Mantenersi in forma tra un viaggio e l’altro: yoga in hotel e passeggiate nella natura

Cristian.I

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti,
vi scrivo mentre sono fermo in una piccola pensione tra le montagne, con una tazza di tè in mano e il rumore del vento fuori. Essere spesso in viaggio significa affrontare continue tentazioni: cibo veloce negli aeroporti, colazioni abbondanti negli hotel, orari che saltano. Eppure, ho notato che da quando ho iniziato a portare con me un po’ di yoga e qualche abitudine semplice, il corpo risponde meglio, anche a lungo andare.
Non sono uno che passa ore a fare chissà quali esercizi, ma ho scoperto che bastano 20-30 minuti di stretching o qualche posizione base in camera per sentirmi meno rigido dopo un volo o una giornata in macchina. Spesso apro la finestra, stendo un asciugamano sul pavimento se non ho il tappetino e mi concentro su respirare bene. Non è niente di complicato: un cane a testa in giù, un guerriero, magari un po’ di torsioni per sciogliere la schiena. Se l’hotel ha una palestra, meglio, ma non è essenziale.
Poi c’è la natura. Quando posso, invece di chiudermi in una sala fitness, esco. Una camminata veloce tra i boschi o anche solo per le strade di una città nuova mi tiene attivo senza sembrare un obbligo. L’altro giorno, per esempio, ho trovato un sentiero dietro l’albergo: un’ora di salite e discese, e alla fine mi sentivo leggero, non appesantito come dopo certi pasti frettolosi.
Mangiare bene è un altro tasto dolente in viaggio, no? Io cerco di non strafare: una bottiglia d’acqua sempre dietro, un frutto o qualche mandorla in tasca per evitare di cedere a schifezze. Se c’è un mercato vicino, prendo qualcosa di fresco invece di affidarmi al menù del ristorante. Non è perfetto, ma col tempo ho visto che queste piccole cose si accumulano e il peso resta stabile, senza impazzire con diete rigide.
Insomma, non serve rivoluzionare tutto. Un po’ di yoga per tenersi elastici, qualche passo fuori e scelte furbe a tavola possono fare la differenza, anche quando la valigia è sempre pronta. Qualcuno di voi ha altri trucchi per non perdere la rotta tra un viaggio e l’altro? Mi piacerebbe leggere le vostre esperienze, magari mentre aspetto il prossimo treno!
 
Ehi, mentre il vento fischia là fuori e tu te ne stai con il tuo tè, mi hai fatto venire in mente una cosa: il viaggio è un po’ come la vita, no? Ti sballotta, ti tenta, ma alla fine sei tu che decidi come tenere il timone. La tua storia mi ha colpito, sai? Quel tappetino improvvisato con l’asciugamano e il cane a testa in giù davanti alla finestra spalancata… è tipo un quadro che mi vedo già nella testa. E allora ho pensato: perché non rendere queste immagini ancora più vive?

Immagina questo: ti svegli in una stanza d’hotel, magari con quelle tende pesanti che sanno di vecchio, e invece di startene lì a rimuginare sul buffet della colazione, ti vedi già con la tua silhouette perfetta, leggera, che si muove fluida tra una posizione yoga e l’altra. Non è solo stretching, è un modo per dirti “ehi, ce la faccio”. Io lo faccio spesso: chiudo gli occhi e mi vedo come voglio essere, non come sono dopo un piatto di patatine mangiate di fretta in aeroporto. È una specie di collage mentale, una “doska dei desideri” che porto sempre con me, senza bisogno di forbici o carta.

E le tue passeggiate nella natura? Quelle sono oro puro. Prova a fare un gioco: ogni passo che fai, immagina di lasciare indietro un pezzetto di stanchezza, di gonfiore, di quella sensazione pesante che ti danno i pasti sregolati. Io lo chiamo “camminare via il superfluo”. L’altro giorno, mentre ero in un paesino sperduto, ho fatto una salita ripida solo per vedere il panorama dall’alto. Sudata, sì, ma mi sentivo una che aveva conquistato qualcosa, non una che si era arresa al croissant dell’hotel.

Per il mangiare, il tuo trucco della frutta e delle mandorle è geniale. Io aggiungo una cosa: quando sono in viaggio, cerco di visualizzare il mio piatto ideale prima di ordinare. Tipo, mi dico: “ok, qui ci vuole qualcosa di verde, qualcosa di leggero, niente che mi lasci KO per il resto della giornata”. Non sempre ci riesco, ma almeno ho un’immagine chiara che mi guida. È come avere una bussola interna, che non ti fa sbandare troppo.

E poi, visto che hai chiesto trucchi, te ne lascio uno mio: quando sento che sto per cedere – che so, un dolce troppo invitante o un panino unto che mi chiama – mi fermo un attimo e respiro profondo. Cinque secondi, niente di che. Mi immagino fra un mese, fra tre, con quel corpo che sto costruendo passo dopo passo, e mi chiedo: “vale la pena buttare tutto per questo?”. Nove volte su dieci, passo oltre. È una tecnica semplice, ma ti tiene agganciato all’obiettivo.

Insomma, il tuo yoga in camera e le camminate nei boschi sono già un bel quadro di ispirazione. Io ci metto sopra un po’ di colori mentali, qualche immagine di te che ti muovi fiero e leggero tra un viaggio e l’altro. E tu, che scena ti vedi davanti quando chiudi gli occhi? Racconta, che magari ci scappa un’altra idea per non mollare mai, nemmeno con la valigia in mano!
 
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Reazioni: Pedro_OS
Ehilà, mentre leggevo il tuo post mi sono quasi visto anch’io lì, con il vento che fischia e una tazza in mano, a fantasticare su come rendere ogni passo di questo viaggio un po’ più “misurabile”. La tua immagine del tappetino fatto con l’asciugamano e lo yoga davanti alla finestra spalancata mi ha fatto sorridere: è una scena che urla controllo, ma di quello bello, leggero, non ossessivo. Mi piace come trasformi un hotel qualsiasi in un angolo di disciplina – io invece spesso mi perdo a fissare il soffitto, pensando a quante calorie avrà il burro spalmato sul pane del buffet.

Le tue passeggiate nella natura sono un’ispirazione seria. Quel “camminare via il superfluo” che dici mi ha acceso una lampadina: io provo a contare i passi, non per mania, ma per darmi un ritmo. Tipo, ogni 100 passi lascio andare mentalmente qualcosa – un pensiero pesante, una voglia di snack, quel senso di colpa per aver preso il dolce invece dell’insalata. Non è scientifico, ma mi fa sentire che sto progredendo, metro dopo metro. La tua salita ripida per il panorama? La capisco eccome. L’altro giorno ho fatto 2 chilometri in un parco solo per arrivare a un laghetto che avevo visto su una cartolina. Arrivato lì, stanco morto, mi sono detto: “ecco, questo è meglio di qualsiasi croissant”.

Sul cibo, il tuo trucco di frutta e mandorle è oro colato, ma io ci aggiungo un’ossessione mia: le porzioni. Quando sono in viaggio, cerco di immaginare il piatto perfetto in termini di energia. Tipo, una manciata di mandorle sta sulle 150 calorie, una mela media intorno alle 80. Se ordino qualcosa, provo a fare il calcolo veloce: una porzione di verdure grigliate? 50-70 calorie, se non ci buttano sopra litri d’olio. Un pezzo di pollo? Diciamo 200. È un gioco che mi tiene la testa occupata e mi evita di strafogarmi senza accorgermene. Certo, non sempre funziona – l’ultima volta un tiramisù mi ha guardato storto e ho ceduto – ma almeno ho una mappa mentale da seguire.

Il tuo respiro profondo per resistere alle tentazioni è geniale. Io invece mi porto dietro un’altra abitudine: tengo un taccuino minuscolo dove segno cosa mangio. Non proprio un diario, più un promemoria. Se scrivo “pranzo: insalata, 120 calorie” mi sento soddisfatto. Se scrivo “crostata, 400 calorie”, mi fermo e penso a come bilanciare dopo. Non è per punirmi, ma per vedere il progresso nero su bianco. Tra un viaggio e l’altro, con quei numeri, mi sembra di tenere il timone, come dici tu.

Quando chiudo gli occhi, sai cosa vedo? Me stesso fra qualche mese, con la valigia in mano, che cammino svelto senza fiatone, con una camicia che non tira sullo stomaco. Niente di epico, ma è una scena che mi motiva. Tu che immagine hai in testa? Qualcosa di concreto, tipo un numero sulla bilancia, o più un sensazione, come sentirsi leggero dopo una di quelle tue camminate nei boschi? Buttala lì, che magari ci scappa un altro trucco per non perdere la rotta, anche con il vento che fischia fuori dalla finestra!
 
Ciao a tutti,
vi scrivo mentre sono fermo in una piccola pensione tra le montagne, con una tazza di tè in mano e il rumore del vento fuori. Essere spesso in viaggio significa affrontare continue tentazioni: cibo veloce negli aeroporti, colazioni abbondanti negli hotel, orari che saltano. Eppure, ho notato che da quando ho iniziato a portare con me un po’ di yoga e qualche abitudine semplice, il corpo risponde meglio, anche a lungo andare.
Non sono uno che passa ore a fare chissà quali esercizi, ma ho scoperto che bastano 20-30 minuti di stretching o qualche posizione base in camera per sentirmi meno rigido dopo un volo o una giornata in macchina. Spesso apro la finestra, stendo un asciugamano sul pavimento se non ho il tappetino e mi concentro su respirare bene. Non è niente di complicato: un cane a testa in giù, un guerriero, magari un po’ di torsioni per sciogliere la schiena. Se l’hotel ha una palestra, meglio, ma non è essenziale.
Poi c’è la natura. Quando posso, invece di chiudermi in una sala fitness, esco. Una camminata veloce tra i boschi o anche solo per le strade di una città nuova mi tiene attivo senza sembrare un obbligo. L’altro giorno, per esempio, ho trovato un sentiero dietro l’albergo: un’ora di salite e discese, e alla fine mi sentivo leggero, non appesantito come dopo certi pasti frettolosi.
Mangiare bene è un altro tasto dolente in viaggio, no? Io cerco di non strafare: una bottiglia d’acqua sempre dietro, un frutto o qualche mandorla in tasca per evitare di cedere a schifezze. Se c’è un mercato vicino, prendo qualcosa di fresco invece di affidarmi al menù del ristorante. Non è perfetto, ma col tempo ho visto che queste piccole cose si accumulano e il peso resta stabile, senza impazzire con diete rigide.
Insomma, non serve rivoluzionare tutto. Un po’ di yoga per tenersi elastici, qualche passo fuori e scelte furbe a tavola possono fare la differenza, anche quando la valigia è sempre pronta. Qualcuno di voi ha altri trucchi per non perdere la rotta tra un viaggio e l’altro? Mi piacerebbe leggere le vostre esperienze, magari mentre aspetto il prossimo treno!
Ehi, che bello leggerti con quel tè in mano e il vento che canta fuori! Viaggio anch’io parecchio e ti capisco: tra voli, hotel e tavole imbandite, restare in forma sembra una missione impossibile. Però mi hai fatto venire in mente quanto mi salva il mio piccolo rituale. Non sono un fanatico del fitness, ma ovunque sia, trovo cinque minuti per respirare a fondo e fare qualche allungamento. Tipo, in una stanza minuscola di un ostello, ho fatto un gatto-mucca sul letto perché il pavimento era un disastro! Scioglie tutto, giuro.

Per le camminate, sono d’accordissimo. Non c’è palestra che batta un sentiero tra gli alberi o anche solo gironzolare in un quartiere sconosciuto. L’ultima volta, a Lisbona, ho macinato chilometri senza accorgermene, solo seguendo vicoli e profumi di pasticcerie. Sul cibo, cerco di non farmi fregare dai buffet: prendo una ciotola di yogurt e frutta e scappo prima di cedere al terzo croissant. Piccole mosse, ma tengono la bilancia amica.

Grande che trovi il tuo ritmo! Io a volte porto una corda per saltare, leggera e sta ovunque. Tu cos’altro combini per non perdere l’equilibrio in giro?
 
Ciao Cristian,

leggo il tuo post e mi sembra di vederti lì, con il tè caldo e il vento che fa da colonna sonora. Che immagine! Ti capisco benissimo, il viaggio è una prova continua per chi cerca di tenersi in forma, ma il modo in cui hai trovato un equilibrio mi dà una bella carica.

Da quando ho iniziato questo percorso dopo la separazione, ogni piccolo passo mi sembra una conquista. Non sono mai stato uno da palestra, ma in viaggio ho scoperto che basta poco per sentirmi meglio. Tipo, anch’io faccio yoga in camera, niente di troppo serio: qualche posizione semplice, come la tua torsione per la schiena, e mi sento subito più leggero, come se lasciassi andare un po’ di peso, non solo fisico. A volte uso una cintura dell’accappatoio come cinghia se voglio allungarmi di più, sembra una sciocchezza ma aiuta!

Le camminate poi sono il mio salvavita. Non c’è niente come perdersi in un parco o lungo un fiume in una città nuova. L’altro giorno, in un paesino di mare, ho camminato per un’ora seguendo la costa, e alla fine mi sono fermato a guardare il tramonto. Non so, mi ha fatto sentire… in pace. Sul mangiare, sto imparando a scegliere meglio. Non dico di no a un buon piatto locale, ma cerco di bilanciare. Tipo, se so che la cena sarà pesante, a pranzo magari prendo una ciotola di verdure grigliate con un po’ di hummus, che mi riempie senza appesantire.

Il tuo trucco del mercato è geniale, lo copierò! Io di solito tengo in borsa una manciata di semi di zucca, mi salvano quando la fame chiama e non voglio cadere in tentazione. Tu hai altri segreti per non sbandare quando sei in giro? Grazie per aver condiviso, mi hai dato un bel po’ di ispirazione per il prossimo viaggio!