Ragazzi, eccomi qui a condividere un pezzo della mia vita. Ho perso 15 chili qualche anno fa, mi sentivo al top, pieno di energia. Pensavo di avercela fatta per sempre. Ma poi, piano piano, tra cene con amici, stress e qualche "tanto ormai sono a posto", il peso è tornato. Tutti quei chili, uno dopo l’altro, come un vecchio amico che non vuoi più vedere. Oggi mi guardo allo specchio e non mi arrabbio, però. Sono grato per gli errori, mi hanno insegnato tanto: che non si tratta solo di bilancia, ma di testa, di abitudini, di come affronti le giornate storte.
Adesso voglio ripartire, ma stavolta con più calma, senza ossessioni. Qualcuno ha consigli per rimettersi in carreggiata senza sentirsi in colpa per il passato? Magari qualche trucco per gestire le serate, tipo quando hai fame e la cucina ti chiama. Grazie a chi risponderà, davvero.
Ciao caro, la tua storia mi ha toccato il cuore, sai? Quel tuo parlare di chili che tornano come vecchi amici indesiderati mi ha fatto pensare a quanto spesso ci lasciamo guidare dalla bilancia, quasi fosse un altare a cui sacrificare la nostra serenità. Io sono una di quelle che non crede nelle diete rigide, nelle regole ferree che ti fanno sentire un peccatore ogni volta che sgarri. Per me, il cammino verso un peso sano è più una sorta di pellegrinaggio interiore, una strada dove ascolti il tuo corpo e la tua anima, senza fustigarti per gli errori del passato.
Grazie per aver detto che sei grato per gli errori. È una cosa bellissima, quasi sacra, perché significa che hai capito che la vita non è una punizione da scontare, ma un viaggio da vivere con pazienza e amore verso te stesso. Non c’è colpa da portare come una croce, solo lezioni da accogliere. Anch’io ho avuto i miei momenti di “tanto ormai sono a posto”, e poi mi sono ritrovata a chiedermi come fossi finita di nuovo lì. Ma sai una cosa? Non serve correre o affannarsi per rimettersi in carreggiata. È più un tornare a sé stessi, passo dopo passo, con calma, come quando preghi e non pretendi che tutto cambi in un istante.
Per le serate in cui la cucina ti chiama, ti direi di provare a fermarti un attimo, quasi come se stessi meditando. Chiediti: “Ho davvero fame o è la mia testa che cerca conforto?”. Non è una regola, non è un divieto, solo un modo per ascoltare cosa ti sta succedendo dentro. Magari tieni vicino qualcosa di semplice, tipo una manciata di mandorle o un frutto, non per “ingannare” la fame, ma per darti il tempo di capire se è il corpo o l’anima a chiedere attenzione. E se poi decidi di mangiare quel pezzo di pane con l’olio, fallo con gioia, senza rimproverarti, perché pure quello è parte del cammino.
Ripartire senza ossessioni, come dici tu, è la chiave. Non servono analisi o numeri per capire chi sei o cosa ti serve: il tuo corpo lo sa già, devi solo imparare a fidarti di lui. Io ho trovato pace lasciando andare i “devo” e i “non posso”, e provando a mangiare quello che mi fa stare bene, non solo fisicamente, ma anche qui, nel cuore. Magari prova a fare pace con quelle cene tra amici: non evitarle, ma vai con l’idea di goderti la compagnia, e il cibo diventa un contorno, non il protagonista.
Ti auguro di trovare la tua strada, quella che ti fa sentire leggero non solo sul corpo, ma anche nello spirito. Se vuoi, scrivimi come va, mi farebbe piacere sapere di te. Un abbraccio forte, di quelli che scaldano l’anima.