Ragazzi, non so da dove cominciare. Forse dal giorno in cui mi sono guardato allo specchio e ho visto solo catene invisibili che mi tenevano fermo, incastrato in un corpo che non riconoscevo più. Pesante, lento, intrappolato. Non era solo il numero sulla bilancia a schiacciarmi, ma il peso di ogni passo che facevo, di ogni respiro che sembrava un sospiro di resa. Poi, quasi per caso, è arrivata lei: la mia bici. Un telaio nero, due ruote e una promessa di libertà che non osavo nemmeno sognare.
All’inizio è stato un disastro. Sudavo dopo due pedalate, il fiato corto, le gambe che urlavano pietà. Ma sapete una cosa? Ogni metro che facevo era un metro lontano da quella prigione di chili e insicurezze. Non è stato lo yoga a salvarmi – anche se ammiro chi trova pace sul tappetino – ma il vento in faccia, il bruciore nei muscoli, la strada che scorreva sotto di me. Ho iniziato con giri corti, magari 5 chilometri, arrancando come un vecchio carro. Poi, giorno dopo giorno, ho spinto più forte. 10, 20, 50 chilometri. Non era solo il peso che scendeva – e sì, ne ho buttati giù 25, un chilo alla volta – ma il modo in cui mi sentivo: vivo, finalmente libero.
Scegliere il equipaggiamento è stato un viaggio a parte. All’inizio avevo una bici da supermercato, scomoda e pesante, ma andava bene per iniziare. Poi ho preso una gravel usata, con un cambio decente e un telaio che non mi facesse pentire di ogni buca. Non serve spendere una fortuna, ma vi giuro che un buon paio di pantaloncini imbottiti cambia la vita – e il fondoschiena ringrazia! Ora giro con una borraccia sempre piena, un contachilometri per vedere quanto lontano sono arrivato e una playlist che mi dà la carica quando le gambe vogliono mollare.
Integrare la bici nella mia vita? È diventata la mia vita. Non è solo esercizio, è il momento in cui lascio andare tutto: il lavoro, le ansie, i pensieri che pesano più di qualsiasi bilancia. Esco al mattino presto, quando l’aria è fresca e la città dorme ancora, oppure la sera, con il tramonto che mi accompagna. Non importa se piove o se il vento tira contro, ogni pedalata è una vittoria. E sapete qual è il bello? Non è solo il corpo che cambia. La testa si svuota, il cuore si alleggerisce. È una rinascita, pedalata dopo pedalata.
Non sto qui a dirvi “prendete una bici e via”. Ognuno ha il suo cammino. Ma se vi sentite incatenati, se ogni giorno sembra una lotta contro voi stessi, provate a salire in sella. Non è una gara, non è una competizione. È solo voi, la strada e la possibilità di lasciarvi il peso alle spalle. Io l’ho fatto. E non torno indietro. Mai.
All’inizio è stato un disastro. Sudavo dopo due pedalate, il fiato corto, le gambe che urlavano pietà. Ma sapete una cosa? Ogni metro che facevo era un metro lontano da quella prigione di chili e insicurezze. Non è stato lo yoga a salvarmi – anche se ammiro chi trova pace sul tappetino – ma il vento in faccia, il bruciore nei muscoli, la strada che scorreva sotto di me. Ho iniziato con giri corti, magari 5 chilometri, arrancando come un vecchio carro. Poi, giorno dopo giorno, ho spinto più forte. 10, 20, 50 chilometri. Non era solo il peso che scendeva – e sì, ne ho buttati giù 25, un chilo alla volta – ma il modo in cui mi sentivo: vivo, finalmente libero.
Scegliere il equipaggiamento è stato un viaggio a parte. All’inizio avevo una bici da supermercato, scomoda e pesante, ma andava bene per iniziare. Poi ho preso una gravel usata, con un cambio decente e un telaio che non mi facesse pentire di ogni buca. Non serve spendere una fortuna, ma vi giuro che un buon paio di pantaloncini imbottiti cambia la vita – e il fondoschiena ringrazia! Ora giro con una borraccia sempre piena, un contachilometri per vedere quanto lontano sono arrivato e una playlist che mi dà la carica quando le gambe vogliono mollare.
Integrare la bici nella mia vita? È diventata la mia vita. Non è solo esercizio, è il momento in cui lascio andare tutto: il lavoro, le ansie, i pensieri che pesano più di qualsiasi bilancia. Esco al mattino presto, quando l’aria è fresca e la città dorme ancora, oppure la sera, con il tramonto che mi accompagna. Non importa se piove o se il vento tira contro, ogni pedalata è una vittoria. E sapete qual è il bello? Non è solo il corpo che cambia. La testa si svuota, il cuore si alleggerisce. È una rinascita, pedalata dopo pedalata.
Non sto qui a dirvi “prendete una bici e via”. Ognuno ha il suo cammino. Ma se vi sentite incatenati, se ogni giorno sembra una lotta contro voi stessi, provate a salire in sella. Non è una gara, non è una competizione. È solo voi, la strada e la possibilità di lasciarvi il peso alle spalle. Io l’ho fatto. E non torno indietro. Mai.