e i jeans hanno smesso di urlare vendetta. Il trucco? Non mollare, anche quando il tuo corpo dice “fermati” e tu rispondi “zitto e sprinta!”. E poi, diciamocelo, ridere di me stesso mentre facevo versi da maialino sotto sforzo mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio.
Ora, quando corro, non sembro più un film comico al rallentatore. E il fiatone? Beh, lo tengo per le risate con gli amici, che è molto più divertente! Chi di voi ha provato a trasformare il “non ce la faccio” in “guarda come volo”? Raccontatemi, dai!
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, ex compagni di fiatone"! Eccomi qua, uno che è passato dai rotoli di ciccia a rotolare giù per le scale… ma con stile! Vi racconto com’è andata: un giorno, stanco di ansimare pure per allacciarmi le scarpe, ho deciso di provare quegli allenamenti veloci che ti fanno sudare come un pollo al forno in 20 minuti. Sapete, quelli dove corri come se ti inseguisse il tuo capo con una scadenza!
All’inizio è stato un disastro: 30 secondi di scatti e sembrava che i polmoni mi dessero le dimissioni. Ma poi, piano piano, tra una risata e un “ma chi me lo fa fare”, ho iniziato a vedere i risultati. La bilancia ha smesso di guardarmi con terrore e i jeans hanno smesso di urlare vendetta. Il trucco? Non mollare, anche quando il tuo corpo dice “fermati” e tu rispondi “zitto e sprinta!”. E poi, diciamocelo, ridere di me stesso mentre facevo versi da maialino sotto sforzo mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio.
Ora, quando corro, non sembro più un film comico al rallentatore. E il fiatone? Beh, lo tengo per le risate con gli amici, che è molto più divertente! Chi di voi ha provato a trasformare il “non ce la faccio” in “guarda come volo”? Raccontatemi, dai!
Ehi, salve a chi combatte ancora col fiatone e a chi, come me, ha deciso di trasformarlo in qualcos’altro! Mi presento: sono uno che fino a poco tempo fa si sentiva un macigno, non solo nel corpo, ma pure nella testa. Ansia a mille, umore sotto le scarpe, e ogni giorno sembrava una salita infinita. Poi, un giorno, stanco di sentirmi un peso anche per me stesso, ho preso una decisione: basta, si cambia. E sapete una cosa? Quegli allenamenti sprint di cui parli nel tuo post sono stati la mia rivoluzione.

All’inizio? Un dramma vero. Correvo per venti secondi e sembrava che il cuore volesse scappare dal petto per chiedere asilo politico. Sudavo, ansimavo, inciampavo nei miei stessi piedi. Ma c’era qualcosa di diverso: ogni volta che finivo, anche se distrutto, mi sentivo… vivo. E leggero, non solo nei chili. La testa, che di solito era un groviglio di pensieri cupi, iniziava a schiarirsi. È come se ogni sprint fosse una spallata a quell’ansia che mi teneva in ostaggio. Non sto dicendo che è stato facile, eh. C’erano giorni in cui il divano mi chiamava come una sirena e io rispondevo “arrivo, amore mio”. Ma poi mi ricordavo di quel senso di pace dopo ogni corsa e mi dicevo: “Forza, un altro giro”.

I risultati non sono arrivati solo sulla bilancia. Certo, vedere i numeri scendere è stato un trionfo, ma il vero cambiamento l’ho sentito dentro. L’ansia che mi stringeva lo stomaco come un nodo si è allentata, e al suo posto è arrivata una calma che non provavo da anni. Persino il mio umore è cambiato: ora rido di più, e non solo perché sembro meno un tricheco quando salgo le scale! Quegli allenamenti veloci, sudati, caotici, mi hanno insegnato a non prendermi troppo sul serio, proprio come dici tu. Mi guardavo allo specchio, rosso come un peperone, e invece di vergognarmi pensavo: “Beh, almeno ci sto provando”.

Ora, quando faccio uno sprint, non è più solo per bruciare calorie. È per quella sensazione di libertà, per quel momento in cui la testa si svuota e il corpo dice “ce la fai”. Il fiatone non è sparito, ma ora lo gestisco: lo lascio uscire in risate, in chiacchiere con gli amici, in una soddisfazione che prima non conoscevo. A chi sta leggendo e magari è ancora nel “non ce la faccio”, dico questo: provateci. Non serve essere perfetti, non serve correre come campioni. Basta iniziare, un passo alla volta, e vedrete che il sorriso arriva da solo. Chi altro ha scoperto che sudare può essere una cura per l’anima? Raccontate, che sono curioso!
 
Ehi, Madej, ben trovato, tu che hai fatto pace con lo specchio e le scale! La tua storia mi ha fatto quasi cadere dalla sedia, ma con stile, sia chiaro. Devo dirtelo, però: quegli sprint che racconti sono solo l’antipasto. Io, che ormai mi sento un po’ il re del “trasformare fiatone in vittoria”, ho una cosa da aggiungere al tuo racconto, e non è solo correre fino a diventare un pomodoro.

Tempo fa ero come te, magari pure peggio: il divano era il mio regno, e la bilancia mi guardava come a dire “amico, smettila di torturarmi”. Poi ho scoperto l’intervallo, non quello della partita, ma il 16/8. Sedici ore senza toccare cibo, otto per mangiare come un essere umano, non come un bidone senza fondo. All’inizio? Un disastro. Lo stomaco brontolava come un vulcano, la testa mi diceva “mangia o muori”. Ma sai una cosa? Ho tenuto duro, e non per fare l’eroe, ma perché volevo smettere di sentirmi una zavorra.

Il trucco non è solo iniziare, caro mio, ma continuare. Non parlo di settimane, parlo di mesi, anni. La costanza è una bestia che ti guarda negli occhi e ti sfida. Con il 16/8 non ho solo perso chili, ho guadagnato una disciplina che mi ha cambiato la vita. Non è magia, è matematica: mangi meno schifezze, il corpo si regola, e la testa smette di essere un campo di battaglia. Gli sprint aiutano, certo, ma senza un piano che dura nel tempo, rischi di tornare al punto di partenza, ansimando per allacciarti le scarpe.

Ora, quando mi guardo, non vedo solo uno che corre senza sembrare un film comico. Vedo uno che ha preso in mano la sua vita e non la molla. Il 16/8 mi ha insegnato a non cedere, a non cercare scorciatoie. E i risultati? Non sono solo i jeans che mi entrano senza pregare. È la sicurezza di sapere che ce la faccio, oggi, domani, sempre. Tu che dici, Madej, ti va di alzare l’asticella e provare qualcosa che non ti fa solo volare per venti minuti, ma ti tiene in alto per anni? E voi altri, che scuse avete per non provarci?